Chris Hedges
scheerpost.com
Durante l’assedio di Sarajevo, quando facevo il reporter per il New York Times, non avevamo mai dovuto sopportare i bombardamenti a saturazione e il blocco quasi totale di cibo, acqua, carburante e medicine che Israele ha imposto a Gaza. Non avevamo mai dovuto sopportare centinaia di morti e feriti al giorno. Non avevamo mai dovuto sopportare la complicità della comunità internazionale nella campagna di genocidio serba. Non avevamo mai dovuto sopportare che Washington intervenisse per bloccare le risoluzioni sul cessate il fuoco. Non avevamo mai dovuto sopportare le massicce spedizioni di armi dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali per sostenere l’assedio. Non avevamo mai dovuto sopportare che i resoconti della stampa da Sarajevo venissero regolarmente screditati e respinti dalla comunità internazionale, nonostante 25 giornalisti fossero stati uccisi durante la guerra dalle forze serbe assedianti. Non avevamo mai dovuto sopportare che i governi occidentali giustificassero l’assedio come il diritto dei serbi a difendersi, anche se le forze di pace dell’ONU inviate in Bosnia erano state in gran parte un gesto di pubbliche relazioni, inefficaci a fermare le uccisioni fino a quando non erano state costrette a rispondere, dopo il massacro di 8.000 uomini e ragazzi bosniaci a Srebrenica.
Non intendo minimizzare l’orrore dell’assedio di Sarajevo, ho ancora gli incubi dopo quasi trent’anni. Ma quello che ci era toccato subire – tre-quattrocento proiettili al giorno, quattro-cinque morti al giorno e una ventina di feriti al giorno – scompare di fronte all’entità della morte e della distruzione imposta a Gaza. L’assedio israeliano di Gaza assomiglia all’assalto della Wehrmacht a Stalingrado, dove oltre il 90% degli edifici della città era stato distrutto, più che a Sarajevo.
Venerdì la Striscia di Gaza ha subito l’interruzione di tutte le comunicazioni. Niente Internet. Nessun servizio telefonico. Niente elettricità. L’obiettivo di Israele è l’uccisione di decine, probabilmente centinaia di migliaia di palestinesi e la pulizia etnica dei sopravvissuti, da deportare nei campi profughi in Egitto. È il tentativo di Israele di cancellare non solo un popolo, ma anche l’idea della Palestina. È la copia carbone delle massicce campagne di massacri razziali e di altri progetti coloniali, basati sulla certezza che una violenza indiscriminata e su vasta scala possa far scomparire le aspirazioni di un popolo oppresso e a cui è stata rubata la terra. E, come gli altri responsabili di genocidi, Israele intende tenerli nascosti.
La campagna di bombardamenti di Israele, una delle più pesanti del XXI secolo, è costata la vita a più di 7.300 palestinesi, quasi la metà bambini, oltre a 26 giornalisti, operatori sanitari, insegnanti e personale delle Nazioni Unite. Circa 1,4 milioni di palestinesi di Gaza sono sfollati e si stima che 600.000 siano senza casa. Moschee, 120 strutture sanitarie, ambulanze, scuole, condomini, supermercati, impianti di trattamento dell’acqua e delle acque reflue e centrali elettriche sono stati ridotti in macerie. Strutture sanitarie e cliniche, prive di carburante, medicinali ed elettricità, sono state bombardate o stanno chiudendo. L’acqua potabile sta finendo. Gaza, alla fine della campagna israeliana di terra bruciata, sarà inabitabile, una tattica che i nazisti usavano regolarmente quando dovevano affrontare una resistenza armata, anche nel ghetto di Varsavia e poi nella stessa Varsavia. Quando Israele avrà finito, Gaza, o almeno Gaza come la conoscevamo, non esisterà più.
Non solo le tattiche sono le stesse, ma anche la retorica. I palestinesi vengono definiti animali, bestie e nazisti. Non hanno diritto di esistere. I loro figli non hanno diritto di esistere. Devono essere cancellati dalla terra.
Lo sterminio di coloro a cui rubiamo la terra, di cui saccheggiamo le risorse e di cui sfruttiamo il lavoro è codificato nel nostro DNA. Chiedetelo ai nativi americani. Chiedetelo agli indiani. Chiedetelo ai congolesi. Chiedetelo ai kikuyu in Kenya. Chiedetelo agli herero in Namibia che, come i palestinesi a Gaza, erano stati uccisi a fucilate e i sopravvissuti portati in campi di concentramento nel deserto, dove erano morti di fame e di malattie. Ottantamila di loro. Chiedetelo agli iracheni. Chiedetelo agli afgani. Chiedetelo ai siriani. Chiedetelo ai curdi. Chiedetelo ai libici. Chiedete alle popolazioni indigene di tutto il mondo. Loro sanno chi siamo.
