False flag e teorie del complotto – Capitolo 4, gli attentati dell’11 settembre

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Larry Romanoff
bluemoonofshanghai.com

La narrazione ufficiale dell’11 settembre era, per molti aspetti, una storia che, fin dall’inizio, implorava di non essere creduta. Alcune parti della versione ufficiale andavano dall’implausibile, all’incredibile, all’impossibile. Le incongruenze e i continui cambiamenti nella narrazione, i fatti contraddittori, le reticenze nella divulgazione, i molti eventi inspiegabili volutamente ignorati ed evitati nei dibattiti ufficiali e nei media statunitensi, hanno inevitabilmente portato molte persone a concludere che gli eventi dell’11 settembre erano effettivamente stati un evento terroristico sponsorizzato dallo Stato.

Tuttavia, il dibattito non si è affatto spento, anche se è stato ignorato dai mass media. Ci sono molti gruppi organizzati negli Stati Uniti e in altri Paesi che continuano a pubblicare sempre più ricerche a riprova del fatto che si era trattato di una cospirazione governativa e di un massiccio insabbiamento. I membri di questi gruppi non sono affatto ingenui e sprovveduti: sono ingegneri, esperti di strutture, esperti di aviazione, professionisti della demolizione controllata, persone con una lunga carriera nella CIA e nelle forze armate, e molto altro ancora. Non si tratta di persone le cui opinioni e giudizi possono essere semplicemente liquidati come speculazioni di un pubblico male informato. Infatti, una processione di esperti di livello mondiale ha recentemente presentato ad un tribunale europeo un lungo elenco di prove che contraddicono la narrazione ufficiale di questo evento. Ma, anche senza questo corpo di esperti, qualsiasi normale cittadino può rendersi conto la narrativa ufficiale che vorrebbe spiegare molti di questi fatti sembra non avere senso. Sono stati scritti molti libri su questo argomento.

In questa foto dell’11 settembre 2001, il capo dello staff della Casa Bianca, Andrew Card, sussurra all’orecchio del presidente George W. Bush per informarlo dell’incidente aereo contro il World Trade Center, durante una visita alla scuola elementare Emma E. Booker di Sarasota. [ DOUG MILLS | AP ] Fonte
Forse il primo evento a destare sospetti era stato l’atteggiamento del Presidente George Bush, che era rimasto tranquillamente seduto nell’aula di una scuola elementare a leggere una storia ai bambini dopo che un agente della sicurezza lo aveva informato che il primo aereo si era schiantato contro il World Trade Center. Si potrebbe immaginare che, in un caso del genere, Bush avrebbe immediatamente lasciato quel banale evento di pubbliche relazioni per occuparsi delle implicazioni di un così grave disastro nazionale. Ma Bush non aveva avuto alcuna reazione visibile alla notizia. Era invece rimasto nell’aula, aveva continuato la lettura della storia per altri dieci o quindici minuti ed era rimasto nell’edificio della scuola per altri 30 minuti per un’apparizione televisiva. La conclusione immediata di molti osservatori era stata che l’agente non aveva comunicato a Bush la notizia di un disastro inaspettato e militarmente significativo, ma lo aveva semplicemente informato che la fase uno del suo piano era stata messa in atto.

Tutto in fiamme: questa era la scena nelle ore immediatamente successive all’attacco contro il Pentagono, mentre il fumo si espandeva sul quartier generale del Dipartimento della Difesa. Fonte

Un secondo importante motivo di sospetto era stato il fatto che altri due grandi aerei di linea si erano apparentemente schiantati contro il Pentagono, a Washington, e in una zona rurale della Pennsylvania, senza lasciare alcun rottame e senza alcuna traccia di corpi o bagagli. Le prime persone che erano arrivate sul posto, sia al Pentagono che nel campo in Pennsylvania, tra cui la polizia locale e i vigili del fuoco, avevano detto tutte la stessa cosa prima che le autorità mettessero a tacere le loro voci: “Continuavo a pensare: “Dove sono i corpi? Perché non ci sono corpi? E dove sono i bagagli? Perché non ci sono bagagli?”. Gli stessi interrogativi erano stati sollevati  dalla totale assenza di rottami; in questi due luoghi, semplicemente, non c’era il solito ammasso di rottami che appare in ogni incidente aereo. Non c’era nulla. Al Pentagono c’erano una piccola ruota e un piccolo pezzo di lamiera, e quasi nient’altro, mentre nel campo c’era una piccola raccolta di rifiuti, ma nulla di riconducibile ad un incidente aereo.

Un passaporto appartenente a Satam al-Suqami, uno dei presunti terroristi del volo 11, era stato ritrovato pochi istanti prima del crollo del World Trade Center 2 (Torre Sud) e consegnato a un detective della Polizia di New York. Il passaporto era stato consegnato al detective Yuk H. Chin della polizia di New York da un passante di circa 30 anni in abito da lavoro. Il passante si era allontanato prima di poter essere identificato, mentre le macerie cadevano dal WTC 2. La torre era crollata poco dopo. Il detective aveva consegnato il passaporto all’FBI il giorno stesso. Si veda il rapporto dell’FBI, intervista al detective Chin, 12 settembre 2001. Fonte

Un’altra affermazione che molti hanno trovato difficile o impossibile da credere era stata l’apparente scoperta tra le macerie del World Trade Center di un passaporto che aveva permesso alle autorità di identificare immediatamente i cosiddetti “terroristi” responsabili dell’attentato. Secondo la versione ufficiale,  grande aereo di linea si era schiantato contro una torre di uffici, l’intera torre si era disintegrata in un cumulo di macerie, ma, in cima a questo mucchio di detriti, era stato trovato un passaporto intatto e le autorità, in due minuti, avevano identificato il possessore (ora morto) come uno dei terroristi responsabili. Erano state sollevate domande su come fosse stato possibile trarre simili conclusioni dal ritrovamento di un passaporto che giaceva tra le macerie: la conclusione logica era che appartenesse a un passeggero o a uno dei civili morti nella torre. Inoltre, molti avevano dubitato dell’esistenza di quel passaporto, dal momento che l’FBI, interpellata dai media, aveva sostenuto di averlo smarrito. Ancora più sospetti erano stati sollevati quando si era saputo che il proprietario di quel passaporto non figurava nemmeno sulla lista dei passeggeri, per cui un collegamento con il dirottamento sarebbe stato impossibile, tanto meno in pochi minuti. Altri sospetti erano nati quando le autorità si erano rifiutate di rispondere alle ripetute segnalazioni di testimoni che avevano visto il proprietario di questo passaporto vivo e vegeto in Arabia Saudita.

