Oleg Capovani: “Cari italiani, ecco la guerra vista dall’altra parte della barricata”

Intervista all’analista geopolitico indipendente e blogger freelance sullo scontro tra mondo unipolare e mondo multipolare

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Di Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org

“Non si può analizzare la Russia con gli strumenti che si usano in Occidente perchè è un paese diverso: è grande, ha una storia diversa e la cultura politica della sua popolazione è completamente differente da quella occidentale. Non si possono utilizzare gli stessi parametri”.

Queste parole dell’analista geopolitico indipendente e blogger freelance Oleg Capovani, nato a Milano ma residente in Russia dal 2008, ci svelano nella sostanza i perché di una guerra che rischia di diventare mondiale e di travolgere e sconvolgere tutto, incluse le nostre vite.

La Cultura deve essere al servizio del bene”, ha detto il Presidente Vladimir Putin nel suo intervento durante l’Assemblea Federale del 22 febbraio scorso, ad un anno esatto dall’inizio del conflitto in Ucraina. Ecco perché, provare a comprendere la Russia è importante anche per capire noi stessi e dove l’Occidente ci ha traghettato, quasi annientando ciò che eravamo, trasformandoci in ciò che siamo: popoli in crisi di identità, ciò che garantisce il perpetuo declino che viviamo. Sotto ogni aspetto: demografico, economico e sociale. Mentre la ricchezza materiale si concentra in alto, a discapito di chi sta in basso, azzerando la classe media: un reset generale.

“La nostra sovranità e i nostri interessi nazionali per noi prevalgono su tutto il resto”, ha detto Putin nel suo discorso fiume. Si vuole cercare di annientare, smembrare la Russia perché si contrappone frontalmente al mondo unipolare di Washington, nato dalla vittoria della Guerra Fredda.

Con Oleg Capovani parleremo di tutto questo e di tanto altro ancora, come lui già fa dal suo canale YouTube no profit “Life in Russia” (https://www.youtube.com/channel/UCZ-2X4RX1diPFRN3DzytAMw), cercando di informare noi italiani, sfidando la propaganda mainstream h24.

Oleg vuole presentarsi così: “Un italiano residente in Russia da più di dieci anni che vi racconterà il conflitto in Ucraina visto dall’altra parte della barricata”.

  • Buongiorno Oleg, grazie di aver accettato questa intervista: in Occidente, in Italia, cosa sappiamo dell’Operazione Militare Speciale e cosa non sappiamo?

“Pochissimo. Nel senso che chi vi presenta e vi racconta questo conflitto in realtà ha bypassato tantissimi elementi e lo racconta solamente da un lato, da una parte della contesa. Mediaticamente non esiste traccia di un conflitto che è partito ben 8 anni fa, un conflitto che ha continuato a martoriare il Donbass ed il suo popolo. Una narrazione che non cita mai il mancato rispetto degli accordi di Minsk da parte dell’Ucraina, una narrazione nella quale sono inesistenti le politiche repressive verso la foltissima minoranza russa che c’è in Ucraina, che non è soltanto russofona ma di identità culturale e storica russa e che si calcola sui 9 milioni di persone. Non c’è traccia delle conseguenze deleterie e divisive sulla vita politica e democratica ucraina a seguito dei “fatti di Maidan”; un colpo di stato eseguito cavalcando la piazza contro un presidente legittimamente eletto, Viktor Yanukovich, organizzato, finanziato e diretto addirittura sul posto dal personale del Dipartimento di Stato Americano.”

  • Quali sono le radici storiche e culturali dell’Ucraina e come oggi vengono manipolate?

“L’Ucraina è un paese plurale, che ha una pluralità di identità e questa cosa non si racconta mai. Quando diciamo “gli ucraini”, essi possono essere persone di diversa identità culturale, linguistica e religiosa. Questa cosa non viene mai puntualizzata dai vostri giornalisti: ci sono cittadini ucraini che sono assolutamente russi in tutto e per tutto come gli abitanti del Donbass o della Crimea o del sud: si chiama Novorossija. Se i giornalisti italiani andassero a leggersi un manuale di Storia, scoprirebbero che a partire dal XVI° secolo c’è una grande area che parte dalla Transnistria e arriva fino a Belgorod includendo altre città del sud della Russia. C’è poi una grande area centrale, comprendente anche Kiev, nella quale ci sono ucraini naturalmente bilingui ma più propensi verso il russo; e poi c’è una parte, che è quella della Galizia, dei Carpazi, in passato recente facente parte della Polonia e della Lituania che è invece quella culturalmente e a livello linguistico coincidente con quello che voi in Occidente definite come “Ucraina”. Molti storici ne definiscono i locali non come ucraini ma “ruteni”, e coincide con le aree che hanno fatto la scissione dalla chiesa ortodossa (la chiesa Uniate, ndr), cioè non russa, dove non parlano neanche russo. Parliamo delle regioni di Lvov, di Ivano – Frankovsk e di Ternopil.

