L’iniziativa di promuovere il referendum abrogativo delle disposizioni legislative in materia di Green Pass, pur nell’approssimarsi dei termini stabiliti dalla legge per la proposta di simili iniziative, intende dare voce ai milioni di italiani che, da quasi due anni, sollevano dubbi e interrogativi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e che ormai assistono quotidianamente alla crescita di un clima di odio e di violenza alimentato anche dalle istituzioni.
Chissà se l’ondata di maccartismo imperante oggi in Italia terminerà, chissà come, chissà quando. Certo è che, per il momento, non accenna a rallentare la caccia alle streghe scatenata dai media e dalla politica nei confronti delle poche voci minoritarie o dissenzienti in materia di strategie anti-Covid.
In questo clima di intolleranza alimentato ad arte, che peraltro non sembra sgradito a una parte degli italiani, passa immediatamente per dissidente, o sovversivo, chiunque si azzardi a mettere in dubbio le apodittiche argomentazioni dei soliti scienziati da salotto televisivo, cui fanno eco addirittura quelle del Presidente della Repubblica e del Premier. Argomentazioni che, sia detto per inciso, appaiono sempre più insostenibili sul piano scientifico, se si guarda all’andamento del Covid nei paesi con il più alto numero dei vaccinati.
Del resto, sono proprio le evidenze scientifiche a costituire le prime vittime di una situazione a dir poco grottesca. A fronte della granitica fiducia mostrata da alcuni scienziati e da alcune istituzioni nei confronti dei vaccini (si veda da ultimo l’approvazione definitiva del Comirnaty della Pfizer da parte della FDA americana, che non attende le conclusioni del follow-up previste per il 2023), altri scienziati e altre istituzioni cominciano a esprimere dubbi sempre più espliciti sull’efficacia e la sicurezza della campagna vaccinale (dal British Medical Journal a Robert Malone, l’inventore della tecnica dell’mRNA su cui si basano proprio alcuni vaccini anti-Covid).
Per uscire da questa impasse, si potrebbe cominciare col ricordare che i “vaccini” in questione sono stati immessi in commercio in via provvisoria sulla base di una procedura di autorizzazione condizionata, che l’Unione europea utilizza con riferimento ai farmaci rispetto ai quali non sono disponibili evidenze scientifiche e dati clinici in merito alla loro efficacia e sicurezza. Cosa che, se fosse adeguatamente portata dai media all’attenzione degli italiani, basterebbe a far cessare ogni dibattito in merito alla loro stessa denominazione: non vaccini, quindi, ma terapie sperimentali.
Ma non basta: se fossero state individuate alternative terapeutiche ai vaccini, questi ultimi non avrebbero potuto essere immessi in commercio mediante quella procedura di autorizzazione condizionata di cui si è detto sopra. E chissà che la strategia del Ministero della salute, conosciuta come “vigile attesa e tachipirina”, imponendo il trattamento puramente sintomatico dei soggetti infetti, non abbia giocato un ruolo chiave nell’ostacolare l’individuazione di efficaci terapie precoci contro il Covid.
Nonostante tutto ciò e altro ancora (perché non ricordare il conflitto di interessi di alcuni tra i più accesi sostenitori della campagna vaccinale, visti i loro rapporti con le case farmaceutiche? perché non ricordare l’univocità della narrazione emergenziale imbastita quotidianamente da media che dipendono dagli stessi conglomerati finanziari cui danno voce?), il Governo del Presidente della Repubblica sta andando avanti a spada tratta sulla strada della vaccinazione di massa.
Strada che parte dall’odioso e scellerato (oltreché inutile sul piano sanitario) Green Pass e arriva come per malìa, a cavallo di una scopa, all’obbligatorietà del vaccino, sulla base dell’assunto – non dimostrato, infondato e fastidioso – che “vaccinarsi è un dovere morale perché protegge soprattutto gli altri”: quando è semmai vero il contrario, essendo i vaccinati potenziali diffusori asintomatici del contagio. Strada che scavalca, senza remore né rimorsi, le garanzie poste dalla Costituzione a tutela di diritti e libertà fondamentali, dal diritto alla salute al diritto all’istruzione: per non parlare del diritto al sostentamento alimentare, visto che il Green Pass impedirà a una parte degli italiani, come già annunciato, di recarsi addirittura al supermercato, rispolverando così l’immagine manzoniana dell’affamatore di popolo.
Per tutte queste ragioni un gruppo di cittadini, lontani dall’impegno politico, ha deciso di intraprendere, sulla base delle loro esclusive risorse, una lotta contro il tempo per presentare la proposta di referendum abrogativo delle disposizioni legislative in materia di Green Pass.
È una vera e propria lotta contro il tempo, tenuto conto dei termini angusti imposti dall’adozione del Decreto Legge in pieno agosto e del fatto, certamente noto al Governo, che nessuna proposta di referendum abrogativo potrà più essere presentata a partire dall’ottobre 2021 e fino alla metà del 2024, a causa delle scadenze incrociate derivanti dalla fine del mandato e dalla conseguente rielezione delle Camere.
Ma è un tentativo che va fatto per riaffermare la centralità dei valori umani, riconosciuti e salvaguardati anche dalle convenzioni internazionali di cui l’Italia è parte contraente; per porre un argine alla progressiva distruzione della civiltà del diritto operata da forze politiche che da oltre un anno abusano della Costituzione e dispongono a piacimento delle nostre esistenze; per non restare inerti di fronte al tentativo di elevare a norma giuridica la pratica dell’odio e della discriminazione sociale; per agire contro i toni autoritari e intrisi di violenza verbale con cui le stesse istituzioni si rivolgono ai cittadini; per chiamare alle armi un popolo che si fa “garante” della Costituzione; per rispondere alla più grave violazione dei diritti umani operata, sul piano giuridico, da Norimberga in poi; per cacciare via draghi e streghe.
Il Comitato referendario per l’abrogazione delle disposizioni legislative sul Green Pass
Olga Milanese, Francesco Benozzo, Luca Marini