Tensioni altissime nella penisola coreana: un nuovo fronte di conflitto?

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A causa delle ultime mosse politiche e militari considerate ostili e provocatorie da Pyongyang, la situazione della penisola coreana rischia davvero di esplodere, con la dirigenza della RPDC che accusa gli Stati Uniti di cercare di cancellare la Repubblica popolare con la forza delle armi.

L’ultima provocazione che ha fatto impennare la situazione è stata l’annuncio della nascita di una cosiddetta alleanza cibernetica” USA – Sud Corea, con esercitazioni avvenute dal 15 al 26 gennaio.

Questa coalizione, dichiarata per la prima volta con il pretesto di “rafforzare il sistema della cooperazione informatica”, sarebbe in realtà diretta a prendere dimestichezza con la cyber guerra. Secondo Pyongyang questo è un ennesimo tassello di una estensione degli atti di provocazione bellica di Washington e delle sue forze subalterne di Seul e non solo, che hanno intensificato le manovre militari, propagandando pubblicamente sui media una ipotizzata “fine del regime” nella RPDC.

Nel mese di gennaio gli Stati Uniti e i suoi sottoposti hanno messo in atto una serie di esercitazioni militari congiunte che hanno interessato la RPDC in aria, terra e mare su e intorno alla penisola coreana, mobilitando anche tipi di risorse strategiche nucleari in meno di un mese.

Il 4 gennaio, gli USA e la Sud Corea hanno messo in scena la prima esercitazione congiunta di combattimento a Phochon nella provincia di Kyonggi, pubblicizzando la “rafforzata capacità operativa dell’alleanza“. Poi c’è stata un’esercitazione navale congiunta con le navi da guerra del Giappone e di Seul, definita “Autodifensiva”, della durata di tre giorni a partire dal 15 gennaio, annunciando “il rafforzamento della capacità di far fronte alle minacce nucleari e missilistiche della Corea del Nord”. Coinvolti nell’esercitazione erano anche la portaerei a propulsione nucleare statunitense Carl Vinson e l’incrociatore Aegis Princeton.

Il 18 gennaio è avvenuta un’esercitazione aerea congiunta nel cielo sopra il Mar d’Oriente della Corea sotto la denominazione di “difesa rinforzata e forze reattive”. In questa azione c’erano due bombardieri strategici nucleari B-1B della forza aerea USA e aerei da combattimento F-15 dell’aviazione giapponese delle “Forze di Autodifesa”.

Parallelamente a tutto questo, sono state effettuate diverse missioni di ricognizione con attività di spionaggio contro la RPDC.

Il 22 gennaio, un aereo da ricognizione RC-135 dell’aviazione statunitense ha effettuato un volo di intelligence provocatorio nel cielo sopra il mare orientale e occidentale della Corea, in modo sfrontato per molte ore, a cui si sono aggiunti voli di ricognizione e spionaggio di E-737 AWACS di Seul. Come ironizzato da Pyongyang “…Quando un corvo vola, la sua coda lo segue…”.

In questa situazione il governo della RPDC, di fronte a provocazioni arroganti con ingiustificate esercitazioni “nucleari” messe in atto già dall’inizio dell’anno, ritiene che il Paese debba essere assolutamente preparato per una guerra e ha ammonito duramente gli Stati Uniti: “…nel caso di una   invasione dei suoi subalterni di Seul, troveranno una reazione con una forza schiacciante. Abbiamo dimostrato in varie occasioni che il nostro hardware militare di avanguardia non è per “dimostrazione” e ha regolarizzato la nostra dottrina nucleare in stile coreano sull’uso delle forze nucleari molto tempo fa… Ancora una volta avvertiamo gli Stati Uniti e i suoi burattini che se scoppia una guerra, essi diventeranno gli obiettivi della nostra spietata punizione…”.