Quindi oggi siamo di fronte ad un conflitto mai raccontato, ossia una guerra civile in un paese composito, che invece l’Occidente presenta come un paese A che aggredisce un paese B.

I dati sono chiari: secondo i risultati delle elezioni politiche del 2012 e del 2014, il candidato del Partito delle Regioni, cioè di colui che voleva mantenere un dialogo con la Federazione Russa, prese la stragrande maggioranza di voti, questo prima del conflitto, in tutte le regioni della Novorossija, mentre invece Porošenko, la Tymošenko, e altri dei partiti dichiaratamente neofascisti, come ad esempio Svoboda avevano consenso solo nel nord-ovest, mentre in Ucraina centrale c’era una situazione più bilanciata.

Sono stato in Crimea due mesi dopo la riunificazione e ho visto una penisola ferma agli anni ’70: infrastrutture rimaste ai tempi dell’Unione Sovietica, fatiscenza ed abbandono ovunque. Ciò significa che l’Ucraina, in trenta anni di gestione, non aveva messo una sola hryvnia (moneta nazionale ucraina, ndr): zero totale. Non c’erano neanche i cartelli stradali. Con un pacco così di contanti presi miracolosamente un’automobile a noleggio all’aeroporto di Simferopoli; un aeroporto assolutamente ridicolo con soltanto quattro gates per una penisola che sostanzialmente dovrebbe servire dalla Bielorussia all’Ucraina e fino all’estremo asiatico della Russia (la Crimea è in assoluto la meta più battuta per le vacanze estive, ndr)! Girando, non trovai nulla di quello che a voi raccontano spesso essere “Ucraina”: nessuno parlava ucraino, non ho mai visto un cartello in ucraino. Per una persona che vive in Russia da tanti anni come me, lì come a Odessa fino a Kiev, dove mi trovavo nel 2010, onestamente posso dire che di “ucraino” non ho visto quasi niente”.

  • 2014, il Colpo di Stato. E poi?

“Dal Colpo di Stato in poi, i neonazionalisti sono stati finanziati e spinti a permeare il potere, perchè le cose si fanno con i soldi e ovviamente c’è qualcuno che paga con un obiettivo di interesse personale o privato o imperiale, quindi alludo a Kolomoyskij, che è stato il primo a fondare una banca privata in Ucraina: “PrivatBank”. Kolomoyskij, oligarca ebreo molto vicino a Zelensky, ha finanziato alcuni di questi movimenti neofascisti che odiano i russi e dove poi hanno infiltrato personaggi, fra gli altri, di Svoboda e di Pravyj Sektor. Parlo di Iarosh, parlo di Yazenyuk, un neonazionalista messo dagli americani come primo ministro dopo il golpe; insomma, sono passati dalle parole ai fatti, iniziando una politica persecutoria e discriminatoria.

Questo è fondamentale per capire tutto quello che sta succedendo adesso.

Vivo in Russia dal 2008 e parlando del paese che mi ha accolto non ho mai sentito parole come “razzismo”, “intolleranza”, “discriminazione” delle minoranze etniche, linguistiche, religiose, anzi la tolleranza ed il rispetto sono principi fondanti della Federazione Russa; e lo posso testimoniare perchè sono stato in Tatarstan, Carelia e in tante altre regioni. Mentre secondo la quasi totalità dei giornalisti e dei politici occidentali: “la Russia non lascia all’Ucraina la libertà di prendere la propria strada”. L’Ucraina prenda pure la propria strada ma rispetti le minoranze e la pacifica convivenza. Questa cosa non è avvenuta, anzi: prima l’Ucraina era un Paese con due lingue ufficiali, cioè si poteva usare il russo per tutti gli aspetti della vita pubblica. In un ospedale, in un ufficio pubblico. Adesso questa possibilità è stata tolta. Si sta cercando di osteggiare l’insegnamento del russo nelle scuole, si stanno rimuovendo tutti i monumenti della vittoria nella seconda guerra mondiale quando in Ucraina i popoli sovietici hanno sacrificato 10 milioni di persone! 10 milioni di persone per difendere l’Europa dal nazifascismo e questa cosa sta venendo brutalmente rimossa. In sostituzione, fioriscono i busti di Bandera che era un collaborazionista delle SS, che ha fatto ammazzare 60.000 polacchi, che era un razzista. In questi anni, in Ucraina, non in Russia, si è continuato a seminare odio.

Intolleranza programmata e strutturata, addirittura nelle scuole, insegnando ai bambini di 8 anni a cantare “Moskaly na nozhy“, cioè “Passare i russi ai coltelli“. Hanno riscritto i libri di storia: oggi l’Ucraina risulta un paese con 2000 anni di storia, predecessori pure rispetto all’impero francese. Per anni gli squadristi neofascisti hanno fatto spedizioni punitive verso “presunti separatisti”, rei di non voler condividere questo nuovo corso, con il beneplacito delle istituzioni “democratiche”, fino ad arrivare all’eccidio di Odessa dove vennero bruciate vive 50 persone colpevoli di raccogliere firme per la difesa della lingua russa.”

