L’Imperatore-Dio del clima

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di Konrad Rekas
geopolitica.ru

La cosa più divertente con “il cambiamento climatico” è che è una dottrina vincolante dei media, della cultura pop e della politica negli ultimi anni. Questo concetto viene insegnato nelle scuole, è quasi l’unico nei media, possiamo vederlo in una moltitudine di produzioni hollywoodiane. E soprattutto giustifica universalmente i numerosi esperimenti socio-economici e le decisioni di ingegneria sociale di quasi tutti i governi del mondo, che osserviamo SOPRATTUTTO come parte della politica COVID. Ma nonostante un dominio così onnipotente e onnipresente, i seguaci popolari sono ancora indottrinati su “Oh, ah, perché NESSUNO NOTA quanto sia enorme il problema del cambiamento climatico!”. La principale, in pratica quasi monopolistica, Ideologia Mondiale (perché, eliminando la concorrenza, nemmeno dottrina) resta comunque la “voce anticonformista della controcultura”. Questi è il genio delle Pubbliche Relazioni del Climatismo, nonostante tutta la sua cruda infantilità…

Il Grande STOP

In primo luogo, “il cambiamento climatico” era solo un concetto banale, destinato a coprire la propaganda inventata negli anni ’70 e poi la visione utopica di creare nuovi centri energetici oltre il dominio del petrolio, del carbone e del gas. Il suo scopo era quello di giustificare in qualche modo i costi inimmaginabili e la bassa efficienza energetica di una simile trasformazione. Ma sappiate che sta già vivendo la propria vita, e “la pandemia” sembra solo un tentativo/opportunità per accelerare l’attuazione dell’”Agenda per il clima” sotto la copertura della tirannia governo-sanitaria.
Sì, il Climatismo È il fenomeno più importante sulla Terra, anzi. Non solo giustificherà cambiamenti di civiltà su una scala senza precedenti, incluso il trasferimento delle risorse. Ma riuscirà anche a realizzare un’impresa finora sconosciuta nella storia dell’umanità: utilizzare metodi tecnologici (protetti, come detto, dall’ingegneria sociale e dall’onnipotenza politica che mirano a scorciatoie per il totalitarismo) per introdurre il progresso in un… vicolo cieco tecnologico. E non sarà facile fuggire, a causa dell’insufficienza energetica programmata all’interno del Sistema Economico Mondiale. Dopo secoli, millenni di sviluppo, sta arrivando l’era della stagnazione pianificata. Terra, vai a dormire! Umanità, congelati! Ecco un Grande STOP davanti a noi.

E, naturalmente, definire questa operazione come redditizia per alcuni è confondere la piramide con un mattone per bambini…

Il Sentiero Dorato

I maliziosi dicono che noi viviamo in un mondo di AF: Anti-Fantascienza. L’attuale trasformazione della civiltà fa della regressione una virtù, ma di certo non ci riporta a nessuna utopia reazionaria, ad una Contea da sogni bagnati dei tradizionalisti ecologisti. E non è uguale, né simile a nessun altro passaggio nella Storia dell’umanità. Perché anche i secoli bui, reali o immaginari, i periodi di dimenticanza delle conquiste delle epoche precedenti, sono stati causati da fattori veramente ESTERNI, principalmente guerre, crolli di imperi e, in una certa prospettiva, ovviamente, anche cambiamenti nell’ambiente, compresi i cambiamenti nel clima. Tuttavia, questi erano loro CONSEGUENZE, per lo più desolanti, ma di sicuro non scenari pre-pianificati e deliberatamente implementati. Il che non significa, ovviamente, che questi non siano stati creati, ma principalmente per scopi di… cinema e letteratura.

Già molti anni fa, un riconosciuto autore (di Fantascienza) e teorico della cultura, Roberto Quaglia, aveva formulato la tesi che il livello di accettazione o meglio di passività sociale nei confronti dell’ingegneria della civiltà sta crescendo ed è il risultato, tra l’altro, di un permanente addomesticamento dell’essere umano specie con i progetti anche tra i più assurdi e scioccanti, presentati in film, romanzi, fumetti, giochi, ecc. Ecco perché quasi nessuna resistenza è suscitata dall’inviluppo divertente-spaventoso de “la Pandemia”, da qui il grande trionfo dell’ideologia del Climatismo. Tuttavia, conosciamo già esempi di un’impronta simile di un vero e proprio mega-reset su scala globale, forse addirittura epocale? Ovviamente sì. Uno degli esempi più noti di tali visioni (almeno in tempi in cui si leggevano testi più lunghi di 600 caratteri…) viene dall’universo di Dune di Frank Herbert[1] e soprattutto dalla sua parte più ideologica, il romanzo “L’Imperatore-Dio di Dune[2]. Senza riassumere il tutto, dovremmo richiamare il concetto di Sentiero Dorato, anche perché ci siamo appena trovati sul suo trasferimento nel Mondo reale.

