La demolizione del World Trade Center

(Il trucco del diavolo)

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Mark H. Gaffney
unz.com

Mentre si fa sempre più vicino il ventiduesimo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, esistono prove più che sufficienti per trarre conclusioni ragionevoli su ciò che era accaduto quel giorno e sui responsabili. La maggior parte dei fatti fondamentali sono noti da anni, anche se purtroppo non sono stati resi accessibili al grande pubblico.

Nel 2007, un professore di fisica della Brigham Young University, il dottor Steven E. Jones, aveva scoperto prove fondamentali analizzando i campioni di polvere del World Trade Center (WTC). I campioni erano stati raccolti subito dopo l’11 settembre 2001 dallo spesso deposito di polvere che ricopriva il sito del WTC e gran parte di Lower Manhattan. Jones aveva trovato piccoli frammenti di uno strano materiale incendiario noto come termate, in grado di tagliare l’acciaio come un coltello caldo nel burro. La termate brucia a circa 5.000 °F [2760 °C]. Il prodotto principale della reazione è ferro fuso.

La termate si differenzia dalla più nota termite perché contiene zolfo che abbassa il punto di fusione del ferro, accelerando la reazione. La presenza di zolfo e alluminio è un indicatore della presenza di termate. Jones lo ha definito “l’ultimo chiodo nella bara”. (Dr. Steven E. Jones, Revisiting 9/11/2001. Applying the Scientific Method, 2007)

Nella polvere Jones aveva trovato anche un’abbondanza di minuscole microsfere di ferro (fino allo 0,05% in volume), un’ulteriore prova che grandi quantità di acciaio del WTC si erano fuse. Il diametro delle sfere variava da un micron a 1,5 mm. Dopo che Jones si era procurato della termate, disponibile in commercio, e l’aveva usata per tagliare una lastra d’acciaio, la reazione aveva prodotto un notevole spruzzo di gocce fuse che si erano raffreddate in microsfere ferrose identiche a quelle presenti nella polvere.

Anche altri studi sulla polvere del WTC avevano riferito di questa microsfere di ferro. (Heather A. Lowers e Gregory P. Meeker, Particle Atlas of World Trade Center Dust, pubblicato su https://pubs.usgs.gov/of/2005/1165/508OF05-1165.html; si veda anche  Damage Assessment: 130 Liberty Street Property. WTC Dust Signature Report: Composition and Morphology. December 2003)

Jones e i suoi colleghi avevano scoperto che la termite/termate può essere resa più esplosiva riducendo le dimensioni delle particelle delle sostanze che la compongono. Questa varietà più reattiva è nota come supertermate o nano-termate. (Niels H. Harrit, et al, Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe, 2009).

E ci sono state altre rivelazioni. È davvero sconvolgente quanto lo sviluppo della termate fosse “progredito” alla fine degli anni Novanta. Jones & Co. hanno appreso che una forma liquida sol-gel di nano-termate può essere applicata all’acciaio semplicemente spruzzandola o spandendola con un pennello. Ciò significa che gli addetti ai lavori avrebbero potuto preparare le torri gemelle per la demolizione senza essere scoperti, durante l’ammodernamento degli ascensori, l’aggiornamento delle protezioni antincendio o persino durante la manutenzione ordinaria. Non sarebbe stato nemmeno necessario cablare l’intero edificio. L’accensione avrebbe potuto essere effettuata a distanza utilizzando un innesco termico appositamente progettato e attivato da un segnale radio. Una volta che nella termate inizia la combustione, la reazione si autoalimenta. (Kevin R. Ryan, The Top Ten Connections between NIST and Nano-thermites, 2 luglio 2008)

Tutto ciò è coerente con le numerose testimonianze oculari delle esplosioni dell’11 settembre. Ed è coerente con le testimonianze dei vigili del fuoco di New York, dei primi soccorritori e delle squadre di rimozione detriti che avevano riferito di aver visto in loco copiose quantità di acciaio fuso. Come aveva detto un pompiere: “L’acciaio fuso scorreva lungo le canaline come in una fonderia…”.

