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Si può fermare Bibi?

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A cura di Markus
Il 31 Marzo 2024
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Mike Whitney
unz.com

I recenti sviluppi suggeriscono che l’offensiva di terra su larga scala di Israele a Rafah potrebbe aver luogo in qualsiasi momento. Quello che ci è stato detto dai funzionari israeliani è che l’operazione richiederà l’evacuazione della città, presumibilmente in modo che l’IDF possa infliggere a Rafah lo stesso livello di distruzione di Khan Yunis e Gaza City. Una volta dispiegate le forze di terra, i palestinesi saranno costretti a fuggire verso il confine egiziano, dove cercheranno rifugio dall’assalto israeliano. Ciò che accadrà in seguito è incerto, ma – visti i numerosi incontri tra funzionari israeliani ed egiziani e i rispettivi capi dell’intelligence – pensiamo che ci possa essere un accordo per permettere ad oltre un milione di rifugiati palestinesi di attraversare il confine con l’Egitto. Ecco alcuni articoli recenti che suggeriscono che l’Egitto potrebbe essere stato pagato per partecipare all’operazione di pulizia etnica di Israele.

1- L’Egitto firma un accordo per un prestito ampliato da 8 miliardi di dollari con il FMI, Reuters

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha dichiarato mercoledì che aumenterà il suo attuale programma di prestiti all’Egitto di 5 miliardi di dollari…. Il nuovo accordo è un’espansione dell’Extended Fund Facility di 3 miliardi di dollari, della durata di 46 mesi, che il FMI aveva concluso con l’Egitto nel dicembre 2022….

L’Egitto sta inoltre cercando di ottenere un prestito separato dalla Resilience and Sustainability Facility del FMI, che promuove il finanziamento della transizione climatica. Il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha dichiarato che il prestito sarà di 1,2 miliardi di dollari.

2- L’UE annuncia un pacchetto di aiuti da 7,4 miliardi di euro per l’Egitto mentre crescono le preoccupazioni per la migrazione, Le Monde

Domenica 17 marzo l’Unione Europea ha annunciato un pacchetto di aiuti da 7,4 miliardi di euro per l’Egitto, che si trova in difficoltà economiche, mentre cresce la preoccupazione che la pressione economica e i conflitti nei Paesi vicini possano spingere un maggior numero di migranti verso le coste europee….

Il pacchetto di aiuti comprende sia sovvenzioni che prestiti per i prossimi tre anni per il Paese più popoloso del mondo arabo, secondo la missione dell’UE al Cairo….

L’accordo arriva tra le crescenti preoccupazioni che l’incombente offensiva di terra di Israele sulla città più meridionale di Gaza, Rafah, possa costringere centinaia di migliaia di persone a riversarsi nella penisola egiziana del Sinai. La guerra tra Israele e Hamas, giunta al sesto mese, ha spinto più di 1 milione di persone verso Rafah.

3- Gli aiuti della Banca Mondiale spingono il salvataggio globale dell’Egitto a oltre 50 miliardi di dollari, Yahoo finance

Lunedì la Banca Mondiale ha dichiarato che fornirà all’Egitto più di 6 miliardi di dollari, portando il salvataggio globale dell’economia in difficoltà della nazione nordafricana a più di 50 miliardi di dollari nelle ultime settimane….

L’annuncio arriva un giorno dopo la promessa dell’Unione Europea di erogare circa 8 miliardi di dollari in aiuti, prestiti e sovvenzioni. Questi fondi fanno seguito ad un programma del Fondo Monetario Internazionale recentemente ampliato di 8 miliardi di dollari, presentato poche ore dopo che le autorità avevano varato il più grande aumento dei tassi di interesse della nazione e svalutato la moneta per la quarta volta dall’inizio del 2022.

Ovviamente, concedere miliardi di dollari di prestiti a una nazione indebitata, la cui economia moribonda non mostra alcun segno di ripresa, non è una procedura normale. Si può solo concludere che il denaro viene offerto per qualche scopo alternativo, cioè per far fronte all’ondata di rifugiati che presto si riverseranno oltre il confine. Ma, se questi articoli non hanno ancora convinto i lettori che il governo egiziano è in combutta con Israele, forse lo farà questo pezzo del 23 marzo:

L’UE mette in disparte il Parlamento per inviare rapidamente 1 miliardo di euro all’Egitto, euobserver

La Commissione europea sta ufficialmente mettendo da parte il ruolo di controllo del Parlamento europeo per quanto riguarda l’invio di 1 miliardo di euro di prestiti all’Egitto. L’annuncio è arrivato prima di un accordo di 7,4 miliardi di euro per il controllo dell’immigrazione con il Cairo, ponendo questioni spinose per un Parlamento europeo sempre più frustrato.

