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La Redazione

 

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A Gaza non esiste il diritto internazionale, ecco perché la Gran Bretagna e l’Occidente sostengono i crimini di Israele

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A cura di Markus
Il 16 Ottobre 2023
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Jonathan Cook
unz.com

Più di dieci anni fa, Israele aveva già capito che occupare Gaza attraverso un assedio poteva tornare a suo vantaggio. Aveva iniziato la trasformazione della minuscola enclave costiera da albatross intorno al suo collo in prezioso portafoglio nella politica commerciale internazionale delle potenze che contano.

Il primo vantaggio per Israele e i suoi alleati occidentali è più discusso del secondo.

La piccola striscia di terra che abbraccia la costa orientale del Mediterraneo è stata trasformata in un misto di terreno di prova e vetrina da esposizione.

Israele ha potuto utilizzare Gaza per sviluppare ogni sorta di nuove tecnologie e strategie associate all’industria della sicurezza interna di cui vi è sempre più richiesta in Occidente, con la crescente preoccupazione dei funzionari del Paese per i disordini interni, talvolta definiti populismo.

L’assedio dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza, imposto da Israele nel 2007 in seguito all’elezione di Hamas al governo dell’enclave, ha permesso ogni sorta di esperimento.

Come contenere al meglio la popolazione? Quali restrizioni imporre alla loro dieta e al loro stile di vita? Come reclutare da remoto reti di informatori e collaboratori? Quali sono gli effetti della reclusione della popolazione e dei ripetuti bombardamenti sulle relazioni sociali e politiche?

E, infine, come è possibile tenere soggiogati gli abitanti di Gaza e prevenire una rivolta?

Le risposte a queste domande sono state messe a disposizione degli alleati occidentali attraverso il portale commerciale di Israele. Gli articoli disponibili comprendono sistemi di intercettazione missilistica, sensori elettronici, sistemi di sorveglianza, droni, riconoscimento facciale, sistemi di fuoco automatizzati e molto altro. Tutti testati in situazioni reali a Gaza.

La posizione di Israele è stata gravemente danneggiata dal fatto che, lo scorso fine settimana, i palestinesi sono riusciti a bypassare questa infrastruttura di confinamento – almeno per qualche giorno – con un bulldozer arrugginito, qualche parapendio a motore e la convinzione di non avere nulla da perdere

Questo è uno dei motivi per cui Israele ha bisogno di tornare a Gaza con truppe di terra, per dimostrare che ha ancora i mezzi per tenere i palestinesi sotto il suo tallone.

Punizione collettiva

Questo ci porta al secondo scopo di Gaza.

Gli Stati occidentali, sempre più innervositi dai segnali di agitazione popolare in patria, hanno iniziato a riflettere più attentamente su come aggirare le restrizioni imposte loro dal diritto internazionale.

Il termine si riferisce ad un corpo di leggi formalizzate all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, conflitto in cui entrambe le parti avevano considerato i civili dall’altra parte delle linee del fronte poco più che pedine su una scacchiera.

L’obiettivo dei relatori del diritto internazionale era quello di rendere inconcepibile il ripetersi delle atrocità naziste in Europa e di altri crimini, per esempio i bombardamenti incendiari di città tedesche come Dresda da parte della Gran Bretagna o l’utilizzo delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti.

Uno dei fondamenti del diritto internazionale – al centro delle Convenzioni di Ginevra – è il divieto di punizioni collettive: vale a dire, ritorsioni contro la popolazione civile del nemico per farle pagare il prezzo delle azioni dei suoi leader e dei loro eserciti.

È evidente che Gaza è la più flagrante violazione di questo divieto. Anche in tempi “tranquilli”, ai suoi abitanti – un milione dei quali sono bambini – vengono negate le libertà più elementari, come il diritto di movimento, l’accesso ad un’assistenza sanitaria adeguata perché non è possibile far arrivare medicinali e attrezzature, l’accesso all’acqua potabile e l’uso dell’elettricità per gran parte della giornata perché Israele continua a bombardare la centrale elettrica di Gaza.

Israele non ha mai nascosto di stare punendo la popolazione di Gaza perché è governata da Hamas, che rifiuta di riconoscere ad Israele il diritto di aver espropriato i palestinesi della loro patria nel 1948 e di averli imprigionati in ghetti sovraffollati come Gaza.

Quello che Israele sta facendo a Gaza è la definizione stessa di punizione collettiva. È un crimine di guerra: 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 52 settimane all’anno, per 16 anni.

