Stavroula Pabst
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“Ucraina 2030 – il Paese più libero e digitalizzato del mondo. Senza burocrazia, ma con una salda industria tecnologica. Senza contanti e senza carta. Questo è il futuro che stiamo costruendo”.
– Mykhailo Fedorov
Queste sono le parole del ministro ucraino per la Trasformazione digitale Mykhailo Fedorov, che ha postato su Twitter un video patinato che mostra il futuro fantascientifico dell’Ucraina. Il video illustra i piani dell’Ucraina (dopo la vittoria sulla Russia, ovviamente!) per diventare il “Paese più libero e conveniente nei prossimi 10 anni”.
In questo scenario teorico, l’Ucraina è “il primo Paese ad abbandonare la carta moneta”, dove abbondano i programmi di tele-sanità e di tele-istruzione, dove le decisioni dei tribunali sono guidate dall’intelligenza artificiale e dove le città possono persino difendersi con un “iron dome [sistema antimissili] ultramoderno”.
Ukraine 2030 — the freest and most digital country in the world. Without bureaucracy, but with strong tech industry. Cashless & paperless. This is the future we are building. pic.twitter.com/XWs4E1pPGJ
— Mykhailo Fedorov (@FedorovMykhailo) July 14, 2022
Ma il contrasto tra le vanterie del video e la terribile realtà dell’Ucraina sul campo di battaglia diventa di giorno in giorno sempre più inquietante. I rapporti del novembre 2022 ammettevano tranquillamente che circa 100.000 soldati ucraini erano stati uccisi o feriti in azione, e documenti apparentemente trapelati dell’aprile 2023 rivelavano la posizione particolarmente debole dell’Ucraina in guerra, con le perdite ucraine che superavano quelle dei russi in rapporto di quattro a uno. Nel frattempo, le lamentele per la scarsità di munizioni – che l’Ucraina esaurisce più velocemente delle forniture che arrivano dagli Stati Uniti e dalla NATO – si sono moltiplicate, e, a fine febbraio, era stato riferito che, nel “tritacarne” di Bakhmut, il tempo di sopravvivenza dei soldati ucraini impegnati in battaglia era solo di quattro ore. Nel frattempo, milioni di ucraini sono espatriati, mentre l’inflazione alle stelle e i prezzi dell’energia hanno ridotto il tenore di vita in Europa e a livello internazionale.
Ma, mentre la guerra si protrae, i funzionari ucraini si sono concentrati sui presunti “lati positivi” del conflitto, vantandosi dei nuovi sviluppi tecnologici e delle possibilità di investimento emerse durante il conflitto, come l’applicazione Diia “lo Stato in uno smartphone”, l’e-hryvnia, le crescenti capacità tecnologiche stimolate dal coinvolgimento delle imprese in Ucraina durante la guerra, l’ulteriore cristallizzazione del partenariato pubblico-privato come strumento della società civile e la nascente rivoluzione “verde” dell’Ucraina, che dovrebbe sbocciare durante la sua futura ricostruzione sostenuta dall’élite.
Sebbene queste e altre iniziative in corso nell’ambito degli sforzi bellici e nella futura ricostruzione dell’Ucraina siano fatte in nome della modernizzazione, della convenienza e della democrazia, in realtà creano una situazione tecnologica e politica che potrebbe privare i cittadini dell’Ucraina, e di tutte le nazioni, della loro sovranità, privacy e dignità.
Come illustro in questo pezzo investigativo, tali sforzi fanno parte di una più ampia spinta verso gli aspetti correlati della Quarta Rivoluzione Industriale, l’odierna rivoluzione tecnologica che unifica la sfera fisica, digitale e biologica, e quella del Grande Reset del Forum Economico Mondiale, un’iniziativa guidata dalle élite tesa ad instaurare la visione di Klaus Schwab del capitalismo degli stakeholder, in cui le aziende assumono il ruolo di “fiduciari della società” per affrontare i problemi economici e sociali del mondo.
Attualmente, i due fenomeni facilitano una nuova era sociale, in cui strutture di governance opache e corporative minano i tradizionali organi governativi e i processi decisionali attraverso l’attuazione diffusa di iniziative politiche trasformative imposte dall’alto verso il basso, con partenariati pubblico-privati che consolidano il loro potere e crisi che ampliano il controllo dell’élite sulla società.
Se eseguiti con successo, il risultato finale di questi sforzi potrebbe essere un incubo tecnocratico, in cui i progressi digitali della Quarta Rivoluzione Industriale verrebbero sfruttati dall’élite al potere per garantire ed esercitare il proprio dominio attraverso strutture di governance globale sottratte al controllo del pubblico.
Spogliata di fatto della sua sovranità dopo l’Euromaidan del 2014, sostenuta dagli Stati Uniti, gravata da debiti enormi e martellata da un “ordine basato su regole” occidentali che, in realtà, brama la guerra all’interno dei suoi confini, la disperazione dell’Ucraina e il suo status di carne da cannone prima e durante la guerra per procura in corso da parte della NATO la rendono il terreno di prova ideale per il Grande Reset, un Paese dove si mettono in pratica i vari aspetti della Quarta Rivoluzione Industriale – che presto saranno imposti anche a tutti noi.
L’App DIIA: lo “Stato in uno smartphone”
Per dare il via alla sua rivoluzione tecnologica, l’Ucraina ha istituito il Ministero della trasformazione digitale. Preceduto dall‘Agenzia di Stato per l’e-governance in Ucraina, la missione principale del Ministero della trasformazione digitale, a partire dal 2019, è stata quella di creare una applicazione per lo “Stato in uno smartphone” – l’app Diia (Дія) – e trasferire tutti i servizi pubblici online. Tra gli altri obiettivi chiave del Ministero vi è l’aumento dell’alfabetizzazione digitale degli ucraini, dell’accesso a Internet e della quota dell’IT nel PIL ucraino entro il 2024.
