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La Redazione

 

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Stanno arrivando i russi (Deprimente visione di fine anno delle relazioni USA-Russia)

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A cura di Davide
Il 7 Gennaio 2017
609 Views

DI OLIVER STONE

facebook.com

Mentre il 2016 sta arrivando al termine, ci ritroviamo con una nazione profondamente disorientata. Non siamo in grado di tracciare le linee del nostro interesse nazionale: sono l’economia ed il lavoro, è la sicurezza nazionale, o oggi è nostro interesse assicurare la sicurezza globale, in altre parole ricoprire il ruolo di polizia mondiale?
E così il “decadente” (per citare Trump) New York Times degenera nell’impostazione del Washington Post con la sua ristagnante visione da Guerra Fredda di un mondo degli anni ’50 dove ai Russsi viene data la colpa di  tutto – la sconfitta di Hillary, la maggior parte delle aggressioni e dei disordini nel mondo, la volontà di destabilizzare l’Europa ecc. – Il Times ha aggiunto la questione delle “fake news” per riaffermare il suo discutibile ruolo di voce dominante dell’establishment di Washington.

Ciò è certamente vero nel caso dell’hackeraggio da parte della Russia  nelle elezioni del 2016 e nell’aver fatto eleggere in Donald Trump il suo candidato manciuriano.  Evidentemente la CIA (tramite vari addetti dell’intelligence anonimi) e l’FBI, la NSA, il direttore dell’Intelligence Nazionale James Clapper (che come si sa mentì al congresso a riguardo dell’Affare Snowden) il Presidente Obama, la DNC, Hillary Clinton ed il Congresso concordano che la Russia e Putin in particolare, sia la responsabile.

Certamente lo psicotico, amante della guerra, senatore McCain è al fianco di questi patrioti, quando definisce il Presidente Putin come un: “delinquente, un bullo ed un assassino e chiunque altro lo descriva in modo differente mente”. Ha detto proprio questo – l’uomo che col suo sano metro di giudizio scelse Sarah Palin come sua candidata alla vicepresidenza nel 2008.  E il Times lo ha seguito, stampando in tutta la sua gloria la storia in prima pagina, chiaramente condividendo il punto di vista di McCain.

Non ricordo che i presidenti Eisenhower, Nixon, o Reagan, nei periodi più neri degli anni 50/80 si siano mai riferiti ad un presidente russo in questo modo. Le invettive venivano rivolte al regime sovietico ma non erano mai Khrushev o Breznev il bersaglio della loro bile. La mia ipotesi è che questa sia una nuova forma di diplomazia da parte dell’America. Se un giovane nero viene ucciso nelle nostre città od i partecipanti ad un banchetto di nozze in Pakistan vengono sterminati dai nostri droni Obama viene additato come assassino, bullo, delinquente?

Una tale personalizzazione è segno di un nostro pensiero malato e ben al di sotto di quelli che sono i nostri standard.

Guardate l’annesso link (“US Intel Vets Discutono le accuse di hackeraggio alla Russia”) dei Veterani Professionisti dell’intelligence (che annovera l’ex riformatore della NSA Bill Binney, un genio matematico che ha ispirato il personaggio di Nic Cage in “Snowden”) Parla del significato autentico di hackeraggio, in contrapposizione a “leak”.
Il Times ed altri media mainstream hanno sorprendentemente ignorato ogni evidenza contraria, come quella presentata da Craig Murray, ex ambasciatore e portavoce di Wikileaks che afferma di aver ricevuto l’informazione in un parco di Washington da un insider del partito democratico, disgustato dal comportamento del CNC. Murray poi lo consegnò a Wikileaks. Questo è un “leak”, non un “hack” e questa mi è sempre sembrata l’origine più probabile di questo scandalo (come penso che il leak della Sony sia  stato anche quello falsamente attribuito alla Nord Corea, ma questo è un altro discorso).

E se su questo si fosse indagato correttamente si sarebbe benissimo potuti arrivare a scoprire che per Hillary Clinton questo era il “Nixon moment”. Naturalmente le alte cariche del DNC non hanno combinato niente di buono. Ironicamente la Clinton fece il proprio nome come uno degli investigatori sul Watergate. Vedi l’articolo di Mark Ames “Site Behind McCarthyite Blacklist”, che addebita questo sporco gioco al giornalista del Washington Post Craig Timberg.

Ricordo bene gli anni ’50 quando si supponeva che i Russi fossero nelle nostre scuole, il Congresso, il Dipartimento di Stato –  in sintonia con molti supporter di Eisenower/Nixon – per impadronirsi del nostro paese senza incontrare una seria opposizione (ed io vengo chiamato paranoide!) Ed era questo stesso media a sostenere la nostra necessità di andare in Vietnam per difendere la nostra libertà contro i comunisti, a 10.000 chilometri di distanza.

