Festa Nazionale

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DI PANAGIOTIS GRIGORIOU

greekcrisis.fr

Il 28 ottobre la Grecia celebra il “no” che il dittatore Metaxas oppose quello stesso giorno del 1940 alle richieste di resa dell’Italia di Mussolini. Il rifiuto, seguito a mesi di provocazioni crescenti, provocò un’inaspettata reazione popolare, che portò alla prima sconfitta di un esercito dell’Asse nella II guerra mondiale. Lo stesso ambasciatore italiano ricorda con amarezza e con vergogna quei momenti, in cui i Greci, pur non amando il loro leader, ne apprezzarono la fermezza. come ricorda il poeta Seferis, all’epoca diplomatico al servizio del Ministero degli Esteri e a sua volta irritato dal comportamento arrogante degli italiani. E’ una festa molto sentita dai Greci, perchè quel “no” ricorda loro l’importanza di quella dignità che oggi sembra perduta. Per questo i media ufficiali, su input del governo Tsipras, hanno parlato il meno possibile di questa festa, evitando in tutti i modi di menzionare la parola “no”: troppo forte sarebbe stato il richiamo all’altro, più recente “no” espresso al referendum del 2015 e tradito dalla classe dirigente. Gli anni che seguirono la vittoria sugli italiani furono durissimi: all’esercito di Mussolini subentrò quello tedesco, che ridusse alla fame i greci, fino alla liberazione del 1944, che però sfociò immediatamente in una guerra civile, alla quale parteciparono anche alcuni degli italiani sorpresi in terra ellenica l’8 settembre 1943 e passati a combattere nelle file dei partigiani. Per questo la festa nazionale greca non si tiene, come quelle di molti altri paesi, nel giorno della fine delle ostilità, ma in quello dell’inizio. 

 

 

Festa Nazionale. Kifissia, 28 Ottobre 2017



(…) La fine di ottobre è caratterizzata dalla festa nazionale del 28. Il paese ama celebrare la il ricordo del suo ‘NO’ (28 ottobre 1940) la prima (e breve) vittoria greca contro le forze dell’Asse. Una commemorazione tuttavia, che i “leader” attuali fanno decisamente tutto per far dimenticare. Eppure …


Prima neve. Montagne di Tessaglia, ottobre 2017


La storia è nota. La mattina presto del 28 ottobre 1940, Emanuele Grazzi, Ambasciatore dell’Italia di Mussolini va alla residenza privata del generale Ioánnis Metaxás (la Grecia è governata sotto la sua dittatura dal 1936) nel quartiere borghese di Kifissia, a nord di Atene. Espone l’ultimatum, chiedendo il libero passaggio per l’esercito italiano in Grecia e così da occupare i punti strategici e le infrastrutture. Metaxas, scosso, si oppone categoricamente, pronunciando, tra le altre, questa frase in francese: “Alors, c’est la guerre” [“Quindi è guerra”], seguita da “No, questo è impossibile”, l’ambasciatore Grazzi insistette, sostenendo che “la guerra avrebbe potuto essere evitata accettando l’invasione e l’occupazione” della Grecia.

In realtà, ben prima della scadenza dell’ultimatum alle 6:00 del mattino, l’Esercito Italiano era entrato nel territorio greco dal confine albanese, perché l’Albania era già un protettorato dell’Italia di Mussolini. “E ‘stato il momento più doloroso e più spregevole nella mia carriera di diplomatico” Grazzi scrive nel suo diario, pubblicato nel 1945. “Ho avuto davanti a me il vecchio leader di un piccolo paese che non ha venduto del tutto la sua dignità. La sua voce era visibilmente commossa e, allo stesso tempo, decisa “(Emanuele Grazzi,” Il ‘principio della fine – l’impresa di Grecia”, Faro 1945).

Generale Metaxas, uomo conservatore, personalità anti-parlamentare e anti-comunista, colto e leader di un piccolo partito politico senza grande seguito, era alla testa del piccolo paese da aprile del 1936. Era il capo di un governo imposto dal re, nominato pro-forma da un Parlamento moribondo, derivante da un sistema parlamentare a sua volta moribondo inadeguato alla terribile sfida del suo tempo. Rapidamente, Metaxas diede inizio ad un regime autoritario, con un colpo di stato, il 4 agosto dello stesso anno. … benevolmente patrocinato, va detto, da re Giorgio II, stabilendo un regime autoritario, in sostanza una dittatura dai simboli e dalle sembianze fasciste (saluto romano, organizzazioni giovanili di regime, corporativismo).