(David Ray Griffin, The New Pearl Harbor revisited, 2008, pp. 31-37; Mark H. Gaffney, The 9/11 Mystery Plane, 2008, pp.132-139; Graeme MacQueen, 118 Witnesses: The Firefighters’ Testimony to Explosions in the Twin Towers).

Gli incendi di uffici ed edifici non raggiungono temperature tali da fondere l’acciaio, il cui punto di fusione è di 2.500 °F [1371 °C]. Nel WTC non c’erano materiali combustibili, né alcuna combinazione di essi, in grado di far arrivare le fiamme a questa temperatura. Sebbene la combustione del carburante per aerei sia stata spesso (ed erroneamente) citata come causa del crollo del WTC, la realtà è un’altra. Il carburante per aerei è essenzialmente cherosene e non brucia in aria ad una temperatura superiore a 1.832 °F [1000 °C], molto inferiore al punto di fusione dell’acciaio.

Non molto tempo dopo il crollo delle torri, un forte temporale aveva allagato Manhattan. I vigili del fuoco avevano anche spruzzato milioni di litri d’acqua sulle rovine fumanti del WTC nel tentativo di spegnere gli incendi, senza alcun effetto. Questo è coerente con la combustione della termate, che contiene, chimicamente legato, l’ossigeno necessario alla combustione. Ecco perché un incendio di termate non può essere soffocato bagnandolo e brucia anche sott’acqua.

Il sito del WTC era così caldo da fondere gli stivali di gomma degli operai. I cani da ricerca e salvataggio portati sul posto per aiutare a localizzare i sopravvissuti avevano subito gravi ustioni e tre di loro erano morti. Quanto era caldo il cumulo di detriti? Ne avevamo avuto un’idea il 16 settembre 2001, quando la NASA aveva effettuato un rilevamento con uno spettrometro a infrarossi (AVIRIS) e aveva riscontrato temperature superficiali fino a 1.376 °F [746 °C]. Le temperature sotto le macerie erano senza dubbio molto più alte. ( https://pubs.usgs.gov/of/2001/ofr-01-0429/thermal.r09.html )

Il sito era rimasto molto caldo per cinque mesi. Era stato segnalato acciaio fuso fino al febbraio 2002, quando le squadre addette allo sgombero dei detriti avevano finalmente raggiunto il fondo della “vasca da bagno” del WTC (Jennifer Lin, “Recovery Worker Reflects on Months Spent at Ground Zero“, Knight-Ridder Newspapers, 29 maggio 2002).

La scoperta della termate nella polvere del WTC avrebbe dovuto essere una notizia da prima pagina in tutta l’America e in tutto il mondo. Eppure, come sappiamo, sulla questione i media statunitensi sono rimasti sordi e muti. Perché? Se dietro gli attacchi dell’11 settembre c’erano gli Jihadisti musulmani, perché i media avrebbero dovuto censurare questa notizia? L’unica ragione plausibile per sopprimerla era quella di impedire che emergesse la verità su ciò che era realmente accaduto. La censura generalizzata è stata la regola, da allora.

L’insabbiamento non si era limitato ai media. Dopo molti mesi di stallo, la Casa Bianca di G.W. Bush aveva incaricato a malincuore un’agenzia governativa, il National Institute of Standards and Technology (NIST), affinché indagasse e spiegasse il crollo del WTC.

L’agenzia aveva pubblicato i suoi risultati nel 2005. Nel suo rapporto finale il NIST afferma inequivocabilmente di non aver trovato alcuna prova della demolizione del WTC. Il rapporto di 10.000 pagine in più volumi dà l’impressione di un’indagine approfondita. Ma una lettura attenta (ho trascorso molte settimane a spulciare il rapporto) mostra che il NIST aveva lavorato a ritroso alla ricerca di fatti che supportassero la conclusione predeterminata che erano stati gli impatti degli aerei e gli incendi degli uffici a causare il crollo del WTC. Nel processo, il NIST aveva scartato numerosissime prove del contrario.