E dopo che il Terrore Rosso finalmente se ne fu andato una volta per tutte nel 1991, vediamo che non è mai finita. [il Terrore]E’ diventato Sadam Hussein in Iraq con i suoi missili di distruzione di massa, e parla del “fungo atomico”. E’ diventato il Demone, reale tanto quanto ogni Processo alle Streghe di Salem. E’ stato Gheddafi in Libia e poi è stato Assad in Siria. In altre parole, come in una profezia orwelliana, non è mai finita e vi posso garantire che non si riderà mai loro in faccia– a meno che noi cittadini, ancora capaci di un pensiero autonomo nelle faccende esistenziali diciamo “Basta” a questo agire demoniaco “Ne abbiamo abbastanza”,”fuori dai piedi”.
Naturalmente il duo NYT/WaPo raramente pubblica qualcuna delle nostre serie obiezioni e talvolta riusciamo a trovare rifugio nei media alternativi come ‘Consortiumnews’, ‘The Intercept’, ‘Naked Capitalism,’ ‘Counterpunch’, ‘Zero Hedge’, ‘Antiwar.com’, ‘Truthdig’, ‘Common Dreams’, etc. Siamo rimasti molto colpiti (ma non sorpresi) quando recentemente abbiamo visto 200 siti web elencati come strumenti del Kremlino (il WaPo del 24 novembre “Gli sforzi della propaganda russa hanno aiutato a diffondere “fake news” durante le elezioni”).

Mio Dio, il fantasma di Izzy Stone è tornato dagli anni ’50! D’altronde lo è anche Tom Clancy dagli anni ’80. Falsi thriller verranno scritti sull’hackeraggio dei russi nelle elezioni americane. Si faranno soldi e serial TV. Non ho mai letto simile spazzatura isterica sul New York Times (chiamiamola per quello che è, “fake news”) in cui gli editoriali sono diventati diatribe oltraggiose sui presunti crimini da parte della Russia, la maggior parte dei quali presumibilmente scritti da Serge Schmemann, uno di quegli ideologi che ancora la notte guarda se ci sono russi sotto il suo letto;  ai vecchi tempi erano chiamati “Russi bianchi” e, come i cubani di destra a Miami non sono capaci di accantonare il passato.

Schmemann è ovviamente sulla cresta dell’onda nel board editoriale del NYT. Questo tipo di pensiero ha chiaramente influenzato il Pentagono e molte delle affermazioni nostri generali, ed ha pervaso i report del MSM (mainstream media).  Quando un gruppo di pensiero controlla la nostra comunicazione nazionale, diventa veramente pericoloso. In questo spirito, io sto linkando numerosi saggi cruciali della nuova annata, sottolineando la vergogna che è diventato il MSM.
Per quanto io possa essere in disaccordo con Donald Trump (e lo sono) lui è in questo momento il bersaglio numero uno della propaganda MSM – fino a quando, cioè, non salterà sul binario anti-Cremlino grazie a qualche tipo di falsa informazione od incomprensione cucinate dalla CIA. Poi temo, col suo modo impulsivo di fare, inizierà a combattere con i russi, e non passerà molto tempo prima che venga dichiarato lo stato di guerra contro la Russia.

Non ho alcun dubbio che allora il fatto che le nostre spese militari siano super finanziate ($ 10 per ogni dollaro russo) non significherà NULLA contro un paese che crede che in questo momento gli Stati Uniti, con il più grande schieramento della NATO ai suoi confini dalla Seconda Guerra Mondiale di Hitler, siano abbastanza folli da preparare un attacco preventivo.
 Nella sua analisi, “La necessità di mantenere l’Arabia Saudita responsabile”, Robert Parry sottolinea che questo conflitto ironicamente è iniziato nel 1980 con i neoconservatori che definivano l’Iran come lo sponsor numero uno del terrorismo nel mondo. Come questo abbia portato al nostro disordine attuale è una brillante analisi che è sconosciuta al pubblico americano.
Vi invito a leggere i seguenti articoli mantenendovi calmi ed in qualche modo riuscire a sopportare. Come credente in ciò che dice il Dalai Lama, che ognuno di noi, anche attraverso le nostre preghiere, può contribuire al miglioramento di questo mondo. Non avrei mai pensato che mi sarei trovato a pregare per il livello ragionevolezza di un Donald Trump.
 Ricordate “L’Iliade”? Secondo Omero gli dei si libravano sopra le battaglie di ogni giorno e ne decidevano il risultato. Chi sarebbe morto e chi sarebbe vissuto.

Gli dei sono ancora in ascolto?

 

Oliver Stone

Fonte: www.facebook.com

Link: https://www.facebook.com/TheOliverStone/posts/1376589502365345

29.12.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CLAUDIO SCOTTI

 

Robert Parry, “Making Russia ‘The Enemy’,” Consortiumnews
http://bit.ly/2hz4jTI

Joe Lauria, “Russia-Hack Story Another Media Failure,” Consortiumnews
http://bit.ly/2hmndK4

Justin Raimondo, “Stop the CIA Coup,” Antiwar.com
http://bit.ly/2hgka9c

Robert Parry, “The Need to Hold Saudi Arabia Accountable,” Consortiumnews
http://bit.ly/2ifNRZ3

Ray McGovern, “US Intel Vets Dispute Russia Hacking Claims,” Consortiumnews
http://bit.ly/2gB2yWo

Mark Ames, “Site behind Washington Post’s McCarthyite Blacklist,” Naked Capitalism
http://bit.ly/2goUVT5

Robert Parry, “A Sour Holiday Season for Neocons,” Consortiumnews
http://bit.ly/2imXXVb

 

 

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