Al di fuori della casa del generale Metaxas. Kifissia, 28 ottobre, 2017

 

Casa di Metaxas, anziché il primo ‘No’. Ottobre 2017
La casa che resterà chiusa nel 28 ottobre 2017


A parte il fatto che il regime di Metaxas non può essere chiamato fascista in senso strettamente storico, di fianco ai regimi simili nel resto d’Europa, e le ragioni sono state sufficientemente dimostrate dagli storici: non c’era alcun grande partito unico di massa dietro Metaxas, nessuna politica imperialista, politica estera pacifista, nessun antisemitismo, diarchia di fatto al potere, per l’effettivo ruolo del re e, infine, sostanziale allineamento della Grecia alla politica della Gran Bretagna e non ai paesi dell’Asse, (si veda per esempio le opere di Spyridon Ploumidis sul regime Metaxas).

Metaxas aveva comunque previsto lo scoppio della seconda guerra mondiale, come aveva previsto anche l’attacco di Mussolini. Prima di tutto, aveva preso la decisione che era necessaria in tali condizioni, cioè, di non cedere, e di preparare la Grecia e il suo esercito al conflitto incombente. “La mia decisione è terribile se l’Italia ci minacciasse”, “annunciai a Waterlow e Hopkinson le notizie da Roma, ed anche ad Asimakopoulos, la mia decisione di resistere sino alla fine” [Sydney Waterlow era l’ambasciatore britannico ad Atene, Henry Hopkinson primo Segretario dell’Ambasciata e Aléxandros Asimakopoulos l’addetto militare dell’Ambasciata greca a Roma], così Metaxas scriveva nel suo diario del 17 marzo e del 9 Aprile 1939 (edizioni Govosti, Atene 1960).

Il 15 agosto 1940, il sottomarino italiano Delfino affonda l’incrociatore greco Elli … in tempo di pace. L’incrociatore, ancorato nel porto di Tinos, era di scorta ad una barca di pellegrini diretti alla festa della Dormizione della Vergine. Nell’esplosione della nave, muoiono nove marinai ed ufficiali e si registrano altri 24 feriti. Tuttavia, il governo greco, desideroso di evitare (più esattamente di ritardare) il confronto con l’Italia, disse che la nazionalità dell’attaccante era sconosciuta. Dopo la guerra, l’Italia donò alla Grecia l’incrociatore Eugenio di Savoia ‘a titolo di risarcimento’ per la distruzione della Elli. La nave italiana venne rinominata Elli e servì l’esercito greco fino al 1973.

La presenza tradizionale e ufficiale dell’incrociatore durante la grande festa della Dormizione fissata dagli ortodossi il 15 agosto (la Grecia non è uno stato laico), trasforma la perdita nel catalizzatore che alla fine, farà rinsaldare il paese durante lo sforzo bellico. Emanuele Grazzi nel frattempo, aveva chiaramente messo in guardia i suoi superiori: le tensioni tra il suo paese, l’Italia, la Grecia avevano rafforzato il patriottismo della popolazione e, in caso di un attacco, i greci avrebbero opposto una resistenza armata. Ma questo punto di vista era in netto contrasto con le opinioni di Mussolini, ed in particolare con quelle di Ciano.

Il poeta Yorgos Seferis, che non ha mai molto apprezzato il regime dittatoriale di Metaxas, era un giovane diplomatico, in quel momento in servizio presso il suo ministero ad Atene, scrive nel suo diario, alla data 12 agosto 1940: “Metaxas ha un atteggiamento deciso. ‘Se mi si attacca, metto mano alle armi”.


sfilata delle scuole. Kifissia, 28 ott 2017

 

Sfilata, i funzionari … davanti alla banca. Kifissia, 28 ott 2017

 

La tomba di Metaxas. Atene, 28 ottobre, 2017


La mobilitazione generale e la relativa mobilitazione popolare del 28 ottobre 1940 erano stati quasi una sorpresa. Alcuni esponenti pro-tedeschi che stavano nel governo Metaxas non sapevano come reagire. Yorgos Seferis ha lasciato un testo edificante (preso dall’interno) su questo periodo, con il titolo “Manoscritto – settembre 1941” (pubblicato da Ikaros’, Atene 1980):