Nel discorso del 15 gennaio all’Assemblea Suprema Popolare il presidente della RPDC, Kim Jong Un, ha affrontato queste problematiche e ribadito la posizione ferma e inequivocabile di Pyongyang, arrivando a mettere sul tavolo anche l’azzeramento dell’intero processo della riunificazione pacifica della Corea nei rapporti con la Repubblica di Corea (Corea del Sud), che vorrebbe dire nei fatti annullare gli accordi e le risoluzioni prese con il  Rapporto congiunto Nord-Sud” del 4 giugno 1972,l’Accordo Fondamentale Intercoreano” del 13 dicembre 1991, la “ Dichiarazione Congiunta Nord-Sud” del 15 giugno 2000 e la  “Dichiarazione concorde” del 4 ottobre 2007. Questo significa l’abbandono dei principi della politica intercoreana definiti e seguiti dal 1972 ad oggi.

Ora si tratterà di capire se queste affermazioni siano solo una manovra tattica più che una nuova direzione strategica, ma le dichiarazioni del “leader supremo” della RPDC meritano comunque un esame approfondito in termini di portata. 

Nel discorso alla 10° sessione del 15 gennaio dell’Assemblea Popolare Suprema, la Corea del Sud viene citata dieci volte. Facendo innanzitutto riferimento al quadro giuridico, secondo il quale ora è l’APS a mettere in discussione i principi delle relazioni intercoreane da “quasi 80 anni”:  “…Oggi, l’Assemblea Popolare Suprema ha legalizzato nuovamente la politica della nostra Repubblica nei confronti del Sud, ponendo fine a quasi 80 anni di storia di relazioni intercoreane e al riconoscimento dei due stati che esistono entrambi nella penisola coreana…I rapporti Nord-Sud sono stati completamente congelati e trasformati in rapporti tra due Stati tra loro ostili e tra due Stati belligeranti, e non più in rapporti consanguinei o omogenei. Questa è l’attuale situazione delle relazioni Nord-Sud, causata dalle atroci e autodistruttive manovre di scontro della Repubblica di Corea, un gruppo di importanti tirapiedi stranieri, ch hanno fornito al mondo intero la loro vera immagine della penisola coreana: una Corea del Sud asservita agli interessi stranieri…”.

Nel suo discorso Kim Jong Un ha ribadito che la “Northern Limit Line, confine marittimo di fatto tra i due stati coreani, non è più riconosciuta dalla RPDC, che intende così difendere l’intero suo territorio, il che, per alcuni osservatori stranieri, fa pensare a nuovi scontri Nord – Sud in questa zona:“…Poiché il confine meridionale del nostro paese è stato chiaramente delimitato, l’illegale “linea di confine settentrionale” e qualsiasi altro confine non potranno più essere tollerati, e se la Repubblica di Corea viola anche solo 0,001 mm del nostro territorio, della nostra aria e delle nostre acque, ciò sarà considerato come una provocazione di guerra….Per ora, dobbiamo adottare misure rigorose e progressive per bloccare completamente tutti i canali di comunicazione Nord-Sud lungo il confine, compreso il taglio fisico e completo delle linee ferroviarie sul nostro lato, le quali costituivano un simbolo del rapporto Nord-Sud. Scambio e cooperazione a livello irreversibile…”.

In questa situazione, come dimostrazione di forza e risolutezza, il 28 gennaio è stato condotto un test di una nuova arma strategica che prova il rafforzamento della forza navale della Repubblica Democratica Popolare di Corea. Si è trattato del lancio di prova del missile da crociera strategico “Pulhwasal-3-31” lanciato da un sottomarino di nuova concezione. I missili da crociera hanno volato nel cielo sopra il Mare orientale per 7.421 secondi e 7.445 secondi, prima di colpire l’obiettivo dell’isola. Il fuoco di prova non ha avuto alcun impatto sulla sicurezza del paese vicino. Questo delinea la progettualità di una forza strategica diretta ad espandere e rafforzare l’ambito operativo della deterrenza nucleare di Pyongyang in modo diversificato, aumentando l’armamento nucleare della propria marina militare e ribadendo la sovranità nazionale marittima. È anche stato annunciato in dettaglio il programma per la costruzione di un sottomarino a propulsione nucleare e di altre navi da guerra di nuovo tipo.

Fonti: KCNA – Naenara – VoK – Cilreco

A cura di Enrico Vigna, CPR Corea – Torino & Iniziativa Mondo Multipolare/CIVG

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