Eppure, nessuno nella cosiddetta comunità internazionale sembra averlo notato.

Regole di guerra riscritte

Ma la situazione legale più complicata – per Israele e per l’Occidente – è quando Israele bombarda Gaza, come sta facendo ora, o invia soldati, come farà presto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha evidenziato il problema quando ha detto alla popolazione di Gaza: “Andatevene subito”. Ma, come lui e i leader occidentali ben sanno, gli abitanti di Gaza non hanno un altro posto dove andare, dove sfuggire alle bombe. Quindi, ogni attacco israeliano è, per definizione, anche contro la popolazione civile. È l’equivalente moderno dei bombardamenti di Dresda.

Israele aveva elaborato alcune strategie per superare questa difficoltà sin dal primo grande bombardamento di Gaza, alla fine del 2008, dopo l’inizio dell’assedio.

Un’unità dell’ufficio del procuratore generale era stata incaricata di trovare il modo di riscrivere le regole di guerra a favore di Israele.

All’epoca, l’unità era preoccupata che Israele venisse criticato per aver fatto esplodere una bomba ad una cerimonia di laurea delle forze di polizia a Gaza, uccidendo molti giovani cadetti. Nel diritto internazionale il poliziotto è un civile, non un soldato, e quindi non è un obiettivo legittimo. Gli avvocati israeliani erano anche preoccupati dal fatto che Israele avesse distrutto alcuni uffici governativi, l’infrastruttura dell’amministrazione civile di Gaza.

Le preoccupazioni di Israele sembrano ormai superate – un segno di quanto sia già cambiato il diritto internazionale. Da tempo, chiunque sia collegato ad Hamas, anche se in modo accidentale, è considerato un obiettivo legittimo, non solo da Israele ma da tutti i governi occidentali.

I funzionari occidentali si sono uniti a Israele nel trattare Hamas semplicemente come un’organizzazione terroristica, ignorando il fatto che si tratta anche di un governo che occupa persone che svolgono mansioni umili, come garantire la raccolta dei rifiuti e l’apertura delle scuole.

Come aveva detto Orna Ben-Naftali, preside della facoltà di legge, al quotidiano Haaretz nel 2009: “Si crea una situazione in cui la maggior parte degli uomini adulti di Gaza e la maggior parte degli edifici possono essere trattati come obiettivi legittimi”. La legge è stata praticamente ribaltata”.

All’epoca, David Reisner, che aveva precedentemente diretto l’unità, aveva chiarito la filosofia di Israele ad Haaretz con queste parole: “Stiamo assistendo ad una revisione del diritto internazionale. Se fai qualcosa per un periodo abbastanza lungo, il mondo lo accetterà. L’intero diritto internazionale si basa ora sul concetto che un atto oggi proibito diventa lecito se eseguito da un numero sufficiente di Paesi”.

In realtà, l’ingerenza di Israele per cambiare il diritto internazionale risale a molti decenni fa.

Riferendosi all’attacco di Israele al reattore nucleare iracheno nel 1981, un atto di guerra condannato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Reisner aveva detto: “La sensazione era che Israele avesse commesso un crimine. Oggi tutti dicono che si trattava di autodifesa preventiva. Il diritto internazionale progredisce attraverso le violazioni”.

Aveva aggiunto che, nel 2001, il suo team si era recato negli Stati Uniti quattro volte per persuadere i funzionari statunitensi ad accettare l’interpretazione sempre più flessibile del diritto internazionale da parte di Israele per sottomettere i palestinesi.

“Se non fosse stato per quei quattro [viaggi aerei negli Stati Uniti], non sono sicuro che saremmo stati in grado di sviluppare la tesi della guerra contro il terrorismo sulla scala attuale”, aveva detto.

Queste ridefinizioni delle regole di guerra si sono rivelate preziose quando gli Stati Uniti avevano scelto di invadere e occupare l’Afghanistan e l’Iraq.

Animali umani

Negli ultimi anni, Israele ha continuato ad “evolvere” il diritto internazionale. Ha introdotto il concetto di “preavviso” – a volte dando un preallarme di pochi minuti sulla distruzione di un edificio o di un quartiere. I civili che si trovano ancora nell’area, come gli anziani, i bambini e i disabili, vengono quindi considerati bersagli legittimi solo per non essersi allontanati in tempo.

E sta usando l’attuale assalto a Gaza per cambiare ulteriormente le regole.

