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La Redazione

 

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No Tav: la grande illusione

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A cura di Rosanna
Il 10 Marzo 2019
1434 Views

DI ROSANNA SPADINI

comedonchisciotte.org

Meglio di David Copperfield il premier Conte ha fatto sparire i bandi per il Tav sotto gli occhi di tutti, nemmeno fossero stati la statua della Libertà o un Learjet di 7 tonnellate.

Una sua lettera arrivata per tempo dice infatti di aver ricevuto la conferma da parte di Telt del consenso a ridiscutere l’opera e a congelare i bandi. Un modo per rinviare il problema a dopo le elezioni europee. Ma non una soluzione definitiva.

In realtà il commento più giusto arriva da Alberto Perino, leader storico dei No Tav, il movimento che da 25 anni (1994) si oppone al treno superveloce in valle: “Telt vince, Conte e i 5stelle perdono, Salvini gode”.

Il dibattito sul Tav è entrato a pieno titolo nello scontro politico, in quello che sembra sempre più un inizio anticipato della campagna elettorale per le europee, decomposto da una miriade di forzature e fake news.

Lo share mediatico di Salvini ha raggiunto ormai il suo zenith, il blocco dei flussi migratori gli ha guadagnato grandi consensi e vette ritenute inarrivabili un tempo, ora però l’affare Tav è considerato irrinunciabile e vitale dal sistema, che vive da decenni sulla spoliazione di soldi pubblici, perché può trasformarsi in un pozzo di San Patrizio inesauribile, che continuerà a foraggiare l’Alta Voracità delle classi dirigenti più avide della storia d’Italia.

Da qui la battuta d’arresto imposta dalla banda affaristica del Tav, e l’improvviso rischio di crisi di governo. Salvini era entrato nell’alleanza di governo come ‘junior partner’, ma il suo peso è cresciuto nel tempo nei numeri dei sondaggi, e oggi forse sembra non avere più la stessa convenienza a stare in un governo padroneggiato dal MoV, con Conte schierato dalla sua parte.

Ma in Parlamento non esiste una maggioranza di ricambio, e mentre il felpato dice di non voler tornare a fare il Dudù del Berlu, Di Maio da parte sua ha tutto l’interesse a tener duro.

“Non è un caso che il Tav abbia la maggioranza di Salvini, Berlusconi, Meloni e di Zingaretti. Evidentemente quando c’è una grande torta, ci sono interessi da tutelare”, ha detto Gianluigi Paragone, rimarcando la coerenza del MoV nel difendere il suo NO alla Torino-Lione.

https://www.facebook.com/gianluigi.paragone/videos/804998549866651/?__xts__[0]=68.ARA4aQU4A6F__UTI9cv1-zMB4QfglWp6AfjEwN7CbPC6SQqz91dRWipQ00D5Q-byLO0-ujZwL_JJw3ZkVuD_BOP06eZk2QYsurCNUiag5C64Du-wrGzxWXctXG4_u_qXVkQir1ygqfs0tSRWH5e8AJ5w0fFiX8Y-a4igUfD0CONOlrL_aeV1jJKuDtvvZGJEMAZSnNSwtnHpqIhTMQrZlendN7grasj1XW8-BjfhS-nka6wLhAFeGZLfJsEWZkv0FUvFgc20uI_7LcQp3oQJwdeqFV4QrgHy3YHZb_2iEb7OKme2mkdqSoiLzufqTLwtNawItkmxvpE1gtECzxZuArBYeyHhBqMWjVDK&__tn__=H-R

 

L’esecutivo sembra dunque approfittare del diritto privato francese: «La via più di buon senso è quella di pubblicare i bandi con la clausola della dissolvenza così come previsto dal diritto francese che consente in qualsiasi momento di poterli revocare», ha spiegato il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri.

Se i bandi fossero stati bloccati sarebbero valsi per l’Italia 300 milioni di contributi europei per la realizzazione dell’Opera.

Per il momento la strada della ‘dissolvenza’ sembra essere l’unica soluzione indolore, nel senso che i bandi francesi si terranno, e allo stesso tempo il governo prende tempo.

