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La Redazione

 

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“L’Italia al collasso … e i 5 Stelle sono l’ultima speranza”

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A cura di Bosque Primario
Il 22 Giugno 2018
160 Views

DI TYLER DURDEN

“Italia al collasso … e i 5 Stelle sono l’ultima speranza”: ecco come i giovani italiani hanno dato vita a una rivolta populista”

A differenza degli Stati Uniti, dove il presidente Trump conta sulla classe degli anziani-americani per avere una base di sostegno, più della metà (53%) degli italiani under 35 ha votato per uno dei due partiti anti-establishment che hanno trionfato nelle elezioni di marzo. Questo loro sostegno ed il loro entusiasmo possono spiegare lo sfogo di rabbia contro il Tecnocratico Presidente italiano Sergio Mattarella che, prima di concedere l’incarico, ha minacciato di indire nuove elezioni ed ha aver cercato ogni possibile scusa per impedire ai due partiti di formare un governo.

Secondo un servizio a tutto campo sulla situazione politica dei giovani italiani recentemente pubblicato sul Wall Street Journal, i giovani italiani sono cresciuti nella disillusione per il centrosinistra – che è rimasto l’unico partito attaccato allo status quo – favorendo volutamente i lavoratori più anziani – anche se i loro partiti-omologhi in Grecia e in Spagna si sono spostati ancora più a sinistra.  Tanto che il 40% degli spagnoli sotto i 35 anni che, secondo un recente sondaggio, preferisce l’estrema sinistra di Podemos e i suoi alleati, mentre in Grecia il 41% dei giovani tra i 18 ei 24 anni ha votato per Syriza, alle elezioni del 2015, hanno portato il partito di estrema sinistra al potere,

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Giada Gramanzini, una laureata di 29-anni che lotta per riuscire a trovare un lavoro fisso

I giovani in Italia, come i giovani di gran parte dei paesi occidentali della UE, sono convinti di essere desinati a una vita piena di problemi economici e che solo pochi giovani di questa generazione riusciranno a raggiungere lo stesso tenore di vita di cui godono i loro genitori. Secondo l’Istat, il tasso di matrimonio in Italia è diminuito di un quinto nell’ultimo decennio e nel 2016, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati, gli uomini in Italia si sono sposati in media a 35 anni e le donne a 32 anni – due anni più tardi rispetto al 2008. Nel frattempo, il tasso di natalità in un paese che è considerato la culla del cattolicesimo conservatore è crollato a un minimo storico.

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Secondo Eurostat, tra le molte statistiche che indicano un malessere economico ingestibile, il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente preoccupante: quasi il 30% degli italiani tra i 20 e i 34 anni non lavora, non studia e non è iscritto a un programma di formazione. Si è arrivati a questo stato di cose dopo che il tasso di occupazione degli italiani sotto i 40 anni è diminuito progressivamente ogni anno tra il 2007 e il 2014, prima di stabilizzarsi nei tre anni successivi. Si tratta del tasso più alto di qualsiasi altro stato membro dell’UE, compresa la Grecia, dove la disoccupazione giovanile arriva al 29% e la Spagna, dove arriva al 21%.

“L’Italia sta collassando e in questo paese non cambia niente da almeno 30 anni”, ha detto Carlo Gaetani, un ingegnere che lavora in proprio in Puglia. Dieci anni fa, quando aveva appena 20 anni, ha votato per un partito del centrosinistra che sperava avrebbe lavorato per lo sviluppo economico nel sud Italia. Quando l’Italia però è entrata in una recessione paralizzante, si è sentito tradito dai tradizionali partiti della sinistra italiana. Ha visto amici lottare per trovare un lavoro, e ora le sue opportunità di lavoro si riducono solo al settore privato perché gli appalti pubblici vanno a gente che ha certe connessioni che lui non ha.

Gaetani, ora ha 33 anni, ha votato per M5S alle elezione del 2013, una scelta che ha ripetuto con maggior convinzione a Marzo scorso: “Il M5S è la nostra ultima speranza. Se non faranno niente neanche loro, credo che smetterò di andare a votare”.

Fortunatamente, la vecchia generazione ha una certa disponibilità e può intervenire con un piccolo sostegno finanziario, grazie alle generose pensioni maturate dai lavoratori più anziani.  Ma anche questo è servito ben poco per placare la rabbia dei giovani, visto che il numero di italiani under 34 che vivono in condizioni di estrema povertà (cioè che non può permettersi beni e servizi essenziali) è più che raddoppiato all’indomani della crisi.