Connubio perfetto tra le ultime novità tecnologiche e lo Stato, l’app Diia, fiore all’occhiello del Ministero, è forse la manifestazione più evidente della Quarta Rivoluzione Industriale in Ucraina. Presentata alla fine del 2019 come progetto del Ministero per la Trasformazione Digitale con lo slogan “lo Stato in uno smartphone“, l’app Diia è ora uno “sportello unico” per 120 servizi governativi digitali, come la registrazione delle imprese, la richiesta di benefici governativi, il pagamento delle tasse e l’ottenimento di documenti come la carta d’identità digitale, la patente di guida digitale e il passaporto biometrico digitale, servizi che, dal 2021, hanno tutti lo stesso valore legale dei loro equivalenti cartacei. “Diia” significa “azione”.
Due giorni dopo il lancio ufficiale di Diia, nel 2020, 360.000 ucraini avevano scaricato la patenta di guida digitale utilizzando l’applicazione, cosa che, secondo il Consiglio Atlantico, riflette “l’enorme appetito per la digitalizzazione all’interno della società ucraina, soprattutto tra i giovani”. All’inizio del 2023, circa 18,5 milioni di persone, la metà circa della popolazione ucraina prebellica, utilizzavano l’applicazione.
Diia sarà anche all’avanguardia, ma il suo modello ipercentralizzato e multiservizio crea una serie di problemi etici. L’utilizzo diffuso tramite Diia del Digital ID e di altri documenti legali digitali dovrebbe far scattare un campanello d’allarme. Ad esempio, un rapporto del 2018 del WEF sull’ID digitale ammetteva persino la possibilità che l’ID digitale potesse fungere da strumento di esclusione, affermando che “per gli individui, [i documenti d’identità verificabili] aprono (o chiudono) il mondo digitale, con i suoi posti di lavoro, le attività politiche, l’istruzione, i servizi finanziari, l’assistenza sanitaria e altro ancora”. Nonostante questo riconoscimento, gli autori del rapporto e altri sostenitori insistono sul fatto che l’ID digitale è uno strumento chiave per “l’inclusione finanziaria e sociale” in un mondo sempre più digitale (naturalmente, a condizione che l’ID digitale venga fornita a tutti).
In modo critico, la normalizzazione dell’ID digitale da parte di Diia e la disponibilità online di altri servizi governativi e sociali non ha fatto altro che accelerare il processo di identificazione digitale di massa e, di conseguenza, la moltitudine di problemi legati alla privacy e alla libertà che questo potrebbe comportare per la popolazione, sia in Ucraina che a livello internazionale. Nonostante i continui timori che l’identificazione digitale possa facilitare una società di controlli in stile “documenti, prego” (come era successo con i passaporti vaccinali nel 2021-2022, attuati in gran parte tramite codici QR e applicazioni per smartphone) o che possa essere utilizzata come arma per discriminare le popolazioni emarginate. Juniper Research stima che i governi emetteranno circa 5 miliardi di credenziali di identificazione digitale entro il 2024 e un rapporto di Goode Intelligence del 2019 prevedeva che, sempre entro il 2024, l’identità digitale e i relativi controlli sarebbero stati un mercato da 15 miliardi di dollari.
La caratteristica del Digital ID di Diia è che Diia viene utilizzata per verificare gli utenti di altre app, come le app bancarie per istituzioni, come monobank e la Banca dell’Ucraina, il corriere postale privato Nova Poshta e persino eVorog, un chatbot che permette ai cittadini ucraini, la cui identità viene prima verificata tramite Diia, di inviare in tempo reale al governo ucraino informazioni sulle attività militari russe. Diia ha anche fornito sussidi di guerra di 6.500 grivna (per un valore di circa 176 dollari nell’aprile 2023) ai cittadini più colpiti dal conflitto e accetta anche donazioni per l’esercito, e questo fa capire che l’Ucraina ha deciso che Diia potrebbe anche essere un aiuto diretto per i suoi sforzi bellici.
Naturalmente, la crisi è uno dei principali catalizzatori del successo di Diia. In un post sul blog dell’Atlantic Council, Fedorov ha osservato che la pandemia di Coronavirus ha accelerato l’uso di Diia in Ucraina, dove la popolazione, oppressa dalle restrizioni, poteva quasi sempre accedere solo alle versioni digitali dei servizi pubblici, servizi che prima venivano utilizzati in presenza.
In effetti, l’applicazione Diia aveva contribuito a far rispettare le restrizioni COVID, producendo certificati COVID validi in tutta l’Unione Europea. Secondo il Tony Blair Institute for Global Change, “l’adozione [dell’app Diia] è stata in parte guidata dal suo utilizzo come piattaforma per i certificati Covid e dall’introduzione di ePidtrimka (“eSupport”) – un pagamento una tantum di 1.000 UAH [circa 27 dollari USA nell’aprile 2023] per gli ucraini completamente vaccinati collegato a una carta bancaria digitale”. In Ucraina, i restrittivi passaporti di vaccinazione COVID, che in pratica bandiscono le persone non vaccinate dalla vita pubblica, erano stati anch’essi istituiti tramite Diia, nonostante la bassa diffusione della vaccinazione tra gli ucraini, il che implica che la tecnologia e l’uso diffuso di Diia avevano ulteriormente amplificato la coercizione sociale alla vaccinazione. Al momento in cui scriviamo, gli ucraini hanno scaricato o avuto accesso a oltre 10 milioni di certificati COVID.
Essendo una app a portata di mano di decine di milioni di persone, Diia è stata sfruttata anche come hub mediatico, consentendo agli utenti di guardare programmi importanti, come Eurovision, CNN e la finale della Coppa del Mondo FIFA. Sebbene questo aspetto di Diia fosse stato successivamente accantonato, il Ministero ucraino per la trasformazione digitale aveva in programma con Apple di condurre tramite Diia il censimento del 2023.
Questi sviluppi evidenziano l’uso di Diia non solo come servizio governativo, ma anche come centro ipercentralizzato per gran parte della vita quotidiana. Essendo un servizio così critico, è facile capire quanto sia grande il potenziale di sorveglianza di questa app governativa o persino la manipolazione a fini politici dei servizi pubblici basati sulle app. Dopo l’annuncio del rilascio di Diia, il problema non era passato inosservato nella società ucraina: secondo Rest Of World, i media ucraini avevano inizialmente ridicolizzato l’app come “il grande fratello in uno smartphone”.