  • È stato fatto di tutto per provocare una reazione?

“Ovviamente. Per anni sotto l’ombrello dell’Unione Sovietica, tutte queste piccole identità e i corrispettivi nazionalismi erano rimaste sopiti, nascosti. Parlando dell’Ucraina vi è un’area dove ha covato sempre il nazionalismo antisovietico, che è quella dell’Ucraina nord occidentale, però era molto esigua. Dall’altra parte nessuno dei vostri grandi analisti ha mai detto che l’Ucraina ha avuto un peso enorme nella gestione dell’Unione Sovietica, la seconda potenza mondiale. Krusciov era ucraino, Bréžnev era ucraino, Gorbačëv per metà era ucraino, Jurij Gagarin era ucraino, Lobanovs’kyj, l’allenatore della nazionale di calcio sovietica, era ucraino. L’Unione Sovietica e l’Ucraina non erano due cose separate.

Adesso, i signori dell’informazione mainstream si prendono il diritto di cancellare tutta questa storia. Per legittimare un presente di guerra civile fatta passare per aggressione unilaterale.”

  •  Zbigniew Brzezinski sosteneva che la Russia, senza l’Ucraina, è a rischio.

“Prima dei fatti di Maidan, Mosca era il primo compratore di prodotti ucraini: grano, abiti, pomodori, tabacco, cognac. Per anni, la Russia ha rifornito l’Ucraina di gas e di petrolio a prezzi assolutamente ridicoli, meno della metà del prezzo di mercato e sfido chiunque a dimostrare il contrario. E poi la questione principale, detta da qua, dopo quindici anni di vita in Russia: possiamo dire che almeno la metà dei russi ha parenti in Ucraina, e che la metà degli ucraini ha parenti in Russia. Quindi i “giornalisti italiani” del mainstream raccontano una realtà che non esiste, perchè questo è praticamente un unico popolo, fatta eccezione per una singola regione di cui ho parlato poc’anzi. Se non si considera questo elemento, si sta raccontando una storia che non esiste.”

  • Quindi si spiega anche un certo tipo di atteggiamento e approccio militare della Russia nel condurre le operazioni in Ucraina.

“Non sono gli stessi metodi brutali che coinvolgono la popolazione civile della Nato attuati in Iraq, in Serbia, in Siria, in Afghanistan e in Libia. In Ucraina, l’approccio militare è assolutamente diverso perchè stiamo parlando di un popolo unico. Ovviamente in guerra non ci sono santi, la guerra è una cosa negativa, è una cosa da ripudiare, però, c’è anche da considerare il fatto che nel Donbass si è consumato un genocidio per otto anni e che il trattato di Minsk non è mai stato rispettato da parte di Kiev.

E poi, sono stati gli stessi abitanti del Donbass, le autorità politiche del posto e i partigiani a richiedere l’intervento di Mosca.”

  • Partigiani?

“Proprio così, partigiani: gente che prima lavorava nelle miniere ha infatti preso il fucile ed è andata a difendere casa propria. Ci sono le immagini a dimostrarlo; le ho pubblicate sul mio canale, ma da voi non sono mai passate, sono anni che loro non chiedono ma implorano – lo sottolineo -, implorano l’intervento della Federazione Russa. E Putin si è trovato di fronte a due scelte sbagliate: o non intervenire, o intervenire. Ed è sbagliato anche intervenire perchè si è scatenato un conflitto che sappiamo benissimo le distruzioni ed i problemi che sta portando.”

  •  La società come sta vivendo il conflitto?

“I russi hanno una storia di patriottismo che non è comparabile ai paesi europei, perchè essa ha avuto sempre tanti nemici ed il suo popolo ha uno spirito patriottico e di molto superiore a quello dell’Italia o di altre nazioni del continente. I russi non lasciano i propri fratelli a morire: “my svoyh ne brasaem“, sarebbe “noi i nostri non li molliamo”, e questo è un principio fondante di questa comunità. Quindi dopo 8 anni che la gente del Donbass invocava aiuto, giusto o sbagliato che fosse, l’aiuto è arrivato.”

  • Quali sono le finalità ultime di questo intervento militare speciale?

“Donetsk era una città di 1,5 milioni di abitanti, se non ricordo male. Questa gente ha vissuto quotidianamente per otto anni sotto i bombardamenti; lo testimonia, tra le altre cose, la “via degli angeli” con un memoriale che ricorda 150 bambini caduti sotto l’artiglieria ucraina. Questa gente ha avuto la dignità di non mollare la propria casa e di restare lì. Di conseguenza la priorità inizialmente era allontanare il fronte delle ostilità e allentare la pressione su Lugansk, Donetsk ed i centri urbani limitrofi. Il secondo elemento l’ha ribadito Putin quando la Federazione Russa ha riconosciuto la Repubblica Popolare di Donetsk e Lugansk con l’impegno a perseguire due azioni congiunte: demilitarizzazione e denazificazione.

