Vaccini-Covid, il Virology Journal: “Stop a ulteriori dosi di richiamo”

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di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org

Il 5 giugno scorso sul Virology Journal, importante rivista scientifica ad accesso aperto sottoposta a revisione paritaria, è stato pubblicato, a firma Kenji Yamamoto, un articolo di commento agli effetti dei vaccini COVID-19.
L’autore inizia menzionando lo studio pubblicato a febbraio da The Lancet sul declino dell’immunità nel tempo e sottolinea che la funzione immunitaria tra gli individui vaccinati, trascorsi 8 mesi dalla somministrazione di due dosi di vaccino covid-19, risulta inferiore a quella tra gli individui non vaccinati.

Poi fa un lungo elenco di preoccupanti effetti avversi. Riporto in corsivo alcuni passaggi degni di attenzione: “Le proteine ​​spike non decadono immediatamente dopo la somministrazione di vaccini mRNA. Le proteine ​​spike presenti sugli esosomi circolano in tutto il corpo per più di 4 mesi. Inoltre, studi in vivo hanno dimostrato che le nanoparticelle lipidiche (LNP) si accumulano nel fegato, nella milza, nelle ghiandole surrenali e nelle ovaie e che l’mRNA incapsulato con LNP è altamente infiammatorio. Gli anticorpi di nuova generazione della proteina spike danneggiano le cellule e i tessuti che sono preparati per produrre proteine ​​​​spike e le cellule endoteliali vascolari sono danneggiate dalle proteine ​​​​spike nel flusso sanguigno; questo può danneggiare gli organi del sistema immunitario come la ghiandola surrenale. Inoltre, può verificarsi un potenziamento anticorpo-dipendente, in cui gli anticorpi che migliorano l’infezione attenuano l’effetto degli anticorpi neutralizzanti nella prevenzione dell’infezione. Il peccato antigenico originale, cioè la memoria immunitaria residua del vaccino di tipo Wuhan, può impedire al vaccino di essere sufficientemente efficace contro i ceppi varianti. Questi meccanismi possono anche essere coinvolti nell’esacerbazione di COVID-19.”

E ancora: Alcuni studi suggeriscono un legame tra i vaccini COVID-19 e la riattivazione del virus che causa l’herpes zoster. Questa condizione viene talvolta definita sindrome da immunodeficienza acquisita con il vaccino. Da dicembre 2021, oltre al COVID-19, il Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare dell’Okamura Memorial Hospital, Shizuoka, in Giappone (di seguito denominato ‘l’Istituto’) ha riscontrato casi di infezioni difficili da controllare. Ad esempio, si sono verificati diversi casi di sospette infezioni dovute a infiammazioni dopo un intervento chirurgico a cuore aperto, che non è stato possibile controllare anche dopo diverse settimane di utilizzo di più antibiotici. I pazienti hanno mostrato segni di essere immunocompromessi e ci sono stati alcuni decessi. Il rischio di infezione può aumentare e in futuro potrebbe essere necessario rivedere vari algoritmi medici per valutare la prognosi postoperatoria.”

Inoltre, più avanti, nell’articolo si legge: “A causa di una propaganda distorta i media hanno finora nascosto gli eventi avversi della vaccinazione come, ad esempio, la trombocitopenia trombotica immunitaria indotta dal vaccino (VITT). L’Istituto incontra molti casi in cui questa causa è riconosciuta. Queste situazioni si sono verificate a ondate; tuttavia, devono ancora essere risolte nonostante le misure implementate per lo screening di routine dei pazienti ammessi per un intervento chirurgico per gli anticorpi della trombocitopenia indotta da eparina (HIT). Dall’inizio della vaccinazione sono stati confermati quattro casi positivi agli anticorpi HIT; questa frequenza di casi positivi agli anticorpi HIT, invece, era stata osservata raramente prima. Sono stati segnalati anche casi mortali dovuti a VITT in seguito alla somministrazione di vaccini COVID-19.”

