Le città ‘catturate’ non si bombardano
DI TONY CARTALUCCI
Land Destroyer
Scelto e tradotto da asynge
Ogni aereo da guerra della NATO che passa sopra le coste della Libia e che lancia ordigni sulla città di
Tripoli è un richiamo evidente del fatto che non soltanto i ribelli sostenuti dalla NATO non sono riusciti a conquistare la città, ma anche che va oltre la capacità dei ribelli lottare senza un sostegno aereo costante. Mentre le bombe cadono sulle infrastrutture già malconce di Tripoli a causa dei precedenti attacchi NATO e con la più recente distruzione di una stazione dei pompieri nel distretto di Abu Salim,
le dichiarazioni fatte quotidianamente al mondo intero confermano quanto erano ipocriti e mendaci le dichiarazioni disperate di “vittoria”
della NATO ormai quasi una settimana fa. Passando dal danno alla beffa,
il ministro degli esteri britannico William Hague ha implorato affinché il Sud Africa scongelasse i fondi a favore degli agenti della NATO di Bengasi, dichiarando che un eventuale rifiuto avrebbe comportato “il rischio di un disastro umanitario”. Hague ci deve ancora spiegare come mai il bombardamento
aereo persistente di una città densamente popolata non abbia già causato un disastro umanitario in piena regola.
Tripoli. I tentativi di prendere altre città ancora sotto il controllo del governo libico rappresentano significativi fallimenti tattici. I
media, non essendo in grado di indicarci un governo ribelle vittorioso
con sede a Tripoli, ora stanno tentando, nella speranza che il mondo
supplichi l’intervento di una forza di stabilizzazione, di venderci
una versione dei fatti all’insegna del “caos”: che il combattimento
sia degenerato in genocidio. Ma un problema rimane: i ribelli, responsabili
davvero di atti di “genocidio”, sono guidati, armati, addestrati
e organizzati dagli ufficiali della Nato presenti sul terreno.
Ora circolano notizie
su come le
brigate di Al Qaeda siano state intercettate prima
ancora di entrare nelle città costiere di Sirte e Bin Jawad, che si trovano entrambe tra Bengasi e Misurata.
Infatti, andando oltre la retorica, le notizie dicono non soltanto che
i ribelli non sono riusciti a fare qualcosa che andasse oltre la più
simbolica delle vittorie – con il caos immenso che hanno seminato
in tutta Tripoli -, ma anche che si trovano in realtà in una posizione
più debole che mai, con le loro forze disperse in più posizioni di
fronte a un esercito libico trincerato su più fronti.
Mentre si canta vittoria e nel frattempo
si conducono attacchi aerei quotidiani sulla “città catturata”,
chi riesce a giostrarsi all’interno di questo mosaico labirintico
già sa che la NATO ha evidentemente una tenue presa su questa campagna
pasticciata, oltre a essere ben più lunga del previsto. Naturalmente
non è concepibile che la NATO possa ritenere che la Libia si conquisti
in pochi giorni, o in poche settimane, e deve essere ben consapevole
del fatto che anche se Tripoli cadesse domani – che è molto improbabile
– intere città rimarranno ancora sotto il controllo del governo libico
insieme alle vaste zone interne della Libia meridionale.
L’occupazione è stata il
vero finale di partita della NATO sin dall’inizio: si attendevano soltanto il pretesto giusto
per iniziare lo sbarco di truppe sul terreno. Il compito di trovare
tale pretesto si è dimostrato difficile.
L’occupazione non può iniziare fino
a quando i capi terroristi di Bengasi non siano in grado di occupare
Tripoli abbastanza a lungo per richiedere l’intervento delle forze
della NATO o fino a che la NATO non abbia creato caos, fatti di sangue
e anarchia in quantità tali da spingere la “comunità internazionale”
a supplicare l’intervento di una “forza di stabilizzazione”.
Ma sembra che senza i bombardamenti costanti della NATO, le forze ribelli
non siano in grado di produrre né una cosa né l’altra, nei fatti
negando la verosimiglianza dei resoconti dei media secondo i
quali “Tripoli è caduta” o la NATO ha in qualche modo ottenuto
una vittoria.
ha riportato la notizia
di combattenti, a loro avviso dei ribelli, che, dopo aver legato le
mani di alcuni attivisti che, come segno di solidarietà con Gheddafi,
avevano eretto una tenda vicino al complesso di Bab al-Aziziya, li hanno
poi uccisi. Se la notizia è vera, certamente sembra che siamo all’inizio
di un genocidio, come alcuni analisti della geopolitica come il dottor Webster Tarpley avevano previsto se i terroristi di Bengasi avessero raggiunto Tripoli. La NATO spera forse che questo rappresenti il catalizzatore di cui ha bisogno per influenzare quelle parti politiche occidentali che sono poco propense all’idea dello spiegamento di una “forza di stabilizzazione”. Ma c’è una complicazione.
La Francia, gli Stati Uniti, il Regno
Unito e il Qatar hanno
tutti ammesso di avere forze speciali sul terreno che forniscono assistenza ed armamenti ai
ribelli, nonché servizi di addestramento. Qualsiasi situazione di
caos o di atrocità attribuita a questi ribelli sarebbe da addebitare
direttamente alle forze della NATO, le quali danno ordini proprio ai
ribelli. La celebrazione prematura della vittoria della NATO, e trasformata
in un’umiliazione: vittoria inceppata o impantanata a causa dell’inefficacia
sul terreno dei ribelli, delle bugie conclamate e di un’opinione pubblica
che ormai è consapevole del fatto che le forze imprevedibili e brutali
dei ribelli agiscono, in realtà, sotto il comando delle forze speciali
occidentali.
Spetta ai media alternativi
il compito di esporre questi fatti, ad infinitum, in modo che
la NATO non sia in grado di vendere le menzogne sulle loro vittoria
o su ribelli in veste di “schegge impazzite, armate, assetate di sangue”
a causa dei quali l’intervento della NATO si rende necessario. Naturalmente
c’è anche il tentativo concertato di riconfezionare le bugie accertate di febbraio
riguardanti le asserite atrocità commesse da Gheddafi, insieme alla classica e falsa paura delle
“ADM” e usare questa storia come pretesto per inviare le truppe
di terra. Anche queste bugie devono essere energicamente esposte per
quel che sono; bisogna costringere la NATO o a restare nella sua attuale
situazione di stallo tattico fino alla scadenza di settembre oppure
a continuare a distruggere la propria reputazione ed esporre agli occhi
del mondo il suo programma reale e criminale, mentre, inciampando, cerca
di attraversare la linea del traguardo.
Mentre la NATO e i suoi sponsor del
mondo degli affari credono che una vittoria in Libia spianerà
la strada per le operazioni in Siria e oltre, i globalisti e la loro
macchina di propaganda non hanno mai preso un pestaggio così forte
come in Libia, in un paese di soli sei milioni di abitanti. Attivismo,
informare gli altri, il boicottaggio delle aziende Fortune 500
che sono in agguato dietro a queste guerre possono effettivamente fare
la differenza e sono cose che tutti noi possiamo fare anche solo con
l’impegno di dieci minuti al giorno.
Fonte: Libya:
NATO Humiliation Increasing per Airstrike
25.08.2011
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ASYNGE