Declan Hayes
strategic-culture.org
Davanti allo spettacolo della Finlandia che lancia il guanto di sfida nucleare per la penisola di Kola, territorio della Russia, la metamorfosi della Finlandia da placido cucciolo a rabbioso cane da guerra può essere meglio compresa se paragoniamo Sanna Marin, l’attuale leader finlandese, al Feldmaresciallo Mannerheim, da cui aveva preso il nome la Linea Mannerheim della Guerra d’Inverno.
Essendo cresciuta separata dalle sue disfunzionali genitrici lesbiche, la Marin non ha imparato nulla dall’Università della Vita. Mannerheim, al contrario, era un generale, un cortigiano e una spia dello zar Nicola; aveva combattuto nella guerra russo-giapponese del 1904/5, aveva insegnato al Dalai Lama come usare le armi da fuoco, era un aristocratico con un acuto senso della storia e del dovere, un alleato chiave di Hitler e un leader così formidabile nella Guerra d’Inverno e nella Guerra di Continuazione che i Sovietici avevano concluso una pace separata con la Finlandia per porre fine alla Guerra di Continuazione e permettere all’Armata Rossa di concentrarsi sulla sconfitta della Wehrmacht.
Mannerheim, con i suoi 193 cm, era un colosso fisico e storico che aveva vissuto, come avrebbero potuto far notare i Cinesi che spiava, in tempi interessanti. La Marin, al contrario, ha portato la Finlandia sull’orlo dell’abisso e, per dirla in modo caritatevole, la Marin non è Mannerheim.
A proposito della Penisola di Kola (e questa è la ragione più importante della Guerra d’Inverno, che aveva portato alla successiva Guerra di Continuazione che si era conclusa in termini sopportabili per la Finlandia) solo una generazione prima, aveva fatto parte della Russia zarista. I Sovietici erano molto preoccupati che la Wehrmacht potesse attaccare e assediare dalla Finlandia la città di Leningrado, che distava solo 32 km dal confine finlandese.
Il successivo assedio di Leningrado, sia da parte delle truppe finlandesi di Mannerheim che di quelle tedesche di Hitler, aveva dimostrato che quelle preoccupazioni non erano infondate. La morte ad un anno di età di Viktor Putin, fratello del presidente russo, durante l’assedio di Leningrado, durato 872 giorni, e i cinici sforzi dei falchi di guerra americani per rigirare il coltello nella piaga, mostrano che la storia del confine russo-finlandese, come quella di tutti gli altri ampi confini del Paese, è, per il presidente russo e per decine di milioni di suoi compatrioti, personale, cruda e immediata.
Come i Russi non potevano e non avevano accettato l’assedio di Leningrado da parte della Finlandia, così la Russia non può e non accetterà l’assedio della NATO alla penisola di Kola. Non è negoziabile e, se Sanna Marin non riesce a capirlo, deve dimettersi e ritirarsi tra le braccia della sua disfunzionale famiglia o prepararsi all’obliterazione nucleare.
La penisola di Kola, che si trova quasi completamente all’interno del Circolo Polare Artico, è fondamentale per la Flotta Russa del Nord. È il fulcro delle installazioni militari russe nell’Artico occidentale e le sue capacità aeree e marittime sono essenziali per la Russia, per la difesa dell’Artico e per la sua sicurezza militare. Dal momento che nella Penisola di Kola la base aerea Severomorsk-1, la base sottomarina Gadzhiyevo e la base logistica per sottomarini di Okolnaya sono fondamentali per la prontezza operativa della Russia e per la sua capacità di difendere le rotte marittime nell’Artico, la Russia non può permettere a questa illusa donna guerriera di lanciare l’Armageddon.