Questo è il 24° Millennio, dopo secoli di esplorazione stellare, guerre e il rifiuto di almeno alcuni elementi particolarmente pericolosi del progresso tecnologico – per 10.400 anni l’umanità ha vissuto all’interno di un impero galattico, con una complessa struttura oligarchico-feudale, guidata da segreti sistemi e dal gioco delle forze dei centri principali. Il sistema, nonostante gli shock interni, è abbastanza stabile, sebbene per i suoi spettatori più piccoli gli eventi più spettacolari possano oscurare la natura organica di questa realtà. Questa, a sua volta, funziona sulla base di un elemento che va oltre il rango di risorsa ordinaria – la Spezia, consentendo essa i viaggi interstellari ed essendo così il più grande valore misurabile, nonché un elemento assolutamente necessario del funzionamento della spiritualità e tutto il mondo extrasensoriale che costituiscono la civiltà e il suo sistema di organizzazione. Questa situazione dura fino all’apparizione di qualcuno considerato il Messia, che, in una parola, realizza qualcosa tra lo scoppio di una rivoluzione e un colpo di Stato – una serie di eventi del tutto irrilevanti di cui leggiamo nelle prime due parti del ciclo.

Perché il più importante è il già menzionato terzo romanzo. Questo perché in esso viene mostrato e poi spiegato il vero Cambiamento, quello di civiltà. Dopo un periodo di lotte politiche, continua il regno di Leto II – l’Imperatore-Dio, l’ibrido di un uomo e un di gigantesco verme della sabbia (un mega-animale il cui ciclo evolutivo è legato alla formazione della Spezia). Le vecchie fazioni, divisioni, gruppi di interesse, grandi famiglie, corporazioni e gilde sembrano esistere, come se stessero cercando di continuare i vecchi giochi, ma non contano molto. Per 3.500 anni è prevista una STAGNAZIONE. Il Sentiero Dorato dell’Imperatore, basato sulla regolazione idraulica dell’accesso all’unica risorsa esistente e per un unico scopo: immobilizzare l’umanità. Forse annoiandola fino al limite. Abituare le persone che sono immutabili come il potere di Leto e che non è necessario alcun movimento – un altro cambiamento è semplicemente impossibile, quasi biologicamente, fisicamente, perché l’Imperatore-Dio è quasi indistruttibile e la scorta di Spezia dipende interamente dalla sua volontà (ed è considerata non rinnovabile). L’umanità (perché nonostante la mutazione è pur sempre umanità) è immobilizzata su ogni piano: movimento fisico, stato d’animo, stato spirituale. E l’umanità è in questa stasi quasi assolutamente e universalmente felice!

Naturalmente, tuttavia, nel romanzo, il Sentiero Dorato si rivela essere non un fine, ma solo un mezzo per forzare l’evoluzione umana. Leto (e prima di lui suo padre, Paul Atreides il Messia o San Giovanni Battista, non ne siamo mai sicuri) aveva visto più degli altri. Soprattutto i sintomi di vera degenerazione e stagnazione, pienamente volontaria e irreversibile, che si sviluppano all’interno della precedente “normalità”, abbastanza simile alla nostra attuale. Gli Atreides capirono che l’umanità era sospesa su un pendolo tra decadimento, decadenza, degenerazione senza volontà di sopravvivere e caos, guerra di tutti contro tutti, che porta anche alla disintegrazione e alla decoerenza.

I trentacinque secoli di isolamento obbligatorio, pienamente in linea con la volontà pubblica in generale, avrebbero dovuto scatenare cambiamenti negli individui, renderli disappresi della fede cieca nei leader carismatici, insegnare loro a difendere le proprie menti. E soprattutto dare loro la sensazione di essere così soffocati e costretti che la fine improvvisa (anche se pianificata dallo stesso Imperatore-Dio) del Sentiero Dorato avrebbe potuto lanciare l’umanità come un’esplosione di vita verso le stelle, senza i limiti delle vecchie tecnologie e ideologie che erano morte nel passato dimenticato.

Beh, ma dopotutto è solo un libro… Sì, siamo già stati introdotti al nostro Sentiero Dorato. Sì, i centri di risorse si stanno spostando e il controllo su di essi darà potere assoluto. E così, una manifestazione travolgente di ciò saranno o, in realtà, sono, la quiete, la passività, la stasi, un piccolo campione di cui abbiamo sperimentato negli ultimi mesi e che probabilmente sarà fissato per noi ancora e ancora. Non importa – con successive “ondate” e “varianti” di COVID, con qualche nuova “pandemia” (preferibilmente zoonotica e/o che arrivi con l’acqua per controllare le risorse più importanti: cibo e bevande) e che alla fine probabilmente precederà e annuncerà l’Avvento del grande Imperatore-Dio del Clima.