Le violazioni dei dati presenti su Diia, inoltre, potrebbero mettere a rischio, e hanno già messo a rischio, le informazioni sensibili personali. Come riportava il NYT, nel gennaio 2022 gli hacker erano riusciti a paralizzare “gran parte dell’infrastruttura digitale del governo rivolta al pubblico”, tra cui Diia e una serie di ministeri e siti web governativi.
Non sorprende che dietro lo sviluppo di Diia ci sia lo zampino degli Stati Uniti. Dopo aver fornito anni di assistenza legale, finanziaria e tecnica a Diia, l’amministratrice dell’USAID ed ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Samantha Power nel 2023 aveva espresso a Davos l’intenzione di espandere l’uso dell’applicazione in altre parti del mondo, soprattutto nel Sud globale. Una dichiarazione stampa dell’USAID del gennaio 2023 aveva inoltre evidenziato lo stanziamento di 650.000 dollari da parte dell’organizzazione per “avviare in altri Paesi l’adozione di sistemi simili a Diia e dei servizi di tecnologia digitale che li sostengono”. Poiché l’USAID è ampiamente sospettata di essere una copertura della CIA, il finanziamento e l’interesse dell’organizzazione a diffondere Diia a livello internazionale dà un’altra dimensione alle possibilità di sorveglianza attraverso l’applicazione stessa: la raccolta di dati per la comunità di intelligence.
Diia is a groundbreaking app that allows Ukrainians to access over 100 government services. Ukraine is also using the tech to connect people to critical support during the war. Now, @USAID is excited to work with @FedorovMykhailo to help other countries build platforms like Diia. pic.twitter.com/Y40ujXfzcY
— Samantha Power (@PowerUSAID) January 19, 2023
Nonostante i pressanti problemi di sicurezza e di etica, Diia ha già portato in altri Paesi alla creazione di applicazioni governative per smartphone, come l’estone mRIIK. In un’intervista a Radio Svoboda, sostenuta dagli Stati Uniti, Mykhailo Fedorov ha spiegato che numerosi altri Paesi sono in trattative sulla possibilità di introdurre applicazioni equivalenti.
In altre parole, Diia e le sue controparti, sostenute dalla COVID e dalla guerra, sono pronte a conquistare il mondo.
L’e-hryvnia
Mentre l’app Diia continua a crescere, la Quarta Rivoluzione Industriale avanza anche grazie ai grandi cambiamenti apportati al sistema finanziario, soprattutto per quanto riguarda l’imminente introduzione delle valute digitali delle banche centrali (CBDC). I sostenitori delle CBDC, in pratica la valuta fiat di un Paese in formato digitale, spesso sorvolano sulle possibilità di sorveglianza e controllo della moneta elettronica promettendo solo convenienza, trasparenza e modernità.
Per quanto riguarda le CBDC, la versione ucraina sta avanzando rapidamente, nonostante la guerra. I funzionari ucraini sperano di lanciare la CBDC ucraina, la e-hryvnia, nel 2024. Creata dalla Banca Nazionale Ucraina (NBU), la e-hryvnia mira a “svolgere efficacemente tutte le funzioni della moneta e a integrare tutti i tipi di hryvnia, contanti e non”. Secondo la Banca Nazionale Ucraina, l’attuazione della e-hryvnia contribuirà a digitalizzare ulteriormente l’economia, ad aumentare la trasparenza e la fiducia nella moneta e a promuovere i metodi di pagamento non in contanti in Ucraina. Per incoraggiarne l’uso, Mykhailo Fedorov ha chiesto che lo stipendio gli venga pagato nella nuova CBDC.
L’e-hryvnia funzionerà probabilmente sulla rete blockchain Stellar, con cui la banca commerciale ucraina, Tascombank, ha collaborato per un progetto pilota di e-hryvnia. Nata come rete blockchain decentralizzata open-source “progettata pensando alle valute digitali delle banche centrali (CBDC)”, Stellar è una rete pubblica sostenuta dalla fondazione no-profit Stellar Development Foundation (SDF). Secondo l’amministratrice delegata di SDF e collaboratrice dell’Agenda del World Economic Forum, Denelle Dixon, la missione di SDF è quella di tendere all’“inclusione finanziaria globale“, una parola d’ordine che gruppi d’élite come il World Economic Forum e il Fondo Monetario Internazionale hanno usato per raccogliere il sostegno e la partecipazione al paradigma delle CBDC. Mentre si sforza di diventare uno “standard di pagamento globale“, Stellar è pronta a fare molto di più che facilitare l’introduzione della e-hryvnia. La banca tedesca Bankhaus von der Heydt ha scelto Stellar per contribuire allo sviluppo di una futura Stablecoin europea e Stellar sta collaborando con Mercado Bitcoin per sviluppare una CBDC brasiliana.
Pietra miliare della Quarta Rivoluzione Industriale per la sua eccezionale capacità di memorizzare in modo sicuro i dati, il sistema tecnologico a libro mastro digitale distribuito, noto come blockchain, verrebbe istituzionalizzato anche in Ucraina se la e-hryvnia venisse lanciata in collaborazione con Stellar. Il rapporto pilota sulla CBDC e-hryvnia 2023 di Tascombank ha sottolineato i presunti vantaggi dell’emissione della valuta digitale tramite blockchain, come “maggiore trasparenza e responsabilità”, “maggiore sicurezza e riservatezza dei dati dei clienti”, funzionalità e bassi costi legati all’utilizzo del sistema. In generale, i sostenitori delle CBDC ne vantano la convenienza, il potenziale come strumento anti-corruzione e come modo inclusivo di bancarizzare i “non bancarizzati“, cioè coloro che non usano o non possono accedere ai servizi finanziari tradizionali.