Uno sguardo al World Trade Center

L’immobiliarista Larry Silverstein al 7 World Trade Center di New York, Stati Uniti, 12 agosto 2021. REUTERS/Roselle Chen. Fonte

Prima dell’11 settembre, il World Trade Center era considerato una proprietà commerciale praticamente senza valore. Le torri gemelle erano caratterizzate da una alta percentuale di locali non affittati e rappresentavano una perdita di denaro per la città di New York. Inoltre, le torri erano state costruite con un uso massiccio di amianto, un grave rischio per la sicurezza, ed erano gravate da un’ordinanza del tribunale per la sua rimozione, il costo della quale avrebbe superato il valore di mercato degli edifici. Il terreno avrebbe mantenuto il suo valore, ma, a quanto pare, gli edifici stessi avrebbero dovuto essere demoliti nel giro di pochi anni, per cui la loro distruzione non era stata una grande perdita, e nemmeno inaspettata. I rapporti pubblicati all’epoca sostenevano che sarebbe stato più economico demolire il WTC e costruire nuovi edifici su quel sito, piuttosto che eseguire il risanamento obbligatorio. Sei settimane prima che le torri venissero distrutte, un uomo d’affari ebreo di New York di nome Larry Silverstein, che si diceva fosse un esponente della criminalità organizzata, aveva affittato le torri gemelle per 99 anni e le aveva assicurate con un piccolo pagamento iniziale. Gli scettici si erano subito insospettiti, vista l’enorme convenienza rappresentata dalla distruzione delle torri, che avrebbe fatto risparmiare ai proprietari quasi un miliardo di dollari in costi di ristrutturazione, e avevano inoltre deriso l’affermazione che qualcuno avesse voluto affittare per 99 anni degli edifici che stavano perdendo denaro e senza prospettive di rendite future.

Richard Gage parla a un evento di AE911Truth a Watertown, MA, nel dicembre 2016. Fonte

La narrazione ufficiale dell’11 settembre riguardante il World Trade Center sembrava presentare alcuni seri problemi di credibilità. Subito dopo il crollo, decine di architetti e ingegneri specialisti in grattacieli avevano sostenuto che gli edifici erano stati abbattuti da esplosivi in una demolizione controllata, poiché le torri moderne sono costruite per resistere agli incidenti aerei. Le autorità avevano ufficialmente sostenuto che il calore della combustione del carburante degli aerei era stato sufficiente a indebolire le strutture, causandone il crollo, ma questa affermazione era stata smentita da tutti gli esperti e supportata da quella che sembrava essere una sostanziale documentazione scientifica. Gli esperti di edilizia avevano sostenuto all’unanimità che nessun edificio nella storia moderna era mai crollato a causa di un incendio, anche se negli gli Stati Uniti ne erano crollati tre in un solo giorno.

I sospetti erano stati ulteriormente alimentati da affermazioni autorevoli, secondo cui il carburante sarebbe stato in gran parte bruciato nella palla di fuoco iniziale, nei primi quindici secondi, e che il carburante avio, che è principalmente cherosene, non brucia ad una temperatura sufficientemente alta da causare tali cedimenti strutturali. Sebbene i resoconti ufficiali attribuiscano al fuoco la responsabilità della distruzione di tutte e tre le torri del World Trade Center, gli incendi non sembrano essere stati particolarmente gravi. In effetti, gli investigatori avevano dichiarato che il carburante dei jet era bruciato in meno di dieci minuti e un esperto aveva affermato che “ci sono ampie prove che la temperatura dell’acciaio [degli elementi strutturali] non si era nemmeno avvicinata a quella necessaria per causare un cedimento”. I vigili del fuoco nella zona d’impatto del 78° piano avevano riportato “solo due piccoli incendi”, non l'”inferno a 1000°C” descritto dai funzionari governativi. Molti esperti di costruzioni avevano fatto notare che altre torri con struttura in acciaio avevano bruciato più a lungo e con temperature assai più elevate senza crollare. Un esempio era stato l’incendio di un grattacielo di 56 piani in Venezuela, che si era esteso a 26 piani e aveva continuato per oltre 17 ore, senza che la struttura crollasse. “Come ingegneri, sappiamo cosa può fare il fuoco all’acciaio e cosa no”.

La situazione si era aggravata quando più di 200 testimoni, tra cui poliziotti e vigili del fuoco, avevano dichiarato di aver sentito e visto, e di aver registrato in video, esplosioni multiple provenienti dagli edifici prima e durante il loro crollo, proprio come accadrebbe in una demolizione controllata. Centinaia di esperti di edilizia, ingegneri ed esperti di demolizioni avevano affermato che sarebbe stato impossibile far crollare quegli edifici senza esplosivi e, in effetti, erano state trovate tracce di nano-termite nei residui dell’edificio dopo il crollo. Diverse persone erano entrate nell’area dopo il crollo e avevano fotografato residui di termite tra le macerie, oltre a molte pozze di acciaio fuso che, secondo gli esperti, avrebbero potuto essere generate solo da una demolizione controllata con esplosivi. Oltre 100 testimoni registrati, tra cui personale del Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York, avevano riferito di aver udito e visto esplosioni multiple ed esistono numerose testimonianze di esplosioni secondarie ben al di sotto dei piani di impatto. [I testimoni] avevano descritto “nubi esplosive di polvere e detriti che si muovevano orizzontalmente e verticalmente” e che “non assomigliavano affatto ad un crollo gravitazionale indotto dal calore”. Le colonne perimetrali, del peso di diverse tonnellate ciascuna, erano state espulse lateralmente fino a 600 piedi [180 m.], cosa impossibile senza esplosivi. Per tutti e tre gli edifici, sembravano esserci prove sostanziali e verificate di una demolizione controllata pianificata e realizzata con l’uso di esplosivi.

