Studio dimostra che i vaccini COVID possono causare risposte immunitarie errate

Contrariamente alle rassicurazioni dei pionieri della tecnologia mRNA, recenti scoperte fanno capire che esistono difetti significativi nel processo di ottimizzazione dei codoni e questo solleva dubbi sulla sicurezza a lungo termine dei vaccini COVID.

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Dr. Joseph Mercola
takecontrol.substack.com

All’inizio del 2021, Stephanie Seneff, Ph.D., aveva avvertito che la sostituzione dell’uracile con la metilpseudouridina sintetica nella sequenza mRNA dei vaccini COVID – un processo noto come ottimizzazione dei codoni – avrebbe potuto causare gravi problemi di salute.

Recenti ricerche lo confermano, dimostrando che l’uso della metilpseudouridina può causare un’anomalia nella decodifica, innescando così la produzione di proteine aberranti inappropriate. Gli anticorpi che si sviluppano di conseguenza possono, a loro volta, scatenare reazioni immunitarie fuori bersaglio.

Secondo gli autori, le risposte immunitarie cellulari fuori bersaglio si verificano nel 25%-30% delle persone sottoposte a vaccinazione anti COVID.

Secondo una fonte anonima, ci sono prove che suggeriscono che Pfizer e BioNTech avevano falsificato i dati per nascondere questo “inconveniente” alle autorità di regolamentazione.

Ricerche precedenti avevano dimostrato che l’ottimizzazione dei codoni può dare origine a proteine malformate e mal ripiegate che non corrispondono alla proteina naturale emulata e che queste proteine malformate possono scatenare immunogenicità che, in alcuni casi, può diventare evidente solo dopo anni.

Ancora una volta, gli avvertimenti dei giorni immediatamente successivi al lancio del vaccino COVID si erano rivelati preveggenti. Nel maggio 2021 avevo intervistato Stephanie Seneff, Ph.D., ricercatrice senior al MIT per oltre cinque decenni, sui probabili rischi derivanti dalla sostituzione dell’uracile [1] nell’RNA utilizzato nei vaccini COVID con metilpseudouridina sintetica [2] [articolo tradotto su CDC]. Questo processo di sostituzione delle lettere nel codice genetico è noto come ottimizzazione dei codoni, una pratica notoriamente problematica.

All’epoca, la ricercatrice aveva previsto che queste iniezioni avrebbero causato un aumento delle malattie da prioni, delle malattie autoimmuni, delle malattie neurodegenerative in giovane età, dei disturbi del sangue e dell’insufficienza cardiaca e che una delle ragioni principali di ciò era la manipolazione genetica dell’RNA iniettato con la metilpseudouridina sintetica, che aumenta la stabilità dell’RNA inibendone la degradazione [3].

Gli scienziati hanno ora dimostrato che circa la metà di coloro che hanno ricevuto un vaccino COVID producono ancora la proteina spike geneticamente modificata sei mesi dopo l’iniezione, ma, secondo le autorità sanitarie e persino secondo gli stessi inventori dei vaccini COVID, questo non sarebbe dovuto accadere.

Gli inventori della tecnologia mRNA sono davvero così sprovveduti?

Nell’ottobre 2023, Katalin Karikó e Drew Weissman dell’Università della Pennsylvania hanno vinto il Premio Nobel 2023 per la Fisiologia o la Medicina per le loro scoperte sulla modifica delle basi nucleosidiche che hanno permesso lo sviluppo dei vaccini COVID a mRNA [4]. Nel video del 2021, qui sopra, Weissman aveva detto su questa tecnologia:

“L’mRNA del vaccino è identico all’RNA delle vostre cellule. L’RNA nelle vostre cellule non causa eventi avversi a lungo termine, quindi nemmeno l’RNA nel vaccino lo farà. L’RNA si degrada, probabilmente nel giro di una settimana è completamente scomparso… Non rimane nulla del vaccino dopo due giorni o una settimana circa… L’unico evento avverso veramente grave è questa reazione simile all’anafilassi”.

Nulla di tutto ciò era vero, ed è difficile credere che Weissman non lo sapesse, considerando che diversi scienziati indipendenti che avevano esaminato la ricerca erano stati in grado di evidenziarne i difetti fin dall’inizio.