Tuttavia, i critici notano che la CBDC non è una soluzione unica ai problemi attuali del sistema finanziario. Come sostiene Martin C.W. Walker nella London School of Economics (LSE) Business Review, “non è nemmeno ovvio perché la CBDC sia la migliore alternativa”. Nel frattempo, le preoccupazioni legate alla sorveglianza e al controllo proliferano perché la promozione delle CBDC da parte dei governi suggerisce che le autorità potrebbero facilmente ottenere accesso diretto alla cronologia delle transazioni. Nel caso in cui le CBDC diventassero programmabili, i governi potrebbero teoricamente programmare o pilotare in altro modo le modalità e i tempi di utilizzo del denaro da parte degli utenti, o il blocco dello stesso, creando un potenziale abuso. I ricercatori della Duke University nel loro blog FinReg concordano, asserendo senza mezzi termini che “gli Stati sovrani potrebbero abusare delle CBDC per favorire i loro programmi di antiriciclaggio, di indagine e prevenzione del crimine o di controllo sociale”. La Presidentessa della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha inavvertitamente rivelato la capacità di controllo sociale delle CBDC in colloquio telefonico [in cui pensava di parlare con Zelensky], ammettendo che “ci sarà un controllo” dopo che l’individuo che si spacciava per Zelensky aveva dichiarato che “il problema [con le CBDC] è che [le persone] non vogliono essere controllate”.
A peggiorare la situazione c’è il fatto che le CBDC saranno probabilmente collegate agli ID digitali. Secondo il Financial Times, nel 2021 lo stato della ricerca e della sperimentazione sulle CBDC aveva suggerito che la creazione di una moneta digitale al di fuori di una sorta di identità digitale universale o di un sistema di tracciamento era “quasi impossibile” e che “le CBDC sarebbero state probabilmente legate a conti personali, comprensivi di dati personali, storia creditizia e altre forme di informazioni rilevanti”. Nel caso dell’Ucraina, un precedente progetto pilota di e-hryvnia aveva utilizzato portafogli elettronici anonimi, evidenziando che l’e-hryvnia potrebbe essere attuata sia in modo anonimo che con l’identificazione dell’utente. Ad esempio, il più recente progetto pilota di Tascombank per identificare gli utenti ha seguito le procedure standard Know Your Client (KYC) e Anti-Money Laundering (AML).
McKinsey sostiene che l’ID digitale potrebbe semplificare le procedure KYC e AML, e Kiev dispone già di una ID digitale funzionale, tramite Diia, che può essere utilizzata a fini legali. Sembra quindi plausibile o probabile che la futura e-hryvnia possa essere collegata ad una ID digitale, vincolando così gli ucraini a qualsiasi condizione il governo ucraino decida di utilizzare al momento del lancio e della programmazione della CBDC.
Sebbene l’e-hryvnia non sia ancora disponibile, l’Ucraina sembra pronta a sviluppare e lanciare la valuta nei tempi previsti, come parte della più ampia trasformazione digitale che considera vitale per il suo successo e il suo futuro. Se verrà lanciata con successo, l’e-hryvnia potrebbe mettere gli ucraini di fronte alle stesse prospettive di sorveglianza, monitoraggio e controllo di massa che il più ampio fenomeno delle CBDC pone altrove, nella vertiginosa spinta globale verso la Quarta Rivoluzione Industriale.
Imprese e partenariati pubblico-privati alimentano la macchina da guerra e gli sforzi per la ricostruzione dell’Ucraina
La distruzione bellica dell’Ucraina significa che, dopo il conflitto, saranno necessari grandi sforzi per la ricostruzione. L’élite propone di affrontare tali necessità attraverso investimenti, soluzioni e partnership private che mirano a plasmare una nuova Ucraina in accordo con le esigenze della Quarta Rivoluzione Industriale e del Grande Reset, minando al contempo qualsiasi processo democratico ancora esistente all’interno delle precedenti strutture di potere.
Anche se istituzioni come il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sottolineano che la cooperazione pubblico-privato è fondamentale per il futuro dell’Ucraina, società come BlackRock, Google, Microsoft e Palantir stanno acquisendo il controllo sugli sforzi bellici e di ricostruzione dell’Ucraina attraverso varie forme di assistenza, memorandum d’intesa e tentativi per garantire le infrastrutture e lo sforzo bellico dell’Ucraina. Sebbene tali accordi diano a questi gruppi un’influenza significativa sull’Ucraina e sul suo futuro, essi non hanno un mandato elettorale e non devono rispondere al pubblico.
Consapevoli della disperazione del Paese, dell’enorme debito e delle crescenti esigenze di ricostruzione, i funzionari ucraini sembrano desiderosi di svendere il futuro dell’Ucraina ai migliori offerenti. “L’Ucraina è la storia di una vittoria futura e l’occasione per voi di investire ora in progetti del valore di centinaia di miliardi di dollari per condividere la vittoria con noi”, aveva detto Zelensky all’apertura virtuale di una sessione di trading della Borsa di New York nel 2022. Zelensky, Fedorov e altri funzionari pubblici ucraini sono apparsi spesso in occasione di eventi internazionali di alto livello per chiedere investimenti, assistenza e partnership, come ad esempio a Davos nel 2023, al Web Summit nel 2022 e alla Viva Technology Conference dello scorso anno, dove Zelensky era apparso addirittura sotto forma di ologramma per chiedere assistenza agli imprenditori e agli investitori presenti.
Ma la ricerca da parte dell’Ucraina di assistenza da parte dell’élite e delle aziende rappresenta la fine della poca sovranità che le era rimasta. Dopo tutto, il denominatore comune in questi sforzi di guerra e di ricostruzione è l’enfasi sulla collaborazione tra pubblico e privato, soprattutto attraverso partenariati pubblico-privati antidemocratici, in cui i meccanismi di responsabilità pubblica vengono via via inattivati attraverso l’offuscamento delle tradizionali strutture di potere, mentre le entità private, che in gran parte non rispondono al pubblico, usurpano responsabilità, risorse e ruoli che un tempo appartenevano ai governi. Alla fine del 2022, l’Ucraina stava addirittura riformando il proprio quadro giuridico per meglio facilitare e incoraggiare tali relazioni.
