La società antitetica e il suo destino

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DI ZORY PETZOVA

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Nella sua genesi e nella sua evoluzione la società umana è un prodotto della scissione dell’insieme, e più propriamente della conflittualità all’interno di una lunga catena di divisioni antitetiche, che di volta in volta hanno determinato le dinamiche del potere e le forme di ordinamento sociale. Oggi l’antica massima “divide et impera” non appare solo come uno strategico espediente del potere, ma come elemento fondante della conoscenza della natura umana, della sua innata dicotomia (schizofrenia) presente già nell’anatomia del suo organo di comando- il cervello, nettamente diviso in emisferi destro e sinistro- fonte di funzioni neurologiche, sulla quale conoscenza si basano le nuove teorie di manipolazione e di controllo sociale.

Sembra un paradosso che il processo che definiamo ‘storia della civiltà’, ossia l’accrescimento delle capacità di organizzazione sociale, possa scaturire dalla divisione, o dalla riduzione dell’informazione confluente nella società, ma bisogna accettare la premessa che la fenomenologia umana sfugge alla logica che vige per i sistemi naturali.

In effetti, più che un processo di ascensione olistica, come quelli in biologia, dove la maggior complessità determina anche la migliore funzionalità e autorganizzazione dei sistemi, l’evoluzione della società umana rappresenta un processo di crescente accelerazione e caos nella rete di interazioni, per cui, ai fini di un minimo equilibrio, a una maggiore complessità quantitativa deve corrispondere un crescente numero di separazioni e di frammentazioni qualitative di diverso ordine- separazioni storiche e politiche, separazioni verticali e orizzontali, interiori e nel rapporto con gli altri, separazioni cognitive nella percezione del mondo con infinite frammentazioni della conoscenza scientifica, separazioni culturali, ma oltre tutto separazioni psicologiche, tra cui quella di elaborazione della paura, dove possiamo collocare anche l’ultima divisione che ha interessato e attraversato tutta la società, quella scaturita dalla reazione all’evento della Pandemia cov19.

Negli ultimi decenni, alla ben consolidata separazione politica fra destra e sinistra (che permane formalmente anche quando cambiano gli stessi contenuti teorici delle rispettive forze politiche), è stata aggiunta una sempre più drastica scissione fra ricchezza e povertà su scala economica, mentre sul piano orizzontale in tante società sono aumentati i conflitti dovuti alla diversità religiosa e culturale, contrapponendo le rispettive frazioni e popolazioni anche su piano geopolitico; parallelamente, la società occidentale, nella sua peculiarità storica, ha aggiunto alle vecchie divisioni nuove contrapposizioni di ordine psicologico-culturale-politico, come quella fra complottismo e anticomplottismo- a seconda del grado di fiducia nelle autorità, e quella fra globalismo (mondialismo) e anti globalismo (sovranismo) secondo interessi e valori politici e personali.

Ma non possiamo non riconoscere il primato in tema di divisioni sociali alla moderna cultura occidentale, al cui interno è stata creata e radicata la scissione più invalidante che potesse mai essere concepita – quella fra la sessualità etero e le tendenza (le deviazioni) omosessuali, con cui l’operante senza limiti ideologia gender, cercando di colpevolizzare la prima categoria e favorire il dominio culturale della seconda, sta portando la società occidentale verso un inedito declino antropologico.

La società occidentale è anche l’unica che, attraverso alcuni ambienti economicamente potenti, è riuscita a creare il dominante pensiero ‘politicamente corretto’ come antitesi del pensiero empirico ed oggettivo, con la rispettiva elaborazione di una neo lingua che, nell’impossibilità d cambiare le evidenze, cambia la narrazione e la stessa percezione della realtà (compresa quella storica)- una versione sofisticata della ben conosciuta propaganda politica della sinistra, a cui metodo è ispirata anche la rappresentazione mediatica dell’ultima pandemia- evento creato maggiormente con i mezzi della propaganda mainstream, che dal riscontro realistico e scientifico dei dati empirici.

La fase più restrittiva della pandemia, quella del lock down, ha delineato fin da subito la contrapposizione fra le due principali tipologie psicosomatiche- quella di chi è maggiormente ansioso e soggetto alla paura e al panico, e quindi anche alla manipolazione delle autorità, che mirano quasi sempre sugli effetti della paura, e quella di chi invece usa maggiormente il senso critico e lo scetticismo verso l’informazione proveniente dai media, così come verso le autorità e i governanti, in particolare modo quando questi ultimi dimostrano una palese incoerenza fra parole e azioni.