Uno di questi articoli, pubblicato sul Journal of Chemical Physics e firmato da ben nove esperti, aveva analizzato i risultati degli studi sulle particelle prelevate dal World Trade Center, confermando il fatto che la polvere degli edifici crollati conteneva “materiale pirotecnico o esplosivo altamente energetico” – la termite, l’esplosivo di scelta per la demolizione controllata degli edifici.

Da quanto riferito in uno studio privato, tutti i testimoni avevano detto di aver sentito queste esplosioni circa 15 secondi prima dell’impatto degli aerei. Ad aumentare i sospetti c’era il fatto che gli edifici presentavano tutte le caratteristiche delle classiche demolizioni controllate: un crollo completo, brusco e totale di un edificio sulla sua stessa impronta, cosa generalmente considerata impossibile [se non in una demolizione controllata]. Se questo non fosse bastato, c’era la questione del WTC 7, un edificio che non era stato colpito da nessun aereo, ma che però era crollato come le due torri più grandi. Non è mai stata fornita alcuna spiegazione per questo terzo crollo, e Larry Silverstein era stato ripreso in un video mentre diceva: “Abbiamo deciso di tirarlo”, cioè di farlo crollare con gli esplosivi.

Come se non bastasse, gli inquilini del WTC e il personale di sicurezza dell’edificio avevano riferito che, nei giorni precedenti l’attacco, erano state rimosse molte misure di sicurezza dal WTC e che nelle torri gemelle l’energia elettrica era stata staccata molte volte, apparentemente per l’installazione di nuovi cavi elettrici, ma questo aveva anche disattivato tutte le telecamere e gli altri sistemi di sicurezza, situazione che avrebbero permesso agli attentatori di piazzare le cariche esplosive senza essere scoperti.

Un’altra grave preoccupazione per coloro che non credevano alla storia ufficiale era la mancanza di un’indagine seria, unita a quella che molti consideravano come una deliberata distruzione delle prove. Le autorità avevano limitato l’accesso del pubblico alla scena del crimine, come ci si sarebbe aspettato, ma la cosa sospetta era che, il giorno successivo agli attacchi, l’area del WTC era già stata “ripulita”. Invece di cercare le cause del crollo degli edifici – o magari di recuperare i corpi – le imprese di smaltimento erano già sul posto, rimuovevano l’acciaio e gli altri materiali e li caricavano come rottami metallici da fonderia su navi che li avrebbero portati in Cina o in India. In questo modo, tutte le prove delle esplosioni, della presenza di nanotermite, della demolizione controllata degli edifici, erano state deliberatamente eliminate.

L’ex ministro degli Interni egiziano Habib Al-Adly, mentre parla degli attacchi dell’11 settembre, durante il suo processo al Cairo nell’agosto 2014 (schermata video). Fonte

C’erano stati ulteriori sospetti di cospirazione e insabbiamento quando il Washington Post aveva riferito che la società israeliana di messaggistica istantanea Odigo aveva ricevuto attraverso il suo sistema messaggi di testo contenenti avvertimenti di un attacco al World Trade Center due ore prima che l’evento si verificasse, e che le aziende di proprietà ebraica con uffici nelle due torri principali erano state avvertite di evacuare il loro personale diverse ore prima dell’attacco, e lo avevano fatto. A quanto pare, la società di messaggistica sarebbe stata in grado di identificare la fonte degli avvertimenti, ma non le era mai stato chiesto di farlo. Il rifiuto da parte dell’FBI e di altre autorità di commentare le modalità di questi avvertimenti precedenti gli attentati, ovviamente, non aveva fatto altro che aumentare i sospetti.

L’indagine dell’FBI sugli “israeliani danzanti” rivela la preveggenza israeliana dell’11 settembre. Fonte

Uno degli eventi più scottanti era stato quello degli “Ebrei danzanti”. Un piccolo gruppo di persone che i testimoni avevano descritto come “dall’aspetto mediorientale” e che, in seguito, erano stati identificati come Ebrei provenienti da Israele. Questi uomini avevano posizionato delle apparecchiature video circa 30 minuti prima degli eventi, così da poter riprendere gli schianti contro le due torri principali del WTC, ed erano stati fotografati mentre “saltavano su e giù”, esultando e festeggiando dopo l’impatto contro la prima torre. Il fatto era stato riferito alla polizia di New York, che era riuscita a localizzare e arrestare questi uomini, trovati poi in possesso di ingenti somme di denaro e di diversi passaporti falsi. Secondo i primi resoconti dei media, gli “Ebrei danzanti” erano stati interrogati, ma poi inspiegabilmente rilasciati e messi sul primo aereo per Israele. I media avevano anche riportato inizialmente che questi uomini erano su una lista ufficiale di sospetti terroristi e che il loro leader era un noto agente del Mossad israeliano. Naturalmente, l’opinione pubblica aveva nutrito enormi sospetti sul fatto che questi uomini fossero pronti a videoregistrare un evento che apparentemente imprevedibile. L’indagine dell’FBI sugli “Ebrei danzanti” rivela la preveggenza israeliana dell’11 settembre. Questi due elementi, più altri, avevano portato alla conclusione che il Mossad israeliano aveva collaborato con la CIA e l’FBI nella pianificazione degli attacchi dell’11 settembre e che gli avvertimenti e le riprese video dell’evento erano dovuti a questa conoscenza preventiva. L’immediato ritorno di questi uomini in Israele era stato particolarmente insolito, se si considera che New York è stata chiusa dopo l’attacco e non era stato permesso a nessun volo di partire.

