La burocrazia del delirio

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La rabbia, nonostante tutto, monta anche fra gli ubbidienti. Ogni volta che qualche congegno diabolico scansiona la tessera verde è un tuffo al cuore: non si può mai sapere quale sarà il suo responso, mosso da chissà quali imperscrutabili ragioni, e si sprecano i casi di gente che si è vista respinta all’ingresso di qualche ufficio ed è costretta a correre all’hub vaccinale per chiedere spiegazioni, rettifiche, messe a punto. Una plastica rappresentazione di quella che è la burocrazia pseudosanitaria, un mostro nel mostro con il quale sono costretti a fare i conti anche i più ligi, quelli che prenotano i booster con mesi di anticipo e si sentono cittadini modello.Difficile che sia un effetto imprevisto: è parte del piano in base al quale nessuno deve sentirsi al sicuro, né dal tremendo contagio, né dall’apparato amministrativo che vi è stato costruito intorno. Anche per questo motivo, i locali pubblici sono destinati a desertificarsi sempre più: prima o poi un “problema tecnico” capita a tutti, e si può immaginare che per un tripladosato l’umiliazione di essere respinto e messo alla berlina sia insostenibile. L’incazzatura, fra l’altro, dura lo spazio di un mattino, quello trascorso fra burocrati mascherati per farsi ripristinare il lasciapassare; poi passa, almeno fino all’incidente successivo. Hanno messo in piedi una macchina della paura in grado di permeare ogni aspetto della vita, lasciando macerare nell’ansia ubbidienti e disubbidienti. Assai difficile che mollino questo giocattolo, dovessero pur fare marcia indietro rispetto alle restrizioni di natura più direttamente “sanitaria”. La burocrazia del delirio è qui per restare.

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