Senza dubbio, questo è il motivo per cui molti cittadini preoccupati avevano inondato il NIST di commenti critici e domande sul suo rapporto. Il pubblico voleva sapere: i vostri scienziati hanno effettivamente cercato esplosivi? Se sì, dove sono le prove?

Nel 2006, l’agenzia aveva pubblicato un chiarimento sul suo sito web. Il NIST aveva riconosciuto di non aver cercato residui di esplosivo. (Vedi domanda n. 29: https://www.nist.gov/world-trade-center-investigation/study-faqs/wtc-towers-investigation )

L’ammissione era stata fatale per la credibilità dell’agenzia e aveva mostrato il rapporto del NIST per quello che è, un mucchio di letame puzzolente. La ricerca di incendiari termici ed esplosivi è una pratica comune nelle indagini sugli incendi. Lo standard nazionale lo ritiene indispensabile. (NFPA 921)

Tutto ciò significa che la nota narrazione di Osama bin Laden e dei diciannove fanatici arabi non è altro che una storia di copertura: un arazzo di bugie. Non è possibile che degli Jihadisti stranieri avessero potuto avere accesso al WTC per preposizionare gli esplosivi. Né, in ogni caso, Al Qaeda avrebbe potuto fabbricare la termate in una grotta in Afghanistan. Questo incendiario è un prodotto altamente tecnologico e, nel 2001, solo poche nazioni avevano la capacità di realizzarlo, Stati Uniti e Israele in cima alla lista.

Come disse Sherlock Holmes a Watson: amico mio, una volta escluso l’impossibile ciò che rimane deve essere la verità. Che ci piaccia o no.

Il trucco del diavolo?

Ma la termate è tutta la verità? Può la termate da sola spiegare tutto ciò di cui siamo stati testimoni l’11 settembre? Questa è la domanda controversa che alcuni membri della comunità che si batte per la verità sull’11 settembre hanno cercato di sollevare per anni.

Secondo il NIST, l’acciaio alla base delle enormi colonne scatolari nel nucleo delle torri era spesso fino a 7 pollici [17 cm.]. La termate poteva tagliare colonne di queste dimensioni? Improbabile. (NIST NCSTAR 1-3 pag. 10).

Sappiamo che enormi esplosioni si erano verificate nei seminterrati delle due torri poco prima del loro crollo. Un fotografo di nome Rick Siegal aveva effettivamente ripreso queste esplosioni da Hoboken, proprio di fronte a Manhattan, al di là del fiume Hudson. La qualità del video di Siegal è eccellente perché la sua telecamera era montata su un treppiede. Inoltre, era anche dotata di audio e aveva quindi potuto registrare il fragore che arrivava dall’altra parte del fiume. Le riprese sono drammatiche. Dopo ogni esplosione è ben visibile una nuvola di polvere che si solleva intorno alla base della torre. Il crollo si verifica dopo pochi minuti. Queste enormi esplosioni avevano scosso il terreno ed erano evidentemente destinate ad indebolire le torri distruggendo le gigantesche colonne centrali. A mio parere non erano state causate dalla termate.

Sappiamo anche che, durante il crollo delle torri, grandi segmenti del muro perimetrale esterno erano stati scagliati ad almeno 600 piedi [180 m.] dalla base delle torri. Potrebbe la termate fare questo? Improbabile. Questo indica la presenza di un esplosivo molto più potente.

Recentemente sono venuto a conoscenza di un’altra anomalia. Al termine della bonifica di Ground Zero, sul sito erano ben visibili due buchi cavernosi nel sottosuolo. Si trovavano vicino al punto in cui sorgevano le torri. Il più profondo di questi buchi arrivava a 110 piedi [33 m.] sotto il livello stradale, tanto che il fondo era sotto il livello del mare. Ovviamente, non era stata la termate a scavare questi enormi crateri nel granito. Sono rimasto sbalordito quando l’ho saputo.

La storia ufficiale è che sarebbero stati i ghiacciai dell’era glaciale ad aver scavato il “grand canyon di Manhattan”, 20.000 anni fa (David W. Dunlap, At Ground Zero, Scenes from the Ice Age, New York Times, 21 settembre 2008 [articolo a pagamento]).