Paul Craig Roberts: L’11 settembre è stato il pretesto per un’invasione dell’Iraq già pianificata. Fonte

Ulteriori sospetti erano sorti quando, nel giro di poche ore, la Casa Bianca aveva attribuito la colpa a Osama bin Laden, senza che fosse mai stata presentata alcuna prova che spiegasse o giustificasse tale conclusione. A peggiorare le cose, gli Stati Uniti avevano usato l’evento per giustificare l’invasione quasi immediata dell’Iraq, mentre, come si sarebbe saputo in seguito, la decisione di invadere il Paese (preparativi compresi) era stata presa due anni prima dell’11 settembre. Questi e altri fatti avevano portato molti a concludere che gli eventi dell’11 settembre sono erano stati inscenati dall’amministrazione per fornire una giustificazione pubblica a un’agenda nascosta.

I media di tutto il mondo avevano riferito che molti dei cosiddetti dirottatori “incriminati” dall’FBI sono ancora vivi. Fonte

Quando la versione ufficiale dei fatti era stata diffusa dai media, erano emerse molte altre anomalie, tra cui il fatto che i nomi dei presunti dirottatori non comparivano in nessuna lista dei passeggeri, e questo aveva fatto nascere l’immediata domanda su come sarebbe stato possibile identificare [i presunti dirottatori] in soli due giorni e senza alcuna apparente indagine sulla scena del crimine. Inoltre, erano apparse ripetute notizie secondo cui molti dei presunti dirottatori, che avrebbero dovuto essere morti negli attentati, sarebbero stati trovati vivi e vegeti in Arabia Saudita molto tempo dopo gli eventi dell’11 settembre.

Un altro problema serio è che il governo e le forze armate degli Stati Uniti hanno molti sistemi per prevenire proprio eventi come i dirottamenti suicidi. Il NORAD e altri enti hanno l’obbligo di far decollare i caccia per intercettare e, se necessario, abbattere gli aerei dirottati. Ma, secondo la narrazione ufficiale, questo non era avvenuto. In un primo momento, gli ufficiali avevano affermato che nessun aereo da caccia era stato fatto decollare, ma quando la protesta dell’opinione pubblica aveva fatto capire che la spiegazione non era accettabile, le autorità avevano ammesso che gli aerei militari erano stati fatti decollare, ma alcuni non erano riusciti a localizzare gli aerei di linea dirottati e altri li avevano cercati sull’oceano invece che sulla terraferma. Questa storia è cambiata molte volte, con ogni versione meno credibile della precedente.

Un rapido sguardo al Pentagono

Nella mente di tutti i cinici, l’attentato contro il Pentagono è forse quello che aveva destato più sospetti di tutti, e con evidenti buone ragioni. La storia ufficiale era che un Boeing 757 si era schiantato contro un muro di mattoni del Pentagono, ma il problema, secondo molti, era che non esistevano prove di un simile evento. I primi sospetti erano stati sollevati dal fatto che il buco nel muro di mattoni fosse molto piccolo, forse di due metri di diametro, senza alcun rottame di aereo nei pressi – semplicemente un piccolo buco rotondo in un muro. Innumerevoli esperti di aviazione e di disastri aerei si erano affrettati a denunciare il fatto come una bufala, sostenendo che un aereo grande come un 757 non avrebbe potuto entrare in quel piccolo foro e scomparire completamente. Inoltre, avevano insistito sul fatto che i rottami si sarebbero sparsi ovunque e che le ali e la coda non avrebbero potuto ripiegarsi e seguire l’aereo in quel piccolo foro.

In questa foto di archivio dell’11 settembre 2001, il lato sud del Pentagono brucia dopo un incidente aereo a Washington. Documenti del Pentagono appena rilasciati mostrano che gli ufficiali dell’Air Force avevano brevemente discusso di una possibile sepoltura in mare prima di concludere che 1.321 frammenti non identificabili di resti umani dell’attacco dell’11 settembre al Pentagono avrebbero dovuto essere trattati come rifiuti medici e inceneriti. AP Photo/Tom Horan, File. Fonte
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A rendere le cose più discutibili per i cinici, l’intera parete di mattoni circostante il foro [che avrebbe dovuto inghiottire un intero aereo di linea] appariva totalmente indisturbata, al punto che le finestre erano intatte. I critici avevano immediatamente deriso  la narrativa ufficiale affermando: “Quindi un aereo di linea che pesa più di 100.000 kg va a sbattere contro un edificio di mattoni a 500 km/ora, fa solo un piccolo buco rotondo delle dimensioni di un camion, e nell’impatto non produce nemmeno un’onda d’urto sufficiente a rompere una qualsiasi delle finestre circostanti”.

Un ulteriore problema era la totale assenza di rottami: non c’erano parti di aereo, né corpi, né bagagli, niente di niente, solo un piccolo buco rotondo in un muro. Ma [all’interno] la situazione era ancora più inverosimile, perché la struttura del Pentagono è costituita da tre pareti parallele di mattoni distanti alcuni metri l’una dall’altra, e tutte e tre presentavano lo stesso piccolo foro rotondo della parete esterna. Gli osservatori avevano deriso la possibilità che un enorme velivolo potesse non solo produrre un foro d’ingresso così piccolo, ma che potesse rimanere sostanzialmente intatto mentre penetrava, una dopo l’altra, tre pareti di mattoni, e senza provocare altri danni oltre al foro d’ingresso.

Molti militari avevano immediatamente affermato che il Pentagono era stato colpito da un missile e non da un aereo. Un generale dell’Aeronautica in pensione aveva dichiarato: “Quando si osserva l’intera faccenda, in particolare il luogo dello schianto privo di parti di aereo, le dimensioni del buco lasciato nell’edificio e il fatto che l’oggetto impattante abbia penetrato numerose pareti di cemento, il tutto sembra opera di un missile. E quando si osservano i danni, è evidente che si è trattato di un missile”.