A questo punto l’autore scrive che “come misura di sicurezza le ulteriori vaccinazioni di richiamo dovrebbero essere sospese” e aggiunge che “nella cartella clinica di tutti i pazienti devono essere annotate le date delle varie vaccinazioni e il tempo passato dall’ultimo richiamo”.
Infine, segnala che “potrebbe essere necessario considerare il tempo trascorso dall’ultima vaccinazione COVID-19 tutte le volte che sono richieste procedure invasive” e indica diverse misure pratiche che possono essere implementate per prevenire una diminuzione dell’immunità: “Queste includono la limitazione dell’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, incluso il paracetamolo, per mantenere la temperatura corporea profonda, l’uso appropriato di antibiotici, la cessazione del fumo, il controllo dello stress e la limitazione dell’uso di emulsioni lipidiche, incluso il propofol (un anestetico), che possono causare immunosoppressione perioperatoria”.

Nella conclusione si legge: “Ad oggi, quando si confrontano i vantaggi e gli svantaggi dei vaccini mRNA, si riscontra che la vaccinazione è stata comunemente raccomandata. Tuttavia, man mano che la pandemia di COVID-19 diventa meglio controllata, le conseguenze del vaccino diventano più evidenti. Per il futuro si ipotizza un aumento delle malattie cardiovascolari, in particolare delle sindromi coronariche acute, causate dalle proteine ​​spike nei vaccini genetici. Oltre al rischio di infezioni dovute all’abbassamento delle funzioni immunitarie, esiste il possibile rischio di danno d’organo sconosciuto causato dal vaccino che è rimasto nascosto, senza manifestazioni cliniche apparenti, principalmente nel sistema circolatorio. È anche essenziale un’attenta valutazione del rischio prima di ogni intervento chirurgico e prima di procedure mediche invasive. Inoltre, anche se sono necessari studi randomizzati controllati per confermare queste osservazioni cliniche, va detto che la vaccinazione COVID-19 è un importante fattore di rischio per le infezioni nei pazienti critici.”

Dunque, sempre più studi scientifici stanno evidenziando la possibilità di gravi effetti avversi successivi all’inoculazione di questi farmaci preparati e commercializzati a tempo di record.
Ciononostante, il mondo non vuole vedere. La Svezia ha già autorizzato la quinta dose per l’autunno e anche Israele sta prendendo in considerazione l’ennesimo richiamo, benché i suoi stessi ricercatori abbiano documentato chiaramente l’associazione tra l’aumento statisticamente significativo degli eventi cardiovascolari di emergenza nella popolazione under 40 e il lancio della vaccinazione anti-Covid.
E l’Italia? Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, ha già parlato di quinta dose in autunno per gli ultraottantenni e le persone fragili fra i 60 e i 79 anni e ha annunciato l’arrivo di altri vaccini, oltre ai due a Rna che oggi vanno per la maggiore. Infine, ha confermato l’arrivo, entro un anno, di un nuovo vaccino contro tutti i coronavirus.

Siamo precipitati in un incubo senza fine?
Pare di sì. Eppure, vari medici e ricercatori hanno urlato un’altra verità. Sono uomini e donne che si sono esposti, anche in sedi istituzionali (QUI l’intervento del Prof. Giovanni Frajese), andando con coraggio contro la narrazione unica, approfondendo, argomentando e prendendosi cura della salute e della vita di molte persone, non solo dei propri pazienti.
Per aver espresso obiezioni sulla sicurezza di questi trattamenti genici o per aver prescritto esami prevaccinali, sono andati incontro a grosse difficoltà, sono stati assurdamente sottoposti a procedimenti disciplinari e ingiustamente sospesi.
Nonostante ciò, continuano a dare una grande e preziosa testimonianza perché gli esseri umani che coltivano valori più elevati, liberi e forti, esistono ancora e sono una luce per il prossimo nei momenti tragici e difficili per l’intera umanità.
Possano questi medici e scienziati che agiscono in scienza e coscienza riuscire a illuminare più persone possibili.
Soprattutto possano ricevere presto giustizia.

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