In una lettera datata 15 marzo e visionata da EUobserver, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen afferma che l’urgenza di inviare il denaro al Cairo le impone di bypassare l’assemblea. Ha quindi deciso di far scattare l’articolo 213 del Trattato UE, consentendo alla Commissione europea di procedere da sola.

“Per ragioni di estrema urgenza e in via del tutto eccezionale, il ricorso all’articolo 213 del TFUE è considerato una base giuridica appropriata per la prima operazione di 1 miliardo di euro”, scrive la Commissaria, in una lettera inviata alla Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

Perché il presidente della Commissione europea dovrebbe provare un senso di urgenza così insopportabile per le finanze poco pulite di uno Stato fallito dell’Africa orientale? E perché la signora von der Leyen ha scelto di ignorare i limiti della sua autorità legale trasferendo i fondi al Cairo senza prima ottenere l’approvazione dell’Assemblea?

Se tutto ciò sembra piuttosto insolito, è perché lo è. I potenti politici dell’Occidente stanno facendo tutto il possibile per aiutare Israele nel suo piano di pulizia etnica della Palestina. La signora von der Leyen è solo una delle persone che contribuiscono a questo progetto maligno, ma ce ne sono anche altre. Il punto che cerchiamo di sottolineare è che la distruzione di Gaza da parte di Israele e il concentramento della sua popolazione verso il confine meridionale fanno parte di un piano più ampio che ha molte parti in movimento e molti attori potenti. I leader israeliani sanno cosa serve per portare a termine un’operazione come questa perché hanno condotto operazioni simili in passato, come illustra questo estratto di un articolo di Counterpunch:

La pulizia etnica era e rimane parte integrante del progetto sionista…

Per creare uno Stato ebraico in Palestina, i sionisti dovevano creare una maggioranza ebraica schiacciante…. La Germania nazista aveva contribuito a cacciare gli Ebrei dall’Europa… ma non esisteva ancora una prospettiva realistica di creare in tempi brevi una schiacciante maggioranza ebraica attirando coloni ebrei….

Il primo ciclo di pulizia etnica di Israele era iniziato nel 1947, si era intensificato nel 1948 ed era continuato nel 1949. In totale, 720.000 palestinesi, circa l’ottanta per cento dei palestinesi nei territori occupati dalle forze ebraiche/israeliane, erano stati espulsi durante questo periodo; ciò equivaleva alla metà della popolazione araba della Palestina vera e propria.

Israele si era impegnato in un secondo ciclo di pulizia etnica durante e dopo la cattura, nel giugno 1967, della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est… Ai palestinesi che erano presenti nei Territori occupati, ma che non erano stati contati nel censimento israeliano dopo la guerra di giugno, era stato negato il diritto di residenza in Israele…. con questi e altri mezzi, Israele ha ripulito etnicamente un quinto dei palestinesi nei territori occupati.

Nei decenni successivi alla guerra del giugno 1967, Israele ha reso sempre più difficile la vita dei palestinesi nei territori occupati…. Tra il 1970 e il 2000 la popolazione della Cisgiordania e di Gaza è triplicata, passando da un milione a tre milioni. All’interno dei suoi confini de facto, Israele conteneva ora 4,1 milioni di palestinesi e 5 milioni di ebrei. Questo fatto aveva fatto suonare un campanello d’allarme. Bisognava fare qualcosa al riguardo…. Poscritti su Israele: Sorpresa del 7 ottobre?, M. Shahid Alam, Counterpunch

Ciò che possiamo dedurre da questo estratto è che l’espulsione dei palestinesi da Gaza non è finalizzata a stroncare il terrorismo, ma a cambiare la composizione demografica dell’area tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Il fatto è che non si può conservare uno Stato a maggioranza ebraica senza una chiara maggioranza ebraica. Annettendo i territori occupati di Gaza e Cisgiordania, Israele aumenterebbe drasticamente il numero di arabi all’interno dei suoi confini, mettendo a rischio questo principio fondamentale. Ecco altre informazioni tratte dallo stesso articolo:

La popolazione ebraica di Israele è decuplicata tra il 1948 e il 2023, passando da 717.000 a 7.181.000 persone. Quasi la metà della popolazione ebraica mondiale vive oggi in Israele.

