Chris Hedges
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Israele è stato fondato sulla menzogna. La menzogna che il territorio palestinese fosse in gran parte non occupato. La menzogna che 750.000 palestinesi erano fuggiti dalle loro case e dai loro villaggi durante la pulizia etnica fatta dalle milizie sioniste nel 1948 perché così era stato detto loro dai leader arabi. La menzogna che erano stati gli eserciti arabi a scatenare la guerra del 1948 che aveva visto Israele impadronirsi del 78% della Palestina storica. La menzogna che Israele aveva rischiato di essere annientato nel 1967, cosa che lo aveva costretto ad invadere e occupare il restante 22% della Palestina, oltre a territori appartenenti a Egitto e Siria.
Israele si sostiene con le bugie. La menzogna che Israele vuole una pace giusta ed equa e che sosterrà uno Stato palestinese. La menzogna che Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente. La menzogna che Israele è un “avamposto della civiltà occidentale in un mare di barbarie”. La menzogna che Israele rispetta le regole internazionali e i diritti umani.
Le atrocità di Israele contro i palestinesi vengono sempre esaltate con le bugie. Le ho sentite. Le ho registrate. Le ho pubblicate nei miei articoli per il New York Times quando ero capo ufficio del Medio Oriente.
Mi sono occupato di guerra per due decenni, compresi sette anni in Medio Oriente. Ho imparato molto sulle dimensioni e sulla letalità degli ordigni esplosivi. Non c’è nulla nell’arsenale di Hamas o della Jihad islamica che potrebbe anche lontanamente avvinarsi all’enorme potenza esplosiva del missile che ha ucciso circa 500 civili nell’ospedale arabo cristiano di al-Ahli a Gaza. Niente. Se Hamas o la Jihad islamica palestinese (PIJ) avessero questo tipo di missili, interi edifici in Israele sarebbero già in macerie con centinaia di morti. Non è così.
Il fischio, udibile nel video pochi istanti prima dell’esplosione, sembra provenire da un missile ad alta velocità. Questo lo si capisce dal suono. Nessun razzo palestinese fa questo rumore. E poi c’è la velocità del missile. I razzi palestinesi sono lenti, chiaramente visibili mentre si innalzano nel cielo e poi precipitano in caduta libera verso i loro obiettivi. Non colpiscono con precisione e non viaggiano a velocità quasi supersonica. Non sono in grado di uccidere centinaia di persone.
L’esercito israeliano, nei giorni precedenti l’attacco del 17 ottobre aveva sganciato sull’ospedale razzi “sfonda tetto” senza testata esplosiva, il ben noto avvertimento da parte di Israele di evacuare l’edificio, secondo i funzionari dell’ospedale al-Ahli. I funzionari dell’ospedale avevano anche riferito di aver ricevuto telefonate da Israele che dicevano “vi abbiamo avvertito due volte di evacuare”. Israele aveva chiesto l’evacuazione di tutti gli ospedali nel nord di Gaza.
A seguito dell’attacco all’ospedale, Hananya Naftali, un “aiutante online” del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, aveva postato su X, ex Twitter: “L’aviazione israeliana ha colpito una base terroristica di Hamas all’interno di un ospedale a Gaza”. Il post era stato rapidamente cancellato.
Dall’incursione del 7 ottobre in Israele da parte dei combattenti della resistenza palestinese, che avrebbe causato la morte di circa 1.300 israeliani, molti dei quali civili, e il rapimento di circa 200 ostaggi portati a Gaza, Israele ha effettuato 51 attacchi contro strutture sanitarie a Gaza, con l’uccisione di 15 operatori sanitari e il ferimento di 27, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Su 35 ospedali di Gaza, quattro non funzionano a causa dei gravi danni e degli attacchi subiti. Solo otto dei 22 centri di assistenza sanitaria primaria dell’UNRWA sono “parzialmente funzionanti”, secondo l’OMS.
La sfacciataggine delle menzogne israeliane ha stupito quelli di noi che seguivano gli avvenimenti da Gaza. Non importava se avevamo visto l’attacco israeliano, compresi gli spari contro palestinesi disarmati. Non importava quanti testimoni avessimo intervistato. Non importava quali prove fotografiche e forensi avessimo ottenuto. Israele ha sempre mentito. Bugie piccole. Bugie grandi. Bugie enormi. Queste bugie sono arrivate di riflesso e istantaneamente dall’esercito israeliano, dai politici israeliani e dai media israeliani. Sono state amplificate dalla ben oliata macchina della propaganda israeliana e ripetute con nauseante sincerità dai notiziari internazionali.