L’articolo di Haaretz del 2009 include riferimenti da parte di funzionari della legge a Yoav Gallant, che, all’epoca, era il comandante militare a Gaza. Era stato descritto come un “selvaggio”, un “cowboy” insofferente delle sottigliezze legali.

Gallant è ora Ministro della Difesa e responsabile dell’istituzione, questa settimana, di un “assedio totale” di Gaza: “Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante – tutto è chiuso”. Con un linguaggio che rimuove ogni distinzione tra Hamas e i civili di Gaza, ha descritto i palestinesi come “animali umani”.

Questo porta la punizione collettiva in un ambito completamente diverso. In termini di diritto internazionale, sfiora il territorio del genocidio, sia dal punto di vista retorico che sostanziale.

Ma la linea di demarcazione si è talmente spostata che persino i politici occidentali centristi ora fanno il tifo per Israele, spesso senza nemmeno chiedere “moderazione” o “proporzionalità”, i termini ambigui che di solito usano per nascondere il loro sostegno alle violazioni della legge.

La Gran Bretagna è in prima linea nell’aiutare Israele a riscrivere le regole del diritto internazionale.

Ascoltate Keir Starmer, il leader dell’opposizione laburista e il quasi certo prossimo primo ministro britannico. Questa settimana ha appoggiato il “totale assedio” di Gaza, un crimine contro l’umanità, riformulandolo come “il diritto di Israele a difendersi”.

Starmer non ha mancato di cogliere le conseguenze legali delle azioni di Israele, anche se sembra personalmente immune alle implicazioni morali. Ha una formazione da avvocato dei diritti umani.

Il suo approccio sembra persino sorprendere giornalisti che sicuramente non provano simpatia nei confronti del caso palestinese. Quando Kay Burley di Sky News gli ha chiesto se avesse un po’ di comprensione per i civili di Gaza che vengono trattati come “animali umani”, Starmer non è riuscito a trovare una sola cosa da dire a sostegno.

Ha invece deviato verso un vero e proprio inganno: incolpare Hamas di aver sabotato un “processo di pace” che Israele aveva praticamente e dichiaratamente seppellito anni fa.

A conferma del fatto che il partito laburista ora condona i crimini di guerra di Israele, il suo procuratore generale ombra, Emily Thornberry, si è attenuta allo stesso copione. Alla trasmissione Newsnight della BBC, ha eluso la domanda se il taglio dell’energia elettrica e dei rifornimenti a Gaza fosse in linea con il diritto internazionale.

Non è un caso che la posizione di Starmer contrasti così drammaticamente con quella del suo predecessore, Jeremy Corbyn. Quest’ultimo era stato cacciato dall’incarico da una campagna di diffamazione antisemita fomentata dai più ferventi sostenitori di Israele nel Regno Unito.

Starmer non osa farsi trovare dalla parte sbagliata del problema. E questo è esattamente il risultato che i funzionari israeliani volevano e si aspettavano.

La bandiera israeliana sul numero 10 di Downing Street

Starmer, naturalmente, non è solo. Anche Grant Shapps, segretario alla Difesa britannico, ha espresso un forte sostegno alla politica israeliana di affamare due milioni di palestinesi a Gaza.

Rishi Sunak, il primo ministro britannico, ha apposto la bandiera israeliana sulla facciata della sua residenza ufficiale, al numero 10 di Downing Street, apparentemente incurante di come stia dando forma visiva a quello che normalmente sarebbe considerato un tropo antisemita: che è Israele a controllare la politica estera del Regno Unito.

Starmer, non volendo essere da meno, ha chiesto che l’arco dello stadio di Wembley sia adornato con i colori della bandiera israeliana.

Per quanto questo tifo da scolaretti per Israele sia venduto come un atto di solidarietà dopo il massacro di civili israeliani compiuto da Hamas nel fine settimana, il sottotesto è inequivocabile: la Gran Bretagna sostiene Israele mentre inizia la sua campagna punitiva di crimini di guerra a Gaza.

Questo è anche lo scopo del consiglio alla polizia del Ministro degli Interni, Suella Braverman, di trattare come atti criminali lo sventolio di bandiere palestinesi e i canti per la liberazione della Palestina durante le proteste a sostegno di Gaza.

I media stanno facendo la loro parte, come sempre. Questa settimana una troupe televisiva di Channel 4 ha inseguito Corbyn per le strade di Londra, chiedendogli di “condannare” Hamas. Facendogli quelle domande, hanno fatto capire che qualsiasi risposta meno esauriente – come le ulteriori preoccupazioni di Corbyn per il benessere dei civili di Gaza – era una conferma dell’antisemitismo dell’ex leader laburista.

