Compra il mattone! Gli USA hanno venduto l’Ucraina

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Rostislav Ishchenko
thesaker.is

Come tutti sappiamo, per vendere qualcosa di inutile bisogna prima comprare qualcosa di inutile. Ad un certo punto, Washington aveva comprato l’Ucraina – ad un prezzo elevato. Il processo di acquisto aveva richiesto molto tempo, poiché l’Ucraina era stata comprata un pezzetto alla volta.

Quando, finalmente, nel 2014 tutta l’Ucraina era diventata proprietà degli Stati Uniti, la Casa Bianca si era rapidamente resa conto, con orrore, che diverse amministrazioni statunitensi avevano investito notevoli quantità di denaro in un prodotto completamente inutile.

Gli Americani non avevano ritenuto necessario nascondere le loro emozioni. Ecco perché, già nel 2015, alcuni degli “eroi di Maidan” guidati da alcune reazioni emotive dei loro proprietari americani, avevano udito, ma non compreso, la teoria secondo cui sarebbe stato lo stesso Putin ad organizzare il Maidan, con l’obiettivo di prendersi la Crimea e lasciare tutto il resto dell’Ucraina sulle spalle degli Americani. Mentre gli abitanti del territorio controllato si divertivano con queste teorie del complotto, gli Americani intanto pensavano a chi poter scaricare l’Ucraina.

All’inizio, avevano creduto che la Russia avrebbe potuto essere molto interessata all’Ucraina. Le ragioni erano ovvie:

Lunga storia comune;
Connessioni personali e familiari;
Importanza per l’economia russa della cooperazione industriale e del transito [verso l’Europa] del gas russo;
Soluzione del problema della Crimea (con la scomparsa dell’Ucraina, anche il pretendente alla penisola sarebbe scomparso).

Gli Stati Uniti intendevano spingere la Russia a comprare l’Ucraina in cambio di una mano libera in Siria e in Medio Oriente. Pensavano che le sanzioni introdotte per “l’occupazione della Crimea” sarebbero rimaste in vigore, questa volta con il pretesto dell'”occupazione dell’Ucraina.” In breve, Washington progettava di scambiare qualcosa di inutile con qualcosa di abbastanza utile, conservando allo stesso tempo tutti i mezzi di pressione sulla Russia. Gli Americani non sarebbero gli Americani se non cercassero di guadagnare qualcosa anche di fronte ad una potenziale perdita.

Tuttavia, questa volta gli Stati Uniti erano rimasti delusi. Mosca non aveva mostrato il minimo interesse per quel prodotto inutile. Non era nemmeno chiaro se Mosca avrebbe preso l’Ucraina, in caso fosse stata pagata per farlo. Quanto poi a pagare qualcosa per avere l’Ucraina – questo era fuori discussione. Anche la successiva serie di sanzioni, volte a creare per il Cremlino una situazione in cui annettere l’Ucraina sarebbe stato meno rovinoso che mantenere lo status quo, non aveva risolto il problema. Si era scoperto che la Russia, pur subendo a causa delle sanzioni perdite finanziarie a breve termine, aveva imparato ad usarle per ottenere vittorie strategiche a lungo termine.

Nel 2016, l’Ucraina aveva smesso di giocare un ruolo significativo nelle iniziative americane nei confronti della Russia. L’Ucraina era sempre pronta per la vendita, ma si era capito che era necessario cercare un nuovo acquirente. Inoltre, dato che, a quel punto, anche i Pigmei africani si erano resi conto di quanto fosse inutile l’Ucraina, era fondamentale trovare un acquirente che non fosse in grado di rifiutare l’offerta. La vendita della colonia dell’impero statunitense con capitale Kiev era entrata così in modalità “compra un mattone” [1], una tecnica di vendita che consente di far passare come acquisto volontario una normale rapina.

