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L’intervista: Considerazioni sui probabili danni psicologici prodotti dal Covid19

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A cura di Andrea Leone
Il 24 Settembre 2020
3491 Views

Di Comedonchisciotte.org

Del Dott. Alessandro Gambugiati

Considerazioni sui probabili danni psicologici prodotti dal Covid19

Sebbene al momento della pubblicazione di questo articolo non siano ancora disponibili dati scientifici completi e indipendenti circa i danni psicologici prodotti dal Covid19, cercherò di formulare alcune considerazioni su questo fenomeno geopolitico complesso nel quale un gran numero di dinamiche si intrecciano tra loro determinando una realtà che per l’uomo della strada è di difficile comprensione.

Con questo mio articolo non intendo fornire verità, ma stimolare la formulazione di domande che possano aiutare ognuno a trarre le proprie conclusioni, meglio se supportate da fonti autorevoli che possono essere reperite sul web in lingua originale.

Uno degli aspetti che balza all’occhio è la confusione prodotta dalla presenza di almeno due fazioni diverse di scienziati autorevoli che formulano affermazioni diametralmente opposte circa la pericolosità del virus: da una parte ci sono i “catastrofisti”, che sembrano accentuare la pericolosità del virus nonostante i dati clinici ufficiali siano in grado di smentire le loro tesi, e dall’altra i cosiddetti “negazionisti”, ovvero scienziati non meno autorevoli dei primi che forniscono una visione più razionale e meno drammatica.

Il confronto tra opinioni opposte è fondamentale nella ricerca scientifica, ma esso dovrebbe avvenire lontano dai riflettori per tutelare sia la ricerca sia coloro che, essendo profani, attendono risposte. La confusione genera angoscia, la quale a sua volta genera ulteriore confusione e aumento di conflittualità tra le persone che si schierano in base ai diversi investimenti emotivi più che all’elaborazione razionale.

Fin dall’inizio della mia formazione ho potuto osservare l’esistenza di interpretazioni molto diverse degli stessi fenomeni clinici. Un esempio molto semplice da comprendere è il trattamento dell’ansia: mentre la maggior parte dei medici è stata formata alla patologizzazione del fenomeno e alla sua cura mediante la somministrazione di farmaci, per noi psicoterapeuti l’ansia è un segnale che informa il corpo che qualcosa non sta ancora andando come dovrebbe. Pertanto bloccare l’ansia senza comprendere da dove essa viene significa impedirne l’elaborazione: uno dei nostri obiettivi è valutare se questa emozione è appropriata o se frutto di condizionamenti corporei antichi.

Un aspetto che mi ha molto colpito durante la gestione del Covid19 è stata osservare come il governo abbia scelto di concentrarsi sulla tutela della salute fisica senza prendere in considerazione le relazioni con la salute psichica. L’aver vietato i funerali, per esempio, ha determinato il blocco della elaborazione del lutto da parte di un gran numero di famiglie che non hanno potuto piangere i loro cari.

Le anomalie più vistose che sono state le scelte del governo di adottare soluzioni che non tenevano conto dei rudimenti di base di alcune discipline fondamentali, tra le quali la psico-neuro-immunologia, l’epigenetica, la biologia e la psicosomatica.

Dal punto di vista psicologico le conseguenze più diffuse sembrano consistere nell’aumento dei livelli di ipocondria, ansia, panico, fobie, distress, depressione, insonnia, sindrome post-traumatica da stress e psicosi, senza considerare un gran numero di soggetti che soffrivano di disagi psicologi seri che riusciva comunque a compensare in modo accettabile.

Tanto per fornire qualche numero, nel 2014 la Società Italiana di Psichiatria affermò che un italiano su tre soffriva di problemi psicologici seri senza poter formulare la necessaria richiesta di aiuto; nei primi del 2020 un comunicato Ansa emesso durante il lockdown affermava che due italiani su tre soffrivano di livelli molto alti di ansia e di insonnia.

Dott. Alessandro Gambugiati

www.alessandrogambugiati.it

Tel.: ‪328-5390990‬

Pubblicato per Comedonchisciotte.org da Andrea Leone

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