Ma a differenza di Leto II, dopotutto, nessuno lo fa per proteggerci dalla decadenza, dal decadimento e dall’eccesso di modernità, per comprimerci e farci poi esplodere nello spazio, per risolvere i problemi della Terra, per nuove sfide. Il punto qui è solo che l’entropia avvenga in condizioni strettamente controllate e redditizie in accordo con il crollo della civiltà come la conosciamo.

Delaborizzazione

Rimangono le domande più importanti che definiscono con precisione la controllabilità dei cambiamenti in corso: che cosa fare con la massa umana improduttiva? I consumi e il relativo giro d’affari devono essere mantenuti e, se sì, come? In particolare, è possibile e giustificato l’aumento esponenziale della disponibilità dei beni, rafforzando la comune credenza nella vita moderna come del periodo migliore della storia umana/occidentale? Tutti questi problemi si riducono alla questione del costo. Finora inteso principalmente geo-economicamente e pagato attraverso la deindustrializzazione d’area e la delocalizzazione della produzione, considerata come una naturale conseguenza della globalizzazione. Il problema, tuttavia, è che il prossimo passo dovrebbe essere la regressione pianificata, l’abbandono del progresso tecnologico e la graduale delaborizzazione dell’umanità.

Quasi nessuno ricorda oggi che secondo l’originale, naturale interpretazione dei miti religiosi, con particolare riferimento al cristianesimo, il lavoro era quasi sempre trattato come una punizione, come una condizione di malattia, peso e mortificazione, mentre la beatitudine dell’essere umano era unanimemente considerata… l’ozio. E così è andata anche nelle culture che promuovono lo sforzo quotidiano per il successo individuale o collettivo. Sintomo o addirittura meta del progresso è stata dunque, attraverso le epoche, una graduale riduzione del bisogno di lavoro credendo e sperando nella condizione in cui l’uomo non dovrà più lavorare. Primo, appesantendo la parte disumanizzata dell’umanità (ad esempio schiavi o rappresentanti di popoli non sviluppati) e, poi, creando macchine e programmi per sostituire l’Homo Faber

Ci ha sempre accompagnato la sensazione che il destino umano sia passività assoluta, sancita dalla rassegnazione al lavoro, l’archetipo del “ritorno sull’albero”. E poiché questa variante è già stata discussa (cosa che ha dato alle generazioni anche la possibilità di evitare attività più concrete) è stato pure considerato con cosa sostituire nella vita umana il lavoro, tanto odiato quanto ritenuto necessario, anche per la stabilità emotiva e mentale della nostra specie. Soprattutto negli ultimi decenni, queste considerazioni hanno perso il loro carattere utopico ed hanno anche cominciato ad esprimersi in progetti abbastanza specifici, ad esempio accorciamento dell’orario di lavoro (prima durante il giorno, poi anche su base settimanale), reddito di base universale o imposta sul reddito negativa e infine nelle visioni di mantenere e pagare forme improduttive di attività umana, come sport e hobby vari che vengono coltivati puramente per il piacere e la soddisfazione degli individui.

Il progetto di liquidazione del lavoro è stato sviluppato (almeno scientificamente) per decenni e il pioniere della sua analisi in Polonia è stato uno dei più importanti post-marxisti, il professor Adam Schaff[3]. La sua visione dell’Umanesimo Ecumenico, cioè di una sorta di socialismo cristiano, si basa proprio sul presupposto che con la scomparsa del lavoro salariato finirà il capitalismo a noi noto, come sistema basato proprio sullo sfruttamento di questo lavoro. Purtroppo, però, poiché abbiamo la sfortuna (sebbene da un punto di vista osservativo piuttosto fortunato…) di vivere in tempi in cui tale trasformazione, in realtà, finalmente avviene e possiamo notare che il corso degli eventi non conferma l’eterno ottimismo visione del mondo del professor Schaff. Al contrario, nel giusto è, invece, uno dei suoi critici più accesi, il professor Andrzej L. Zachariasz, vedendo nei processi attuali non tanto la fine della Storia, ma il loro ritorno agli schemi conosciuti, ad esempio, nell’antica Roma, con il suo lavoro da schiavi (ora finalmente eseguito da robot e meccanismi), una piccolissima classe cresolizzata [ricchissima] e il resto funzionante in relativa stabilità nella vita ma completamente passivo, come i proletari romani in attesa di un’altra distribuzione di grano e olio tra i circenses. Il sistema politico che meglio riflette questo tipo di dipendenze di classe sarebbe l’attuale liberalismo, che rifiuta solo l’apparenza democratica già non necessaria ed è apertamente totalitario, onnipotente.

