Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org
La verità che emerge palesemente dalle vicende più o meno serie di questi giorni lo dimostra: per molti italiani, la maggioranza, parlare di politica con le categorie del Novecento non ha più senso.
In sostanza, ciò che era memoria è diventato, ormai, Storia.
Distante quindi dal comune sentire, gli eventi del secolo scorso rientrano nella categoria degli studi storici, delle analisi, delle riflessioni. Quanto di più evidentemente lontano dalle emozioni, dalle passioni che coinvolgono chi la Storia l’ha vissuta.
Inevitabile, ci verrebbe da dire.
Ma l’enfasi con la quale una certa stampa, e politica annessa, ha accolto l’urlo del loggionista della Scala rivolto evidentemente al Presidente del Senato La Russa “W l’Italia antifascista”, dà la misura della mancanza di aderenza alla realtà che attanaglia buona parte della nostra classe dirigente.
Il loggionista, che pare segua tutte le prime in giro per il mondo (beato lui)[1], ha ben pensato, legittimamente, di esprimere un suo personale pensiero attraverso uno slogan che, ci preme dirlo, non ha più alcun significato per la maggior parte degli italiani.
E questo semplicemente perché negli anni la memoria collettiva di un passato ormai di cento anni fa, inevitabilmente, si cancella. Non bastano i richiami alla Resistenza, poiché anche quelli che l’hanno vissuta ci hanno lasciati. E neppure le nostalgie di “quando c’era lui, caro lei” hanno più presa.
Come una foto che lentamente si sbiadisce, il fascismo resta come pagina di Storia, da studiare a scuola e nelle Università.
E non diversamente finisce il comunismo, perché anche ben prima del fascismo ha perso la sua fascinazione, tra collettivi e feste dell’Unità. Passato, superato dai tempi, è rimasto ancorato alle vicende della Rivoluzione russa, della Guerra fredda, del muro di Berlino. Ma oggi, nulla più, se non anche in questo caso un autentico interesse storico.
PANTA REI
tutto scorre.
Non è questione di mantenere viva la memoria e i ricordi, non solo. Il fatto è che la corsa frenetica al mondo globalizzato, senza confini, in mano alla finanza apolide, ha creato quello strano mostro a più teste che è il turbocapitalismo ammantato di buoni sentimenti e adottato da politici senza scrupoli, il quale, non avendo cultura né sentimenti, si rifà ora al socialismo, ora al liberismo sfrenato, insomma prende le ideologie e le sistema a seconda di come gli conviene.
E allora perseguita il cittadino in nome della responsabilità collettiva quando si tratta di vaccinarlo, come un URSS qualsiasi, e poi spinge alla privatizzazione selvaggia, perché alla fine un vantaggio a occuparsi di finanza dovrà pur esserci, e poco importa che fine fanno i lavoratori, avanti col liberismo senza freni.
E quindi le vecchie sigle perdono il loro significato, diventano vuoto, specie nell’era dei social, che basterebbe guardare con attenzione per capire quanto ormai le generazioni post-boomer non abbiano più alcun interesse ad affrontare temi distanti anni-luce.
Non c’è più fascismo e non c’è più comunismo, dicevamo.
E allora, parlando di politica e nuove formazioni, non risulta difficile comprendere come in Italia un Alemanno possa allearsi con Marco Rizzo, perché poi i temi possono essere trasversali, e quel che prima era incomprensibile, oggi è verosimile. E questo è solo l’inizio di quel che succederà a livello politico anche per altre neoformazioni. Sono le soluzioni proposte che interessano, non gli slogan ideologici dentro il contenitore destra-sinistra.
E quindi è l’Unione Europea di Ursula Von der Layen il nemico, la BCE con l’euro il vero dramma, la guerra israelo-palestinese un grande tema di discussione, la lotta alla finanza globalizzata, la perdita di valori condivisi tra le classi lavoratrici, l’atteggiamento come minimo critico nei confronti di USA e NATO, l’attenzione a quello che avviene nel resto del mondo che non sia Occidente, ecco, tutto questo è parte della grande rilettura di schemi politici, rifacimento di impostazioni, rilettura dei parametri novecenteschi.
La lotta politica non potrà, neppure volendo, tornare alle lotte e agli slogan di un secolo fa.
Molti nelle redazioni dei giornali e in Parlamento non se ne accorgono, e credono di attivare nuovamente il consenso richiamandosi a lotte partigiane e resistenze ai nazionalismi. Nulla di più patetico.
Senza capire nulla del mondo che ci circonda, c’è gente che fa del loggionista privilegiato il nuovo simbolo dell’Italia della Resistenza. Peccato che ormai, quel mondo non esista più.
I problemi sono ben altri, i drammi sono altrove, le persone di cui occuparsi sono diverse, la coscienza della contemporaneità non parte dal loggione alla Prima della Scala.
Le lotte vere, oggi, si fanno al supermercato, tutti i giorni, davanti alla cassa. Oppure nei posti di lavoro, nelle scuole, o coi mutui e le bollette, contro chi ci vuole dire come vivere e addirittura quanto. Chiamatela, se volete, la nostra nuova Resistenza.
E no, fascismo e comunismo non c’entrano più nulla. Finalmente.
Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org
20.12.2023
NOTE
[1] https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/23_dicembre_08/marco-vizzardelli-vita-da-loggionista-sono-venuti-in-4-della-digos-nel-foyer-della-scala-e-hanno-fotografato-la-carta-di-identita-seguo-le-prime-ovunque-nel-mondo-522b5581-a211-4e6e-9f5d-5b97be13axlk.shtml