Dopo l’incidente, erano state pubblicate molte foto del muro del Pentagono, con il buco rotondo, perfettamente circolare e senza altri danni. Le foto mostravano anche chiaramente che non c’erano rottami di aerei di alcun tipo e  non si vedevano da nessuna parte danni da calore o segni di bruciature. In effetti, l’erba verde era intatta fino al muro del Pentagono. Queste foto sembrano essere state completamente cancellate da Internet, le uniche rimaste sono quelle scattate dopo il crollo del muro. Le uniche altre foto sono quelle dell’interno del muro del Pentagono, che mostrano una piccola quantità di rottami; ma sono solo le macerie del muro crollato, senza parti di aereo.

Per spiegare l’assenza di rottami e detriti, la storia ufficiale era stata che il calore dell’esplosione provocata dal carburante dell’aereo aveva letteralmente fatto “evaporare” il velivolo, un’affermazione che, anche volendo prendere per buone le altre parti della storia, secondo me è veramente assurda e impossibile. Non è difficile giustificare l’incredulità, né dimostrare l’impossibilità di questa affermazione.

Supponiamo che questo enorme aereo si sia in qualche modo schiantato e abbia penetrato il solido muro di mattoni del Pentagono, creando un foro d’ingresso molto più piccolo delle sue dimensioni reali. E facciamo finta che le ali e la coda non si siano staccate, ma che, come l’aereo, si siano in qualche modo ridotte a una piccola frazione delle loro dimensioni e siano completamente penetrate in quel minuscolo foro. Ipotizziamo che un aereo con  un’apertura alare di oltre 40 metri possa entrare in un buco di 2 metri in una parete e che il piano di coda verticale, di quasi 15 metri di altezza, lo segua. Come gestire poi l’assenza di relitti, di bagagli e di corpi?

Consideriamo la narrazione ufficiale secondo cui l’esplosione e la combustione del carburante avio avrebbe “vaporizzato” l’aereo e tutto il suo contenuto. Se abbiamo una grande pentola d’acqua su un fornello, scaldandola a 100°C faremo bollire tutta l’acqua, ma ciò richiederebbe 30 minuti o più. Se volessimo accelerare la vaporizzazione, potremmo aumentare il calore a 200°C o 300°C. Più alta è la temperatura, più velocemente l’acqua evapora. Ma, se volessimo vaporizzare l’intera pentola d’acqua in un istante, in uno o due secondi, dovremmo chiaramente applicare temperature molto più elevate. Centinaia di gradi non bastano, e nemmeno migliaia. Avremo bisogno di un calore di decine di migliaia di gradi.

Ora consideriamo l’aereo. L’alluminio della fusoliera inizierà ad evaporare a circa 2.500°C, e ricordate che non stiamo facendo evaporare 10 litri d’acqua, ma più di 100.000 kg di velivolo e di contenuto, quindi avremo bisogno di temperature estreme per vaporizzare l’intero aereo in uno o due secondi. È chiaro che migliaia di gradi non bastano, e nemmeno decine di migliaia. Se volessimo far scomparire l’intera massa dell’aereo in un unico “puff” avremmo bisogno di arrivare a milioni di gradi per uno o due secondi . Purtroppo, il carburante degli aerei brucia solo a circa 1.000°C al massimo.

Ma sospendiamo per un attimo tutti i nostri dubbi e ammettiamo che, in qualche modo, questo enorme velivolo fosse riuscito a passare in questo minuscolo buco nel muro e che il carburante del jet avesse, non si sa come, creato temperature di combustione di milioni di gradi sufficienti a vaporizzare l’intero velivolo e il suo contenuto in una manciata di secondi. Questo spiegherebbe l’assenza di rottami, bagagli e corpi. Ma poi le autorità erano riuscite a identificare la maggior parte delle vittime di questo apparentemente terribile incidente grazie al ritrovamento del loro DNA. Quindi, anche con tutta la nostra generosità, abbiamo comunque un problema. Il calore dello schianto e dell’esplosione era stato così forte da vaporizzare completamente e istantaneamente l’intero aereo, facendo evaporare 100.000 kg di metallo, senza lasciare resti di alcun tipo e soprattutto senza resti di corpi, ma poi, in qualche modo, il delicato e fragile DNA umano (che non resiste a più di 50 gradi circa), era risorto, si era liberato dai vapori, si era ricondensato, era sceso lentamente verso il basso e si era adagiato sui piccoli fili d’erba, assolutamente intatto, in attesa di essere analizzato dalle autorità.

Un’altra parte della versione ufficiale attaccata dai critici era il fatto che sul luogo dell’incidente non esistevano segni di calore, intenso o meno; tutta l’erba davanti e intorno al luogo dell’incidente era ancora verde e persino le finestre circostanti non avevano subito danni.

Un’altra area di sospetto era l’assenza di tracce di alluminio polverizzato, infatti, secondo gli scienziati i vapori di 100.000 kg. di alluminio si sarebbero rapidamente condensati e avrebbero ricoperto tutte le superfici nel raggio di chilometri con un lucido rivestimento di alluminio polverizzato, esattamente come l’interno di un sacchetto di patatine. Se l’aereo fosse davvero evaporato come sostengono le autorità, ogni foglia di ogni albero, ogni filo d’erba nel raggio di 5 chilometri sarebbe stato ricoperto da uno strato argenteo di alluminio polverizzato.

Un’altra considerazione che aveva sollevato enormi sospetti sulla sicurezza del Pentagono era il fatto che i media avevano documentato l’esistenza di più di 85 telecamere di videosorveglianza, sia governative che private, che coprivano l’esterno dell’edificio, eppure il governo si era sempre rifiutato di rilasciare qualsiasi video che dimostrasse che era stato un 757 a impattare contro il Pentagono. Come era stato riferito dai i media, le registrazioni di tutte le 85 telecamere erano state rapidamente confiscate dall’FBI e dalla CIA, che ancora oggi si rifiutano di rilasciare i video, sostenendo che “non mostrano nulla”. Molti osservatori ritengono che queste affermazioni siano palesemente false, poiché le telecamere mostrerebbero chiaramente cosa si era schiantato contro il Pentagono e poi, se i video non mostrano davvero nulla, perché questa estrema riluttanza a rilasciarli? Dopo più di 20 anni, (2023) le autorità avevano rilasciato un video che sembrava mostrare un aereo di linea che colpisva il Pentagono. Ma il video è confuso e sembra essere stato manipolato.