La chiara implicazione da parte dei politici e dei media di regime è che qualsiasi sostegno ai diritti dei palestinesi, qualsiasi smarcamento dal “diritto indiscutibile” di Israele a commettere crimini di guerra, equivale all’antisemitismo.

L’ipocrisia dell’Europa

Questo doppio approccio, che consiste nel tifare per le politiche genocide di Israele nei confronti di Gaza e nel soffocare qualsiasi dissenso, o nel qualificarlo come antisemitismo, non è limitato al Regno Unito.

In tutta Europa, dalla Porta di Brandeburgo a Berlino, alla Torre Eiffel a Parigi e al Parlamento bulgaro, gli edifici ufficiali sono stati illuminati con la bandiera israeliana.

La più alta funzionaria europea, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha celebrato la bandiera israeliana che questa settimana quasi soffoca il parlamento dell’UE.

Ha ripetutamente affermato che “l’Europa è al fianco di Israele”, anche se i crimini di guerra israeliani iniziano ad accumularsi.

Giovedì l’aviazione israeliana si è vantata di aver sganciato circa 6.000 bombe su Gaza. Allo stesso tempo, i gruppi per i diritti umani hanno riferito che Israele stava bombardando Gaza con il fosforo bianco, un crimine di guerra se usato nelle aree urbane. E Defence for Children International ha rilevato che più di 500 bambini palestinesi sono stati uccisi finora dalle bombe israeliane.

È stato lasciato a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori occupati, il compito di sottolineare che la Von Der Leyen stava applicando i principi del diritto internazionale in modo del tutto incoerente.

Quasi esattamente un anno fa, la presidente della Commissione Europea aveva denunciato gli attacchi della Russia alle infrastrutture civili in Ucraina come crimini di guerra. “Privare uomini, donne e bambini dell’acqua, dell’elettricità e del riscaldamento con l’inverno alle porte: questi sono atti di puro terrore”, aveva scritto. “E dobbiamo chiamarli come tali”.

La Albanese ha notato che la Von der Leyen non ha detto nulla di equivalente sugli attacchi ancora peggiori di Israele alle infrastrutture palestinesi.

Invio di mezzi pesanti

Nel frattempo, la Francia ha già iniziato a interrompere e vietare le manifestazioni contro i bombardamenti su Gaza. Il ministro della Giustizia ha fatto eco alla Braverman suggerendo che la solidarietà con i palestinesi rischia di offendere le comunità ebraiche e dovrebbe essere trattata come “discorso d’odio”.

Naturalmente, Washington è incrollabile nel suo sostegno a qualsiasi cosa Israele decida di fare a Gaza, come ha chiarito il segretario di Stato Anthony Blinken durante la sua visita di questa settimana.

Il presidente Joe Biden ha promesso armi e finanziamenti e ha inviato l’equivalente militare dei “mezzi pesanti” per assicurarsi che nessuno disturbi Israele mentre compie questi crimini di guerra. Una portaerei è stata inviata nella regione per garantire la tranquillità dei vicini di Israele durante il lancio dell’invasione terrestre.

Anche funzionari il cui ruolo principale sarebbe quello di promuovere il diritto internazionale, come Antonio Gutteres, segretario generale delle Nazioni Unite, hanno iniziato a seguire la corrente.

Guterres, come la maggior parte dei funzionari occidentali, ha enfatizzato i “bisogni umanitari” di Gaza, evitando di parlare delle regole di guerra che Israele è tenuto a rispettare.

Questo è il successo di Israele. Il linguaggio del diritto internazionale che dovrebbe applicarsi a Gaza – il linguaggio delle regole e delle norme che Israele dovrebbe rispettare – ha lasciato il posto, nel migliore dei casi, ai principi dell’umanitarismo: atti di carità internazionale per riparare le sofferenze di coloro i cui diritti vengono sistematicamente calpestati e le cui vite vengono cancellate.

I funzionari occidentali sono più che soddisfatti della direzione di marcia. Non solo per il bene di Israele, ma anche per il proprio. Perché un giorno, in futuro, le loro stesse popolazioni potrebbero essere un problema per loro come i palestinesi di Gaza lo sono per Israele in questo momento.

Sostenere il diritto di Israele a difendersi è la loro caparra.

Jonathan Cook

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/jcook/lawless-in-gaza-why-britain-and-the-west-back-israels-crimes/
13.10.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

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