È ovvio che ogni grande Paese ha le sue naturali sfere di influenza dove, tra l’altro, vivono i propri cittadini visto che con il crollo del 1991 la Russia ha perso 14 repubbliche rispetto all’Urss: una superficie grande come l’Europa. Quindi è davvero la Russia che sta facendo una politica aggressiva?

Chi conosce la Storia sa benissimo che la Russia è nata a Kiev e sa benissimo che l’Ucraina è come io la definisco “una gamba della Russia”. Non solo la Nato si è espansa violando le aree naturali storiche di influenza di Mosca, ma addirittura vuole far entrare questi paesi al proprio interno, invece che lasciarli neutrali, come il buonsenso suggerirebbe: li ha armati e per questo è partita l’azione di demilitarizzazione.”

  • L’impiego del gruppo Wagner ed il ruolo molto significativo dei ceceni (che sono di religione islamica) nell’Operazione Militare Speciale potrebbero, in qualche modo, mutare o determinare un qualche riassetto degli equilibri di potere in Russia?

“Non penso, per motivi diversi. Riguardo ai ceceni, in Occidente si sa ben poco di cosa sia successo in Cecenia dopo la fine delle guerre che l’hanno insanguinata negli anni ’90: oggi Grozny è una città moderna, sicura e ordinata, con ottime infrastrutture. Kadyrov ha avuto il merito, pur con i suoi limiti personali, di dimostrarsi un leader riconosciuto dai suoi cittadini di fede musulmana, che è riuscito a riappianare le lacerazioni precedenti e a metter da parte i temi secessionisti, trovando sintonia con Mosca. La verità è che i ceceni si trovano bene nell’assetto attuale della Federazione Russa poiché è un paese multinazionale dove vengono rispettate le autonomie e vige la tolleranza. In sostanza possono praticare l’Islam in maniera soft e godere dei vantaggi di essere dentro un paese dalle risorse infinite e quasi europeo.

Riguardo alla Wagner servirebbe un’altra intervista. Nessuno nega che sia una formazione di destra, forse estrema destra, finanziata da un oligarca, Evgeny Progozhin e che esprima idee politiche come il “suprematismo russo” e cose simili, che si trovano in contraddizione con lo spirito stesso della operazione militare speciale. Tuttavia, va detto che come sempre succede nella storia, quando una comunità viene coinvolta in una guerra le idee politiche si mettono da parte per l’unità: esattamente ciò che è successo un anno fa quando tutti i partiti della Duma, inclusi quelli di opposizione, hanno votato all’unanimità per il riconoscimento delle due Repubbliche Popolari.”

  • L’informazione in Russia. Come viene affrontata in tempi di guerra? Si dà soltanto la cronaca bellica o si guarda il conflitto come scontro tra blocchi nell’ottica di un mondo multipolare nascente?

“Mediaticamente sono ormai otto anni che qui si parla quotidianamente di ciò che succede in Ucraina, da voi non se n’è parlato, ma qua se ne parlava già tutti i giorni. Ovviamente, per onestà intellettuale bisogna dire che i media russi sono a loro volta a senso unico, ma sfido chiunque a dimostrare che ogni altro paese in conflitto non abbia fatto lo stesso. Non raccontiamoci delle balle. La cosa scandalosa non è la propaganda di Mosca o di Kiev; in Russia è ovvio che quando i giornalisti o gli opinionisti intervengono in televisione, cercano di incoraggiare i ragazzi che sono attualmente impegnati nelle operazioni belliche: ci mancherebbe che il soldato aprisse il telefonino e vedesse che il suo telegiornale in patria dice che tutti loro sono una banda di perdenti o che combattono per una causa non condivisa. Questo è logico e vale per tutti i paesi del mondo. Lo scandalo è la propaganda a tappeto che c’è in Europa, che è uno spettatore di questa tragedia, e ciò è inaccettabile.

La Russia ha una missione nel mondo attuale, pur non essendo un gigante economico è comunque un attore geopolitico in prima linea, perché non lo sono né la Cina, nè l’India, nè l’Iran, nè altri; è la Russia che si prende questa “responsabilità” di contrastare il tentativo di egemonia del capitale angloamericano e dell’imperialismo americano combattendo per un mondo multipolare.

Gli Stati Uniti d’America hanno vinto la Guerra Fredda ma non sono riusciti a costruire un sistema unipolare stabile. Non lo è stato: in trenta anni a livello planetario abbiamo vissuto crisi economiche, abbiamo assistito a diverse guerre onestamente evitabili, abbiamo vissuto l’epidemia gestita malissimo, la crescita del precariato sociale, e sostanzialmente non c’è un equilibrio né una prospettiva certa. Anzi, in Occidente c’è una grave crisi demografica e identitaria, mentre vediamo che la Cina, l’Iran e altre identità, anche in condizioni più difficili di vita, hanno invece un progetto ed un futuro.

E invece se chiediamo a qualsiasi cittadino occidentale: tu chi sei? Da dove vieni? Dove vai? Farà molta fatica a rispondere.