In effetti, lo sforzo bellico dell’Ucraina è infestato da partenariati pubblico-privati e da relazioni aziendali su cui il Paese ha in definitiva poca influenza. In risposta alla guerra, investitori e benefattori di dubbia provenienza stanno utilizzando programmi ucraini di raccolta fondi e assistenza, come Advantage Ukraine e United24, sostenuti dall‘USAID.
Inoltre, giganti aziendali come la multinazionale BlackRock e la mega-banca JP Morgan stanno comprando il futuro dell’Ucraina. Zelensky e l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, nel dicembre 2022 avevano concordato di concentrarsi “sul coordinamento degli sforzi di tutti i potenziali investitori e partecipanti alla ricostruzione [dell’Ucraina], incanalando gli investimenti nei settori più rilevanti e d’impatto dell’economia ucraina”. Un memorandum d’intesa tra BlackRock Financial Markets Advisory (BlackRock FMA) e il Ministero dell’Economia ucraino aveva formalizzato questi accordi con “l’obiettivo di creare l’opportunità per gli investitori pubblici e privati di partecipare alla futura ricostruzione e alla ripresa dell’economia ucraina”.
Sottolineando la portata del potenziale coinvolgimento di BlackRock, Fink avrebbe detto a Zelensky che “se ci darete l’incarico… non creeremo nuovi oligarchi, creeremo una nuova Ucraina”. Ma, come creatore di una “nuova Ucraina”, BlackRock gestisce già decine di trilioni di dollari in attività, “dominando in questo modo i settori finanziario, assicurativo e immobiliare” a livello internazionale, ed è fortemente coinvolta in una serie di importanti società e organizzazioni mediatiche, cosa che, forse, rende l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, come scrive Joyce Nelson su CounterPunch, la persona più potente del mondo. L’interesse di BlackRock per la “creazione di una nuova Ucraina” rappresenta probabilmente un’altra attività predatoria della società.
Nel frattempo, altre mega-aziende sembrano pronte ad impadronirsi, almeno temporaneamente, di gran parte delle infrastrutture governative più importanti dell’Ucraina. Oltre a fornire all’Ucraina centinaia di milioni di dollari in assistenza nel 2022 e 2023, Microsoft sta caricando sui suoi server tutti i dati del governo ucraino; il presidente di Microsoft, Brad Smith, ha spiegato a GeekWire che 107 milioni di dollari sono stati utilizzati per “spostare letteralmente i dati del governo e di gran parte del Paese dai server on-premises [server privati] al cloud”. Anche il gigante della tecnologia e delle vendite online Amazon ha trasferito sui suoi hard disk “Snowball” gran parte dei dati nazionali ucraini, tra cui il registro della popolazione, i registri delle proprietà fondiarie e le informazioni fiscali.
Intanto, i giganti della gestione investimenti e le principali società agroalimentari, tra cui Vanguard, Kopernik, Kernel e MHP, stanno rapidamente acquistando i terreni agricoli ucraini ed ora detengono oltre il 28% della terra coltivabile dell’Ucraina, secondo l’Oakland Institute. Questi oligarchi e queste imprese agroalimentari, osserva l’Oakland Institute, sono “sostanzialmente indebitati” con le istituzioni occidentali, come la Banca Mondiale e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), il che significa che queste istituzioni hanno una partecipazione significativa e un’influenza su ciò che accade ai terreni agricoli dell’Ucraina. Secondo il rapporto, l’enorme debito dell’Ucraina probabilmente consentirà ai creditori, agli obbligazionisti e alle principali istituzioni finanziarie internazionali di influenzare i futuri sforzi di ricostruzione dell’Ucraina.
Notando che gli sforzi politici per la ricostruzione dell’Ucraina, come la Conferenza per la ripresa dell’Ucraina, sono incentrati sulla privatizzazione di “imprese non critiche”, il rapporto conclude che “tutto è quindi pronto per un’ulteriore concentrazione di terre nelle mani di oligarchi, interessi stranieri e grandi aziende agroalimentari” in Ucraina.
In altre parole, la svendita dell’Ucraina in tempo di guerra è diventata una vera e propria corsa tra le élite.
Mentre il futuro dell’Ucraina viene diviso e svenduto a oligarchi al di sopra della legge, gran parte dello sforzo bellico dell’Ucraina, a parte la morte vera e propria, è stato usurpato dal settore privato. Google, ad esempio, ha assistito l’Ucraina su più fronti, creando un’applicazione di allarme per i raid aerei che dovrebbe proteggere i cittadini ucraini dai bombardamenti russi e ampliando l’accesso al suo software gratuito anti-distributed denial-of-service (DDoS), Project Shield, per proteggere le reti internet ucraine dagli attacchi informatici. Google è una delle numerose aziende tecnologiche che difendono l’Ucraina dai cyberattacchi.
Oltre a fornire 50.000 licenze per lo spazio di lavoro di Google al governo ucraino, Google si vanta anche della sua censura sul materiale riguardante la guerra in Ucraina, con un post sul suo blog che sottolinea gli sforzi per interrompere le “operazioni di influenza coordinate da pericolosi attori russi”. Google ha rimosso oltre 80.000 video e canali YouTube sulla guerra in Ucraina e ha bloccato oltre 750 canali e 4 milioni di video “associati a canali di notizie finanziati dallo Stato russo”.
Molte altre grandi aziende tecnologiche, come TikTok, Facebook, Twitter, Instagram, Apple e Microsoft, hanno seguito l’esempio, limitando l’accesso o bloccando i “canali di notizie affiliati al Cremlino”, mentre Google e Apple hanno ritirato dai loro app store le app dei notiziari russi. Anche se Meta ha creato un centro operativo speciale specificamente incentrato sul contenimento della “disinformazione”, in particolare da parte degli organi di informazione affiliati allo Stato russo, la piattaforma Facebook di Meta ha però temporaneamente permesso sul proprio sito web di lanciare appelli alla violenza contro i russi e Vladimir Putin, anche se la politica è stata successivamente revocata.