Il volto distorto e coloniale di Israele è il nostro. Noi fingiamo il contrario. Ci attribuiamo virtù e qualità civilizzatrici che sono, come in Israele, giustificazioni inconsistenti utilizzate per spogliare dei suoi diritti un popolo occupato e assediato, per confiscare la sua terra e per usare il carcere, la tortura, l’umiliazione, la povertà forzata e l’omicidio allo scopo di tenerlo soggiogato.
Il nostro passato, compreso quello recente in Medio Oriente, è costruito sull’idea di sottomettere o spazzar via le razze “inferiori” della Terra. A queste razze “inferiori” diamo nomi che incarnano il male. ISIS. Al Qaeda. Hezbollah. Hamas. Usiamo insulti razzisti per disumanizzarle. “Haji”, “Negro della sabbia”, “Cammelliere”, “Ali Baba”, “Spalatore di sterco”. E poi, poiché incarnano il male, perché sono meno che umani, ci sentiamo autorizzati, come ha detto Nissim Vaturi, membro del parlamento israeliano per il partito di governo Likud, a cancellare “la Striscia di Gaza dalla faccia della Terra”.
Naftali Bennett, ex primo ministro israeliano, in un’intervista a Sky News del 12 ottobre ha detto: “Stiamo combattendo i nazisti”, in altre parole, il male assoluto.
Per non essere da meno, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu in una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha descritto Hamas come “i nuovi nazisti”.
Pensateci. Un popolo, imprigionato per sedici anni nel più grande campo di concentramento del mondo, a cui sono stati negati cibo, acqua, carburante e medicine, privo di un esercito, di un’aviazione, di una Marina, di unità meccanizzate, di artiglieria, di centri comando e controllo e di batterie di missili, viene massacrato e affamato da uno degli eserciti più avanzati del pianeta, e loro sarebbero i nazisti?
C’è un’analogia storica. Ma non è quella che Bennett, Netanyahu o qualsiasi altro leader israeliano vogliono riconoscere.
Quando quelli che subiscono l’occupazione rifiutano di sottomettersi, quando continuano a resistere, allora abbandoniamo ogni pretesa della nostra missione “civilizzatrice” e scateniamo, come a Gaza, un’orgia di massacri e distruzione. Ci ubriachiamo di violenza. Questa violenza ci rende folli. Uccidiamo con sconsiderata ferocia. Diventiamo le bestie che accusiamo di essere gli oppressi. Smascheriamo la menzogna della nostra millantata superiorità morale. Sveliamo la verità fondamentale della civiltà occidentale: siamo gli assassini più spietati ed efficienti del pianeta. È solo per questo che dominiamo i “miserabili della Terra”. Non ha nulla a che fare con la democrazia, o la libertà. Questi sono diritti che non intendiamo mai concedere agli oppressi.
“L’onore, la giustizia, la compassione e la libertà sono idee che non hanno seguaci”, ci ricorda Joseph Conrad, autore di “Cuore di tenebra“. “Ci sono solo persone che, senza sapere, capire o provare sentimenti, si inebriano di parole, le ripetono, le gridano, immaginando di crederci senza credere in nient’altro che nel profitto, nel vantaggio personale e nella propria soddisfazione”.
Il genocidio è alla base dell’imperialismo occidentale. Non è un’esclusiva di Israele. Non è un’esclusiva dei nazisti. È l’elemento costitutivo della dominazione occidentale. Gli interventisti umanitari che insistono sul fatto che dovremmo bombardare e occupare altre nazioni perché incarniamo la bontà – sebbene promuovano l’intervento militare solo quando è percepito come nel nostro interesse nazionale – sono gli utili idioti della macchina da guerra degli imperialisti globali. Vivono in una favola alla Alice nel Paese delle Meraviglie, dove i fiumi di sangue di cui siamo i responsabili rendono il mondo più felice e migliore. Sono le faccine sorridenti del genocidio. Potete guardarli sui vostri schermi. Potete ascoltarli declamare la loro pseudo-moralità alla Casa Bianca e al Congresso. Hanno sempre torto. E non se ne vanno mai.
Forse siamo ingannati dalle nostre stesse bugie, ma la maggior parte del mondo vede noi, e Israele, in modo chiaro. Capisce le nostre tendenze genocide, la nostra ipocrisia e il nostro moralismo. Vede che i palestinesi, in gran parte senza amici, senza potere, costretti a vivere in squallidi campi profughi o nella diaspora, senza una patria ed eternamente perseguitati, subiscono il tipo di destino un tempo riservato agli ebrei. Questa è forse la tragica ironia finale. Coloro che un tempo avevano bisogno di essere protetti dal genocidio ora sono quelli che lo commettono.
Chris Hedges
Fonte: scheerpost.com
Link: https://scheerpost.com/2023/10/29/chris-hedges-exterminate-all-the-brutes/
29.10.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per 15 anni per il New York Times, periodo in cui è stato capo ufficio per il Medio Oriente e capo ufficio per i Balcani. In precedenza aveva lavorato all’estero per il Dallas Morning News, il Christian Science Monitor e la NPR. È il conduttore del programma “The Chris Hedges Report.”