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La Redazione

 

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Cosa è successo davvero ad Hanoi?

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A cura di Rosanna
Il 19 Marzo 2019
794 Views

DI MIKE WHITNEY 

unz.com

Mentre i media occidentali hanno considerato il vertice dello scorso fine settimana (27/28-02-2019, Ndr) ad Hanoi come un fallimento, i colloqui hanno contribuito a lucidare la reputazione di Kim Jong-un come statista sincero, impegnato a risolvere pacificamente la questione nucleare. Questo è uno sviluppo significativo, per la semplice ragione che Kim ha bisogno di continuare ad aumentare il sostegno popolare per la sua causa, nella speranza di prevalere a lungo termine. A tale riguardo, la revoca delle sanzioni non è tanto importante quanto l’obiettivo più ampio di Kim di porre fine all’occupazione militare della penisola coreana, da parte di Washington, e riunificare la nazione. Per raggiungere questi obiettivi, Kim avrà bisogno del sostegno dei suoi alleati a Mosca e Pechino, così come anche quello del popolo coreano. La sua composta esibizione ad Hanoi suggerisce che è del tutto meritevole di quel sostegno.

Non c’è modo di sapere se Kim si aspettava che il Presidente Trump ponesse fine all’accordo oppure no. Ma con über-hawks come Mike Pompeo e John Bolton al tavolo delle trattative, deve aver capito che c’era un’alta probabilità di fallimento. È per questo che Kim ha fatto un’offerta così magnanima durante i negoziati? Faceva parte di un piano per farlo apparire buono, perché sapeva che Trump avrebbe messo un bastone tra le ruote?

È difficile da dire, ma è chiaro che Kim dalla conversazione è emerso con un aspetto molto più accondiscendente e da statista, rispetto a Trump. Sin dall’inizio, Kim sembrava essere pienamente impegnato a lavorare con le sue controparti americane per ottenere un accordo che fosse reciprocamente accettabile. In pratica, ha mostrato al mondo che era disposto a offrire su un piatto d’argento la maggior parte dei programmi di missili balistici nucleari della Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC), in cambio di una parziale revoca delle sanzioni. Era un’offerta straordinariamente accondiscendente che avrebbe dovuto portare a una vera svolta, ma non è stato così. Invece, l’offerta è stata respinta in modo spensierato senza dibattito o controfferta. Perché?

Perché Trump ha minimizzato l’offerta di fermare definitivamente tutti i test nucleari e missilistici a lungo raggio e di “smantellare completamente tutte le strutture di produzione nucleare” a Yongbyon, l’impianto di arricchimento nucleare primario della RPDC? Non è quello che Washington voleva fin dall’inizio?

L’autore Michael Haas contesta questo resoconto in un articolo su antiwar.com. Haas dice che C’È STATA una contro-offerta che ha ampliato le richieste di Washington di includere altri sistemi d’arma, non collegati al dossier nucleare. Ecco un estratto dell’articolo:

“La ragione più probabile per la mancanza di progressi è stato l’avanzamento di nuove richieste, ad Hanoi, da parte degli Stati Uniti. Sebbene la proposta della Corea del Nord, per un sollievo limitato delle seppur incisive sanzioni, fosse stata discussa solo settimane prima dell’incontro, i negoziatori americani ad Hanoi hanno improvvisamente chiesto la distruzione di un secondo impianto di arricchimento nucleare che Pyongyang non aveva precedentemente considerato. Anche se apparentemente la Corea del Nord ha acconsentito a tale richiesta, un’altra istanza inattesa non era solo per la completa rivelazione di tutti i siti nucleari e missilistici, ma anche per una contabilità completa di tutte le armi biologiche e chimiche. In altre parole, i negoziatori americani hanno modificato gli obiettivi, concernenti la focalizzazione di un potenziale accordo, sorprendendo le loro controparti nordcoreane, che hanno poi ribattuto che un simile passo avrebbe potuto stabilire la rimozione di tutte le sanzioni. Entrambe le parti hanno alzato la posta in gioco, dando a Trump una scusa per andarsene.”(“Why the Hanoi Summit Failed”, antiwar.com)

