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La Redazione

 

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“Sedicenti” economisti prestati alla politica

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Il 15 Febbraio 2024
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di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Siamo alle solite: la battaglia con i convinti dell’austerità espansiva credo non finirà mai!

Non finirà mai per il semplice motivo che stiamo cercando di convincere del contrario colui che è convinto di raggiungere il settimo piano di un palazzo scendendo le scale, ovvero un soggetto che clinicamente parlando sarebbe dichiarato pazzo.

Tale diagnosi, con conseguente e dovuta cura, dovrebbe essere attribuita ufficialmente anche a tutti quelli economisti che si allineano alla credenza, ormai da tempo in voga, secondo la quale, tutti noi saremmo più ricchi finanziariamente parlando quando lo Stato ci porta via i nostri risparmi.

Non si contano più le volte che, per voce degli economisti main-stream difensori dello status quo e della loro poltrona, abbiamo ascoltato perorare la causa dell’austerità espansiva infinita. La quale sappiamo prevedere continui tagli alla spesa pubblica ed aumento della pressione fiscale, in attesa dell’arrivo di quel fantasma rappresentato dalle sempre più indecifrabili “riforme”, che aggiusterebbero tutto e per giunta ci farebbero crescere tutti più ricchi e felici.

E quanto si sono affannati ed ancora oggi si affannano i suddetti sedicenti economisti, molti dei quali oggi prestati alla politica, per provare a renderci vera tale follia. Una ricerca infinita di esempi concreti che in realtà esistono solo nella loro fantasia di perfetti ignoranti per quanto concerne la materia economica e monetaria.

The last but not the least, sempre lui, il Presidente della 6^ commissione Finanze della Camera dei deputati, capo economista del partito di Matteo Renzi, al secolo Luigi Marattin. Laureato in Economia con tanto di Master conseguito nel Regno Unito ed onnipresente su social e TV, pare proprio che – a leggere uno dei suoi ultimi tweet – abbia persino compiuto l’immane sforzo di rimettersi a studiare per portare acqua al mulino del dogma dell’austerità espansiva.

A questo giro l’esempio da seguire, secondo Marattin, pare sia quello del Portogallo.

L’illuminazione improvvisa del paggetto di Renzi pare sia stata notturna ed improvvisa come la vocazione sacerdotale. Ha riaperto i libri, ha cercato grafici nel sottobosco di Eurostat come si cercano funghi nei boschi ed è arrivato alla seguente fantastica conclusione:

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Ecco la sua spiegazione con tanto di grafici a seguito:

In questi giorni sono in tanti a dire “aaah, se fossimo come il Portogallo, che ha risolto i suoi problemi economici!” (Il Pil cresce molto e ha ridotto il debito/pil di 35 punti in pochissimi anni) In pochi, ovviamente, sono andati a vedere come è successo. Sono andato sul sito di Eurostat, ho scaricato un po’ di dati e ho fatto tre semplici grafici. In cui confronto il Portogallo con l’Italia. 1) Il primo mostra la spesa pubblica in rapporto al Pil. Nel 2009 i due valori erano simili: 51,1% per l’Italia, 50,2% per il Portogallo. Da allora, il Portogallo ha ridotto la spesa pubblica di 6 punti. L’Italia l’ha aumentata di 5. 2) Il secondo grafico riguarda le entrate totali del settore pubblico. Negli ultimi 15 anni hanno avuto un’evoluzione simile, come potete vedere (anche se in Italia di 4 punti stabilmente superiore al Portogallo). 3) Il terzo grafico riguarda il rapporto deficit/Pil. Dal 2010 il Portogallo ha ridotto il deficit di 11 punti, arrivando l’anno scorso in pratica al pareggio. L’Italia lo ha aumentato di quasi 4. ———————————————— Il Portogallo, quindi, ha messo in atto per davvero la tanto terribile austerità: ha ridotto massicciamente la spesa pubblica, ha usato relativamente poco la leva fiscale, e ha adottato un incisivo programma di riforme strutturali: dalla liberalizzazione del mercato del lavoro, alla semplificazione burocratica passando per un coraggioso efficientamento del settore pubblico. Occhio quindi a invidiare altri paesi: potremmo un giorno essere costretti a capire davvero cosa hanno fatto.

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In sostanza, Marattin afferma che dal 2009 il Portogallo ha ridotto la spesa pubblica rispetto al Pil, mentre l’Italia l’ha aumentata. Riguardo alle entrate fiscali l’andamento è simile “anche se in Italia di 4 punti stabilmente superiore” (e già qui la sua conclusione titanica comincia ad imbarcare acqua!, ndr).