Sebbene Starlink di Elon Musk abbia fornito internet a molti ucraini interessati dal conflitto, la sua copertura è stata parzialmente bloccata per evitare che il sistema venga utilizzato “per scopi offensivi”. Ma altre aziende, come Palantir, società di dati ed effettiva copertura della CIA, Anduril, appaltatore della difesa, e Clearview AI, servizio di riconoscimento facciale – aziende finanziate, o nel caso di Palantir co-fondate, da Peter Thiel, uno dei primi investitori di Facebook e appassionato di sorveglianza in stile “predictive policing” – stanno portando in guerra la Quarta Rivoluzione Industriale. Mentre Palantir aiuta l’Ucraina nel settore del puntamento dei mezzi bellici come carri armati e artiglieria, nuove armi e nuove tecnologie vengono introdotte sul campo di battaglia, come i droni autonomi Altius 600M dell’appaltatore della difesa Anduril. Inoltre, il Ministero della Difesa ucraino sta utilizzando la tecnologia di riconoscimento facciale di Clearview AI per “scoprire i sabotatori russi, combattere la disinformazione e identificare i caduti”. Considerato un servizio invasivo, negli Stati Uniti a Clearview AI è stato impedito di vendere i suoi servizi alla maggior parte delle aziende e delle organizzazioni (ad eccezione della polizia statunitense). Tuttavia, i problemi etici sollevati altrove sono poco importanti sui campi di battaglia ucraini. In altre parole, la nebbia della guerra ha permesso alle aziende di testare e far progredire con pochi controlli tecnologie controverse, letali e invasive.
Nel frattempo, l’ossessione dell’Ucraina per i partenariati pubblico-privato domina anche i suoi sforzi di sviluppo tecnologico, tra cui Diia e il lancio della sua CBDC. Nel 2019, Fedorov aveva spiegato che lo sviluppo di Diia si sarebbe basato “su un team efficace e sull’assistenza tecnica internazionale, sui partenariati pubblico-privati e sul volontariato”. Se gli accordi attuali andranno avanti, anche l’e-hryvnia sarà creata attraverso un partenariato pubblico-privato, in cui la Stellar Blockchain della Stellar Development Foundation faciliterà la CBDC.
I ricercatori dell’European Council on Foreign Relations (ECFR) hanno riconosciuto le zone d’ombra condivise dal governo ucraino e dai partecipanti alla guerra del settore privato, scrivendo che “le società di capitali sono diventate proprietarie e dominatrici dei beni critici di cui uno Stato sovrano ha bisogno per funzionare”. Piuttosto che chiedersi se tale sviluppo, in cui l’Ucraina e altri Stati nazionali hanno effettivamente perso la loro sovranità a favore di una miriade di strutture di potere e corporazioni d’élite, sia positivo, gli analisti dell’ECFR hanno affermato che gli organismi governativi “devono lavorare più strettamente con il settore privato: in altre parole, per combattere (con successo) le guerre ibride, gli Stati devono diventare essi stessi ibridi” per “affrontare un ordine mondiale in deterioramento”. Raccomandano cioè un mondo in cui il settore pubblico e quello privato fondano i loro sforzi in modo ancora più stretto, proprio come coloro che spingono per il modello di capitalismo partecipativo del Grande Reset.
L’ingerenza degli Stati Uniti nell’Euromaidan ucraino e la spinta continua dell’Occidente verso la guerra significano che oggi l’Ucraina ha poca sovranità. Ma gli stakeholder privati sembrano desiderosi di impadronirsi di ciò che resta della sovranità dell’Ucraina attraverso il loro dominio strisciante sugli sforzi bellici, sui progressi digitali e tecnologici e sulla prospettiva di ricostruzione per creare una nuova Ucraina che soddisfi la visione tecnocratica dell’élite.
In breve, il Grande Reset sta avanzando rapidamente in Ucraina, un Paese che, ogni nuovo giorno di guerra, diventa sempre più malleabile alle sue richieste e alle sue iniziative.
Gli sforzi per la sostenibilità e l’Ucraina “verde” del dopoguerra
Con il proliferare dei tentativi per modernizzare l’Ucraina in tempo di guerra, si sono moltiplicati anche gli sforzi per assicurare che la ricostruzione post-bellica dell’Ucraina sia “verde”, soprattutto secondo i protocolli elitari già stabiliti all’interno di quadri politici come il Green Deal europeo e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.
Proprio come la COVID-19 aveva dato il via ad una politica ecologica, figure d’élite come Larry Fink di BlackRock ipotizzano che lo stesso accadrà durante l’attuale guerra: Fink ha persino ipotizzato che, a lungo termine, “gli eventi recenti accelereranno in molte parti del mondo il passaggio a fonti energetiche più ecologiche”, osservando addirittura che “durante la pandemia, abbiamo visto come una crisi possa fungere da catalizzatore per l’innovazione”.
I commenti di Fink e l’apparentemente grande interesse per la questione suggeriscono che, come gran parte dell’odierno movimento ambientalista (come documentato da giornalisti come Cory Morningstar), le iniziative “verdi” che si contendono il futuro dell’Ucraina sono state cooptate dalla classe miliardaria e sono in ultima analisi concepite per soddisfare le esigenze dei più ricchi. Persino il Washington Post, in un articolo della fine del 2022, aveva riconosciuto che l’iper-élite aveva preso le redini delle politiche sul clima, facendo notare che i governi si affidano sempre più a oligarchi come Bill Gates, Jeff Bezos e Mike Bloomberg per portare a termine il lavoro.
In effetti, le iniziative “verdi” e di “finanza verde” attualmente in corso, proposte per l’Ucraina in tempo di guerra e per il dopoguerra, si inseriscono nel contesto della cooptazione del movimento verde da parte dell’élite e della sua comprovata capacità di portare avanti tattiche economiche e politiche predatorie, in cui i dettami ambientali imposti dall’alto vengono utilizzati come copertura per trasformare o minare i sistemi politici e finanziari a livello internazionale. Anche se non è possibile approfondire l’argomento in questo articolo, Unlimited Hangout ha riportato esempi critici, tra cui l’uso del debito come strumento di conformità agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, e le mosse della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) “per rimodellare l’intero sistema finanziario globale a proprio vantaggio con il pretesto di promuovere la sostenibilità”, utilizzando la decarbonizzazione e altri dettami legati al clima come randello per costringere i Paesi in via di sviluppo a creare ambienti economici favorevoli agli obiettivi dell’élite, minando le sovranità nazionali nel processo.