Tuttavia, Israele non ha vinto la gara demografica. Nel 2023, i palestinesi supereranno gli ebrei nella Palestina storica: 7,4 milioni di palestinesi contro 7,1 milioni di ebrei….
Poscritti su Israele: Sorpresa del 7 ottobre?, M. Shahid Alam, Counterpunch

L’operazione militare di Israele a Gaza è solo una risposta ad un problema demografico che ha tormentato i leader israeliani fin dalla nascita dello Stato ebraico. Alla luce di questo fatto, possiamo capire che Hamas è solo il pretesto usato per nascondere il motivo che guida le ostilità. In realtà, non avrebbe importanza se i palestinesi fossero ispanici, asiatici o scozzesi. Se il loro numero minacciasse di superare quello della maggioranza ebraica, il loro destino sarebbe lo stesso.

Naturalmente, l’annessione de facto di ulteriori territori arabi pone una sfida numerica per la quale, in ultima analisi, esiste una sola soluzione: la pulizia etnica. E, sebbene la formulazione sia stata ripetutamente riformulata per sembrare meno oppressiva (trasferimento, evacuazione, reinsediamento, migrazione volontaria), la pratica rimane la stessa. (Pulizia etnica: l’espulsione o l’uccisione di massa di membri di un gruppo etnico o religioso in un’area da parte di membri di un altro gruppo. Oxford) Ecco alcune recenti iterazioni dello stesso tema:

In un documento del 17 ottobre 2023, il Ministero dell’Intelligence israeliano aveva esaminato l’opzione di “evacuare” i gazesi nel Sinai, sostenendo che ciò “avrebbe prodotto risultati strategici positivi e a lungo termine per Israele”…..

Anche un think tank israeliano, il Misgav Institute, aveva fatto una proposta simile. Aveva sostenuto che le condizioni di Gaza offrivano “un’opportunità unica e rara di evacuare l’intera Striscia di Gaza, coordinata con il governo egiziano“. ….

Jonathan Adler, Hurford Fellow presso il Carnegie Endowment for International Peace, scrivendo il 31 dicembre 2023, affermava che “oggi [in Israele] c’è una crescente propensione ad effettuare un trasferimento di popolazione- con il sostegno americano“. Alcuni politici e funzionari israeliani – tra cui un ex generale di brigata e un ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti – “suggeriscono che i palestinesi dovrebbero fuggire da Gaza attraverso il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto e cercare rifugio nella penisola del Sinai…“.

Il 20 ottobre, la Casa Bianca ha chiesto al Congresso fondi per “affrontare le potenziali necessità dei gazesi in fuga verso i Paesi vicini”. Se la Casa Bianca si stava preparando a finanziare la pulizia etnica dei gazesi, è improbabile che ciò sia avvenuto senza discussioni preliminari con Israele e l’Egitto. Queste discussioni sono avvenute prima del 7 ottobre?… Counterpunch

È chiaro che Israele vuole una Palestina senza i palestinesi e negli ultimi sei mesi ha fatto di tutto per raggiungere questo obiettivo. Ora che l’obiettivo è a portata di mano, faranno di tutto – anche mettere a rischio le relazioni con il loro più importante alleato – per raggiungere l’obiettivo prefissato. Ecco perché mercoledì Netanyahu ha dichiarato che Israele “non aveva altra scelta” se non quella di entrare a Rafah, poiché “l’esistenza stessa del Paese è in pericolo”. In realtà, Israele non corre alcun pericolo, Netanyahu sta solo cercando di nascondere il vero obiettivo dell’offensiva di terra di Israele, che è quello di esiliare oltre un milione di palestinesi in Egitto. Secondo un rapporto della CNN:

Netanyahu aveva detto alla delegazione che i palestinesi sfollati a Gaza potevano “semplicemente spostarsi” da Rafah e “muoversi con le loro tende”.

“Muoversi con le loro tende”?