Il senso critico di chi usa la propria testa per valutare gli eventi vuole che una leadership politica, o governativa, sia tale proprio perché in grado di dimostrare unità e consistenza fra messaggi inviati e comportamenti, Il che determina la sua legittimazione, e non l’essere dissonante ed elusiva; motivo per cui chi usa tale metodo di valutazione non può essere compatibile con chi prende per veritiero ogni messaggio o decisione provenienti da parte delle autorità, solo perché ha bisogno di credere nella loro buona fede come in una specie di pensiero magico che attenui la sua ansia e ‘angoscia del futuro.

Questa seconda categoria è rappresentata in gran parte sia da persone ipocondriache, che anche in assenza di epidemie cercherebbero di applicare la propria ansia ad altri aspetti della salute, eseguendo di continuo inutili precauzioni ed esami, sia da persone che nutrano un’incondizionata fiducia nella scienza officiale, i così chiamati scientisti, prendendo per benefico tutto ciò che viene calato dal potere tecno-scientifico, senza porsi mai la questione dell’utilità, dell’attendibilità o dell’aspetto etico di tali misure, come lo è per esempio l’attualissima propaganda pro vaccinale, che li vede aderire prontamente a questa missione e dichiararsi contro ‘gli altri’ che applicano un modello di pensiero, eticamente scientifico, visto che la stessa comunità scientifica è divisa fra chi lavora per gli interessi delle corporazioni e chi lavora onestamente per l’interesse sociale.

Ma il problema di tale divisione sociale è ben più complesso, perché se in una pandemia accidentale/naturale gli effetti di divisione fra i due schiarimenti- quella degli psicotici e degli accondiscendenti alle restrizioni, da una parte, e quella delle persone critiche e capaci di discernimento come premessa della propria libertà, dall’altra, si sarebbero attenuati in una sopportabile convivenza, in una pandemia che si preannuncia un paradigma di società futura, dove siamo stati avvertiti fin da subito che nulla sarà come prima, la convivenza fra chi, per paura o altri motivi, si fida alle autorità e chi invece si fida alla propria ragione, non può aver luogo, perché questo comporterebbe che i ‘sani di mente’, i pensanti possano essere definiti clinicamente pazzi, addirittura destinati a trattamenti sanitari obbligatori, proprio come ‘casualmente’ trapelato da alcuni annunci governativi, i quali, a loro volta, seguono indirizzi e disposizioni da parte di autorità sovra governative, il che spiega anche l’ultimo atto del governo di estensione dello stato di emergenza fino alla fine dell’anno, senza alcuna prova di una tale necessità.

A differenza di altre dinamiche sociali, nell’attuale divisione creata dalla pandemia non siamo semplicemente in presenza di due modelli diversi di comportamento e di valutazione della realtà, ma di una scissione dove alcuni gruppi d’interesse cercheranno di rovesciare totalmente l’equilibrio sociale, collocando i ‘sani di mente’ nella posizione che fin ora era considerata clinicamente problematica- quella, appunto, dei fobici, degli ipocondriaci, degli ossessionati del controllo, dei tendenti alla sottomissione psicologica, avendo come motivazione e giustificazione il fatto del permanete pericolo di epidemia, astutamente mantenuto da media e governo nazionale, e alimentato da esperti di ambigua funzione politica.

Si tratta dell’imminente pericolo che il disturbo e la malattia psichica diventino la normalità, e non più l’eccezione, e purché ciò non accada, bisogna che l’attuale contrapposizione fra i due schiarimenti si sposti sul piano dello scontro escatologico, quello della lotta fra il bene e il male nella sua nuova veste, uno scontro che assumerà modalità a oltranza. La società si dimostrerà sempre più invivibile e insostenibile nelle sue molteplici scissioni, dove la complementarietà antitetica non sarà più immaginabile.

 

Zory Petzova, di origini bulgare, si considera un’emigrata del comunismo, anche se è venuta in Italia un po’ dopo il suo crollo, nel ’93. Laureata in Scienze Politiche, lavora nel settore dell’economia reale, commercio e arredamento.

11.07.2020

 

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