Danilo Toninelli ha voluto sfruttare fino in fondo la clausola di dissolvenza, quando nei giorni scorsi sosteneva che si può allo stesso tempo dire sì ai bandi e no al Tav.

https://www.facebook.com/tg2rai/videos/vb.366830080007093/291974931712940/?type=2&theater

 

Il Cda di Telt resta comunque convocato per lunedì, con l’ordine del giorno per il via libera ai bandi da 2,3 miliardi di euro per la realizzazione del tunnel di base.

Però la faccenda è ancor più complicata, perché la Telt-Tunnel Euralpin Lyon Turin sas è un’azienda francese di proprietà al 50% dello Stato francese e al 50% delle Ferrovie dello Stato Italiane con sede a Le Bourget-du-Lac, nel dipartimento della Savoia, in Francia, con lo scopo di progettare, realizzare e gestire la sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria AV/AC Torino-Lione.

Dal 24 maggio del 2011 le Ferrovie dello Stato sono diventate una S.p.A, cioè un organismo di diritto pubblico, però in forma di società per azioni.

A marzo del 2016 Francia e Germania hanno firmato un accordo sulla distribuzione dei costi totali stabilita a 8,3 miliardi di euro (valore 2012). Il nuovo tunnel dovrebbe quindi essere finanziato per il 40% dall’Unione europea, il 35% dall’Italia, il 25% dalla Francia. Condizioni a dir poco disoneste per l’Italia, cui spetta il tratto minore.

L’abbinamento è piuttosto curioso, perché se lo Stato francese non può mai fallire, FS invece essendo una SpA potrebbe fallire, soprattutto se si espone ad opere insostenibili e se nella sua galassia esistono soggetti privati che cercano di vampirizzarla creando flussi finanziari distrattivi dall’interno. Ad esempio la TP Ferro, società che ha gestito la ferrovia e il tunnel Parigi Barcellona sotto i Pirenei è stata costretta a portare i bilanci in tribunale nel 2015.

La linea è ampiamente sottoutilizzata, solamente 70 treni passeggeri e 32 merci a settimana, ben al di sotto delle previsioni. Il costo della sezione transfrontaliera fra Perpignan e Figueras, comprendente il traforo, è stato di 1,2 miliardi di Euro, e ora il debito della TP Ferro supera i 400 milioni. Il tratto di linea in questione fa parte del fantasioso Corridoio Mediterraneo e la sua costruzione era stata finanziata dall’Unione europea. Lo stesso corridoio della Torino-Lione, e la società ora in fallimento ci teneva a sottolinearlo.

La sezione transfrontaliera della Torino-Lione costa oltre sette volte la Figueras-Perpignan. Ma nulla lascia intravedere un futuro più roseo per la linea francoitaliana rispetto a quella francospagnola. A maggior ragione se si considera che fra Italia e Francia già esiste una ferrovia, che passa per la Val Susa, in grado di trasportare le merci e su cui transitano regolarmente i Tgv. Linea anch’essa sottoutilizzata. Ops…

FS è entrata dunque in affari con uno Stato estero, che nell’affare Fincantieri, ha cercato in tutti i modi di boicottarla, per evitare la sua acquisizione di Stx France, ora Chantiers de l’Atlantique, pretendendo un’indagine alquanto sospetta proprio dalla Commissione europea, che ha paventato possibili danni al mercato mondiale di navi da crociera. 

La società FS SpA, che ora è la capoholding, nasce nell’ambito delle privatizzazioni delle aziende pubbliche volute dalle famigerate leggi sulle privatizzazioni degli anni ’92/’93, inoltre la concessione per l’esercizio del servizio ferroviario di trasporto pubblico ha una durata di 60 anni (quindi fino al 2053). La premiata ditta Prodi e D’Alema ha poi separato Trenitalia dalla gestione dell’infrastruttura RFI SpA, che ha appena svenduto tutto il commercio in franchising di Grandi Stazioni SpA ad una società francoitaliana con sede in Lussemburgo.