Ok, quindi secondo Haas, la delegazione di Trump ha deliberatamente colto Kim alla sprovvista per sabotare i negoziati. Sembra alquanto plausibile. Ovviamente nulla di tutto ciò è apparso nei media occidentali, dove i leader statunitensi sono generalmente decantati per la loro incrollabile virtù, mentre i loro rivali, come Kim, sono denigrati come “dittatori brutali di cui non ci si può fidare”. Purtroppo, i fatti raccontano una storia differente.

Ciò che era particolarmente sconcertante, riguardo al summit, era il modo in cui venivano condotti i negoziati, cioè non ci sono stati affatto negoziati, veramente no. La delegazione di Trump ha semplicemente ascoltato educatamente le offerte di Kim, [i componenti] si sono grattati il mento e poi le ha respinte senza dibattito o contro proposta. In altre parole, l’intero vertice era un bidone. Gli Stati Uniti non sono arrivati per discutere, contrattare, cavillare, accordarsi o negoziare su nessuna delle questioni chiave. Nella loro mente, il verdetto finale era già deciso prima che atterrassero ad Hanoi. Era un affare concluso. Le sanzioni avrebbero continuato a essere applicate, fino al crollo del governo della RPDC o fino a quando si fosse congelato l’inferno, eventualità mai accaduta. I media vorrebbero che i lettori credessero che l’ingenuo Trump fosse sfuggito alla trappola letale del despota malvagio, Kim Jong un. Ma non è quello che è successo. Quanto successo è che Kim ha mostrato la sua volontà di fare uno sforzo ulteriore per la pace, ma è stato schiaffeggiato da un avversario irragionevole, inflessibile e intrattabile che rimane focalizzato come un laser sul preservare lo status quo, intensificando le sanzioni e aprendo la strada al cambio di regime. Questo è ciò che il summit ha veramente dimostrato, che una parte sta cercando compromessi e risoluzione, mentre l’altra favorisce lo scontro e il conflitto.

Allora perché Trump ha accettato di andare ad Hanoi se non aveva intenzione di concludere un affare? Cosa sperava di ottenere apparendo rigido e inflessibile, mentre Kim faceva ogni sforzo per trovare un punto d’incontro? Non sapeva che i leader in Cina, Russia e Corea del Sud avrebbero seguito ogni parola, esaminando attentamente ogni piccolo dettaglio e convocando riunioni ad alto livello per decifrare cosa realmente accadeva?

Forse queste cose non contano per Trump, ma stanno certamente influenzando il modo in cui gli alleati di Kim affronteranno in futuro il problema delle sanzioni. Dopo Hanoi, mi aspetterei che la Russia e la Cina cerchino modi per eludere le sanzioni, al fine di premiare Kim per i passi che ha intrapreso verso la denuclearizzazione, dopotutto, la Russia e la Cina non mirano a una penisola definitivamente divisa o a un cambio di regime. Vogliono semplicemente che Kim abbandoni il suo programma nucleare per il bene della stabilità territoriale. Quello era lo scopo originario delle sanzioni, fermare i test nucleari e missilistici provocatori che stavano intensificando lo scontro con Washington. Ma ora le sanzioni hanno sviluppato una vita propria e sono utilizzate per perseguire un’agenda geopolitica, in conflitto con gli interessi di sicurezza nazionale russi e cinesi. Questo non era nel piano.