Tuttavia, un fisico tedesco che pensa fuori dagli schemi, Heinz Pommer, ha una spiegazione diversa. Nel 2018, durante una presentazione a Londra, Pommer aveva sostenuto che le torri gemelle erano state demolite con armi nucleari. A suo avviso, gli enormi vuoti nel granito potrebbero essere stati un effetto collaterale.

Pommer non è il primo a proporre l’uso di armi nucleari per l’attentato dell’11 settembre. Altri che l’hanno fatto prima di lui si sono scontrati con l’incredulità e il ridicolo. Il principale argomento contro le bombe atomiche è l’assenza di radiazioni nel sito del WTC. Sebbene sia stato rilevato un isotopo nucleare, il trizio, la sua presenza sarebbe stata altrimenti giustificata, escludendo le armi nucleari.

Ma Pommer non è d’accordo. Egli sostiene che il posizionamento della carica di uranio in fondo alla tromba dell’ascensore del WTC spiegherebbe l’apparente assenza di radiazioni. La reazione nucleare in queste armi semplici ma efficaci all’inizio sarebbe partita lentamente. Man mano che il calore della fissione aumentava, l’uranio si sarebbe fuso nel granito. Il risultato era stato una camera in pressione nel basamento sotto ogni torre, dove la fissione alla fine si era spenta ed era rimasta contenuta. La fusione, tuttavia, aveva formato un ago di plasma spinto verso l’alto e che, alla fine, era riuscito a fuoriuscire. Ad un certo punto, il gas surriscaldato e le radiazioni gamma si erano sprigionati verticalmente attraverso la parte centrale delle due torri, analogamente ad un’eruzione vulcanica a getto di gas. Tutto questo era rimasto nascosto alla vista fino al momento in cui la torre aveva visibilmente emesso polvere e gas dai livelli superiori. Poi era avvenuto il crollo simmetrico dall’alto verso il basso.

Pommer sostiene che solo la grande energia di una bomba nucleare può spiegare la trasformazione in polvere di centinaia di migliaia di tonnellate di cemento e acciaio. E solo una bomba nucleare può spiegare l’improvvisa disintegrazione della parte superiore della Torre Sud (WTC-2), che si era ribaltata con una strana angolazione ed era caduta in un unico pezzo. E solo una bomba nucleare può spiegare la quasi totale assenza tra i rottami di lavandini e gabinetti in ceramica, schedari, mobili e corpi umani. Quasi tutto nelle torri è stato vaporizzato dalle radiazioni gamma.

Secondo Pommer, la reazione nucleare era avvenuta nell’arco di almeno un’ora e questo spiega una serie di anomalie. Tra queste, l’interferenza elettromagnetica delle trasmissioni radio e televisive, gli incendi spontanei negli edifici circostanti e nei veicoli vicini, la nube piroclastica che aveva avvolto la parte bassa di Manhattan, il vistoso sfogo di vapore dalle fogne sotterranee, gli strani effetti arcobaleno, i lampi nelle riprese video, e così via.

Recentemente sono emerse anche nuove importanti prove. Nel 2019, i medici del Mt. Sinai Medical Center avevano segnalato tra i soccorritori dell’11 settembre “un’aumentata incidenza di cancro alla tiroide …. la cui eziologia rimane poco chiara”. Ne sono venuto a conoscenza solo pochi giorni fa. ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6479621/ )

Fin dai tempi di Hiroshima e Nagasaki, il cancro alla tiroide è stato riconosciuto come la spia dell’esposizione alle radiazioni nucleari. Un picco di tumori alla tiroide si era verificato anche dopo il disastro di Chernobyl. ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3222994/ )

Credo che i tumori alla tiroide siano la vera pistola fumante dell’11 settembre e un campanello d’allarme. La tesi di Pommer merita una riflessione. Lui la chiama “Il trucco del diavolo”.

 

 

Nella seconda parte di questo saggio indicherò i principali sospetti responsabili del peggior attacco terroristico della storia degli Stati Uniti.

Mark H. Gaffney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/article/the-demolition-of-the-world-trade-center/
17.08.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

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