Quindi FS, che dovrebbe essere di Stato, continua a svendere gioielli di famiglia, grandi patrimoni statali che invece dovrebbero essere inalienabili, come Grandi Stazioni SpA che comprende le maggiori stazioni monumentali del paese, già controllate da FS ed Eurostazioni SpA, quest’ultima controllata dalle società di Caltagirone, Benetton, Pirelli e dalla Società ‘Francese’ delle Ferrovie !! Cedendo inoltre tutto il ‘retail’ ad un privato, che sfrutterà una manodopera schiavizzata,

Tutto questo dovrebbe bastare per stracciare gli accordi e non procedere se volessimo mantenere pubbliche le nostre stazioni e la ferrovia, ed evitare un molto probabile fallimento, visto che tutta l’operazione Tav puzza anche di una squallida porcata per indebitare FS e poi privatizzarla, magari svendendola proprio ai francesi.

La potente lobby del Tav ha mobilitato addirittura i sindacati, che ormai servono da cassa di risonanza della intramontabile casta dei vecchi partiti, che hanno dovuto ingoiare diversi rospi: legge spazzacorrotti, pene fino a 15 anni per il voto di scambio politico-mafioso, il RdC, stop alla prescrizione, taglio dei finanziamenti pubblici all’editoria.

https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/videos/vb.522391027797448/2359680227649089/?type=2&theater

 

Le imprese coinvolte nella realizzazione della tratta Tav Torino-Lione infatti sono sempre le stesse:

LTF (Lyon-Turin Ferroviaire) è la società madre, responsabile della realizzazione dell’opera. Paolo Comastri, direttore generale di Ltf, nel 2011 è stato condannato in primo grado per turbativa d’asta; oggetto: la gara per la direzione dei lavori per il tunnel esplorativo della Torino-Lione. L’avvocato difensore di Comastri era Paola Severino, attuale ministro della Giustizia del Governo Monti. Comastri è stato condannato a otto mesi di reclusione (il pm aveva chiesto un anno e sei mesi).

Cmc (Cooperativa Muratori e Cementisti) cooperativa rossa, quinta impresa di costruzioni italiana, al 96esimo posto nella classifica dei principali 225 «contractor» internazionali che vanta un ex-amministratore illustre, Pier Luigi Bersani, si è aggiudicata l’incarico (affidato senza gara) di guidare un consorzio di imprese (Strabag AG, Cogeis SpA, Bentini SpA e Geotecna SpA) per la realizzazione del cunicolo esplorativo a Maddalena di Chiomonte. Valore dell’appalto 96 milioni di Euro.

Rocksoil s.p.a società di geoingegneria fondata e guidata da Giuseppe Lunardi il quale ha ceduto le sue azioni ai suoi familiari nel momento di assumere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Nel 2002, la Rocksoil ha ricevuto un incarico di consulenza dalla società francese Eiffage, che a sua volta era stata incaricata da Rete Ferroviaria Italiana (di proprietà dello stato) di progettare il tunnel di 54 Km della Torino-Lione che da solo assorbirà 13 miliardi di Euro. Il ministro si è difeso dall’accusa di conflitto d’interessi dicendo che la sua società lavorava solo all’estero.

Impregilo è la principale impresa di costruzioni italiana. È il general contractor del progetto Torino-Lione e del ponte sullo stretto di Messina. Appartiene a:
33% Argofin: Gruppo Gavio. Marcello Gavio è stato latitante negli anni 92-93 in quanto ricercato per reati di corruzione legati alla costruzione dell’Autostrada Milano-Genova. Prosciolto successivamente per prescrizione del reato.
33% Autostrade: Gruppo Benetton. Uno dei principali gruppi imprenditoriali italiani noto all’estero per lo sfruttamento dei lavoratori delle sue fabbriche di tessile in Asia e per aver sottratto quasi un milione di ettari di terra alle comunità Mapuche in Argentina e Cile.
33% Immobiliare Lombarda: Gruppo Ligresti. Salvatore Ligresti è stato condannato nell’ambito dell’inchiesta di Tangentopoli pattuendo una condanna a 4 anni e due mesi dopo la quale è tornato tranquillamente alla sua attività di costruttore.

Acquisisce senso a questo punto l’enorme pressione mediatica degli interessi in gioco, che in questo momento puntano soprattutto a liquidare i 5 stelle, unica forza politica che resista davvero a questo potentissimo comitato d’affari, interessato soprattutto a soddisfare la propria Alta Voracità.

 

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

10.03.2019

 

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