Israele usa le stesse sbalorditive bugie che caratterizzano i regimi dispotici. Non deforma la verità, la rovescia. Dipinge un quadro diametralmente opposto alla realtà. Chi di noi si era occupato dei territori occupati si era sempre trovato di fronte a narrazioni israeliane alla Alice nel Paese delle Meraviglie, che dovevamo rigorosamente inserire nei nostri articoli – secondo le regole del giornalismo americano – pur sapendo che sono false.
Israele ha inventato un lessico orwelliano. I bambini uccisi dagli israeliani diventano bambini presi nel fuoco incrociato. Il bombardamento di quartieri residenziali, con decine di morti e feriti, diventa un attacco chirurgico ad una fabbrica di bombe. La distruzione di case palestinesi diventa la demolizione delle abitazioni dei terroristi.
La Grande Bugia – Große Lüge – alimenta le due reazioni che Israele cerca di suscitare: il razzismo dei suoi sostenitori e il terrore delle sue vittime. La Grande Menzogna alimenta il mito di uno scontro di civiltà, di una guerra tra democrazia, decenza e onore da una parte e terrorismo islamico, barbarie e medievalismo dall’altra.
George Orwell nel suo romanzo “1984” chiamava la Grande Bugia “bispensiero”. Il bispensiero usa “la logica contro la logica” e “ripudia la morale pur rivendicandola”. La Grande Bugia abolisce le sfumature, le ambiguità e le contraddizioni che possono affliggere la coscienza. È progettata per creare dissonanza cognitiva. Non ammette zone grigie. Il mondo è bianco e nero, buono e cattivo, giusto e ingiusto. La Grande Bugia permette ai credenti di trovare conforto – un conforto cercato disperatamente – nella loro superiorità morale, anche tramite il ripudio di ogni tipo di moralità. La Grande Bugia alimenta quello che Edward Bernays chiamava “il compartimento a prova di logica dell’adesione dogmatica”. Tutta la propaganda efficace, scrive Bernays, mira e si basa su queste “abitudini psicologiche” irrazionali.
I sostenitori di Israele bramano queste bugie. Non vogliono conoscere la verità. La verità li costringerebbe a riesaminare il loro razzismo, la loro auto-illusione e la loro complicità nell’oppressione, nell’omicidio e nel genocidio.
Soprattutto, la Grande Bugia invia un messaggio inquietante ai palestinesi. La Grande Bugia afferma che Israele condurrà una campagna di terrore e genocidio senza mai assumersi la responsabilità dei propri crimini. La Grande Bugia cancella la verità. Cancella la dignità del pensiero e dell’azione umana. Cancella i fatti. Cancella la storia. Cancella la comprensione. Cancella la speranza. Riduce ogni comunicazione al linguaggio della violenza. Quando gli oppressori parlano agli oppressi esclusivamente attraverso la violenza indiscriminata, gli oppressi rispondono con la violenza indiscriminata.
Il vignettista Joe Sacco e io avevamo visto i soldati israeliani deridere e sparare a dei ragazzini nel campo profughi di Khan Younis, a Gaza. In seguito avevamo intervistato in ospedale i ragazzi e i loro genitori. In alcuni casi avevamo partecipato ai loro funerali. Sapevamo i loro nomi. Conoscevamo le date e i luoghi delle sparatorie.
La risposta di Israele era stata quella di dire che non eravamo a Gaza. Che ci eravamo inventati tutto.
Nel 2022, il Primo Ministro israeliano, il Ministro degli Esteri, il Ministro della Difesa e il portavoce delle Forze di Difesa israeliane (IDF) avevano immediatamente attribuito la responsabilità dell’uccisione della giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, a combattenti palestinesi. Israele aveva diffuso il filmato di un miliziano palestinese che avrebbe sparato e ucciso la giornalista, che indossava un giubbotto antiproiettile e un elmetto con la scritta “PRESS”.
Benny Gantz, all’epoca ministro della Difesa, aveva dichiarato che “nessun colpo di arma da fuoco [israeliano] era stato sparato contro la giornalista” e che l’esercito israeliano aveva “visto filmati di spari indiscriminati da parte di terroristi palestinesi”.