In Russia è totalmente diverso. I russi possono avere anche tanti difetti, io non vi racconterò mai che qui c’è la democrazia o che la vita qui è tutto oro, vi racconterei una balla, e io non racconto le panzane che raccontano i vostri giornalisti in Italia. Qua non c’è democrazia, non faccio fatica a dirvelo. La stampa non è libera. Però c’è uno spirito patriottico, c’è un senso comunitario, c’è il senso della giustizia. E i russi si sono impegnati in questa cosa consapevolmente e proprio per via di questa identità.”

  • Quanto è importante e qual è il ruolo della Chiesa Ortodossa Russa e del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill per l’Operazione Militare Speciale e per il raggiungimento dell’obiettivo principale: il mondo multipolare?

“La Chiesa Ortodossa, come molti altri “soggetti” importanti della società russa, ha sostenuto le scelte fatte dal presidente. Dalla fine dell’Urss ha ripreso libertà di azione, pur essendo sempre meno influente di quanto non lo sia quella cattolica per l’Italia, a mio parere. Più che di ciò che accade in Russia, mi preoccupa molto il fatto che persino i sacerdoti ortodossi siano oggi oggetto di violenza, intolleranza ed intimidazione nelle regioni controllate dal regime di Kiev. Ci sono diverse testimonianze e video a riguardo. Segno che il rigurgito del nazismo in Ucraina non è una favola, purtroppo.”

  • In Occidente, la Russia viene accusata di Imperialismo.

“Cosa si intende per imperialismo? È quando un grande attore statuale vuole estendere i propri confini e la propria influenza. L’Urss dopo il grande sacrificio della seconda guerra mondiale aveva la propria influenza su tutta l’Europa orientale. Oggi, fatta un’ora e mezzo di macchina da San Pietroburgo (che è la seconda città della nazione) arrivi in Estonia e trovi le basi della Nato. Quindi chi è che ha condotto una politica aggressiva e chi invece è andato indietro?

Se si è onesti intellettualmente non si può tacciare la Russia di essere imperialista, perchè la Russia ha perso le proprie aree di influenza e ha perso le proprie aree fondanti della sua stessa identità che è l’Ucraina.

L’Ucraina, la Bielorussia e la Russia – e io l’ho detto a più riprese nel mio blog video – sono una cosa unica. Lasciate stare quello che raccontano gli analisti di New York o di Londra: non sanno niente. Se abitassi qui da anni e parlassi quotidianamente con la gente, vivendo, lavorando e soffrendo e provando gioie insieme a loro, avresti una certezza: una persona di Kiev, una di Minsk, una di Vladivostok, una di Mosca e una di Donetsk sono la stessa cosa! C’è più differenza tra un bergamasco, un senese e un romano, che tra un cittadino di Minsk, di Kiev o di Mosca!”

  • Tornando all’informazione, qual è lo stato dell’informazione in Russia comparandolo con l’Italia e l’Occidente in generale?

“In Italia c’è una menzogna organizzata, mentre l’informazione indipendente è tendenzialmente libera; in Russia la situazione è diversa, ma ci sono delle testate alternative. Ho visto poca censura su internet però. È evidente che ci sono dei casi, vedi Novaya Gazeta – che è stata chiusa -, vedi altre testate che avevano degli orientamenti anti governativi, e quindi in genere hanno vita difficile, questo è sotto gli occhi di tutti.”

  • Come si fa a distinguere, a capire, se quel media russo è filo occidentale perchè sostenuto sotto qualche forma dall’Ovest o magari quel media è invece soltanto critico perchè vuol fare informazione indipendente rispetto a ogni potere?

“È facilissimo da capire, hanno provato anche a contattare il sottoscritto. Chi è finanziato dall’Ovest si trova in Repubblica Ceca, si trova in Israele, si trova nei paesi Baltici. Se andiamo a vedere chi sono i redattori di queste testate, il più delle volte si trovano al di fuori dei confini nazionali e i soldi gli arrivano anche per scrivere sui social media. Tornando al dissenso interno, possiamo citare RBK, che è un canale internet e anche televisivo fondato da Prokorov, un ex candidato alle presidenziali chiamarlo anti governativo forse non è appropriato, lo definirei una voce alternativa, che non fa becera propaganda come Vladimir Solovyev, giornalista simbolo della propaganda di Stato, più o meno quello che fa Bruno Vespa in Italia da cinquanta anni.

Su internet ci sono delle voci libere, ci sono anche degli esponenti politici comunisti e anche liberali, ma non è uno scenario plurale perfetto, c’è qualche piccola voce. Ovviamente, parlando di opposizione, tanti artisti, cantanti si sono esposti, vedi la Pugachova, Makarevic ed altri, presentatori televisivi che hanno manifestato chiaramente la loro contrarietà all’intervento in Ucraina e una parte di opinione pubblica, più che altro di Mosca e San Pietroburgo. Ma se parliamo della Russia profonda, che ci crediate o no, è tutta dalla parte di Putin.”

  • Come possiamo definire politicamente il partito di maggioranza relativa “Russia Unita”?

