DI ALBERTO MICALIZZI
albertomicalizzi.com
Volete sapere in “diretta streaming” le prossime mosse del Governo (Gentiloni o chi per esso)? Non è così difficile, basta leggere con un po’ d’attenzione le motivazioni a supporto dell’ultimo taglio del rating del debito italiano operato il 20 Aprile scorso da Fitch (fonte Sole24ore: “Fitch abbassa di un gradino il rating dell’Italia: tripla B”).
Ormai lo abbiamo imparato dalla storia, dalla recente requisitoria del PM Michele Ruggiero presso il Tribunale di Trani nel procedimento contro Standard&Poor’s, dalle indagini della Corte dei Conti e dai numerosi riferimenti che i politici di mestiere fanno ai giudizi delle agenzie di rating, al cosiddetto “giudizio del mercato”.
Lo scorso 20 Aprile Fitch ha tagliato il rating dell’Italia allineandolo a quello corrispondente delle altre due “sorelle”, Moody’s e Standard&Poor’s, collocandolo quindi proprio sulla barriera che separa i titoli “buoni” da quelli “spazzatura”. Si tenga presente che la distinzione non attiene solo ad una nota di colore o ad un gergo dei mercati finanziari. Infatti, i titoli che rientrano nella categoria “spazzatura” non sono più accettati (o lo sono con numerosi vincoli) come strumenti di garanzia nel mercato interbancario.
Dunque, considerando che le banche italiane sono cariche di titoli del debito pubblico italiano, è facile comprendere che il destino delle stesse sia in mano alla società di rating proprio a causa del possibile passaggio in zona “spazzatura” dei BTP… Su questo tornerò in un articolo separato, limitandomi qui a ricordare che nel Luglio del 2013, anticipando numerose agende di governo succedutesi da allora, scrissi “L’entrata ufficiale dell’Italia in area “spazzatura” rappresenta l’epilogo di una strategia iniziata con l’introduzione di una moneta a debito di proprietà di organismi internazionali che culminerà con l’intervento diretto dei membri della Troika nella gestione della liquidazione controllata del Paese” (vedi articolo del 2013 “Downgrade Italia BBB: BTP da “spazzatura”).
Dunque, cosa ha detto Fitch nel recente taglio del rating? Due cose chiave.
Anzitutto, ha espresso grande preoccupazione per la mancata riduzione dell’elevatissimo livello del debito pubblico che secondo Fitch “espone maggiormente il Paese a potenziali shock sfavorevoli”.
In secondo luogo, ha detto che è estremamente preoccupata per i livelli di crediti incagliati delle banche, sui quali vengono sollecitate soluzioni immediate. A questo, nel solito concerto di voci al quale siamo ormai abituati, ha fatto eco il FMI che ha aggiunto che le banche italiane devono “risolvere presto” il problema dei crediti deteriorati.
Ora, vediamo di capire come queste due indicazioni fondamentali si traducono in agenda di governo.
Relativamente al debito pubblico, è sempre utile ribadire che si tratta in larga parte di una convenzione monetaria intervenuta tra Stati, ovvero dello strumento scelto dai Paesi dell’Eurozona per inserire base monetaria nel sistema economico attraverso una moneta-debito. Vedi mio articolo “La Cassa Depositi e Prestiti sotto attacco: partono le privatizzazioni” nel quale mostro la correlazione quasi perfetta tra aumento del debito pubblico ed aumento della base monetaria M1 negli ultimi 15 anni.
Quindi, accennare alla riduzione del debito pubblico come ad una scelta virtuosa è a dir poco ingannevole. Bene, lo scorso 10 Marzo Padoan propose proprio di cedere il 15% della Cassa Depositi e Prestiti per raccogliere 5 miliardi che servirebbero per ridurre il debito pubblico (!) Adesso, dunque, è più chiaro da dove Padoan ricevette l’ispirazione per quell’affermazione ed è anche chiaro che la prima cosa che Fitch sta dicendo è che il Governo deve cedere la Cassa Depositi e Prestiti, togliendoci l’ultima vera chance di rilanciare una politica industriale nazionale e riappropriarci di strumenti di politica economica e monetaria di inestimabile valore.
Relativamente al secondo messaggio di Fitch, concernente i crediti incagliati, Padoan ha compreso bene dal duetto Fitch-FMI cosa fare, ecco perché nella prima metà di Febbraio 2017 lo stesso Padoan insieme al Presidente dell’unione bancaria europea Andrea Enria, ai vertici di Banca d’Italia, alla Commissione Europea, l’OCSE e, guarda un pò il caso, all’agenzia di rating FITCH, si sono incontrati per decidere la cessione di una prima tranche di 86,9 miliardi di crediti deteriorati delle banche italiane, da riservare come è ovvio ad investitori istituzionali, che vuol dire fondi e banche che fanno capo alla City di Londra (vedi articolo “Svendita di 330 miliardi di crediti bancari: bad bank/good profit”).
Da cosa deduco che si tratterà di una svendita e che avverrà a favore di soggetti istituzionali di natura speculativa (anzichè attraverso una struttura pubblica, ad esempio)? Dall’enfasi di Fitch e del FMI a “fare presto”; qualsiasi soluzione diversa dalla cessione a fondi speculativi sarà quindi scartata in quanto richiede una tempistica di realizzo più lunga.
Dunque, siamo alle solite. Fitch, strumento di proprietà del sistema bancario internazionale, di concerto con il FMI, espressione delle lobby finanziarie mondiali, impone all’Italia di cedere l’ultimo strumento di potenziale sovranità industriale, la CDP, e di riservare i profitti legati alla raccolta dei crediti incagliati ai fondi speculativi. Due azioni che per l’Italia rappresentano un danno paragonabile soltanto alle tragiche privatizzazioni degli anni ’90. Tutto secondo copione.
Questo che ho appena spiegato è la prova lampante, attuale, in diretta streaming che gli esecutivi nazionali sono soltanto mezzadri che attuano al meglio le indicazioni provenienti dalle oligarchie finanziarie. Questo è il problema principale e si risolve solo affrontando in maniera credibile ed attuabile il debito pubblico ed il debito del sistema Paese in generale.
Ricordiamolo, il debito è uno strumento di governo.
Alberto Micalizzi
Fonte: https://albertomicalizzi.com
Link: https://albertomicalizzi.com/2017/05/03/cosa-fara-il-governo-lo-ha-detto-fitch/
3.05.2017
Visto su http://megachip.globalist.it/