Questo scenario è perfettamente abbinato al Climatismo e agli ultimi mesi di politica ed economia COVID, che hanno notevolmente accelerato i cambiamenti segnalati e riportati in precedenza. Basti ricordare che qualcosa di assolutamente inimmaginabile due anni fa, come il pagamento universale per… l’astenersi dal lavorare, non per lavorare (anche nel superfluo) è diventata una prassi normale in poco tempo. Già da tempo è stato eliminato un fattore capace di influenzare in qualche misura il processo di trasformazione: la classe operaia autocosciente. Il corso degli eventi conferma anche che la delaborizzazione è accompagnata non solo dalla ricerca sempre più disperata di altre forme di attività da parte di quella componente dell’umanità che scopre che l’ozio non è poi così benedetto come sembrava. Un’alternativa al lavoro salariato risulta essere, tra gli altri… il mercenario, al servizio della protezione e della sicurezza ampiamente intesa delle élite. E questo processo non ci darà mai alcuna eliminazione delle divisioni sociali, come promettevano gli utopisti, ma consoliderà solo le barriere, facili da sfidare, attraversare e abbattere come alla vigilia delle insurrezioni degli schiavi nell’antica Roma.

Il Neo-Luddismo non è la risposta

Le nostre probabilità e possibilità di resistere a questa forma di trasformazione (anche se volessimo davvero resistere in qualche gruppo numerabile e significativo) corrispondono approssimativamente alle prospettive dei luddisti del XIX secolo. Essi, inoltre, collegavano più o meno la minaccia proveniente dallo sviluppo dei mezzi di produzione con il cambiamento di civiltà che tale progresso aveva portato. Tuttavia, la nostra assenza di vaccini [spirituali], il rifiuto delle tecniche di comunicazione o il mantenimento disperato di forme di trasporto dichiarate anacronistiche, insistendo sul movimento e sul lavoro in un momento in cui sono sempre più superati – sembrano certamente avere i segni della ribellione, ma sono condannati alla stessa fine del distruggere le macchine. È vero che sentiamo più che mai che la tecnologia ci controlla, ma l’alternativa non può essere la mancanza di tecnologia. Supportando tali “soluzioni” che ci vengono offerte, ci priviamo noi stessi della possibilità di creare e utilizzare contro-armi contro l’onnipotenza del sistema, basata proprio sul vantaggio tecnico. L’appello alla detecnologizzazione è l’urlo di quegli indiani che annunciano che quando verranno uccisi con i fucili, allora si difenderanno maggiormente con frecce e coltelli. Tornare in una felice capanna fatta di merda nella foresta è un consenso all’internamento in un museo a cielo aperto. È una chiusura volontaria in una riserva, dove si vogliono trattenere tutti coloro che non sono adatti al Brave New World[4]. Paradossalmente, ma lo si scopre oggi segno di resistenza al progresso, per mantenere le passate conquiste: industrialismo, lavoro salariato, consumo di energia, tecnologie, persino motorizzazione! L’industriale e brutale neopagano polacco Stachniuk[5] è oggi più anti-sistema degli idilliaci Belloc[6] e Chesterton [7]. Il che non cambia il fatto che la resistenza è più un sintomo di salute mentale e di igiene emotiva che una reale possibilità di invertire la tendenza…

Assieme al Climatismo, al COVID, a tutto questo bagaglio di accelerazione della trasformazione, siamo già sul Sentiero Dorato, su Harlan’s World[8], nelle realtà di tante distopie. E avremo tutto il tempo di pensare a come siamo arrivati fin qui e nessuna voglia di prenderlo in considerazione. Anche se non avremo niente di meglio da fare…

NOTE:
[1] Nota del traduttore: su Frank Herbert e il suo universo centrato su Dune/Arrakis, rimando a questi due ottimi articoli apparsi su “L’Intellettuale dissidente”:
https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/dune-bibbia-antisistema/
https://www.lintellettualedissidente.it/pangea/la-saga-delle-saghe-dune/
[2] https://www.ibs.it/imperatore-dio-di-dune-ciclo-libro-frank-herbert/e/9788834728642
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Schaff
[4] Riferimento ad Aldous Huxley e al suo romanzo distopico:
https://www.ibs.it/mondo-nuovo-ritorno-al-mondo-libro-aldous-huxley/e/9788804730057
[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Stachniuk
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Hilaire_Belloc
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Gilbert_Keith_Chesterton
[8] Il pianeta natale di Takeshi Kovacs, personaggio principale della trilogia di Richard K. Morgan “Altered Carbon”.

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Articolo originale di Konrad Rekas.
FONTE: https://www.geopolitica.ru/en/article/god-emperor-climate
Traduzione di Costantino Ceoldo
Pubblicato da Tommesh per Comedonchisciotte.org

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