Obama, durante il suo mandato, non era riuscito a trovare un “compratore” adeguato. Trump non era molto interessato al problema ucraino, preferendo tramare contro la Cina e lottare contro il Nordstream-2, a tutto vantaggio dell’industria del gas statunitense. Tuttavia, alla fine, erano state le politiche di Trump ad aiutare l’amministrazione Biden a trovare un “compratore” che non aveva potuto rifiutare l’offerta del mattone.

Combattendo contro il Nordstream-2 e cercando di minimizzare il costo dell’egemonia globale americana, Trump aveva seriamente danneggiato le relazioni con la Germania. I Tedeschi, quando gli Stati Uniti si erano trasformati da alleati a concorrenti economici e avevano smesso di garantire protezione militare e politica, si erano trovati in una situazione inaspettata e non avevano osato cambiare bruscamente direzione e andare sotto l’ala russa. Una cosa del genere avrebbe potuto facilmente causare una spaccatura irreversibile nell’UE. Berlino aveva così iniziato a cercare il modo di ripristinare le buone relazioni con gli Stati Uniti.

Di conseguenza, l’amministrazione Biden era stata in grado di fare una svolta. Non essendo vincolata agli interessi dell’industria statunitense del petrolio e del gas (Biden favorisce l’energia “verde” invece di quella tradizionale) e rendendosi perfettamente conto che i Tedeschi erano determinati a completare a tutti i costi il Nordstream-2, Washington aveva finto di essere super preoccupata per il destino dell’Ucraina. Un colloquio con la Germania sull’argomento era stato presentato come un prerequisito essenziale per la normalizzazione delle relazioni. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti avevano fatto l’insolita mossa di non imporre sanzioni contro i politici e le aziende tedesche coinvolte nel progetto Nordstream-2.

Normalmente Washington non è mai la prima a cedere durante i negoziati, chiedendo invece concessioni ai suoi partner. In questo caso, però, gli Americani erano stati decisamente costruttivi. La vera ragione di questo atteggiamento era stata presto rivelata: gli Americani avevano fatto firmare alla Germania un accordo che, apparentemente, serviva gli interessi dell’Ucraina.

I festeggiamenti a Kiev erano comunque stati di breve durata. Quando erano stati resi noti i dettagli dell’accordo, era diventato subito chiaro che nessuno garantiva nulla all’Ucraina o intendeva compensarla per qualcosa. La Germania aveva fatto una vaga promessa di lottare per gli interessi dell’Ucraina e di spingere Gasprom a negoziare con l’Ucraina l’estensione del contratto di transito. Cosa che, tra l’altro, il governo russo non aveva mai rifiutato di fare, a condizione che l’Ucraina potesse offrire condizioni di transito competitive. Ma questo è proprio quello che Kiev non vuole fare, sognando di continuare a trarre profitto dall'”esclusività” delle sue capacità di transito. Ecco perché l’Ucraina sta combattendo così ferocemente contro il Nordstream-2. Ma nessuno ha mai promesso di costringere Mosca ad un accordo non redditizio. Questo, in Ucraina, è stato finalmente capito e ne sono immediatamente seguite alte grida di tradimento.

L’Ucraina si sbaglia: non è stata tradita, è stata venduta. Inoltre, nonostante quello che dicono gli avversari di Biden, Biden non l’ha venduta a Putin. Putin sta usando la situazione ucraina per fare gli interessi della Russia in modo decisamente efficace, ma non ha pagato un centesimo o fatto una sola concessione politica. Al contrario, Gasprom e la Russia hanno intenzione di trarre profitto da tutto questo per rifarsi delle perdite forzate del periodo precedente. Biden ha venduto il “mattone” ucraino alla Merkel.

Per andarsene in grande stile e lasciare al suo partito la possibilità di rimanere al potere, la Bundeskanzlerin aveva bisogno di ristabilire la reciproca comprensione con gli USA. Tuttavia, il Nordstream-2 è un progetto talmente importante che, in questo caso, la Merkel non era disposta a fare nessuna concessione. Gli Americani però sono negoziatori tenaci e sono riusciti a farle un’offerta che non ha potuto rifiutare.