La penisola di Kola è anche sede di sistemi come l’RS-24 YARS, situato nel cosmodromo di Plesetsk, che sono un deterrente fondamentale per i sistemi di attacco degli Stati Uniti e della NATO. Le esercitazioni Grom-2019 della Russia hanno mostrato la sua capacità di utilizzare l’arsenale di missili balistici e da crociera schierati a Kola per difendere la sua posizione non solo nell’Artico, ma più a sud lungo tutto il confine finlandese, così come nelle regioni contigue, dove sono in gioco gli interessi strategici fondamentali della Russia.
Anche se Mannerheim avrebbe capito tutto questo in un lampo, non c’è alcuna indicazione che il gabinetto Marin riesca a capirlo o che comunque capisca qualcosa. Forse i suoi supervisori di Chatham House potrebbero aggiornare velocemente lei e il suo disfunzionale gabinetto finlandese prima che la signora Eleganza ci abbia fatto nuclearizzare tutti. L’imprudenza della Marin nell’accettare i mezzi della NATO in Finlandia significa che l’era dell'”eccezionalismo artico” – quando la regione era tradizionalmente considerata una zona di cooperazione depoliticizzata – è finita, perché questa stupida marionetta ha scelto la guerra nucleare al posto dell’attuale status quo pacifico.
I burattinai di Chatham House che gestiscono la Marin vogliono negare alla Russia le sue basi di Kola, la legittima difesa degli assetti nucleari perimetrali di seconda istanza, le sue capacità multistrato di interdizione marittima e di intercettazione dei missili nucleari della NATO diretti in Russia. Vogliono negare alla Flotta Russa del Nord l’accesso e il passaggio lungo la Rotta del Mare del Nord (NSR) dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico. I gestori NATO della Marin vogliono, in breve, distruggere la Russia e lo hanno ripetuto più volte.
Nel minacciare la penisola di Kola, la Marin ha unilateralmente gettato alle ortiche la convenzione militare occidentale che considerava l’Artico come una zona a “bassa tensione.” Anche se la follia della Marin si inserisce nel piano generale della NATO di dilatare le capacità di difesa della Russia fino al punto di rottura, lascia però la Russia senza altra scelta se non quella far piovere i propri missili nucleari sul famoso Museo Mannerheim di Helsinki. E tutto perché la NATO ha bisogno di ochette compiacenti e di genere fluido che facciano da intermediari.
Parliamo delle attraenti ma sciocche donne nordiche confrontando e contrapponendo Magdalena Andersson, l’attuale primo ministro svedese pro-NATO, a Margot Wallström, che era stata ministro degli esteri svedese dal 2014 al 2019. La Wallström era balzata agli onori della cronaca mondiale quando aveva cercato di imporre una visione del mondo femminista all’alleato saudita della Svezia, mettendo così in pericolo le vendite di armi della Svezia all’Arabia Saudita e ai mercenari jihadisti ad essa alleati.
I trenta massimi dirigenti svedesi avevano subito messo a tacere quell’ochetta firmando una lettera in cui si diceva che la rottura dell’accordo commerciale saudita riguardante le armi “avrebbe messo a rischio la reputazione della Svezia come partner commerciale e di cooperazione.” Era intervenuto nientemeno che Sua Maestà Carlo XVI Gustavo di Svezia in persona per chiedere alla Wallström di scusarsi con l’Arabia Saudita, la cui fatwa contro di lei e contro tutta la Svezia non aveva incontrato alcuna resistenza da parte dei liberali europei, neanche un po’.
La verità è che il finto femminismo non è che una patina, è solo rossetto e profumo francese sui cani da guerra della NATO per mascherare il loro intento. La Svezia, la terra degli Abba e di Spotify, di Roxette e Ace of Base e di H&M e Greta Thunberg, rende tutto questo chiaro come il sole. Da cento anni la Svezia non è solo un amorale esportatore di armi, ma anche [una nazione] arrogante e ipocrita. Le armi svedesi alimentano ancora il genocidio yemenita, la Svezia aveva venduto armi sia all’Iran che all’Iraq durante la loro guerra, anche se la Svezia fingeva di mediare un accordo di pace; ed ora i produttori di armi svedesi sono determinati a portare l’Armageddon nel loro stesso cortile. Nonostante tutte le loro canzoni su Loving Me, Loving You, “Il nome del gioco” della Svezia è “morte.”
