Parliamo di noi, e della beffa europea

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DI CARLO BERTANI

comedonchisciotte.org

Una volta tanto, visto che il WM ha lanciato la questua annuale (qui ) parliamo un po’ di noi, di chi siamo, di cosa cerchiamo, di cosa vorremmo, sogni, delusioni, speranze…ovviamente, legate a qualcosa che ci ha fatti conoscere e che, in qualche modo, ci lega ossia Comedonchisciotte. Senza accorgercene, soltanto con un clic, ci hanno dato una lancia spuntata, un ronzino pidocchioso, e qualche informazione: “I mulini a vento? Per di là, oltre il fiume, dietro le colline…”

Ne parlavo, giorni fa, al telefono con Davide e ricordavamo i “vecchi tempi” con, a latere, l’articolo che spiega l’organizzazione informatica dei partiti che hanno vinto le elezioni, i loro metodi di comunicazione. E, Davide, ha detto una cosa interessante, che mi ha fatto riflettere: “Ma quanto ci devono, questi?”

Perché, ad essere onesti, la discussione generale sul “cosa siamo, cosa vorremmo e cosa ci danno” l’hanno fatta, per decenni, i tanti siti e blog che, con il tempo, si sono organizzati sempre meglio ed hanno soppiantato la vecchia carta stampata, che sopravvive soltanto per due ragioni: o è legata a qualche carrozzone politico/industrial/finanziario oppure vive di contributi statali.

Non voglio togliere i meriti della carta stampata: uno dei miei piaceri quotidiani è andare al bar, prendere un caffè e dare un’occhiata al giornale. Mi sono sempre chiesto come facciano a trovare tanta roba da buttare in macchina (al più, serve per incartare le uova…): eppure, le rotative girano…

Credo, comunque, che di giornali cartacei – a parte qualche testata internazionale – nell’arco dei prossimi vent’anni ne resteranno ben pochi.

Com’è cambiata la vita. Nel 2005 ero a Venezia ospite dei miei genitori, in un bungalow. All’epoca (a parte insegnare, per campare) scrivevo libri soprattutto per Malatempora, di Roma. L’uomo al telefono, che si qualificò come Davide, mi chiese un articolo che riguardasse il traffico internazionale di organi per i trapianti, visto che era appena uscito “Ladri di organi”. Acconsentii – dopo la doverosa precisazione – “sa, la collaborazione è gratuita…” e cominciò un’avventura che sarebbe durata, con alti e bassi, fino ad oggi.

Racconto questo breve ricordo perché, all’epoca, nessuno sognava, immaginava di scrivere per una “testata Web”: tutti pensavano, prima o dopo, d’entrare in qualche giornale. Nessuno, però, all’epoca riusciva ad immaginare com’era perfetta la macchina dell’informazione, costruita in modo che nessuno, che volesse pensare (e scrivere) con la propria testa, potesse giungere a pubblicare una sola riga. Leggete cosa scrivevo all’epoca sull’informazione (1) ma…da quel tempo, sono passati più di dieci anni. E, con la protervia europea, ci stiamo tornando.

E, in questi anni, cosa è successo?

Che migliaia di blogger hanno inchiostrato miliardi di chip con milioni di storie, fake-news, analisi, avvenimenti quasi dimenticati, esami minuziosi…e poi i commenti, entusiastici, caustici, inutili, boriosi, illuminanti…e dai commenti nascevano nuove ipotesi, liti, consensi…dal 2000 ad oggi, la concezione del “fare giornalismo” è cambiata radicalmente, potremmo quasi dire che è “esplosa” in un baluginare di stelle cadenti, come una supernova e, tutto questo, ha generato un cambiamento nelle persone. Quelli che per il Belli “non erano un cazzo” hanno preso coscienza che un cazzo può anche far male…in certi posti…e l’hanno usato.

Gli apparati di gestione dei social – così ben descritti nell’articolo di Fittipaldi (2) – macinano consensi, inutile sottovalutare la notizia (anche se di fonte Repubblica/Espresso, dunque PD), perché la strada scelta dai media mainstream è quella di appoggiare Salvini ma osteggiare i 5S, per fare in modo che – ad un eventuale “strappo” fra i due – la Lega possa usufruire del “bottino” di preferenze elettorali acchiappate. Non importa se la Lega, dopo, finirà sotto il comando di qualche Monti inviato dall’UE: l’importante è fare un governo per cinque anni, che tagli ancora a fette gli italiani e li soffochi nel cemento e nella corruzione.

Ma, storicamente, possiamo appaiare i consensi dei due partiti di governo in un unico insieme? Non credo proprio. La Lega è un partito di convenienza politica e – correttamente con questa ipotesi – ha variato i suoi consensi moltissimo: fa promesse (che difficilmente ha mantenuto in passato) usando il collante dell’ideologia, federalismo, secessionismo, oggi sovranismo.

Il M5S è un bambino che non ha fatto altro che crescere, pagando – a volte – il fio della propria mancanza di esperienza. Ma è un partito che è sostenuto per appartenenza politica, ossia per condivisione di un’idea di società, più che da programmi che, a volte, devono forzatamente essere riveduti e corretti.