“Russia Unita è oggi quello che era il Partito Comunista (Pcus) ai tempi dell’Urss. Il Pcus aveva al suo interno correnti diversissime: c’erano gli stalinisti, c’erano i moderati, c’erano i sognatori e c’erano i liberali, tutti dentro il medesimo partito. E oggi “Russia Unita“, anche questo partito, tiene insieme ex nazionalisti, conservatori, liberali.. ci sono diverse sfaccettature.. come è naturale che sia. Perchè qui il sistema politico è diverso da quello dell’Occidente, e questo è un altro elemento che i vostri analisti mancano. Non si può analizzare la Russia con gli strumenti che si usano in Occidente perchè è un paese diverso: è grande, ha una storia diversa, la cultura politica della sua popolazione è completamente differente da quella occidentale. Non si possono utilizzare gli stessi parametri.”

  • Quanto conta oggi, dopo l’intervento in Ucraina, l’ala liberal globalista all’interno del governo russo più vicina a interessi esteri?

“La Russia è una Repubblica Presidenziale e Putin può emettere i cosiddeti “ukaz”, decreti presidenziali che non richiedono la votazione della Duma. E quindi, secondo me, Putin non ha bisogno di preoccuparsi per ogni mossa del sostegno delle èlite finanziarie. Anche perchè, ha già gran parte del loro sostegno in quanto ha dato ordine e stabilità ad un paese dopo il Far West degli anni ‘90. Ha creato sostanzialmente un contesto agevole per fare business. Se ci dovesse essere un malcontento da parte del capitale russo, questa cosa non verrebbe comunque a galla, perchè la Russia non ha un humus analogo a un paese occidentale, esso appare come un blocco unico; non come in Occidente dove le èlite finanziarie possono manifestare apertamente il loro malcontento.”

  • Come potremmo definire attualmente la situazione economica e sociale del Paese?

“I vostri media già dopo poche settimane avevano annunciato l’imminente default dell’economia russa. Adesso è passato un anno e non abbiamo assistito a nulla di simile. Secondo i dati, c’è stata una modesta flessione del 2% dell’economia russa. Questo paese ha risorse naturali, energetiche, umane quasi infinite.”

  • Quali sono stati gli effetti sull’economia interna delle sanzioni occidentali?

“Quasi nulli. L’Unione Sovietica ha vissuto per 70 anni con le sanzioni occidentali ed ha fatto da contrappeso al capitalismo americano in tutto il mondo. Venendo alla Russia di oggi, io penso che i russi siano poco preoccupati di queste sanzioni perchè il rublo, al contrario, si è rafforzato grazie alla mossa di richiedere agli acquirenti delle fonti energetiche di aprire conti nelle banche russe in valuta nazionale. Un altro elemento fondamentale: il mondo intero non coincide con l’Occidente (Europa e Nord America); il mondo è variegato, è composto anche dai Brics, è fatto di Asia, America Latina, Emirati Arabi, tutti questi paesi possono aver condannato la Russia presso l’Onu, ma in realtà continuano a dialogare con essa a livello economico; quindi le sanzioni fanno male all’Europa.”

  • Allora quali interessi servono queste sanzioni?

“Si sta realizzando la strategia imperialista del capitale angloamericano: una guerra, sul campo dell’Ucraina, contro la Russia che è alla testa di quella grande schiera di paesi che vorrebbero un mondo multipolare. E così prende due piccioni con una fava, colpendo indirettamente l’Europa e mettendola in ginocchio a livello economico. Addirittura Vladimir Žirinovskij, politico vivace, recentemente scomparso, ha avuto delle intuizioni lampanti che si stanno avverando: l’Europa ha un bisogno assolutamente fisiologico di utilizzare le risorse naturali della Federazione Russa perchè entrambe hanno in comune un confine geografico naturale. E perchè storicamente il capitale angloamericano – e questo chi conosce a fondo le cause delle prime due guerre mondiali lo sa – ha sempre cercato di tenere separate la Germania e la Russia, per mantenere il predominio sul continente europeo. Questa è la sintesi della storia europea. È una strategia politica atta ad indebolire l’Europa continentale elaborata dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti d’America. Quindi le sanzioni sono uno strumento per indebolire politicamente ed economicamente, ancor di più l’Europa. E Žirinovskij disse che ciò sarebbe poi stato propedeutico ad un “Piano Marshall 2” di sostegno all’Europa e all’economia europea. Ma a quali condizioni e a che prezzo?”

  • Per l’altra parte del confine, ci sono invece dei piani americani che prevedono lo smembramento della Russia in più nazioni separate.

“Certo, è la stessa strategia di quando la Cina fu divisa nell’ ‘800 durante le guerre dell’Oppio: quando fu diviso il paese per zone di controllo (francese, inglese ecc..). E vorrebbero fare a pezzi la Russia perchè da nazione unita può contrapporsi a questa strategia di predominio; invece una Russia divisa diventerebbe un ostaggio facilissimo per gli alligatori: per il capitale anglossassone, per l’imperialismo americano. Però chi conosce la Russia, chi conosce la storia della Russia, sa come è andato a finire Napoleone, sa come è andato a finire Hitler. Chi conosce la Russia queste cose le sa. E allora la Russia potrebbe anche perdere uma guerra; ma spezzare, spaccare questo popolo, questa identità, mi sembra molto difficilmente realizzabile.”