Considerando la natura ambiziosa delle iniziative belliche di Green Ukraine, si è costretti a ipotizzare che i dettami climatici verranno ancora una volta utilizzati come “randelli” per facilitare le trasformazioni del sistema finanziario desiderate dalla classe politica ucraina, il cui indebitamento cronico nei confronti di gruppi come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) la rende già vulnerabile alle interferenze straniere. Dopotutto, il documento di politica ambientale della Conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2022, sponsorizzata dall’élite, sottolineava la necessità di una “transizione verde verso una nuova economia verde” in Ucraina. E una raffica di iniziative, come la Green Restoration of Ukraine del World Wildlife Fund (WWF), gli “sforzi di recupero verde” finanziati dalla Nordic Green Bank dell’UE e un iper-pubblicizzato Piano Marshall per l’Ucraina che, secondo decine di politici di alto livello, dovrebbe essere “verde“, suggeriscono che la ricostruzione verde trasformativa e i piani economici verdi per l’Ucraina sono della massima importanza per la classe politica.
In ogni caso, l’Ucraina sta certamente cercando di portare avanti la propria transizione verde: così come aveva scelto di incoraggiare e assecondare il dominio della società da parte delle élite con parternariati pubblico-privato e con la tecnologia, per mantenere la propria rilevanza sembra anche desiderosa di raggiungere tutti i possibili “obiettivi verdi”. Anche mentre la guerra infuria, l’Ucraina sta costruendo un numero incredibile di turbine eoliche e il gruppo energetico ucraino DTEK sta “promuovendo aggressivamente” un piano per l’Ucraina per “arrivare a 30 gigawatt di energia pulita entro il 2030”. Inoltre, i sogni “verdi” dell’Ucraina hanno avuto un grande risalto alla COP27, dove diverse esposizioni del Padiglione ucraino hanno illustrato i piani del Paese per diventare un leader “verde”. Un messaggio stampato del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky recitava: “L’Ucraina può, e sono certo che lo farà, diventare un polo energetico verde per l’Europa”.
Nel frattempo, l’UE sembra ben felice di coinvolgere l’Ucraina nei suoi ambiziosi obiettivi ecologici e ha già accettato di aiutarla nella ricostruzione nello stile architettonico del New European Bauhaus dell’UE, un “importante catalizzatore” per l’European Green Deal, un quadro politico che, secondo le parole della Commissione UE, “propone la trasformazione dell’economia e della società dell’UE per soddisfare le ambizioni climatiche”. Nell’ambito di una nuova iniziativa, Associating Ukrainian cities to the Climate-neutral and smart cities Mission, diverse città ucraine saranno selezionate dall’Unione Europea e collaboreranno con essa per impegnarsi alla neutralità climatica nei loro sforzi di ricostruzione secondo gli obiettivi climatici legati alle città dell’European Green Deal.
Non diversamente dal Memorandum d’intesa di BlackRock con il governo ucraino, che definisce i futuri accordi di investimento per la ricostruzione dell’Ucraina, molti sforzi ecologici sostenuti dall’élite in Ucraina sono incentrati sulla finanza, sugli investimenti e sulle prospettive bancarie e, spesso, vengono proposti da persone che hanno una storia finanziaria predatoria. Un esempio sospetto è il fondo di investimento Ukraine Green Growth Initiative, lanciato dai magnati minerari australiani Andrew e Nicola Forrest, che hanno versato 500 milioni di dollari (circa 740 milioni di dollari australiani) nel progetto. Come suggerisce il linguaggio di un comunicato stampa, il fondo d’investimento faciliterà importanti cambiamenti “verdi” per gran parte dell’economia e delle infrastrutture primarie dell’Ucraina, concentrandosi su infrastrutture di base come “l’energia e le comunicazioni per costruire una rete digitale verde, in modo che l’Ucraina possa diventare un modello per il mondo come leader di una economia digitale verde”. A complemento della prospettiva di trasformazione economica “verde” dell’Ucraina, il comunicato sottolinea anche la convinzione di Zelensky che il nuovo fondo “faciliterà la prima economia digitale verde del mondo e l’economia in più rapida crescita in Europa”.
In particolare, un comunicato stampa di Cision PR Newswire rivela che importanti politici e potenti dirigenti d’azienda stanno guidando l’Iniziativa per la crescita verde dell’Ucraina:
“Un periodo di consultazione per il fondo di investimento [Iniziativa per la crescita verde dell’Ucraina] è in corso dall’inizio di marzo [del 2022], con una serie di colloqui del dottor Forrest con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, l’ex primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, il primo ministro australiano Anthony Albanese, il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann e la comunità imprenditoriale internazionale, tra cui l’inviato speciale dell’ONU Michael Bloomberg, il presidente e amministratore delegato di BlackRock Larry Fink e i loro team”.
Sostenitore dell'”idrogeno verde“, Andrew Forrest ha anche una storia di collaborazione con le iniziative dell’élite verde. Per esempio, nel 2021 aveva investito nella Breakthrough Energy Ventures (BEV) di Bill Gates insieme a Jeff Bezos e Michael Bloomberg. Ma queste élite, che in passato avevano cercato di massimizzare i rendimenti dei loro investimenti, di certo non sono altruiste o ambientaliste. Il fatto che in Ucraina siano queste le persone che stanno facilitando una “economia verde” dovrebbe far riflettere sul perchè, con il pretesto di una transizione verde, stiano facendo grossi investimenti di capitale; in realtà, stanno modellando l’economia ucraina a loro vantaggio.
Nonostante le condizioni disastrose in cui versa l’Ucraina, l’élite occidentale sembra decisa sia a rendere “verde” il futuro dell’Ucraina che a portare avanti la guerra, lanciando continue e ambiziose iniziative per garantire la sostenibilità e un’economia verde postbellica nel Paese devastato dalla guerra. Se da un lato questi piani di ricostruzione ecologica stanno apportando grandi cambiamenti al sistema economico e alla società ucraina, dall’altro vengono attuati da un conglomerato di ONG, gruppi elitari e investitori facoltosi con uno scarso contributo da parte del pubblico ucraino.
