TECNOLOGIA: Una breve critica alla tecnologia e alle attitudini delle persone

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DI JOHN ZERZAN

spunk.org

Tec-no-lo-gia. Secondo il dizionario Webster è scienza industriale o scienza applicata. Nella realtà è l’insieme delle divisioni di lavoro / produzione / industrializzazione ed il relativo impatto su di noi e sulla natura. La tecnologia è la somma delle mediazioni tra noi ed il mondo naturale, e la somma di tali separazioni che fungono da mediatori tra noi e gli altri. E’ tutto il lavoro infame e la tossicità richiesta per produrre e riprodurre lo stato di iperalienazione in cui ci troviamo a vivere. E’ la trama e la forma del dominio a ogni livello di gerarchia e di mercificazione.

Chiunque ancora consideri la tecnologia “neutra” o “un semplice attrezzo” non ha evidentemente ancora iniziato a considerare tutto ciò che comporta. Junger, Adorno e Horheimer, Ellul e altri nei decenni passati – per non citare lo schiacciante e non inevitabile peso della tecnologia in quanto a costi globali e personali – hanno avuto un approccio significativamente più profondo verso questo argomento.

35 anni fa lo stimato filosofo Jasper scriveva che “la tecnologia è solo un mezzo e in quanto tale non è né buono né cattivo. Tutto dipende dall’uso che se ne vuol fare, per quale scopo la si utilizza e in quali condizioni la si fa operare.”

Tale fede superficiale nella specializzazione e nel progresso tecnologico viene sempre più vista come ridicola. Fu infinitamente più pertinente Marcuse quando nel 1964 suggerì che “il concetto su cui si fonda la tecnologia è grosso modo ideologico. Non solo l’applicazione della tecnologia ma la tecnologia in quanto tale è dominio…ovvero controllo metodico, ascientifico, calcolato e calcolatore”.

Oggi sperimentiamo quanto il controllo rappresenti una rigida riduzione del nostro contatto con il mondo reale, la vacuità drogata dell’Era dell’Informazione, dissanguata com’è dalla computerizzazione e avvelenata dall’imperialismo addomesticante del metodo High-Tech. Non era mai successo prima che le persone fossero così infantili e dipendenti dalle macchine per ogni cosa; mentre la terra si avvicina rapidamente all’estinzione a causa della tecnologia, le nostre anime si sono contratte e appiattite dal suo ruolo pervasivo. Ogni senso di interezza e libertà potrà tornare solo se disfaremo la massiccia divisione del lavoro che sta alla base del progresso tecnologico. Questo è il progetto liberatorio in tutta la sua profondità.

Naturalmente la letteratura popolare non riflette minimamente la consapevolezza critica su cosa rappresenti la tecnologia. Alcuni lavori abbracciano totalmente la direzione che ci è stata imposta, come McCorduck ed il suo ‘Machine Who Think (Macchine che pensano) oppure Simons e ‘Are Computers Alive?’(I computer sono vivi?), giusto per menzionare una coppia dei più orrendi.

Altri libri più recenti sembrano offrire giudizi che apparentemente vanno contro la propaganda di massa pro tecnologia, ma incomprensibilmente falliscono nelle conclusioni. Murphy, Mickunas e Pilotta hanno scritto ‘The Underside of High-Tech: Technology and the Deformation of Human Sensibilities’ (Il lato oscuro dell’High-Tech: la tecnologia e la deformazione delle sensibilità umane) il cui titolo perentorio viene completamente disatteso nel finale, quando si afferma che la tecnologia diventerà umana appena cambieremo il nostro punto di vista al riguardo!

Molto simili sono Siegel e Markoff nel libro ‘The High Cost of High Tech’ (Il costo elevato della high-tech); dopo alcuni capitoli in cui si delucidano i vari livelli di debilitazione tecnologica, scopriamo che è nuovamente solo una questione di attitudini: “Dobbiamo, in quanto società, comprendere a pieno titolo l’impatto della high-tech se vogliamo davvero che diventi un mezzo per aumentare il comfort, la libertà e la pace”. Questo tipo di vigliaccheria e/o disonestà la si deve solo in parte al fatto che le case editrici non amano pubblicare idee troppo radicali.

Il succitato volo verso l’idealismo non è una tattica nuova per svicolare. Martin Heidegger, considerato da alcuni il più originale e profondo pensatore del secolo scorso, ha notato come l’individuo fosse diventato così grezzo grazie all’illimitata espansione della tecnologia industriale. Incredibilmente la sua soluzione consisteva nell’aver trovato nel movimento nazista l’essenziale “incontro tra tecnologia globale e l’uomo moderno”. Dietro alla retorica del Nazionalsocialismo, sfortunatamente, c’era solo una accelerazione di tecniche, e anche dietro al genocidio si nascondeva una questione di produzione industriale. Per i nazisti e per i boccaloni tutto era una questione, di nuovo, di come vada interpretata la tecnologia e non di cosa realmente essa sia.
Nel 1940 l’Ispettore Generale del sistema stradale tedesco l’aveva descritta in questo modo: “Cemento e pietra sono cose materiali. L’uomo dona loro la forma e lo spirito. La tecnologia nazionalsocialista instilla in ogni conquista materiale un contenuto ideale”.

Il bizzarro caso di Heidegger dovrebbe ricordarci che tutte le buone intenzioni se ne vanno a quel paese senza la precisa volontà di inquadrare la tecnologia e la sua natura sistemica come parte della realtà sociale. Heidegger ebbe paura delle conseguenze politiche di guardare alla tecnologia con occhio critico; le sue teorizzazioni apolitiche perciò, e nonostante le buone intenzioni, costituiscono una parte importante del più mostruoso sviluppo della modernità.

EarthFirst! (Prima la terra!) Dobbiamo mettere la natura in testa a tutto, sopra alle cose insignificanti della “politica”. Ma può benissimo essere dietro alle imperiose invettive di Dave Foreman (e di tutti i teorici della “deep ecology” che ci mettono in guardia contro i pensatori radicali) ci sia un problema simile a quello di Heidegger, e le cui conseguenze potrebbero essere plausibilmente simili.

 

John Zerzan

 

Fonte primariahttp://www.spunk.org/

Fonte secondariahttp://theanarchistlibrary.org/library/john-zerzan-against-technology-a-talk-by-john-zerzan-april-23-1997

Link: http://www.spunk.org/texts/writers/zerzan/sp001184.txt

 

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da TONGUESSY

Nota  a cura del traduttore:

David Foreman è un ambientalista americano e cofondatore negli anni 80 del movimento ambientalista radicale EarthFirst!

 

 

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