“Non avevo nessun partito o leader, né compagni. Leggevo i giornali greci solo per obblighi di servizio. Mi sono ricordato di questa frase letta in un romanzo, detta da un soldato della guerra del 1914. “La guardia che faccio per voi è un comportamento distante’. Ho eseguito il mio compito per senso del dovere verso lo Stato. Non avevo preferenze (politiche), li vedevo tutti uguali a se stessi, vuoti, senza senso, nocivi (…)”.
(…)

Tomba di Yorgos Seferis e di sua moglie Maro. Atene, 28 ottobre, 2017

 

Nei pressi della tomba di Yorgos Seferis. Il suo spirito certo apprezzerà. Atene, ottobre 2017


“Il periodo di neutralità (1939-1940) per me, è stato molto molto pesante. Le istruzioni erano: atteggiamento esemplare nei confronti di tutti i belligeranti. Ero d’accordo con questa politica. Difficilmente si poteva fare altro (…) Quando l’Italia è entrata ufficialmente in guerra (Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e Francia 10 giugno 1940 poco prima che i tedeschi entrassero a Parigi), la nostra situazione è diventata insopportabile. I funzionari italiani hanno dato volontariamente l’impressione che fossimo loro schiavi. Il corrispondente dell’agenzia di stampa Stefani, un certo Ceresole, si comportava verso di noi come un leader. Ho cercato di tenerlo a freno, per quanto possibile.”

“Due tre giorni dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini (giugno 1940), mi arrivò un telegramma (un dispaccio dall’Italia) inverosimile. Si presentava il popolo greco come se stesse sollevandosi contro l’Inghilterra. Più tardi, ho capito che volevano preparare l’opinione pubblica in Italia, abituandola all’idea di una corrente pro-italiana tra i Greci, e che, di conseguenza, l’invasione che era in preparazione, non poteva essere agli occhi degli italiani che una semplice passeggiata.”

“Questa menzogna era così grossolana che censurai il dispaccio. Immediatamente, ricevetti una telefonata direttamente da Emanuele Grazzi. ‘Buonasera caro collega – disse seccamente – vengo a sapere che hai censurato un telegramma di M. Ceresole. Beh, vi avverto che se non lascerete passare, lo manderò firmato da me. Vedremo se avete il coraggio di bloccarlo di nuovo’. Mai nella mia carriera ho dovuto fare uno sforzo maggiore per mantenere la calma. Mi sentivo come dopo aver ricevuto uno schiaffo. Ho risposto ‘i telegrammi firmati da voi signore, non sono di mia competenza’. E ho riattaccato.


La gente, dice con orgoglio ‘No’. Atene, ottobre 2017

 

Monumento della ‘madre morta di fame’ durante l’occupazione. Cimitero di Atene, 28 ottobre, 2017


“Sono andato nell’ufficio di (Theologos) Nikoloudis [vicino a Metaxas, Ministro della stampa, cui Seferis era assegnato al momento], gli ho raccontato tutto, aggiungendo: se queste persone continuano a umiliarci così … signor Ministro, noi ci dovremmo rivoltarci, noi per primi. Era molto permaloso. Non disse nulla. Ruggì, chiese la sua auto e si recò a casa di Metaxas. Tornò poco dopo, sudava visibilmente. Il Signor Presidente ci chiede, mi ha detto, di essere pazienti, pazienza. I tempi sono molto gravi. Dobbiamo far finta, indietreggiare.”

“In questo momento, il presidente ha ragione. Dobbiamo fare un passo indietro e sopportare fino al giorno in cui verremo attaccati apertamente e solo allora difenderci con tutti i mezzi. E ‘stato il mio parere. Devo dire che, al momento, nessuno, nemmeno il più pazzo di noi, si aspettava questa esplosione miracolosa dell’anima del popolo e ancor meno si aspettava le vittorie dell’esercito greco sul fronte albanese contro l’esercito italiano (…).”

“E quanto agli altri (politici), i resti del Venizelismo [democratico, opposto alla dittatura di Metaxas] non ho avuto l’opportunità di parlare direttamente con loro, e non riesco a spiegare con precisione cosa pensino. Da quello che ho potuto vedere e sentire, la mia idea personale è che si sentivano sollevati in segreto di non dover sopportare la pesante responsabilità di decidere in queste ore difficili, in realtà, non ragionavano oltre i loro riflessi politici ereditati dai rispettivi partiti (…). Alcuni Democratici degni di fede hanno riferito anche a me che Papandreou [nonno di Georges Papandréou del 2010] ha detto: ‘i tedeschi non ci faranno del male ‘o Kafandaris: ‘credo nella vittoria dell’Asse”.