Tutto questo per arrivare alla seguente fantastica conclusione propedeutica a sostenere la novella che tutti i politici italiani (Renzi compreso), ci raccontano sulla bontà dell’austerità espansiva:

“Il Portogallo, quindi, ha messo in atto per davvero la tanto terribile austerità”

Ma il transatlantico condotto da Luigi Marattin per arrivare a dimostrare che si può crescere con l’austerità, affonda e cola letteralmente a picco con le successive affermazioni in relazione al terzo grafico: “Il terzo grafico riguarda il rapporto deficit/Pil. Dal 2010 il Portogallo ha ridotto il deficit di 11 punti, arrivando l’anno scorso in pratica al pareggio. L’Italia lo ha aumentato di quasi 4”.

Della serie, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, quando all’Università di Ferrara erano in corso le lezioni su quanto di buono Keynes ci ha insegnato in tema di scienza economica, Marattin aveva lezioni di judo. Ed evidentemente neanche si è preoccupato in seguito di farsi passare dai suoi compagni di corso, le note sulla lezione che riguardava per l’appunto, uno dei principi cardine che guidano il pensiero economico dell’economista inglese e che gli sarebbero tornate utili oggi per evitare la solita figuretta:

“The boom, not the slump, is the right time for austerity at the Treasury”

(“Il boom, non la crisi, è il momento giusto per l’austerità al Tesoro”)

cit. JM Keynes

E’ sufficiente porre attenzione proprio sul terzo grafico a cui fa riferimento Marattin per capire come il miracolo del Portogallo, da lui citato, non sia certamente determinato da politiche di austerità ma bensì da consistenti e continui deficit del bilancio dello Stato, che partono, guarda un po’, proprio dal 2008.

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Come evidenziato dal cerchio rosso che ho riportato sul grafico, è proprio la forte reazione di natura anticiclica alla famosa crisi del 2008, messa in atto dal governo portoghese, diametralmente opposta rispetto a quella del nostro governo, che ha poi determinato il miglioramento del rapporto debito pil dei lusitani.

Come detto, riguardo al Portogallo, non stiamo parlando assolutamente di politiche di austerity, ma bensì di deficit che vanno oltre il 10% del Pil e si mantengono costanti, senza mai scendere sotto il 6% per circa 6/7 anni.

Tutto questo, mentre in Italia i governi conseguivano avanzi primari costanti e consecutivi, per consegnare denaro netto solo e soltanto a chi aveva risparmio allora, e che oggi ne ha certamente molto di più.

Il tutto, frutto di una scelta di politica fiscale, per sua natura altamente regressiva ed a senso unico, che ha fatto precipitare nel baratro il paese.

Insomma, mentre in Italia si pensava alla rendita di pochi mettendo le mani direttamente nelle tasche della massa che lavora e produce, per mezzo di scellerate politiche di austerità estrema; il governo portoghese di tutta evidenza, al contrario, spendeva ed agiva con criterio redistributivo riguardo alla ricchezza finanziaria. Tutto questo dando priorità a quella stessa domanda interna che da noi, invece, Mario Monti stava coscientemente distruggendo, comprimendo i consumi, causa stessa dell’aumento del tasso di disoccupazione che di contro in Portogallo scendeva dal 18% a sotto il 6%.

Questo che vi sto dicendo, oltre ad essere dimostrato nei fatti non è certo una fantasia mia fantasia. Sarebbe stato sufficiente che Marattin si confrontasse con il primo articolo di giornale che appare sull’argomento interrogando Google.

Si legge in questo articolo pubblicato su il Sole 24 ore a firma Francesco Lenzi del febbraio 2020:

“Lo scorso 6 febbraio il Parlamento portoghese ha approvato il documento programmatico di bilancio per il 2020. Grande risalto è stato dato al fatto che per la prima volta, nei 45 anni di vita della recente Repubblica, il saldo del bilancio dello Stato sarà in attivo”. 

Come vedete, mentre in Italia nel 2020 erano già tre decadi che si conseguivano avanzi primari, il Portogallo festeggiava il suo primo surplus dopo la bellezza di 45 anni. E ricordo che il surplus dello Stato equivale al deficit di cittadini ed imprese.

Allora verrebbe da chiedere a Marattin:

Chi ha veramente applicato la tanto temuta e terribile austerity, il Portogallo o l’Italia?

Non ci risponderà mai, anche perché sono convinto che tutt’ora farebbe fatica a capire.

Non ci resta che metterlo alla prova sul judo!

di Megas Alexandros.

Fonte: “Sedicenti” economisti prestati alla politica – Megas Alexandros

 

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