Guerra o Pace

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Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

Quand’ero molto più giovane e ingenuo, mi sembra ieri, mi ero posto una domanda retorica:

“Ma cosa avrebbe fatto un cittadino europeo alla vigilia della prima, e ancor più della seconda guerra mondiale, se solo avesse percepito lucidamente il futuro di sofferenze, distruzioni e morte che attendeva tutti quanti dietro l’angolo?”

Se è vero, come penso, che l’essere umano ha ricevuto il dono del libero arbitrio allora la risposta è ovvia. La propria coscienza individuale, e quindi la coscienza di ogni popolo europeo, e non solo, avrebbe obbligato a reagire, manifestando e imponendo con tutta la necessaria potenza e determinazione la volontà d’impedire in ogni modo quei conflitti, apparentemente giustificati solo da uno stupido odio reciproco, fomentato strumentalmente dagli onnipresenti guerrafondai di turno.

E più profonda e incisiva fosse stata la comprensione della catastrofe bellica, e delle sue vere e ben celate cause e motivazioni, più forte sarebbe stata la reazione, soprattutto contro i responsabili della propaganda di guerra in tutte le sue forme, dalle più subdole alle più sfacciatamente pretestuose e fasulle.

Che ci siano dei mandanti, dei responsabili ultimi, è fuori di dubbio per chi scopre che esiste un disegno strategico di lungo corso, descritto dai fatti, che con tenace e diabolica continuità viene perseguito e progressivamente realizzato da secoli a danno dei popoli.

Difficile però identificare oggi questi mostruosi burattinai che non vogliono apparire. Non così invece per i loro servi guerrafondai, facilmente riconoscibili dal momento che sono costretti ad utilizzare gli strumenti di comunicazione di massa, esponendosi alla ribalta del teatrino in cui recitano la loro parte.

“O ragazza dalle guance di pesca
o ragazza dalle guance d’aurora
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora.

………

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.

Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore.

………

Ormai tutti han famiglia hanno figli
che non sanno la storia di ieri
io son solo e passeggio fra i tigli
con te cara che allora non c’eri.

E vorrei che quei nostri pensieri
quelle nostre speranze di allora
rivivessero in quel che tu speri
o ragazza color dell’aurora. “

Così Italo Calvino (1923 – 1985) racconta in musica la propria esperienza di guerra alle nuove generazioni, “che non sanno la storia di ieri”.

E nessuno sa la storia di domani, ma la può immaginare, e anche molto realisticamente se s’impegna come l’inquietante presente imporrebbe di fare a chiunque, sano di mente e responsabile della propria e delle altrui vite.

Gli eventi incalzano, i provocatori e i guerrafondai infuriano, la propaganda paralizza le coscienze.

Come sul ponte del Titanic in procinto d’affondare la gente continua a ballare, l’intrattenimento non si ferma.

Tuttavia il ritornello di quella canzone dimenticata, riportato centralmente nell’estratto di cui sopra, non ha epoca, vale sempre: “Tutto il male avevamo di fronte” , “tutto il bene del mondo oltre il ponte”, sono le costanti, da ciascuna parte, in ogni guerra, fin dall’inizio, prima ancora di sparare il primo colpo. E molto peggio quando poi i colpi si sprecano, come sta avvenendo da anni e sempre più violentemente appena fuori dall’uscio di casa nostra, per ora.

Quel ponte “in mano nemica” oggi lo proteggiamo anche noi, gli attuali Donchisciotte che si accaniscono contro le pale eoliche del mainstream, nella speranza che il nostro popolo si svegli e lo attraversi questo benedetto ponte, verso il bene che c’è oltre, verso la vita.

Occorre mirare soprattutto alla riscoperta del bene impedito dal fuoco nemico, mistificato com’è da quell’altra propaganda da tempo di pace che è la pubblicità commerciale, finalizzata al consumismo ma ormai sinergica alla rimozione forzata di valori autentici e tradizionali per sostituirli con il nulla della pseudocultura woke. Tutto si svolge nell’ambito della psicologia sociale, con le sue banali regole, ignote ai più quanto professionalmente utilizzate dal quartier generale del nemico a scopo distruttivo.

Purtroppo siamo fatti così, la profondità di un bene autentico la percepiamo, e con un po’ di fortuna la proviamo anche in prima persona, solo dopo aver molto sofferto, come per contrasto.

“Italiani brava gente” era una realtà nel primo dopoguerra, oggi non più, non nello stesso senso.

Ma il punto cruciale del nostro dramma è che ora non possiamo più permetterci un altro ennesimo ciclo di stupidità ricorrente, per il semplice motivo che tutto il male che ci attende là fuori non si limiterà a decimarci e a farci soffrire tremendamente. Abbiamo infatti la certezza che ci annienterà in massa, irreversibilmente, come una catastrofe cosmica ai tempi dei dinosauri, ma questa volta provocata da noi stessi. E questo la nostra specie oggi non lo merita, siamo ancora troppo piccoli e fragili, siamo ancora un’umanità bambina, o al più adolescente. Possiamo però evitare questa catastrofe terminale, ma solo col coraggio di guardare bene nel piatto avvelenato che “ci” stanno cucinando. Il “ci” impersonale è d’obbligo, dal momento che non è ancora maturato un dibattito sull’argomento che sia approfondito e diffuso quanto basta per stanare gli operatori del male, quei meschini poveri diavoli che però a questo punto costituiscono il peggior rischio esistenziale dell’umanità, quello concreto di una sua imminente estinzione per cause artificiali autoprodotte.

Che si chiamino Biden, Macron, Scholz, Ghebreyesus, von der Leyen, Soros, Rothschild, Morgan, Sachs, Rockefeller, Warburg, Mc Kinley e chi più ne ha più ne metta, giù giù fino a editori e direttori di giornali e TV, burattini o burattinai poco importa, sono i nostri sfuggenti mulini a vento.

Quel che più importa invece è che “oltre il fuoco comincia l’amore”. E di “ragazze color dell’aurora” vivaddio è ancora pieno il mondo, il mondo dei nostri figli, il mondo che verrà.

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

3/3/2024

Per  chi fosse interessato/a a dibatterne direttamente con l’autore può contattare la redazione.

Alberto Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica e fisica, sviluppatore software gestionale, istruttore SAP, libero pensatore, collaboratore di Giulietto Chiesa, padre di famiglia, appassionato di filosofia, psicologia, economia politica, montagna, fotografia, fai da te creativo, sempre col gusto alla risoluzione dei problemi.

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