“Da quel momento io mi sono fatto una profonda persuasione: questa Grecia generata dal 28 (ottobre 1940) è stata un’altra Grecia, diversa ed estranea a tutti quei Signori politici, appartenenti o meno al regime Metaxas (… ) e quando scoppiò la guerra, ho spesso pensato a tutte queste fasi psicologiche legate al destino di un uomo che ha detto ‘No’ alle 3 del mattino all’Ambasciatore d’Italia “(Yorgos Seferis,” Manoscritto – settembre 1941 “pagine 24-39).


“Abbiamo detto ‘No’ ancora una volta, non lo capite?” Corteo degli studenti. Atene, 28 ottobre 2017 (stampa greca)


Per i greci, il 28 ottobre (1940) e la sua commemorazione (festa nazionale), sono quindi sinonimo del ‘No’ della dignità e della resistenza. La memoria del ‘NO’ è stata celebrata anche per la prima volta sotto l’occupazione (la Germania è intervenuta nell’aprile 1941 e dopo, la dura occupazione del paese durerà fino al settembre / ottobre 1944). (…)


Il paradosso (in parte apparente) nella Grecia contemporanea è celebrare non la fine della guerra (8 maggio), ma il suo inizio (28 ottobre). Questo non è tuttavia un atteggiamento sorprendente, soprattutto se si considera la storia del paese: liberato nel settembre / ottobre 1944, ha vissuto poi la terribile battaglia di Atene tra il dicembre 1944 e il gennaio 1945 (fase II della guerra civile tra sinistra e destra); e del resto nel 1945, in un clima di guerra civile prolungata (1944-1949) la Grecia non poteva e non voleva festeggiare qualcosa d’altro.

L’ultimo paradosso della serie, però, è stato quello della celebrazione del 28 ottobre, nella versione del 2017. Il governo Tsipras, cioè chi esattamente ha tradito il ‘No’ del popolo nel luglio 2015 con il referendum, ha fatto di tutto per ridurre al minimo la portata della commemorazione. Tutti i principali media hanno accuratamente deciso di non menzionare la parola ‘No’. Le prime pagine dei giornali (di tutti i giornali), a differenza degli anni precedenti, hanno a malapena menzionato il messaggio centrale della giornata, e, infine nessuna menzione del ruolo del generale Metaxas.


Questa “dimenticanza” consente anche ai neonazisti di Alba Dorata, di monopolizzare la memoria del generale e dittatore di un regime certo fascista, salvo che Metaxas era avverso al nazismo. In questo 28 ottobre 2017, davanti alla casa di famiglia di Metaxas a Kifissia, c’era una certa folla, come si dice, anonima. Dal 2016, la famiglia, la nipote, la storica Foka Ioanna-Metaxa, si rifiuta di aprire la casa ai visitatori.

Dice implicitamente, tra le altre ragioni (dal 2015), che questa chiusura è anche motivata dalla sua ripugnanza per le agitazioni di Alba Dorata. Il suo messaggio del 2015 era già abbastanza chiaro:

“Cari amici, con questa nota, desideriamo informare tutti i visitatori e gli amici, che onorano il ‘NO’ al fascismo e al nazismo, come è stato espresso 28 ottobre 1940, dal Governatore nazionale Ioánnis Metaxás, a nome di tutti i Greci, che la casa di Ioánnis Metaxás a Kifissia (…) sarà visitabile il 28 di ottobre (…) allo stesso tempo vogliamo sottolineare la nostra indignazione per l’insulto a questo giorno del ricordo del ‘No’ quando i partiti politici cercano di approfittare della grandezza di questo momento storico per promuovere i loro interessi politici, e così promuovere se stessi, falsi successori di questa memoria storica e delle idee di Metaxas, o dell’eroica resistenza dei greci contro i nemici della Grecia. In particolare, quando l’atteggiamento e le azioni di questi partiti dimostrano esattamente il contrario.”

Il testo è stato riprodotto su internet nel 2017 (anche sulla stampa locale di Kifissia), la casa del ‘No’ non è stata aperta, la tomba di Metaxas è stata onorata tanto quanto il monumento alla Madre greca sotto l’occupazione’, morta di fame per una carestia da migliaia di morti, volontariamente organizzata dalle autorità di occupazione della Germania; poi, infine, molti cittadini hanno partecipato alle sfilate di studenti.