Ora, dobbiamo affrontare un problema spinoso: basta la cosiddetta “vendita” di un “prodotto politico” sul mercato mediante il martellamento sui social?

Nel breve periodo è senz’altro conveniente: abbiamo tutti notato come lo stimolo “di pancia” per la questione migranti abbia fornito risultati stupefacenti. Seppur giuste le motivazioni nei confronti di un’Europa truffaldina, quando si smorzeranno i toni – il fenomeno s’era già smorzato nel 2017 – gli italiani si ritroveranno con le solite tasse, la solita carenza di posti di lavoro, la solita burocrazia soffocante ed inetta.

In questo quadro, notiamo che i consensi dei 5S non sono variati di molto: è un partito ben radicato, che propone contenuti evolutivi – la legge sulla corruzione, che sarà seguita da quella sulla prescrizione, il decreto dignità, la richiesta di una pausa domenicale per tutti, ecc – senza dimenticare il grande successo di Di Maio a Taranto: esser riuscito a salvare i posti di lavoro con impegni precisi sull’inquinamento. Poi la battaglia contro Atlantia (che il M5S porta avanti quasi da solo) per riportare sotto la mano pubblica le Autostrade (e riportare così in attivo anche l’ANAS), mentre altri del M5S hanno fatto notare che i porti turistici sono tutti in appalto ai privati, mentre in Francia – ad esempio – sono comunali.

Insomma, i due partiti devono forzatamente stare insieme – per ora, non ci sono alternative – ma sono “costruiti” e “frequentati” in modo diverso.

Dove, chi ha a cuore la rinascita dell’Italia, dovrebbe metter naso?

Nell’informazione, indubbio.

A parte la “supplenza” di Marcello Foa come presidente ad interim della RAI, tutti i direttori di testate sono rimasti quelli di prima, in “era” renzusconi. I direttori dei giornali sono del grande capitale, e dunque mainstream più che si può. Questo, spiega la “regia” occulta dell’operazione “salviamo la Lega” (per i voti) ed affondiamo i 5S: non passiamo le loro notizie, mettiamoli sempre in secondo piano rispetto alla Lega, cerchiamo di confondere i dati reali scaturiti dalle elezioni (32,5% M5S, 17% Lega) con quelli dei sondaggi, che s’è visto essere delle “opinioni” e niente più.

Cosa può fare il M5S?

Anzitutto, opporsi con tutte le sue forze per la ricezione, in Italia, della nuova porcata europea: con la scusa del diritto d’autore, privare i siti Web della possibilità di citare altre fonti. Attualmente, è permessa la citazione di 200 parole per testi altrui, ovviamente citando la fonte. Nessuna limitazione sulla segnalazione di altri siti Web (qualsiasi) ed il riporto integrale di documenti pubblici (leggi, regolamenti, ecc). Da domani, tutto cambierà: come reagirà il M5S?

Il M5S, che è al potere, potrebbe intervenire sulle leggi che regolano la stampa, ad iniziare dalle agenzie d’informazione, che in Italia sono ben 7! Eccole:

 

ANSA: è la principale agenzia italiana, molto legata al potere politico.

AGI: agenzia dell’ Eni.

ADNKRONOS: è un’agenzia (apparentemente) indipendente.

ASKANEWS: è del banchiere Luigi Abete.

LA PRESSE: agenzia torinese di Marco Durante.

DIRE-PUBLIC POLICY: agenzia che fu fondata dal Pci.

RADIOCOR: agenzia del Sole 24 Ore.

 

Luca Lotti fece una riforma gattopardesca, poiché lasciò tutto come prima. Negli altri Paesi, le agenzie di stampa sono grandi, ma poche: Associated Press o Reuters, ad esempio.

Il governo finanzia con circa 30 milioni l’anno le “sette sorelle” italiane, contrattando soldi contro acquiescenza. Le agenzie di stampa sono i soggetti che “creano” la notizia: un loro “lancio” da Bangkok, ad esempio, porta in Italia la notizia che c’è stato un attentato in quella città, oppure un evento che interessa l’Italia. Ovvio che devono avere dei corrispondenti, i quali costano, e dunque si comprende la necessità di finanziarle, ma non in questo modo: che ce ne facciamo di 7 corrispondenti da Bangkok che riportano la stessa notizia?!? Sono carrozzoni clientelari, è evidente.

Ridurli a tre sarebbe già grasso che cola, due sarebbe meglio, magari con accresciuti organici.

Siccome sono finanziate dallo Stato, non si comprende perché tutti non abbiano accesso (completo) alle notizie: i grandi quotidiani, ad esempio, hanno specifici contratti con le agenzie d’informazione, ma non è questo che interessa.

Il M5S non è mai stato trattato molto bene dalla stampa cartacea e, giunto al potere, non sarebbe male fare un po’ di repulisti? Soprattutto quando l’Europa ha deciso di cancellare, con un colpo di spugna, ogni contributo culturale e politico che venga dal Web? Siamo equiparati ai giornali? Abbiamo gli stessi doveri? E i finanziamenti?

