Nella giornata di ieri i cittadini boliviani si sono recati alle urne per le elezioni del Parlamento e del Presidente, ad un anno di distanza dall’ultima consultazione che aveva visto vincitore Evo Morales, il “padre” della via boliviana al socialismo, poi spodestato da un controverso colpo di stato e costretto all’esilio prima in Messico e poi in Argentina.
Dopo un anno di presidenza ad interim della senatrice ed ex presentatrice televisiva Jeanine Anez, con il paese andino scosso dalla violenza revanscista delle forze che avevano rovesciato Morales (con l’appoggio dell’ambasciata americana) e dalla disastrosa gestione dell’emergenza sanitaria, il MAS – IPSP (Movimento verso il socialismo – strumento politico per la sovranità del popolo) torna a trionfare attraverso le urne dopo aver costruito negli ultimi vent’anni una profonda egemonia in senso tipicamente “gramsciano”.
Il suo “ticket” presidenziale, formato dall’economista Luis “Lucho” Arce e dall’ex ministro degli esteri David Choquehuanca ha prevalso nettamente sui principali candidati dell’opposizione filoamericana, l’oligarca Carlos Mesa ed il fascista Luis Camacho: secondo alcune rilevazioni, Arce avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei voti (per i numeri ufficiali bisognerà aspettare qualche giorno).
La stessa presidente ad interim ha riconosciuto la vittoria del MAS, mentre la notizia dell’elezione di Arce viene riportata come cosa acquisita da tutte le testate internazionali.
Permettetemi una chiosa poco giornalistica:
Viva el pueblo boliviano!