  • L’economia russa è basata in gran parte sulle esportazioni di materie prime, su mega imprese statali. Manca attualmente un’ossatura industriale interna di grandi, medie e piccole imprese. Si sta facendo qualcosa per ovviare a tutto ciò? Se non si sviluppa questo, anche la classe media ne può soffrire. E la Russia rischierebbe una dipendenza industriale dalla Cina.

“Vero. Vivo qua, quindi vado a fare la spesa, compro elettrodomestici, mi sposto. L’automobile è francese, il cibo è italiano, i vestiti sono fatti in Turchia e via dicendo. L’industria leggera non è stata ancora sviluppata abbastanza, nonostante i passi avanti fatti nel settore delle infrastrutture e nella modernizzazione del paese; negli ultimi anni la Russia è diventata un paese moderno in cui si vive in maniera abbastanza confortevole, ma ancora produce poco sul piano dei beni di consumo. Capire il perchè di questa cosa è molto difficile, penso che in gran parte ciò derivi dalle caratteristiche proprie del popolo russo e dalla sua non proprio brillante capacità di iniziativa. Gli italiani, ovunque vadano nel mondo, riescono a creare, a farsi notare, a farsi apprezzare. Noi italiani siamo un po’ dei grandi artigiani, da quello che fa la pizza, a quello che fa i vestiti, al musicista e via dicendo.. ecco, il russo ha altre qualità.”

  • Altre concause potrebbero riportarci di nuovo a Kiev.

“È vero che ci sono dei problemi interni che affliggono questo paese e che Putin non è riuscito a risolvere: per esempio, l’assottigliamento della classe media. Dai primi anni 2000 fino al 2008/2012 abbiamo assistito a un incremento del ceto medio e questo è sinonimo di una società più equilibrata. Però da quando la situazione ucraina è esplosa, ossia dai fatti di Maidan, non dimentichiamoci che sono iniziate anche le sanzioni economiche; è iniziata una politica di isolamento della Russia, è diminuito il dialogo con l’esterno. Ovviamente quando diminuisce il dialogo e quindi calano gli scambi con l’estero, ne giovano soltanto i grandi industriali mentre la classe media ne soffre. Perchè chi magari prima faceva piccolo business con l’Italia, ad esempio, all’improvviso ha dovuto rinunciarvi. Questa politica è stata iniziata dall’Occidente, non dalla Russia. La Russia e Putin hanno sempre voluto dialogare. Sono sempre stati disponibili al dialogo e alla cooperazione in maniera sincera ed onesta, su un piano di parità. Invece l’Occidente ha cercato di trovare gli argomenti per chiudere il dialogo e però gli effetti sono stati assolutamente opposti. Lo dice la Storia: guardate la Corea del Nord, guardate Cuba, paesi che sono sanzionati da tanti anni. E qual è stato il risultato? Chi sta al potere è sempre più saldamente al potere e la classe media è sempre più piccola. Questo è quello a cui abbiamo assistito qui dal 2012.”

  • Questa rottura tra Europa e Russia voluta da oltre atlantico, potrebbe rappresentare per la Russia l’occasione per costruire una sua industria nazionale e quindi anche una classe media finalmente strutturata?

“L’occasione c’è. Si parla di “importzameshenye“, che in russo significa la sostituzione dell’import straniero. Una nota di colore è quella di Mac Donald’s, che oggi si chiama “vkusno y tochka“. Sostanzialmente c’è lo stesso menù che aveva la multinazionale americana, si chiama in maniera diversa, ma gli ingredienti son gli stessi, non è che prima la carne arrivasse dall’Argentina. Ma sulle automobili, su quei beni di consumo che richiedono una certa conoscenza ed un certo livello artigianale, purtroppo i risultati sono attualmente abbastanza scarsi.”

  • Lo Stato aiuta la nascita di imprese private piccole e medie?

“Ci sono condizioni molto favorevoli per l’imprenditoria privata, nel senso che le condizioni sono molto flessibili: dal mercato del lavoro, alle materie prime che sono a bassissimo costo. Le tasse sono leggerissime: siamo sul 13% per una Srl, al 9% oppure al 6% per le ditte individuali. Il cuneo fiscale è minimo ed è vero che questo significa una controparte scarsamente tutelata.”

  • Come stanno le cose dal punto di vista delle condizioni di lavoro e del potere contrattuale del lavoratore?