Hanno rimosso Nordstream-2 dall’equazione. Le sanzioni esistenti sono state lasciate al loro posto, perché non hanno fatto danni, mentre non ne saranno imposte di nuove, in particolare contro i Tedeschi. Tutti gli obblighi della Germania verso l’Ucraina sono stati espressi nel modo più vago possibile. Spetterà a Berlino decidere quali saranno esattamente questi obblighi.

L’unica promessa specifica era che gli Stati Uniti avrebbero raccolto denaro in Occidente per un importo pari ad 1 miliardo di dollari, somma che sarebbe stata versata all’Ucraina per lo sviluppo dell’energia “verde,” così da poter compensare eventuali problemi con le forniture di gas naturale. La Germania si sarebbe fatta carico della gestione e dello sviluppo dell’energia “verde” in Ucraina, contribuendo a quel miliardo con 150-200 milioni di dollari (una somma minuscola per la Germania).

Biden ha preso due piccioni con una fava. Primo, ha dimostrato ai suoi sostenitori negli Stati Uniti quanto efficacemente combatta per l’ecologia, introducendo l’energia “verde” anche in un luogo lontano e dimenticato da Dio come l’Ucraina.

Secondo, i Tedeschi, che in patria hanno combattuto per anni le centrali nucleari e a carbone, potrebbero applicare la loro esperienza in Ucraina e, allo stesso tempo, utilizzare un miliardo di dollari. Naturalmente dovrebbero dividerne un po’ con gli aborigeni, ma non così tanti. Inoltre, i Tedeschi sarebbero in grado di risolvere il problema della dozzina di reattori atomici delle centrali nucleari, tutte potenziali Chernobyl, gestite dagli scavezzacolli ucraini

In terzo luogo, poiché dopo questo “sostegno” e queste “riforme” l’Ucraina affronterà inevitabilmente un deficit di energia elettrica, l’UE sarà in grado di venderle non solo gas naturale [russo] ripompandolo indietro [dalla Polonia], ma anche elettricità.

In quarto luogo, gli Stati Uniti si sono finalmente liberati della “valigia senza manico” ucraina, appioppandola con successo alla Germania. Ora è il momento per i successori della Merkel di pensare a come rivendere l’Ucraina alla Russia, magari con un’ulteriore compensazione finanziaria.

La stessa Merkel non ha motivo di lamentarsi. Ha comprato un “mattone,” certo, ma un mattone ben confezionato in carta da regalo dorata. Quando l’acquisto verrà scartato, le elezioni saranno finite e la cancelliera sarà in pensione. Se la CDU/CSU non riuscisse a rimanere al potere, non sarebbe certo colpa sua. La Merkel passerà [al suo successore] un Paese solido e ben curato, senza debiti o problemi. Le promesse a cui si aggrapperanno i facinorosi di Kiev verranno a galla più tardi, quando il risultato delle elezioni e il destino della coalizione sarà già stato deciso.

Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: gli Americani non gettano mai nulla e riescono a guadagnare anche dai prodotti più inutili e poco attraenti.

Per quanto riguarda l’Ucraina… Beh, nessuno si preoccupa più dell’Ucraina. Ai cittadini ucraini resta solo la speranza che, in futuro, dopo una serie di rivendite, questo invalido che è l’Ucraina, nonostante la sua personalità odiosa, la sua abitudine di rosicchiare i mobili del proprietario, di danneggiare la carta da parati e cagare dappertutto, finisca in buone mani.

Ma questo è molto improbabile.

Rostislav Ishchenko

[1] “Compra un mattone” è una popolare barzelletta russa. Un uomo grande e grosso e con in mano un mattone si avvicina ad un passante: “Ehi, amico, compra questo mattone”. La persona risponde: “No, grazie, non ne ho bisogno.” Allora il tizio grande e grosso si mette ad a gitare minacciosamente il mattone sopra la testa dell’altro: “Ti conviene comprare questo mattone e non mettere alla prova il tuo destino.”

Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/buy-a-brick-the-usa-is-selling-ukraine/
28.07.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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