Cina, lo spettro che infesta i colloqui di Singapore

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DI S.W. MOSHER

Secondo quanto ci è stato riferito, i cinesi stanno cercando di spiare, a Singapore, sia il Presidente Donald Trump che la sua delegazione. Sono preoccupati di perdere il loro stato vassallo, la Corea del Nord, ma stanno anche cercando di sapere il più possibile sulle tecniche di negoziazione di Trump.

Bisogna capirli, sanno di essere i prossimi.

Nell’ultimo anno gran parte del focus è stato posto comprensibilmente sulla Corea del Nord, visto che “Little Rocket Man” [Kim Jong-un] minacciava di lanciare missili dotati di testata nucleare su Washington.

Ora che le sanzioni – e le minacce di azione militare lanciate da Trump – hanno portato Kim Jong-un al tavolo dei negoziati, Xi Jinping [Presidente della RPC] sta cominciando a sentire il terreno che si sposta sotto i suoi piedi.

Credo che Trump, a Singapore, metterà fine definitivamente alla Guerra di Corea, sostituendo all’armistizio firmato nel lontano 1953 un trattato di pace permanente. Solo per questo meriterebbe – ma non lo otterrà – il Premio Nobel per la pace.

È anche possibile, ma saranno necessari ulteriori incontri, che Trump convinca Kim a buttar via le sue armi nucleari in cambio della fine delle sanzioni che paralizzano l’economia nordcoreana, combinata con la normalizzazione delle relazioni diplomatiche e commerciali con la Corea del Sud, il Giappone e gli Stati Uniti. Ma anche questo, ovviamente, non sarà sufficiente per fargli ricevere il Nobel per la Pace, per il quale è pur stato nominato [https://www.theguardian.com/us-news/2018/may/02/donald-trump-nobel-peace-prize].

Queste prospettive sono terrificanti per i cinesi, e a più livelli.

Indebolirà innanzitutto la Cina nei confronti degli Stati Uniti, perché non potrà più giocare la carta della Corea del Nord.

In passato, ogni volta che le relazioni fra Cina e Stati Uniti sembravano andare verso acque agitate, i cinesi tiravano in ballo la Corea del Nord per ricordarci di quanto avessimo bisogno di loro per tenere a freno quello stato nucleare canaglia (ma anche per dare una soluzione alla questione del “cambiamento climatico”, irrisolvibile senza il loro aiuto). Ora, non più così tanto.

E’ anche molto vantaggioso, per Pechino, mantenere la Corea del Nord in povertà e dipendente dal suo aiuto. Uno stato cuscinetto come la Corea del Nord aumenta l’influenza della Cina nella regione, mantiene la penisola coreana debole e divisa e, fatto ancor più importante, tiene le truppe americane lontane dal fiume Yalu, che segna il confine fra i due paesi.

La resistenza cinese [alla pacificazione con gli Stati Uniti] spiega perché Kim Jong-un tornò dal suo secondo incontro con Xi Jinping ancora una volta con la bocca piena di retorica anti-americana.

Trump biasimò giustamente la Cina per il “diverso atteggiamento di Kim”. “Credo di sapere perché è successo”, egli disse. “Non posso dire di esserne felice”. Dopodiché cancellò il vertice.

Kim Jong-un fu allora costretto a decidere se voleva rimanere per sempre il burattino cinese o prendere con il suo paese una nuova direzione.

Credo che l’influenza di Pechino su Pyongyang non sia mai stata, tutto sommato, così profonda come alcuni osservatori hanno sempre immaginato. I regimi brutalmente repressivi hanno molto in comune (si pensi solo alla Germania nazista e alla Russia sovietica), compreso il fatto che i loro dittatori siano sempre profondamente sospettosi l’uno dell’altro.

I cinesi hanno sì preservato il “mezzo-regno” del fondatore Kim Il-sung intervenendo nella guerra coreana, ma ciò non ha impedito a nonno Kim e a suo figlio Kim Jong-il di schierarsi in seguito con Mosca contro Pechino [https://worldview.stratfor.com/article/russian-speed-bump-road-pyongyang].

Il nipote Kim Jong-un non è mai stato molto popolare a Pechino. I cinesi non sono particolarmente contenti del fatto che i test nucleari sotterranei della Corea del Nord siano stati effettuati non lontano dal loro confine. Inoltre, le sanzioni economiche dell’Amministrazione Trump stanno colpendo duramente alcune imprese cinesi.

In aggiunta, Kim Jong-un ha giustiziato diverse persone sospettate di avere stretti legami con Pechino. Tra queste suo zio Jang Song-thaek che, secondo quanto è trapelato, sarebbe stato dato in pasto ad un branco di cani affamati nel 2013, e il suo fratellastro Kim Jong-nam, assassinato in Malesia nel 2017.

Il freddo nei rapporti fra Pyongyang e Pechino spiega probabilmente perché per i primi sei anni del suo governo Kim non sia mai stato invitato a visitare la Repubblica Popolare Cinese.

Kim, invece, sembrerebbe aver deciso di giocarsi la carta America. Dopo essersi reso conto che con il nuovo Presidente americano le minacce e la spavalderia non lo avrebbero portato da nessuna parte, ha incontrato il Presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, e ha pianificato il vertice di Singapore con il Presidente Trump.

L’eventualità di una Corea del Nord indipendente e in rapporti amichevoli con l’America sconvolge Pechino. Fu questa prospettiva che portò Xi Jinping a incontrare finalmente Kim. Due vertici fra Xi e Kim seguirono in rapida successione, il primo a Marzo e il secondo a Maggio, con il leader cinese che cercava freneticamente di rafforzare i legami fra i due paesi.

Non sappiamo cosa Xi abbia offerto a Kim in termini di scambi commerciali o investimenti, entrambi illegali sotto l’attuale regime sanzionatorio, ma non c’è dubbio che abbia cercato di mantenere la Corea del Nord nell’orbita cinese.

Trump, tuttavia, è in grado di offrire a Kim un accordo migliore. In cambio del ritiro delle armi nucleari e dei missili balistici, Trump porrebbe fine alla guerra di Corea, revocherebbe le sanzioni e contribuirebbe a garantire l’indipendenza di Pyongyang dalla RPC.

Quando sarà neutralizzata la Corea del Nord, sarà quello il momento per rivolgere tutta la nostra attenzione verso la Cina.

Come sostengo in “Bully of Asia”, potrebbe sembrare che gli Stati Uniti siano sull’orlo della Terza Guerra Mondiale a causa del nascente programma di missili balistici della Corea del Nord ma, in realtà, è la Cina la minaccia più grande per gli Stati Uniti e per il mondo.

La Cina, con la sua crescente potenza militare, la sua fiorente economia e le sue ampie rivendicazioni territoriali, è determinata a rimodellare il mondo a sua immagine. Solo gli Stati Uniti possono impedire che il sogno cinese di dominare il mondo diventi realtà.

 

Steven W. Mosher è Presidente del “Population Research Institute” e autore di “Bully of Asia: Why China’s Dream is the New Threat to World Order”.

Fonte: www.breitbart.com

Link: http://www.breitbart.com/national-security/2018/06/10/mosher-china-the-spectre-haunting-the-singapore-talks/

10.06.2018

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org  da Franco

Fra parentesi quadra[ … ] le note del Traduttore

 

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