“Rispetto ai tempi dell’Urss sono stati fatti dei passi da gigante, ma all’indietro. Se chiedi alla gente scopri che a quel tempo dovevi soltanto lavorare, senza pensare al resto: la casa te la dava lo Stato, l’università era gratis, i trasporti quasi. Il cibo non era chimico come quello di oggi e costava pochissimo. L’unica cosa che dovevi fare era lavorare, altro che disoccupazione. Oggi è molto diverso: è un mercato del lavoro liberista, con molte meno tutele. E quindi ovviamente licenziamenti e diritti sociali corrispondono a quelle di un paese di libero mercato in salsa nazionale. Putin, in realtà, ha mantenuto alcuni ammortizzatori sociali risalenti al tempo dell’Unione Sovietica; c’è un livello di welfare quasi europeo (quando in Europa funzionava) e molti servizi o beni di base hanno comunque un costo modesto anche per le tasche più piccole. Comunque rispetto all’era di Boris Eltsin non c’è paragone: una dimostrazione di ciò è l’aspettativa di vita che si è molto alzata negli ultimi anni.”

  • C’è un problema previdenziale che riguarda assegni pensionistici troppo esigui?

“Le pensioni sono sempre state basse. Come in tutta l’Europa dell’Est. Non parliamo dell’Ucraina: già nel 2010 era un Paese allo sbando; ad esempio, una mia amica infermiera guadagnava 100 dollari di stipendio al mese e i pazienti arrivavano in ospedale con le siringhe portate da casa. Certo la Russia non ha pensioni al livello di Francia o Germania, ma ci sono moltissime agevolazioni per accedere a tantissimi servizi essenziali per molteplici aspetti della vita quotidiana. Per le categorie anziane esiste una rete minima di protezione sociale.”

  • Chi è il vero sconfitto della guerra in Ucraina?

“Prima di tutto il cittadino ucraino. Perchè i contendenti sono caduti in questa trappola nella quale i cittadini ucraini che siano essi filorussi, filoucraini o neutrali hanno più da perdere. La gente continua a morire in una guerra fratricida che non ha alcun senso, a parte i motivi già citati. Gli altri sconfitti sono sicuramente i ragazzi russi che vanno a morire combattendo; vanno a morire perchè non si tirano indietro e questo ve lo posso anche dimostrare poichè l’ho chiesto a molti. Molte persone sono andate via, ma c’è una parte enorme che è pronta ad arruolarsi. E la loro risposta è sempre chiara, anche di chi ha figli:  “Ti è arrivata la cartolina?” – “Non mi è ancora arrivata, ma se succede partirò”. Gli altri sconfitti sono gli europei, perchè il bersaglio grosso di tutta questa storia sono loro, siete voi.

La Russia può anche perdere questo conflitto, ma non scomparirà mai. L’Europa è la grande sconfitta, e una crisi economica importante potrebbe sancire definitivamente la sua dipendenza dagli Stati Uniti d’America. E poi il cittadino europeo che dovrebbe aver diritto ad informarsi e a farsi una propria libera opinione: oggi, l’arma più potente non è la guerra, ma l’informazione. Se tu fai una campagna senza precedenti di discredito, di distorsione dei fatti, se tu capovolgi la realtà e la presenti in questa maniera, una campagna massiccia, perpetua, con un martellamento quotidiano, fatto anche di messaggi subliminali, tu automaticamente indirizzi l’opinione pubblica ad approvare e giustificare le scelte dei governi. E queste scelte cosa comportano? Cosa comporta il sostegno dei paesi al regime di Kiev? Vanno a prendere i soldi del contribuente europeo per comprare armi che arrivano in Ucraina e che, a loro volta, vengono utilizzate per ammazzare i civili ed i partigiani nel Donbass. Questo è il giro, questa è l’arma e questa è la forza dell’informazione. Quindi ovviamente l’informazione è un tassello fondamentale in tutto questo quadro, in tutta questa operazione. Concludo sperando di ritrovarci nuovamente qui ancora per cercare di informare e, in quella occasione, di poter parlare finalmente di pace.”

Di Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org

Jacopo Brogi, autore e documentarista; freelance United Photo Press. “La realtà ha bisogno di più testimoni. Per mostrarla e per cambiarla.”

Alessandro Fanetti, studioso di geopolitica e relazioni internazionali, autore del libro Russia: alla ricerca della potenza perduta (Edizioni Eiffel, 2021).

L’intervista che avete appena letto è parte del documentario INSIDE HEARTLAND prodotto dalla redazione di ComeDonChisciotte.org:

Heartland” è il Cuore della Terra. Chi riesce a prenderlo, si prenderà il mondo. Dai tempi dei Cavalieri Portaspada a Carlo XII, da Napoleone a Hitler. Ci hanno provato in molti. Dal passato, al presente: dalla caduta dell’Unione Sovietica al grande Reset degli anni ’90, dalla ricostruzione del Paese alla guerra d’Ucraina. Le radici secolari, e le prospettive globali che scuotono la contemporaneità. Intellettuali, politici, governanti e gente comune. Tra metropoli ipertecnologiche e cosmopolite e la nazione profonda. Oggi più che mai, la Russia è tornata, mai così amata e così odiata. Sir Halford Mackinder la chiamava “Heartland” e sarà questo il viaggio al Cuore della Terra per cercare di decifrare il nostro futuro, quello del mondo che sarà.

Questo il promo del progetto editoriale:

 

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