Quindi, ora Netanyahu sta ammettendo quello che i suoi critici avevano detto fin dall’inizio, cioè che l’attacco militare di Israele è, in realtà, un’operazione di pulizia etnica volta a spingere i palestinesi fuori da Gaza e nelle tendopoli nel deserto del Sinai.

Sembra che le cose stiano così, e sembra anche che l’Egitto sia d’accordo con il piano. Secondo il Guardian:

L’Egitto ha iniziato a costruire un’area chiusa, circondata da alte mura di cemento, lungo il confine con Gaza, che sembra destinata ad ospitare i palestinesi in fuga da un minacciato assalto israeliano alla città meridionale di Rafah.

Foto e video diffusi dalla Sinai Foundation for Human Rights (SFHR), un gruppo di monitoraggio, mostrano operai che utilizzano macchinari pesanti per erigere barriere di cemento e torri di sicurezza intorno ad una striscia di terra sul lato egiziano del valico di Rafah….

L’SFHR ha dichiarato sui social media che i video mostrano i lavori per “creare un’area isolata circondata da mura al confine con la Striscia di Gaza, che avrebbe il compito di accogliere i rifugiati in caso di esodo di massa“. L’Egitto sta costruendo nel Sinai un recinto circondato da mura per i rifugiati di Rafah, secondo le foto, Guardian

Tutto, dallo sbancamento del deserto del Sinai all’emissione di enormi prestiti all’Egitto, dalle riunioni segrete dei capi dell’intelligence a Doha (CIA, Mossad, General Intelligence egiziana) alle dichiarazioni sbruffone dei funzionari israeliani, fino al frenetico salto di Anthony Blinken da Jedda a Gerusalemme a Doha al Cairo e viceversa, suggerisce che sta per iniziare la fase finale della maligna operazione di pulizia etnica di Israele. Ecco come lo ha riassunto Johnathan Adler del Carnegie Endowment:

….. sta diventando sempre più chiaro che la guerra persegue un secondo obiettivo: l’espulsione di massa dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Politici israeliani e funzionari dell’establishment della difesa israeliana hanno invocato una seconda Nakba e hanno esortato i militari a spianare Gaza. Alcuni, tra cui l’ex generale di brigata Amir Avivi e l’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Danny Ayalon, suggeriscono che i palestinesi dovrebbero fuggire da Gaza attraverso il valico di Rafah con l’Egitto e cercare rifugio nella penisola del Sinai.

Avivi e Ayalon insistono sul fatto che l’evacuazione dei palestinesi da Gaza è semplicemente una misura umanitaria, per proteggere i civili mentre Israele conduce le sue operazioni militari. Ma altri rapporti suggeriscono che i palestinesi verrebbero reinsediati permanentemente fuori da Gaza, in un atto di pulizia etnica….

I piani odierni di trasferimento di massa hanno sempre più una somiglianza stotica con la Nakba del 1948 e le sue conseguenze. Dopo che, nel marzo 1949, 200.000 rifugiati palestinesi erano fuggiti dalla Palestina storica a Gaza, gli Stati Uniti avevano proposto alle Nazioni Unite di reinsediare decine di migliaia di persone nel deserto del Sinai….

Nelle ultime settimane, il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi ha resistito alle pressioni israeliane e americane di un’evacuazione dei palestinesi attraverso Rafah nel Sinai… Ma in cambio dell’accoglienza dei palestinesi di Gaza, gli Stati Uniti avrebbero offerto al Cairo incentivi economici in un momento in cui l’Egitto si trova ad affrontare un’estrema crisi del debito…. A sud del Sinai: Israele costringerà i palestinesi a lasciare Gaza?, Carnegie Endowment

Con ogni probabilità, non si può fare nulla per impedire che Israele distrugga Rafah o che i palestinesi vengano inevitabilmente espulsi dal loro ultimo rifugio. L’unica speranza è che la comunità internazionale condanni l’occupazione illegale di Gaza da parte di Israele imponendo dolorose sanzioni economiche, politiche e militari che dovrebbero durare fino a quando questa terra non sarà restituita ai suoi legittimi proprietari. Non sarà un risarcimento sufficiente per la morte e la sofferenza che i palestinesi hanno sopportato nell’ultimo mezzo secolo, ma sarebbe un passo nella giusta direzione.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/can-bibi-be-stopped/
29.03.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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