JACQUES SAPIR
Russeurope
I dati sulle persone in cerca di lavoro per il mese di febbraio, che sono stati rivelati mercoledì 26 marzo, mostrano la permanenza e l’aumento della disoccupazione, nonostante le rivendicazioni da parte del governo su un’”inversione di tendenza”. Questo fatto, che non possiamo che deplorare, va ammesso. Va ammesso a causa della sua persistenza, se vogliamo apprendere la lezione che ci viene offerta. Finché il governo negherà che si tratti di un fenomeno di lungo termine e non di un singolo “ciclo” dell’economia, non sarà possibile trovare una soluzione. Sarebbe onesto riconoscere la realtà dei fatti. Ma la cosa non sarà possibile, perché il governo e il Presidente sono bloccati da una visione mistificata del contesto, e ciò peggiora questo comportamento autistico.
A+B+D | Crescita | C+E | Crescita | Totale | Crescita | |
mag-12 | 3 745 900 | 1 223 200 | 4 969 100 | |||
giu-12 | 3 776 500 | 30 600 | 1 230 500 | 7 300 | 5 007 000 | 37 900 |
lug-12 | 3 822 700 | 46 200 | 1 229 800 | -700 | 5 052 500 | 45 500 |
ago-12 | 3 859 700 | 37 000 | 1 234 600 | 4 800 | 5 094 300 | 41 800 |
set-12 | 3 902 300 | 42 600 | 1 229 300 | -5 300 | 5 131 600 | 37 300 |
ott-12 | 3 956 700 | 54 400 | 1 228 100 | -1 200 | 5 184 800 | 53 200 |
nov-12 | 4 000 000 | 43 300 | 1 226 700 | -1 400 | 5 226 700 | 41 900 |
dic-12 | 4 009 500 | 9 500 | 1 231 900 | 5 200 | 5 241 400 | 14 700 |
gen-13 | 4 059 300 | 49 800 | 1 235 100 | 3 200 | 5 294 400 | 53 000 |
feb-13 | 4 084 600 | 25 300 | 1 238 500 | 3 400 | 5 323 100 | 28 700 |
mar-13 | 4 114 200 | 29 600 | 1 229 800 | -8 700 | 5 344 000 | 20 900 |
apr-13 | 4 147 900 | 33 700 | 1 249 400 | 19 600 | 5 397 300 | 53 300 |
mag-13 | 4 165 100 | 17 200 | 1 250 000 | 600 | 5 415 100 | 17 800 |
giu-13 | 4 163 100 | -2 000 | 1 249 900 | -100 | 5 413 000 | -2 100 |
lug-13 | 4 189 200 | 26 100 | 1 271 200 | 21 300 | 5 460 400 | 47 400 |
ago-13 | 4 134 000 | -55 200 | 1 271 700 | 500 | 5 405 700 | -54 700 |
set-13 | 4 204 600 | 70 600 | 1 279 200 | 7 500 | 5 483 800 | 78 100 |
ott-13 | 4 213 600 | 9 000 | 1 309 200 | 30 000 | 5 522 800 | 39 000 |
nov-13 | 4 220 800 | 7 200 | 1 317 900 | 8 700 | 5 538 700 | 15 900 |
dic-13 | 4 235 400 | 14 600 | 1 330 700 | 12 800 | 5 566 100 | 27 400 |
gen-14 | 4 245 600 | 10 200 | 1 352 100 | 21 400 | 5 597 700 | 31 600 |
feb-14 | 4 274 700 | 29 100 | 1 337 000 | -15 100 | 5 611 700 | 14 000 |
I numeri e la tendenza
Vi ricordiamo che i dati della DARES vengono suddivisi per 5 categorie e non comprendono più le persone che sono definitivamente fuori dal mercato del lavoro, in gran parte per lo scoraggiamento. Pertanto, i dati non rappresentano il numero totale dei disoccupati. Ora, raggrupperemo le categorie, associando le categorie A+B +D, che sono rappresentative dei “disoccupati” (e considerando che le sottocategorie B+D sono “mascherate”) e le categorie C+E, che rappresentano le persone che avevano un lavoro part-time non per loro scelta e le persone che hanno un impiego sussidiato, che dipende in gran parte dalle sovvenzioni statali. Queste categorie vengono inserite nel gruppo della “quasi-disoccupazione”.
La prima osservazione è che, a parte il caso dell’incidente informatico dell’agosto del 2013 che ha falsato i dati per quel mese, c’è stato un costante aumento. La categoria dei “disoccupati” (A + B + D), dopo un rallentamento in ottobre e e novembre 2013, adesso sta ricominciando ad accelerare. Considerando che ci sono circa 300.000 persone che sono state rimosse per ragioni amministrative dal Pôle Emploi, abbiamo circa 4,6 milioni persone senza di lavoro.