Molti esperti di aviazione militare e commerciale avevano scritto articoli e libri sull’incidente del Pentagono, giungendo tutti essenzialmente alle stesse conclusioni e sostenendo i sospetti dei cinici. Ecco alcuni brevi commenti di esperti del settore:

“Come ex specialista e progettista di turbine della General Electric, e poi amministratore delegato di una società di progettazione di turbine, posso garantire che nessuno dei motori in lega ad alta tecnologia e per alte temperature presenti sui quattro aerei che si sono schiantati l’11 settembre sarebbe stato completamente distrutto, bruciato, frantumato o fuso da qualsiasi incidente o incendio. Distrutti, sì, ma non al punto di sparire. Dove sono tutti quei motori, in particolare al Pentagono? Se l’11 settembre un aereo a reazione si fosse schiantato [sul Pentagono], quei motori, oltre alle ali e alla coda, sarebbero stati lì”.

“Si possono facilmente esaminare i filmati e le fotografie dell’attacco al Pentagono e concludere che un Boeing 757 con un’apertura alare di 125 piedi, una lunghezza di 155 piedi e un’altezza di 44 piedi in coda non ha colpito il Pentagono. Né i danni all’edificio né i detriti all’esterno o all’interno dell’edificio possono avvalorare tale affermazione. Mentre l’apertura alare di un 757 è di 125 piedi, il foro nella parete esterna del Pentagono ha un diametro inferiore ai 15 piedi. Perché la storia del governo possa essere vera, l’intero aereo avrebbe dovuto passare attraverso quel piccolo foro, cosa impossibile. Inoltre, nella storia dell’aviazione non si è mai verificato un incidente o un’esplosione con conseguente cremazione totale di un aereo”.

“È un aereo di circa 100 tonnellate, e un aereo che pesa 100 tonnellate, dopo aver colpito un edificio, avrà ancora 100 tonnellate di rottami e parti smontate. Non c’erano rottami di un 757 al Pentagono. Ciò che ha colpito il Pentagono non era il volo 77 … era un missile da crociera”.

Lo schianto nella miniera di carbone

C’era stato un altro aereo che era precipitato al suolo in una zona rurale della Pennsylvania, apparentemente perché i passeggeri a bordo erano riusciti a sopraffare i dirottatori, impedendo che l’aereo venisse fatto schiantare sulla Casa Bianca. Tuttavia, quei passeggeri erano stati molto più che ordinati; non avevano lasciato nessun rottame da ripulire. Il luogo dell’incidente non mostrava – beh, quasi nulla. Un po’ di roba sparsa in giro, ma nessun aereo, nessun pezzo di aereo, nessun motore, nessuna ala, nessuna coda, nessun bagaglio e nessun corpo. I cinici si erano subito chiesti: “Dove sono i rottami? Da tutte le foto che ho visto, c’è solo un buco! Dov’è un pezzo di aereo precipitato? Dov’è una qualsiasi prova?”. Secondo la storia ufficiale, l’aereo si sarebbe schiantato sopra “un pozzo minerario abbandonato”, un piccolo buco nel terreno di pochi metri di diametro, e, come nel caso del Pentagono, era completamente scomparso in quel minuscolo buco, trascinandosi dietro i motori, le ali e le sezioni di coda. Ad aumentare i sospetti, i residenti locali avevano riferito di un piccolo aereo militare che era passato ad alta velocità a livello degli alberi vicino al luogo dello “schianto” e che aveva poi sparato un missile contro qualcosa.

Quel “qualcosa” era esploso a terra, lasciando i rottami menzionati e, a quel punto, l’aereo militare si era allontanato. Molti abitanti del luogo avevano confermato l’evento, ma le autorità non ricordavano “alcuna manovra militare” in quell’area in quel momento e la questione non era stata affrontata dalla commissione d’inchiesta. Inoltre, tutti i residenti locali avevano affermato di essere stati visitati da agenti della CIA o dell’FBI dopo il presunto incidente e di essere stati informati del fatto che “voi non avete visto nulla”.

Inspiegabilmente, non era stato compiuto alcun tentativo di recuperare i corpi. In ogni incidente aereo di recente memoria si sono sempre fatti enormi sforzi per recuperare i corpi. Anche quando gli aerei precipitano in mare, vengono spesi milioni di dollari e mesi di tempo per setacciare il fondo dell’oceano nel tentativo di localizzare il velivolo e recuperare i corpi. Ma, nel caso di questo aereo di linea “precipitato aell’ingresso di una miniera di carbone”, non era stato fatto nulla. Ma, anche se un aereo si fosse miracolosamente schiantato in un luogo simile, non avrebbe potuto scendere più di 20 o 30 metri nel terreno. Sarebbero stati necessari pochi lavori di scavo per recuperare i rottami dell’aereo e i corpi, ma l’area era stata semplicemente dichiarata “off limits”, e tutto era finito lì.

La commissione d’inchiesta

A seguito delle proteste e delle richieste dell’opinione pubblica, alla fine era stata istituita la Commissione d’inchiesta del Congresso sull’11 settembre, ma i membri avevano affermato di essere stati ostacolati dall’ostruzionismo delle autorità e di non essere mai riusciti a scoprire la verità. La Commissione era stata autorizzata ad iniziare l’attività solo dopo un anno dagli attentati e i suoi termini di riferimento erano stati descritti come “sospettosamente ristretti”, i suoi poteri di indagine “curiosamente limitati” e le era stato concesso meno di un anno per esaminare milioni di pagine di prove e interrogare centinaia di testimoni. Sia il presidente che il vicepresidente della Commissione avevano dichiarato di essere stati “messi in condizione di fallire” e di essere stati privati dei fondi necessari per svolgere un’indagine adeguata. Avevano inoltre affermato che era stato loro negato l’accesso alla verità e che erano stati fuorviati da alti funzionari del Pentagono, dell’Autorità federale dell’aviazione e che i funzionari del NORAD avevano deliberatamente mentito sulla mancata intercettazione degli aerei dirottati.