La stampa detta “popolare” avrà dal canto suo notato i pochi (?) casi di insegnanti che hanno partecipato ai cortei come … su una passerella dove sfilavano creazioni di moda. “Lifestyle” globalizzante della metademocrazia, potenzialmente pornografica, “prostituente”, costituente del meta-mondo in arrivo. Altri insegnanti non hanno ancora, per fortuna, né la gonna, né la memoria così corta. “Abbiamo detto ‘No’ ancora una volta, non lo capite?”. Tale era il messaggio di un insegnante di scuola prima della sfilata ufficiale degli studenti ad Atene il 28 ottobre 2017. E ‘chiaro!


Parata …di moda. Nafplion, 28 ottobre, 2017 (stampa greca)


(…)
Quest’anno, i Greci scoprono … (finalmente) la Catalogna nelle notizie degli ultimi giorni, insieme con la prima neve. “La nostra estate è definitivamente finita”, ma non la nostra memoria. La commemorazione del 28 ottobre è dietro di noi, ma non nelle azioni dei politici robotizzati. Un mondo estraneo, un mondo da cui siamo veramente al di fuori. NOn ci piacciono né quelli del governo, né l’opposizione, come al nostro poeta Yorgos Seferis. Come al tempo di Metaxas è la stanchezza della gente, che governa allora (e oggi) i loro pensieri.


Aspre montagne, magnifici animali. Tessaglia, Ottobre 2017



Montagne ripide, splendidi animali. Tessaglia, Ottobre 2017

 

ripide montagne, bellissime chiese. Tessaglia, ottobre 2017


Ripide montagne, splendidi animali, belle chiese, che già offrirono rifugio ai combattenti della resistenza, città e paesi addormentati nel fresco della sera o la mattina presto.

La memoria collettiva greca non mantiene molto … di fruibile per quanto riguarda la figura nemica dell’italiano del 1940, a differenza, va detto, della figura analoga degli occupanti tedeschi, e questo, nonostante gli sforzi attuali dell’Ambasciata tedesca ad Atene.

Diciamo che l’attuale egemonia neo-coloniale tedesca pur nascosta dai poveri eufemismi della suddetta Unione europea, in realtà non aiuta nello sforzo. In ogni caso, al momento del voltafaccia italiano nel 1943 (dopo la proclamazione di Badoglio l’8 settembre 1943), alcune unità dell’Esercito Italiano consegnarono le loro armi ai partigiani (comunisti) in Grecia, tra cui la Divisione ‘Pinerolo’ in Tessaglia. La storia di Romolo Galimberti, “Scarpe rotte”, racconta proprio il suo passaggio tra le due parti, così come il suo impegno nella resistenza in Grecia, il suo libro è stato tradotto in greco.

Molti italiani combattenti quindi passarono alla resistenza, e le perdite italiane furono terribili, il più noto tragico episodio è quello della divisione ‘Acqui’ a Cefalonia. Dopo avere valorosamente combattuto contro le forze tedesche, fu distrutta, i suoi uomini furono giustiziati dai tedeschi, a conti fatti, quasi diecimila morti.


La storia di Romolo Galimberti


La commemorazione del 28 ottobre, versione 2017, è dietro di noi, tranne purtroppo per ciò che riguarda le azioni dei politici. Un mondo estraneo, un mondo da cui siamo veramente al di fuori. “La nostra estate è definitivamente finita”, dicono i vicini del nostro edificio all’unisono … alludendo al riscaldamento centralizzato, fermo dal 2012.

Novembre europeo alla sua ben nota meteorologia, Hermes di ‘Greekcrisis’ crescerà e poi forgerà . .. il suo carattere durante l’inverno promettente. Senza partito, né leader!


Hermes di ‘Greekcrisis’. Ottobre 2017





Articolo originale pubblicato il 6/11/2017 – http://www.greekcrisis.fr/2017/11/Fr0642.html#deb

 

Traduzione per ww.comedonchisciotte.org a cura di Franz-CVM

 

 

Panagiotis Grigoriou sarà ospite il 2 e 3 dicembre prossimo a Montesilvano (PE) al 6° convegno Euro, mercati e democrazia, dal titolo “Più Italia”

 

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