Né Putin né Xi Jinping vogliono vedere la Corea del Nord messa in ginocchio, creando un altro Stato fallito che diventa un ricettacolo di terrorismo e anarchia. Non è proprio quello che vogliono. Vogliono una Corea del Nord che sia pronta a partecipare ai loro massicci piani di integrazione economica (One Belt, One Road, Unione Economica Eurasiatica, ecc.). Vogliono una Corea del Nord che goda dei benefici della modernizzazione, della tecnologia e dell’infrastruttura d’avanguardia, della ferrovia ad alta velocità, dei gasdotti e di standard di vita sempre migliori. Vogliono una Corea del Nord che sia un alleato, un partner e un amico che parteciperà alla visione condivisa di una gigante zona di libero scambio pan-asiatica che benefici di tutto equamente, rispettando i diritti sovrani dei singoli Stati nazionali. Vogliono attuare un piano di sviluppo territoriale che non metta le banche e le società occidentali in cima alla scala, [da] dove impongono arbitrariamente a tutti gli altri “le regole del gioco”. Questo è ciò che vogliono Pechino e Mosca, e questo è ciò che Kim vuole. Vuole mettere da parte le sue armi nucleari, porre fine al conflitto con Washington e continuare a fare soldi. Sembra ragionevole?

L’unico piccolo neo è Washington, che è determinata a silurare il piano di Kim con ogni mezzo possibile. Pompeo e Bolton sanno cosa sta succedendo, sanno che Kim non è un ideologo comunista o un rivoluzionario marxista. Sanno che aspira a essere il coreano Deng Xiaoping, il leader che ha aperto i mercati cinesi al mondo esterno. Ecco come l’autore John Delury ha sintetizzato la situazione in un recente op-ed sul New York Times:

“Il Signor Kim vuole essere un grande riformatore economico … Dal momento in cui il Signor Kim ha preso il potere quasi sette anni fa, ha indicato un cambiamento nell’attenzione del regime, dalla sicurezza alla prosperità. … Ha decentrato il processo decisionale, … ha tolto le restrizioni sui mercati informali di base e sulle piccole imprese private”… e ha richiesto “una svolta” nel “rinvigorire” l’economia. Ad aprile … ha detto, tutti gli sforzi dovrebbero andare alla “costruzione economica socialista”.

Da allora, “l’economia come priorità” è stata presenza abituale nei media della Corea del Nord e a partire dagli organi di propaganda. Il Signor Kim trascorreva i mesi estivi visitando fattorie, fabbriche e villaggi turistici, spesso rimproverando i quadri per non aver implementato abbastanza velocemente i progetti di sviluppo. Durante le recenti festività, per la celebrazione della fondazione del Paese, la parata è stata caratterizzata da carri allegorici con slogan economici e non dai Missili Balistici Intercontinentali (ICBM). Se l’immagine iconica del Signor Kim nel 2017 lo mostra mentre guardava un test missilistico, quella del 2018 lo mostra mentre ispezionava un conservificio di pesce….

Il Signor Kim vuole che la Corea del Nord diventi una normale economia dell’Asia orientale, tenga il passo e si integri nella regione, ed è nell’interesse di tutti prestargli aiuto a farlo … “(“Kim Jong-un Has a Dream. The U.S. Should Help Him Realize It”, New York Times)

L’autore è in torto su una cosa, NON è nell’interesse di tutti aiutare Kim a raggiungere i suoi obiettivi, infatti, Washington crede che sia una minaccia alla propria sicurezza nazionale e alla cosiddetta strategia pivot in Asia, che è un piano per dominare economicamente l’Asia per tutto il prossimo secolo. Se il piano di integrazione economica territoriale di Kim progredisce, si può dire addio alla strategia di Washington. Ecco di più dallo stesso articolo:

“Durante la sua visita a Pyongyang questa settimana, il Presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, ha portato i Capi delle società ferroviarie ed energetiche sostenute dallo Stato, insieme con i CEO dei migliori conglomerati della Corea del Sud. Non sono stati conclusi accordi e il gruppo è stato finora zitto riguardo alle riunioni. Ma la sua presenza è bastata per inviare il messaggio che la Corea del Sud è pronta ad andare avanti con importanti progetti di cooperazione economica con il Nord.