Sia il presidente che il vicepresidente, insieme ad altri membri della Commissione, si erano dimessi e avevano scritto un libro intitolato “Without Precedent” (Senza precedenti), in cui esprimevano le loro numerose preoccupazioni e frustrazioni per l’insabbiamento, il deliberato ostruzionismo e la mancanza di sostegno da parte dell’intero governo statunitense e di tutte le sue agenzie. Avevano affermato che le prove ufficiali fornite alla Commissione erano “molto lontane dalla verità” e che, nonostante tutte le bugie raccontate alla Commissione, nessuno era mai stato accusato o anche solo rimproverato per il reato di ostruzione. Il rapporto finale [della Commissione] ometteva molte prove fondamentali e non affrontava le numerose e gravi anomalie presenti nei vari resoconti dell’accaduto. I commissari avevano ammesso che il loro rapporto era incompleto e difettoso, ma era stato rapidamente chiuso.

Con questo si conclude il nostro breve riassunto dei dubbi sugli eventi dell’11 settembre. Dovrete arrivare alle vostre conclusioni su ciò che era realmente accaduto quel giorno e sui veri responsabili.

Epilogo – Chi è stato?

In tutto questo, c’è un elemento che richiede una seria considerazione: la responsabilità degli eventi dell’11 settembre. Inizialmente erano stati attribuiti ad un gruppo di sauditi, ma non era stata trovata alcuna prova di ciò e, come indicato sopra, la maggior parte dei cosiddetti “dirottatori” era stata poi vista viva e vegeta in Arabia Saudita. Sembra quindi che si sia trattato di un altro tipo di “false flag”, destinato a distogliere l’opinione pubblica dalla giusta direzione. Gli attentati erano stati anche attribuiti a Osama bin Laden e usati come giustificazione per l’invasione e la distruzione dell’Iraq, ma anche queste accuse si erano rivelate false. A posteriori sembra quindi che né i sauditi né bin Laden fossero in alcun modo responsabili degli attacchi. Dove risiede allora la colpa?

Sembra certo che dietro il complotto ci fossero gli Ebrei. Nient’altro può spiegare il fatto che Larry Silverstein avesse acquistato dei grattacieli destinati alla demolizione e pochi mesi dopo ricavare un profitto miliardario dalle polizze di risarcimento dell’assicurazione. Nient’altro può spiegare gli “Ebrei danzanti” che avevano posizionato le loro apparecchiature fotografiche in modo da riprendere gli schianti contro il World Trade Center  ben 30 minuti prima degli eventi, una prova che ne erano a conoscenza. Nient’altro può spiegare i loro balli celebrativi mentre avvenivano gli schianti. Né si spiega altrimenti il fatto che la polizia di New York abbia subito rilasciato questi agenti del Mossad (che erano sulla lista dei terroristi degli Stati Uniti) e li abbia fatti salire su un aereo per tornare in Israele, quando gli aereoporti erano chiusi e nessuno poteva partire. Nient’altro può spiegare il fatto che, due o tre ore prima dell’attentato, la società israeliana di messaggistica istantanea Odigo aveva inviato agli uffici delle aziende ebraiche presenti nelle Torri messaggi in cui si intimava loro di abbandonare i locali. Tutto ciò indica non solo una conoscenza preventiva, ma anche connessioni ad altissimo livello, sufficienti per la piena immunità legale, e ciò può provenire solo dai Dipartimenti di Stato e di Giustizia degli Stati Uniti controllati dagli Ebrei, nonché dalla CIA controllata dagli Ebrei.

Dal momento che il coinvolgimento degli Ebrei era diventato troppo di dominio pubblico per essere nascosto o insabbiato, era stato necessario inventare un’altra plausibile teoria cospirativa false-flag per sviare la colpa dai veri responsabili – che non erano di certo i sauditi. Chi, allora? Diverse fonti ebraiche avevano pubblicato materiale che incolpava “gli israeliani”, sostenendo che dietro gli attacchi ci fossero il Mossad e Israele. Tra questi Ebrei c’era Ron Unz della Unz Review, che era persino apparso in un collegamento video con la TV iraniana e aveva dato la sua versione di come “gli israeliani” avessero tramato ed eseguito l’intero evento. Si potrebbe dire: “Beh, non è coraggioso da parte di un Ebreo coinvolgere il proprio popolo in una vicenda del genere?”. No, affatto. Si tratta solo di un’abile serie di menzogne ebraiche, volte a sviare la colpa e a mettere la questione a tacere, senza rivelare la verità.

La questione può essere vista sotto diversi aspetti. Il primo è che incolpare gli israeliani equivale a non incolpare nessuno. Se si vuole perseguire questo crimine, chi si arresta? L’intera popolazione di Israele? Tutto il personale del Mossad? Il problema di un’accusa del genere è che è troppo generica per essere utile. Tanto varrebbe incolpare un meteorologo. Se si dà la colpa a George Bush, si ha un obiettivo su cui indagare, ma se si dà la colpa a una nazione, non si ha nulla. Ed è proprio questo lo scopo di un’accusa del genere: non esiste un bersaglio, non c’è nessuno da incolpare in modo specifico, quindi la questione rimane irrisolta. E, poiché non vengono presentate prove concrete, le accuse vengono recepite solo da coloro che probabilmente ci crederebbero comunque.