Quanto riceve, in contributi, la carta stampata?

Circa 30 milioni di euro l’anno: ci sono rendiconti precisi, all’indirizzo in nota (3). Da non confondere con il contributo per le agenzie, il tutto fa 60 milioni.

Per avere un’idea, ecco alcuni “beneficiati”:

 

Approfondiamo il problema.

Il M5S ha sempre affermato, nel suo programma, di voler cancellare i finanziamenti alla stampa. Ma, nel contratto di governo non ce n’è traccia: ricordiamo che Salvini è stato, per anni, giornalista de La Padania.

Sembrerebbe un accordo bi-partisan su un problema più della Lega che del M5S. Ma al M5S, cosa viene in tasca? Nulla: i signori giornalisti continueranno ad acchiappare i soldi (più la pubblicità). E, oggi, t’impediscono pure (secondo la direttiva europea) di lavorare gratis. Devi chiedere il permesso di poter scrivere, siamo sempre nel vecchio mondo nel quale, per scrivere un articolo, devi avere chi ha garantito per te, ossia un direttore responsabile.

E torniamo a noi, a CDC. Qual è lo “share” di CDC? Il webmaster dichiara, circa, un milione di letture il mese che, al giorno, dovrebbero essere circa 30.000 letture. Domandiamoci: quale giornale cartaceo ha una simile tiratura? Pochissimi. CDC (anche se il paragone non è molto calzante) ha lo stesso “share” di un giornale di provincia di buon livello…che so io…la Voce di Mantova (che si becca 662.000 euro l’anno) oppure il Corriere di Como (667.000)…ed è senz’altro più conosciuto del Corriere del Canavese (338.000) o del Sannio Quotidiano (319.000).

Eppure, CDC – che da anni è stabilmente fra i primi 5-10 siti d’informazione alternativa – ogni anno deve lanciare la solita colletta per pagare il server e le pure spese di mantenimento del sito. Vi sembra giusto? Dietro a CDC, da anni ed anni, ci sono redattori, traduttori, giornalisti, webmaster, altri…che fanno tutto gratuitamente. E che, in passato, si sono presi pure qualche insulto: oggi, la situazione è molto migliorata.

Ora mi domando: gente che lavora, per anni, ad una specie di giornale che è un “approfondimento” oppure una “terza pagina” (com’era, un tempo, un quotidiano) perché deve chiedere l’elemosina (che voi date cordialmente, lo so) per pagare le spese? E perché tutti quelli che ci lavorano devono farlo gratis? Mentre i vari “giornalisti” del Corriere di qui e di là si prendono centinaia di migliaia di euro dai contribuenti?

La risposta, a mio parere, è semplice: o si abolisce per tutti – e, allora, si andrà verso un futuro dove chiunque si associa, paga una tessera annuale alla testata che preferisce – oppure sopravvivranno solo le agenzie ed i giornali mainstream (alcuni dei quali si beccano pure i contributi statali).

Ma, visto che questo punto non è stato immesso nel contratto di governo, sarebbe più logico che la prima forza politica del Paese – i sondaggi non contano, non sono voti – pretendesse, in sede di decisione sulla ripartizione dei fondi, d’allargare la platea ai principali siti d’informazione Web e, magari, “limare” un po’ le unghie ai vari Corrieri di qui e di là.

Giustizia, quando si tratta di persone che fanno lo stesso mestiere – scrivere, tradurre, impaginare, controllare, ecc – è che si riceva la medesima mercede, che si possa avere un contributo spese uguale per tutti, basato sul seguito che ha un certo giornale, un sito od un blog ponendo, ovviamente, dei “paletti” minimi.

Vorrei, però, che i 5S meditassero su queste poche righe, perché è possibile pensare ad una politica gestita solo mediante qualche tweet e Facebook? Senza nessuno che approfondisca mai un problema? Solo Like, complimenti e bacetti? Per la Lega può anche andar bene, per le premesse, direi per la “genesi” stessa del M5S, non credo.

Se ritengono che tutto “va bene così” continuino pure in questo modo, ma la democrazia – a mio modo di vedere – deve essere partecipativa, cambiano solo le sedi ed i mezzi. Altrimenti, andiamo avanti con i “mi piace”, fin quando qualcuno scriverà “Resuscitiamo la ghigliottina?” e riceverà milioni di Like. Senza sapere prima, ahimè, chi ci finirà sotto. Magari proprio chi aveva lanciato un gioioso Like: già successo, nel 1789.

La miglior difesa, caro M5S, rimane sempre l’attacco.

 

Carlo Bertani

Fonte:  www.comedonchisciotte.org

13.09.2018

 

NOTE

(1) http://www.carlobertani.it/ali_bab%C3%A0_e_i_quaranta_ladroni.htm

(2) https://comedonchisciotte.org/rocco-casalino-luca-morisi-e-gli-altri-ecco-chi-gestisce-il-ministero-della-propaganda/

(3) http://informazioneeditoria.gov.it/it/attivita/contributi-erogati-e-agevolazioni-concesse/contributi-erogati-e-agevolazioni-concesse/2016/

 

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