Anche se le “due amorevoli mamme” di Sanna Marin sono probabilmente orgogliose della loro piccola sociopatica, così come lo sono quelle del caporale Emma Malonelord (la “bambina cresciuta da due mamme amorevoli” recentemente apparsa nella pubblicità di reclutamento del Pentagono e che ora aiuta a puntare i missili Patriot americani sugli orfanotrofi di Mosca e che dovrebbe essere una specie di modello per altri bambini disfunzionali, impressionabili e psicotici), quelli che queste icone femministe psicopatiche condannano a morte appartengono a categorie differenti.
Anche se alla Malonelord, alla Marin e al resto di queste sexy serial killer dovrebbe ancora essere permesso di sventolare le loro bandiere LGBT ai loro Gay Pride sponsorizzati dalla grande industria, la Svezia dimostra che sono proprio quelle aziende che, letteralmente, tirano le leve della NATO. Quelle multinazionali svedesi che alimentano il genocidio yemenita e che vedono la possibilità di trarre profitto da una guerra nucleare nell’Artico sono gli stessi gangster che avevano armato Hitler e che poi avevano dato rifugio ai criminali di guerra estoni e lettoni, e nessuna quantità di rossetto, eye liner o mascara potrà cambiare tutto questo.
Margot Wallström è primo ministro svedese per la stessa ragione per cui Sanna Marin è primo ministro finlandese e per la stessa ragione la carrierista Mette Frederiksen è primo ministro danese e la carrierista dell’UE Kaja Kallas è leader estone e Ingrida Šimonytė, che ama Il buon soldato Švejk, è primo ministro lituano.
Anche se i media di estrema destra della NATO chiamano queste sciacquette psicotiche le Donne Guerriere del Nord, non sono nulla del genere. Sono il rossetto che il re svedese Karl Gustaf, i suoi dirigenti d’azienda esportatori di armi e tutto l’apparato della NATO usano per coprire la propria colpevolezza nelle guerre da cui traggono lauti guadagni. Queste donne guerriere, che non distinguerebbero un Armalite da un Featherlite, non sono Mannerheim. Non sono state promosse alla ribalta per la loro abilità, non più di quanto lo fossero i buffoneschi ufficiali austro-ungarici sotto i quali Švejk, il buon soldato di Hašek, aveva servito nella Grande Guerra.
Anche se l’Ucraina soffre ancora le conseguenze di quella stupida guerra che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre, la stupidità criminale nei riguardi della Penisola Kola dimostrata da queste donne guerriere fatte in serie, da queste ancelle della NATO, da queste tormentate Lady Macbeth farà in modo che le conseguenze per tutte loro saranno nucleari. Mentre la poliglotta Šimonytė si rannicchia nel suo bunker nucleare rispolverando il lituano, l’inglese, il polacco, il russo e lo svedese, potrebbe imparare il giapponese, la lingua parlata da Chiune Sugihara quando salvava gli Ebrei lituani dalle grinfie degli amici della sua famiglia durante l’Olocausto. Padroneggiare il giapponese le permetterebbe di leggere Black Rain di Masuji Obuse, ambientato a Hiroshima, subito dopo l’attacco nucleare americano contro quella città indifesa. Anche se potrebbe provare a scrivere Il Grande Romanzo Lituano o semplicemente a scribacchiare le sue memorie, non rimarrà nulla e nessuno a cui venderle perché quelle sciacquette, anche se sopravviveranno come pipistrelli in caverna nei loro rifugi antiatomici, avranno trasformato l’intera regione baltica in una gigantesca Hiroshima di cenere nucleare tossica, senza nessun Mannerheim a tracciare il confine della loro follia nucleare.
Declan Hayes
Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2022/05/01/will-finland-warrior-women-cross-russia-kola-rubicon/
01.05.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org