In una scena incredibile, il Signor Moon si è rivolto a una folla di 150.000 Nordcoreani esultanti e si è impegnato ad “accelerare un futuro di prosperità comune”. Ha elogiato i “notevoli progressi” di Pyongyang e ha detto di aver capito “quale tipo di Paese vogliono costruire il Presidente Kim e i suoi compatrioti nel Nord.”

In un accordo formale, noto come la dichiarazione di Pyongyang, i due leader si sono impegnati a riconnettere i collegamenti ferroviari e stradali tra i due Paesi, riaprire una zona industriale congiunta bloccata a Kaesong e un sito turistico presso il Monte Kumgang e fare progetti per una zona economica speciale, del genere che Deng ha promosso per aprire la Cina agli investimenti stranieri negli anni ’80.”  (“Kim Jong-un Has a Dream. The U.S. Should Help Him Realize It”, New York Times)

Capite cosa sta succedendo? I piani di integrazione economica stanno progredendo, persino prima che la questione nucleare sia stata risolta, che le sanzioni siano state revocate o che sia stato firmato un trattato formale che pone fine alla guerra. L’intera regione sembra uscire dall’orbita di Washington e, da sola, tracciare un nuovo corso. Naturalmente, questo ha fatto arrabbiare qualche persona alla Casa Bianca, dove i Consiglieri di Trump hanno architettato vari mezzi per far deragliare il progetto. Il sabotaggio del summit di Hanoi è solo la prima salva in questo nuovo confronto. Ce ne saranno sicuramente molti altri in futuro. Guardate questo video da Business Insider:

“Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato, domenica, che se la Corea del Nord accetta di smantellare completamente il suo programma di armi nucleari, gli Stati Uniti consentiranno alle compagnie americane di investire nel Paese.

“Saranno gli Americani a farsi avanti – gli Americani del settore privato, non il contribuente statunitense–ad assistere la costruzione della rete elettrica”, ha detto Pompeo in un’intervista a “Fox News Sunday”. “Hanno bisogno di enormi quantità di elettricità in Corea del Nord, lavorare con loro per sviluppare le infrastrutture.” … Pompeo ha aggiunto che gli Americani contribuiranno anche a investire nelle infrastrutture e nell’agricoltura della Corea del Nord per aiutare a sfamare la sua popolazione, se il Paese soddisferà le richieste degli Stati Uniti.

È ciò di cui i Nordcoreani hanno bisogno – [compresa] la capacità dell’agricoltura americana di sostenere la Corea del Nord, in modo che possano mangiare carne e avere una vita sana”, ha detto. “Queste sono le cose che il popolo americano offrirà in abbondanza, se otterremo quello che il Presidente ha richiesto, [ossia] la completa, verificabile e irreversibile de-nuclearizzazione della Corea del Nord.” (“Pompeo says American companies could invest in North Korea if Kim Jong Un meets US demands”, Business Insider)

Capite? In ciò non vi è nulla a che fare con le bombe di Kim, il denaro è quello che conta. L’amministrazione [americana] vuole che il Nord apra i suoi mercati alle condizioni di Washington, il che significa libera circolazione di capitali, salvaguardie sugli investimenti stranieri, privatizzazione di massa di beni di proprietà statale e trattamento preferenziale per le mega-corporation monopolistiche non concorrenziali, sostenute dagli Stati Uniti, che controllano lo Stato dietro l’illusione di un governo democratico. Ed è per questo che il summit è fallito, perché Kim vuole unirsi ad una coalizione emergente di nazioni indipendenti che stanno costruendo un prospero mondo multipolare per il futuro.

Washington è determinata a impedirlo a tutti i costi, ed è per questo che Trump se ne è andato indignato dalle riunioni. Vuole stroncare questa cosa sul nascere.

 

MIKE WHITNEY 

 

Fonte: https://www.unz.com/

Linkhttps://www.unz.com/mwhitney/what-really-happened-in-hanoi/

4.03.2019

 

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

 

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