Nel contesto dell’iper-utilizzo dell’Ucraina come terreno di prova per la trasformazione digitale, la tecnologia bellica e partenariati pubblico-privato sempre più potenti, le molte iniziative “verdi” di ampio respiro elaborate per il futuro dell’Ucraina (che potrebbero in qualche modo erodere gli attuali processi decisionali della società) sono parte integrante del Grande Reset.
La guerra: l’acceleratrice del Grande Reset
In definitiva, la congerie di servizi, partnership e iniziative sostenute dall’élite descritte in questa indagine pretende di fornire innovazione o assistenza critica all’Ucraina in un momento di crisi; queste iniziative stanno però ampliando le prospettive di sorveglianza e di controllo sulla vita quotidiana, erodendo le possibilità di indipendenza governativa e individuale. Gli sviluppi tecnologici di cui parlo, insieme agli accordi politici incentrati su una fusione tra settore pubblico e privato per cause belliche, sono il punto di forza della classe politica, che vuole usarli per creare infrastrutture di governance favorevoli alle proprie imposizioni.
Queste caotiche iniziative in Ucraina sono il microcosmo di un momento geopolitico più ampio, in cui l’élite mondiale cerca di promuovere nella società civile la prevalenza e lo status dei partenariati pubblico-privati antidemocratici. Sebbene i sostenitori inquadrino tali iniziative e cooperazioni pubblico-privato come olistiche e innovative, esse minano ciò che resta dell’attuale sistema di sovranità nazionale westfaliana, cedendo infrastrutture critiche a istituzioni, ONG e aziende al di sopra della legge, che danno priorità agli interessi dell’élite al potere. Di conseguenza, i tradizionali processi democratici nelle nazioni sovrane vengono erosi a favore della governance globale, che Iain Davis, collaboratore di Unlimited Hangout, descrive come un sistema in cui un partenariato pubblico-privato globale “crea iniziative politiche a livello globale, che poi si ripercuotono a cascata sulle popolazioni delle varie nazioni”.
In ultima analisi, questi sforzi stanno andando avanti lasciando poco spazio per la responsabilità o il dibattito pubblico: anche se gli ucraini volessero continuare a combattere un conflitto sempre più raccapricciante, non hanno alcuna voce in capitolo sulla miriade di iniziative belliche, in gran parte promosse da gruppi d’élite internazionali, che vengono portate avanti man mano che il conflitto si aggrava. Infatti, sebbene molte organizzazioni d’élite che “assistono” l’Ucraina insistano sul fatto che stanno combattendo per la democrazia, Zelensky ha unificato le emittenti televisive ucraine e ha sciolto i partiti politici rivali instaurando una “politica d’informazione unificata” ed eliminando le possibili sfide al potere. In altre parole, al momento attuale la società ucraina è vulnerabile e perfettamente plasmabile per adattarsi ai programmi delle élite, compresi quelli del Grande Reset.
È importante notare che in Ucraina l’avvio della Quarta Rivoluzione Industriale costringe a speculare se le ostilità in corso riguardino le lotte geopolitiche come le intendiamo tradizionalmente, la facilitazione di iniziative cruciali per il Grande Reset o una combinazione delle due cose. Sebbene a livello mondiale esistano autentiche animosità tra gli Stati nazionali, i precedenti dimostrano che i Paesi, di solito, non hanno grosse divergenze, o sono comunque vincolati da accordi, sull’attuazione di molte delle misure evidenziate in questo articolo. Ciò rimane vero nonostante la possibilità che queste misure usurpino a livello mondiale le attuali strutture di potere e minaccino di creare un pianeta dominato da iniziative pubblico-private di tipo autoritario, che limitano la sovranità e la dignità nazionale e individuale. Le élite mettono al centro delle loro iniziative l'”equità” e persino la “giustizia”, ma il loro mondo “giusto” è un mondo in cui i governati hanno tutti poca voce in capitolo sullo stato degli eventi mondiali e poco spazio di fuga.
La situazione esatta delle linee di faglia geopolitiche odierne rimane oggetto di dibattito, ma una cosa è certa: l’Ucraina non sarà l’unico Paese colpito dalle politiche e dalle iniziative appena descritte. Al contrario, ciò che ora viene messo in atto in Ucraina è probabilmente destinato a tutti. Per quanto riguarda le CBDC, ad esempio, l’Ucraina non è certo sola nei suoi sforzi: secondo l’Atlantic Council’s CBDC tracker, 114 Paesi – che rappresentano oltre il 95% del PIL mondiale – stanno attualmente esplorando la possibilità di passare alle CBDC, mentre solo 35 Paesi lo stavano facendo nel 2020. Ad aggiungere caos al caos, i recenti crolli bancari, tra cui la dubbia chiusura della Silicon Valley Bank, suggeriscono che le instabilità a lungo termine del sistema finanziario potrebbero fornire un momento perfetto (o, forse più precisamente, una scusa) per un’introduzione a tappeto delle CBDC.
Per ora, la guerra continua senza che se ne intraveda la fine, lasciando i civili ucraini come carne da cannone, peggiorando il loro tenore di vita e creando uno stato generale di disperazione tra la popolazione mondiale, mentre i prezzi dei beni di prima necessità continuano a salire e la pace rimane un’opzione non praticabile. Il momento offre un’opportunità perfetta a chi sta dietro al Grande Reset per sperimentare le iniziative, le tecnologie e le strutture di governance desiderate e diffonderle in tutto il mondo.
Stavroula Pabst
Fonte: unlimitedhangout.com
Link: https://unlimitedhangout.com/2023/05/investigative-reports/ukraines-future-lies-in-the-great-reset/
09.05.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Stavroula Pabst è una scrittrice, un’attrice e attualmente frequenta la National and Kapodistrian University di Atene, Grecia. I suoi articoli sono apparsi in pubblicazioni come Propaganda in Focus, Reductress, Al Mayadeen e The Grayzone.