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Il governo Draghi ha pianificato 5 voti “blindati” in 48 ore. Senza poter discutere ed emendare i testi, i parlamentari sono chiamati a votare su decreto green pass, riforma del processo civile e riforma del processo penale. Nonostante la terza maggioranza più larga nella storia repubblicana il “governo dei migliori” non sta esitando ad utilizzare un metodo legislativo che comprime l’attività parlamentare ed impedisce ogni modifica ai testi portati in aula dall’esecutivo.
Il primo voto di fiducia si è tenuto ieri al Senato sulla conversione a legge del decreto “green pass bis”. Nonostante a palazzo Montecitorio il governo goda di una maggioranza schiacciante (almeno 535 seggi di scarto) è stata posta la fiducia. Il provvedimento ha ottenuto 413 voti a favore, 48 contrari e un astenuto. Nelle prossime ore il decreto passerà al Senato, dove sarà posta ancora una volta la fiducia. Il testo sulla certificazione Covid più severo d’Europa, che introduce per la prima volta nella storia repubblicana la necessità di possedere una certificazione sanitaria per accedere al luogo di lavoro, negli edifici scolastici e sui mezzi di trasporto, sarà dunque approvato senza che alcun ramo del parlamento abbia potuto dibatterne ed emendare i contenuti.
Al Senato si attendono poi altri tre voti di fiducia, sempre nelle prossime ore, e su temi nient’altro che secondari visto che si parla di modifiche importanti al sistema della giustizia, con un voto di fiducia previsto sulla riforma del processo civile e due sulla modifica di quello penale.
Le sparute minoranze ancora presenti in Parlamento protestano e i toni sono simili. Sia Fratelli d’Italia che – dal fronte opposto – Sinistra Italiana parlano di “indecenza” e di “sospensione della democrazia”, parole analoghe anche da Alternativa c’è, il gruppo parlamentare creato dagli ex 5 Stelle delusi che si oppongono al governo Draghi.
Chiaro che quello del ricorso eccessivo ai voti di fiducia per velocizzare l’iter delle leggi e vincolarne l’approvazione (la mancata approvazione del “pacchetto completo” comporterebbe la caduta del governo) non è metodo introdotto dal governo Draghi. Tutti gli ultimi governi lo hanno utilizzato. A farvi maggior ricorso fu sempre un governo tecnico, quello guidato da Mario Monti (in media 1 volta ogni 10 giorni), seguito dal Conte II (ogni 14 giorni) e dal governo Renzi (ogni 16 giorni). Per ora l’esecutivo Draghi risulta in media con i predecessori, ma la decisione di portarne in aula 5 in due giorni lo porterà a scalare la classifica, giungendo a 19 voti di fiducia da quando è in carica (13 febbraio 2021). Inoltre, a non avere pari, è anche l’importanza delle modifiche introdotte attraverso questo metodo, caratterizzate da provvedimenti come quelli per la gestione della pandemia che si muovono stirando e, secondo molti, contravvenendo a norme europee e costituzionali, attraverso la proroga costante dello stato di emergenza.
Pubblicato il 22.09.2021