Questa menzogna era stata portata avanti fino a quando un filmato esaminato da B’Tselem, il Centro israeliano per i diritti umani nei Territori occupati, aveva permesso la localizzazione dell’uomo armato palestinese ritratto nel video. L’organizzazione per i diritti umani aveva scoperto che il video era stato girato in un luogo diverso da quello in cui Shireen era stata uccisa.
Quando Israele viene sorpreso a mentire, come nel caso dell’omicidio di Shireen, promette un’indagine. Ma queste indagini sono una farsa. Raramente vengono condotte indagini imparziali sulle centinaia di uccisioni di palestinesi da parte di soldati e coloni ebrei. I responsabili non vengono quasi mai portati in tribunale o chiamati a rispondere delle loro azioni. Il modello di offuscamento israeliano è prevedibile. Così come la collusione di quasi tutti i media mainstream e dei politici repubblicani e democratici. I politici statunitensi avevano denunciato l’omicidio della Shireen e avevano doverosamente ripetuto il vecchio mantra, chiedendo una “indagine approfondita” da parte dell’esercito, lo stesso che aveva compiuto il crimine.
Qualche mese dopo, Israele aveva ammesso che c’era una “forte possibilità” che un soldato israeliano avesse ucciso la giornalista per sbaglio, ma, a quel punto, non c’erano più proteste di piazza, la rabbia per l’uccisione della giornalista era scemata e il suo omicidio sta stato ampiamente dimenticato.
Quando usciranno le prove definitive del bombardamento dell’ospedale, anche questo sarà un lontano ricordo.
C’è un drammatico filmato ripreso nel settembre 2000 da France 2 TV all’incrocio di Netzarim, nella Striscia di Gaza (lo stesso posto dove avevo visto un ragazzo di diciannove anni colpito e ucciso da un cecchino israeliano), di un padre che cerca di proteggere il figlio traumatizzato di 12 anni, Muhammad al-Durrah, dalle pallottole israeliane che, alla fine, lo uccidono.
L’uccisione del ragazzo aveva scatenato la tipica campagna di propaganda di Israele. I funzionari israeliani avevano trascorso anni a mentire sull’omicidio, prima incolpando i palestinesi per la sparatoria, poi suggerendo che la scena fosse stata simulata e infine insistendo sul fatto che il ragazzo fosse ancora vivo.
Quando un soldato israeliano, nel 2003, aveva ucciso la studentessa e attivista americana di 23 anni Rachel Corrie, schiacciandola con un bulldozer mentre cercava di impedire la demolizione illegale della casa di un medico palestinese, l’esercito israeliano aveva dichiarato che si era trattato di un incidente di cui era responsabile la Corrie.
Dal 2001, l’esercito israeliano ha ucciso “almeno” 20 giornalisti, senza che nessuno ne rendesse conto, secondo un rapporto del 2023 del Committee to Protect Journalists (CPJ) di New York. “Immediatamente dopo l’uccisione di un giornalista da parte delle forze di sicurezza, i funzionari israeliani spesso spingono una contro-narrativa sui fatti riportati dai media”, aveva concluso il CPJ. Questo include l’attribuzione della colpa delle uccisioni al “fuoco indiscriminato” dei palestinesi o il tentativo di screditare le persone uccise come “terroristi”.
Israele blocca il lavoro delle organizzazioni indipendenti per i diritti umani sulle atrocità e i crimini di guerra che commette a Gaza e in Cisgiordania. Si rifiuta di collaborare con la Corte Penale Internazionale su eventuali crimini di guerra nei Territori Occupati. Non collabora con il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e vieta l’ingresso nel Paese al Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. Nel 2018 Israele aveva revocato il permesso di lavoro a Omar Shakir, direttore di Human Rights Watch (per Israele e Palestina), e lo aveva espulso. Nel maggio 2018, il Ministero israeliano degli Affari strategici e della diplomazia pubblica ha diffuso un rapporto in cui si chiedeva all’Unione Europea e agli Stati europei di interrompere il sostegno finanziario diretto e indiretto e i finanziamenti alle organizzazioni palestinesi e internazionali per i diritti umani che “hanno legami con il terrorismo e promuovono boicottaggi contro Israele”.