Queste sofferenze nell’Europa del sud riflettono lo stesso sentimento che si è creato in gran parte del mondo occidentale dove le giovani generazioni faranno fatica a raggiungere lo stesso livello di ricchezza e sicurezza dei loro genitori. La metà degli italiani che l’anno scorso ha risposto a un sondaggio online sul sito  Monster.com, ha affermato di ritenere che nella sua vita lavorativa guadagnerà meno  dei genitori.

I giovani italiani, che stanno sopportando il peso di una prolungata tripla-recessione del paese,  portano su di sé delle cicatrici che avranno effetti sulle loro prospettive di carriera, sull’acquisto di una casa e sul tasso di natalità per decenni a venire.

Certo molte caratteristiche sono simili, ma i problemi in Italia sono fondamentalmente diversi rispetto agli Stati Uniti. Forse il più grande problema per i giovani è un sistema di lavoro in cui le persone con contratti di lavoro a tempo indeterminato godono della sicurezza di un posto di lavoro inattaccabile e hanno accesso ai benefits.  Oggi i dipendenti più giovani restano bloccati con contratti a breve termine che generalmente durano da un mese a un anno, senza aver accesso ai vari benefits, cosa che rende impossibile pianificare il futuro.

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Il governo italiano introdusse questi contratti a breve termine negli anni ’90 per aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro. L’Italia recentemente ha rimodernato la legge sul lavoro, concedendo agevolazioni fiscali per convincere le aziende a utilizzare più contratti a tempo indeterminato, consentendo alle aziende di evitare le grandi seccature e i costi,  che avevano prima, per poter licenziare i dipendenti. Ma queste politiche in genere non hanno funzionato, e sia il Movimento Cinque Stelle che la Lega hanno sfruttato questa rabbia popolare contro l’attuale politica del lavoro, promettendo di cancellare le riforme del governo e i 5S hanno promesso anche di dare ai poveri e ai disoccupati un assegno di 780 euro al mese.

Il Movimento 5 Stelle ha attratto milioni di giovani elettori promettendo di cambiare le nuove norme sul lavoro, di concedere ai disoccupati e ai poveri un cosiddetto reddito-base-universale di 780 € al mese e di abolire i contratti di stage-non-retribuito. Il suo leader, Luigi Di Maio, era un universitario disoccupato di 26 anni, che viveva con i genitori, quando è stato eletto in parlamento nel 2013. Oggi è Vice Primo Ministro.

Anche la Lega ha attratto una parte considerevole del voto giovanile sostenendo molte delle stesse politiche anti-establishment adottate dal M5S – come cancellare le recenti riforme del lavoro – e chiedendo anche la deportazione dei migranti africani che hanno invaso le frontiere italiane negli ultimi tempi anni.

Durante la campagna elettorale i problemi economici dell’Italia hanno avuto un ruolo anche nei sentimenti dei giovani elettori riguardo all’immigrazione: “Non possiamo ospitare tutta l’Africa” – ha detto Gianluca Taburchi, impiegato di supermercato ventitreenne che ha votato Lega – “Abbiamo già i nostri problemi, tanta disoccupazione e posti di lavoro non sicuri”.

Matteo Salvini, leader della Lega che è diventato Vice Primo Ministro e Ministro degli Interni nel nuovo governo, aveva promesso di rimandare centinaia di migliaia di migranti nei loro paesi di origine. Il M5S, che si trova a cavallo di molte questioni, ha parlato di arginare l’immigrazione clandestina senza però chiedere la deportazione di massa.

Ora che sono riusciti ad arrivare al potere, il futuro di questi partiti euro-scettici dipenderà dal mantenere le promesse. Fare riforme del mercato del lavoro, del welfare e dell’immigrazione è solo una parte del problema. Molti tra gli italiani più giovani sono profondamente diffidenti nei confronti sia dell’Unione Europea che dell’euro, mentre molti dei più anziani considerano entrambi questi progetti parte integrante del mantenimento di un senso di unità europea e di una pace duratura nel continente.

Il controverso flirt della Lega e dei 5Stelle per l’abolizione dell’euro (il leader della Lega Matteo Salvini sarebbe stato fotografato con una maglietta con scritto “Basta euro” ( dispiacendo a molti elettori anziani) ha un buon seguito con la loro base, ma quando si sono confrontati direttamente con le loro posizioni sull’uscita dall’euro, non hanno preso posizione. La domanda ora è: M5S e Lega consentiranno agli elettori di dire la loro su un eventuale “Italexit”, come hanno definito gli analisti di Wall Street una uscita italiana dall’Unione Europea?  O si fermeranno un attimo prima di mettere in discussione una ortodossia che un numero crescente di giovani italiani considera essere causa di tutti i loro problemi economici?

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