Dopo l’elezione presidenziale del maggio 2012, l’insieme A + B + D è aumentato di 529.000 individui, e la categoria dei “quasi-disoccupati” ha visto un aumento di 114.000. Da qui si può vedere come la quasi-disoccupazione non è riuscita ad assorbire il deterioramento del mercato del lavoro. L’aumento congiunto nelle due categorie dimostra che l’entità del fenomeno satura irrimediabilmente le iniziative in grado di assorbire la disoccupazione. Questo si traduce in un aumento delle percentuali rispetto alla popolazione attiva.
L’insieme della categoria «Disoccupazione», ossia l’aggregato A + B + D, rappresenta il 14,8 per cento della popolazione attiva, e con la “quasi-disoccupazione” si raggiunge il 19,5 per cento, quasi un lavoratore su cinque. Se confrontiamo la situazione attuale a quella precedente alla crisi finanziaria (agosto 2008, grafico 1), dopo lo shock che durò fino al maggio del 2009, la disoccupazione si stabilizzò per poi riprendere la sua marcia inarrestabile. La “quasi-disoccupazione” è sempre aumentata. Questo fatto testimonia l’intensità dell’utilizzo dei dispositivi amministrativi (pubblici e privati) per assorbire parte della disoccupazione. E spiega anche l’apparente stabilizzazione della disoccupazione da maggio 2009 a giugno 2011. A partire da questa data, le iniziative, sia private che pubbliche, hanno raggiunto il punto di saturazione.
Le lezioni di questa evoluzione
La crisi del 2007-2008 è stata rivelatoria, ma non ha creato il fenomeno della crescita della disoccupazione. Questo fenomeno, che comporta un degrado nella qualità dei posti di lavoro che vengono offerti, riflette in realtà il fenomeno di deindustrializzazione che riguarda la Francia dal 2000. Una seconda lezione viene dal fatto che la degradazione della qualità dei posti di lavoro, l’aumento del part-time, le occupazioni sussidiate, ma anche l’aumento di posti di lavoro nei servizi a basso valore aggiunto a scapito delle occupazione nel settore industriale ad alto valore aggiunto, sono stati accelerati dalla crisi dal 2008. Una terza lezione viene dall’osservazione del fallimento dei metodi di “gestione” della disoccupazione, con l’introduzione delle occupazioni sussidiate e l’imposizione del part-time. Questi metodi possono essere efficaci quando si è di fronte a un’ondata di disoccupazione temporanea, ma di certo non quando la disoccupazione diventa strutturale. Quarta lezione, lo sforzo, altrimenti meritorio, per migliorare la formazione professionale ha avuto sinora effetti limitati. Se i 2/3 delle richieste di lavoro non vengono soddisfatte, partendo dai dati dei datori di lavoro (che sono meno attendibili dati della DARES) si può stimare tra i 300.000 e i 350.000 il numero dei lavoratori che hanno trovato impiego grazie a una una formazione professionale veramente efficace, ovvero l’8% del totale dei “disoccupati”.
Possiamo vedere che il miglioramento, anche se non è completamente trascurabile, è inferiore all’aumento totale dalle elezioni presidenziali del maggio 2012. E allora auspichiamo, così come il Ministro Michel Sapin, che le iniziative per migliorare la formazione professionale siano il punto centrale di una politica contro la disoccupazione. Queste quattro lezioni portano inesorabilmente a una conclusione: solo una forte crescita contribuirà a ridurre la disoccupazione. Dovrebbe venire tatuato sul dorso delle mani di tutti i nostri dirigenti. Infatti, i metodi di gestione “sociale” della disoccupazione, quando cominciano a essere perpetui, contibuiscono a degradare la qualità dei posti di lavoro offerti e a indebolire il tessuto economico del paese, rendendolo ancora più vulnerabile agli shock esogeni. Dovremo quindi trovare, all’interno dell’economia francese, una leva che ci consenta di ottenere, per vari anni, un tasso di crescita superiore al 3% per ridurre una parte importante della disoccupazione.
La sola variabile su cui è possibile agire nel breve termine è un massiccio deprezzamento della moneta. Questo implica pertanto il porre fine all’Euro e lasciare che il franco, tornato ad essere la moneta a corso legale della Francia, si deprezzi del 20-25%. Tale politica deve essere accompagnata da misure volte a tenere alto il consumo interno e migliorare la competitività delle imprese, in particolare attraverso uno sforzo significativo per gli investimenti. Tutto il resto è (cattiva) letteratura.
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JACQUES SAPIR
Russeurope
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28.03.2014
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da SUPERVICE