Dopo il bombardamento dell’ospedale, Israeleaveva pubblicato un video che mostrava i razzi della Jihad Islamica Palestinese che avrebbero colpito l’ospedale. Gli israeliani avevano frettolosamente rimosso il video quando i giornalisti avevano fatto notare che l’orario impresso sul video mostrava che le immagini erano state riprese 40 minuti dopo l’attacco all’ospedale.
I propagandisti israeliani – consapevoli che i razzi palestinesi hanno una scarsa potenza esplosiva – avevano poi affermato che Hamas avrebbe immagazzinato munizioni nelle cantine dell’ospedale. Sarebbe stato questo a causare la massiccia esplosione. Ma, se questo fosse vero, ci sarebbe stata un’esplosione secondaria. Non c’era stata. E ora Israele ha diffuso quella che, secondo loro, sarebbe la registrazione di due militanti di Hamas che discutono dell’attacco missilistico all’ospedale. I militanti si chiedono l’un l’altro, in una conversazione autoincriminante troppo ridicola per essere vera, se sia stato Hamas o la Jihad islamica palestinese ad effettuare l’attacco. Per favore. Come avrebbe fatto Israele ad essere completamente all’oscuro di un’incursione di migliaia di militanti palestinesi armati da Gaza in Israele il 7 ottobre e a venire in possesso di questa conversazione incriminante di due presunti militanti?
“Israele ha un’intera unità di ‘mistaravim‘, agenti israeliani ebrei sotto copertura addestrati a fingersi palestinesi e a operare segretamente tra i palestinesi”, scrive il reporter Jonathan Cook. “Israele ha prodotto una serie televisiva molto popolare su queste persone che operano a Gaza, chiamata Fauda. Bisogna essere molto creduloni per pensare che Israele non potrebbe, e potendolo non lo farebbe, organizzare un video come questo per ingannarci, proprio come inganna regolarmente i palestinesi a Gaza”.
Israele tempo prende di mira anche strutture mediche, ambulanze e medici, come sottolinea lo studioso del Medio Oriente Norman Finkelstein. Aveva bombardato un ospedale pediatrico palestinese durante la guerra del 1982 in Libano, uccidendo 60 persone. Aveva anche effettuato attacchi missilistici contro ambulanze libanesi chiaramente contrassegnate durante la guerra del 2006 tra Israele e Libano. Aveva danneggiato o distrutto 29 ambulanze e quasi la metà delle strutture sanitarie di Gaza, compresi 15 ospedali, durante l’assalto a Gaza del 2008-2009, noto come Operazione Piombo Fuso. Durante questa operazione aveva regolarmente impedito ai palestinesi feriti di essere prelevati dalle ambulanze, lasciandoli spesso morire. Durante l’operazione Protective Edge, l’assalto di 51 giorni a Gaza nel 2014, Israele aveva distrutto o danneggiato 17 ospedali e 56 centri di assistenza sanitaria primaria e aveva danneggiato o distrutto 45 ambulanze.
Potete vedere qui la mia intervista, rilasciata oggi, al professor Finkelstein su Gaza e Israele.
Amnesty International, che, nel 2014, aveva indagato sugli attacchi israeliani a tre di questi ospedali aveva respinto come false le “prove” degli attacchi offerte da Israele. “L’immagine twittata dall’esercito israeliano non corrisponde alle immagini satellitari dell’ospedale al-Wafa e sembra raffigurare un luogo diverso”, si legge nel rapporto.
Se si espongono le menzogne israeliane si viene attaccati da Israele e dai suoi sostenitori come antisemiti e apologeti dei terroristi. Siete banditi dai media tradizionali. Vi vengono negati i forum per parlare della questione e, come è successo a me, venite disinvitati dagli eventi universitari.
È un vecchio gioco, a cui ho partecipato come giornalista molte, molte volte. Porto le cicatrici delle bugie vomitate da Israele e dalla sua lobby. Nel frattempo, Israele continua il suo massacro, appoggiato e persino lodato dai leader politici occidentali, tra cui Joe Biden, che accompagnano il torrente di bugie di Israele come un coro wagneriano.
Chris Hedges
Fonte: scheerpost.com
Link: https://scheerpost.com/2023/10/18/chris-hedges-israels-culture-of-deceit/
18.10.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per 15 anni per il New York Times, periodo in cui è stato capo ufficio per il Medio Oriente e capo ufficio per i Balcani. In precedenza aveva lavorato all’estero per il Dallas Morning News, il Christian Science Monitor e la NPR. È il conduttore del programma “The Chris Hedges Report.”