Un secondo problema, più serio, è che né “gli israeliani” né il Mossad avevano l’autorità – o i mezzi – per eseguire in modo autonomo un simile piano in un Paese come gli Stati Uniti. Le prove, per quanto circostanziali, sono che dietro l’evento c’erano sicuramente degli Ebrei, ma questo poteva essere pianificato e autorizzato solo dalla City di Londra. Israele non ha l’indipendenza o l’autorità per realizzare da solo qualcosa di questa portata, e, in ogni caso, l’evento era stato usato per giustificare la conquista dell’Iraq e del suo petrolio, cosa che i banchieri ebrei della City stavano sicuramente pianificando da anni – insieme a destini simili per Libia, Siria, Iran e Somalia.

Ma c’è un’altra astuzia in questo tentativo di incolpare gli israeliani per gli eventi dell’11 settembre: serve a eliminare tutti gli altri sospetti o co-cospiratori. Se erano stati gli Ebrei israeliani, facendo molto affidamento sulla furtività e sull’abilità del Mossad, a portare a termine questo evento in modo indipendente, allora non abbiamo nessun altro da incolpare. Ma è ragionevole? Gli Ebrei israeliani non avrebbero potuto compiere un atto del genere senza la piena collaborazione del governo statunitense. Tutto ciò che dobbiamo fare è pensare.

Il giorno dopo l’abbattimento degli edifici del World Trade Center, l’area era stata messa in quarantena e le squadre di demolizione erano già sul posto per rimuovere tutti i detriti, scaricare le macerie nell’oceano e spedire l’acciaio in Cina dove sarebbe stato rifuso. Chi può essere stato responsabile di una simile organizzazione, ovviamente pianificata con largo anticipo? Gli israeliani? Chi aveva l’autorità di sgomberare il sito per eliminare tutte le prove e chi aveva così tanta fretta di farlo? Gli israeliani? Chi aveva trovato (e poi perso) il passaporto del dirottatore sopra le macerie del World Trade Center? Gli israeliani? Chi si era occupato delle 85 telecamere che riprendevano il Pentagono e aveva sequestrato tutte le registrazioni? Gli israeliani? Il Pentagono era in crisi perché avrebbe dovuto fornire spiegazioni sugli oltre mille miliardi di dollari di hardware militare mancante e irreperibile. Chi aveva spostato tutti gli archivi relativi a quell’indagine nel punto preciso in cui il missile aveva colpito il Pentagono, distruggendo tutte le prove e bloccando l’indagine? Gli israeliani?

Chi era responsabile del fatto che gli aerei del NORAD non avessero intercettato e abbattuto gli aerei dei terroristi? Gli israeliani? Chi aveva affermato che gli aerei del NORAD erano stati fatti decollare ma “non erano riusciti a trovare” gli aerei di linea dirottati nemmeno con i moderni radar, e chi aveva mandato i caccia sull’oceano invece che a New York o a Washington? Gli israeliani? Chi pilotava l’aereo militare che aveva lanciato un missile contro la “miniera di carbone”, sperando di far credere ai residenti che fosse precipitato un aereo? Gli israeliani? Chi si era rifiutato di cercare i corpi inesistenti nella miniera di carbone? Gli israeliani? Chi aveva visitato i testimoni dell’incidente della “miniera di carbone” per intimidirli e dire loro “voi non avete visto nulla”? Gli israeliani? Chi aveva cambiato i numeri di registrazione dei due aerei che avevano colpito il World Trade Center, facendoli apparire come voli regolari quando non lo erano? Gli israeliani? Chi aveva impedito alle centinaia di testimoni presenti sulla scena di testimoniare alle udienze del Congresso? Gli israeliani? I mass media di quale Paese avevano sostenuto la narrazione ufficiale 24 ore su 24, 7 giorni su 7, denigrando ferocemente come “teorici della cospirazione” chiunque cercasse la verità? Gli israeliani?

Dovrebbe essere evidente che l’evento dell’11 settembre non avrebbe potuto essere eseguito senza la piena cooperazione del governo degli Stati Uniti e di molte delle sue agenzie, tra cui il NORAD, la Sicurezza Nazionale, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento di Giustizia, l’FBI, la CIA, il Pentagono e le forze armate statunitensi, e l’intera stampa americana di proprietà ebraica.

Fonte

Ma non è così grave come sembra. Una miniera di carbone inesistente non ha avuto danni. Il Pentagono ha subito il crollo di una piccola parte del suo muro di cinta, ma ha potuto distruggere di tutti i suoi file incriminati. Gli edifici del World Trade Center erano già stati condannati a causa dell’amianto, e la loro demolizione era comunque prevista. Certo, sono morte alcune migliaia di persone, ma non è certo la prima volta che il governo americano o gli Ebrei sacrificano degli innocenti per una causa politica.

Potreste pensare: “Ma una operazione del genere avrebbe coinvolto almeno centinaia e forse migliaia di persone. Sicuramente una di loro avrebbe parlato. La verità avrebbe dovuto trapelare”. Lasciate che vi dica una cosa. Se tre uomini in abito nero e con gli occhiali scuri entrano in casa vostra e vi dicono che voi non avete visto nulla e non sapete nulla, e di tenere la bocca chiusa, sareste molto tentati di obbedire. Quegli uomini sono armati e hanno il diritto di spararvi lì dove siete, voi lo sapete e loro lo sanno. Alcuni di voi ricorderanno un film in cui uno dei protagonisti diceva: “Se sgarri, sparo a te e all’uomo accanto a te”. Questo è molto più forte di una semplice minaccia. Il modo standard con cui queste persone ottengono l’obbedienza – o il silenzio – è quello di minacciare non solo voi, ma tutta la vostra famiglia, i vostri genitori, i vostri amici e gli amici dei vostri genitori. E se vi dicono che la vita della vostra famiglia e dei vostri amici dipende dal vostro silenzio, molto probabilmente sceglierete di tacere. E se non starete zitti accadranno due cose: (1) sarete morti e (2) sarete ferocemente denunciati dai media come “teorici della cospirazione” che si sono appena suicidati. E non sareste nemmeno i primi.

Larry Romanoff

Fonte: bluemoonofshanghai.com
Link: https://www.bluemoonofshanghai.com/politics/14103/
05.11.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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