Ora, i ricercatori dell’Università di Cambridge e delle Università di Kent, Oxford e Liverpool [Mulroney et al.] hanno scoperto [5,6,7] che l’inserimento [nella struttura dell’acido ribonucleico] della metilpseudouridina provoca un alto tasso di “frameshifting” ribosomiale, che induce le cellule a produrre proteine fuori bersaglio con effetti sconosciuti.

Si è visto che la tecnologia dell’mRNA è soggetta ad errori

I risultati di Mulroney et al. sono stati pubblicati nel numero del 6 dicembre 2023 della rivista Nature. Come spiegato in quell’articolo [8]:

“Una caratteristica fondamentale degli mRNA terapeutici IVT [trascritti in vitro] è che contengono ribonucleotidi modificati, che hanno dimostrato di diminuire l’immunogenicità innata e possono inoltre aumentare la stabilità dell’mRNA, entrambe caratteristiche favorevoli per le terapie a base di mRNA…

La pseudouridina (Ψ) è nota per aumentare l’errata lettura dei codoni di stop dell’mRNA negli eucarioti e può influenzare l’errata lettura durante la traduzione dell’mRNA procariotico. L’1-metilΨ non sembra influenzare l’errata lettura dei codoni, ma ha dimostrato di influenzare i tassi di sintesi proteica e la densità dei ribosomi sugli mRNA, suggerendo un effetto diretto sulla traduzione degli mRNA …

Qui dimostriamo che l’incorporazione di N1-metilpseudouridina nell’mRNA determina un frameshifting ribosomiale +1 in vitro e che l’immunità cellulare nei topi e negli esseri umani ai prodotti frameshiftati +1 della traduzione dell’mRNA del vaccino BNT162b2 si verifica dopo la vaccinazione.

Il frameshifting ribosomiale +1 osservato è probabilmente una conseguenza dello stallo ribosomiale indotto dalla N1-metilpseudouridina durante la traduzione dell’mRNA in vitro, con il frameshifting che si verifica in corrispondenza di sequenze ribosomiali scivolose …

Questi dati evidenziano potenziali effetti fuori bersaglio per i futuri farmaci terapeutici a base di mRNA e dimostrano la necessità di ottimizzare le sequenze”.

In parole povere, l’inclusione di metilpseudouridina sintetica fa sì che i ribosomi (responsabili della lettura del codice) interpretino male le istruzioni dell’RNA. Il codice dell’RNA è costituito da gruppi di tre basi (codoni) che devono essere letti nell’ordine corretto per creare la proteina desiderata.

Poiché la metilpseudouridina non si adatta perfettamente, il processo di decodifica si blocca e si sposta (da qui il termine “+1 frameshifting ribosomiale”). In pratica, il processo di decodifica si blocca, poiché le cellule non capiscono cosa viene richiesto e questo blocco fa sì che la decodifica salti una lettera, confondendo così l’intero codice.

Di conseguenza, vengono prodotte proteine “nonsense” non volute, invece della proteina spike del SARS-CoV-2 desiderata. Questo, a sua volta, significa che il sistema immunitario non produrrà anticorpi contro la spike del SARS-CoV-2, ma piuttosto contro queste proteine aberranti.

Questo può succedere anche in un terzo dei destinatari dei vaccini COVID

Secondo gli autori, le risposte immunitarie cellulari fuori bersaglio si verificano nel 25%-30% delle persone che hanno ricevuto un vaccino COVID. Pur affermando che queste proteine “ingarbugliate” sono “innocue”, gli autori ammettono che possono causare reazioni immunitarie indesiderate. E, come ha osservato il virologo molecolare David Speicher Ph.D., alla giornalista di Trial Site News Sonia Elijah [9]:

“Ogni volta che le nostre cellule creano un’abbondanza di proteine non volute o impediscono la produzione di proteine appropriate, ciò potrebbe portare ad una risposta immunitaria non voluta, con la possibilità di enormi danni”.

Pfizer/BioNTech ha falsificato i dati per nascondere questo “difetto”?

Sebbene questi risultati siano già abbastanza inquietanti, Sonia Elijah, reporter investigativo di Trial Site News ed ex ricercatrice della BBC, sostiene che ci sono prove che suggeriscono che Pfizer e BioNTech avevano falsificato i dati per nascondere questo “inconveniente” alle autorità di regolamentazione [10]. Scrive infatti la Elijah [11]:

All’inizio di quest’anno è scoppiato lo scandalo “Blotgate”… Il mio approfondito rapporto investigativo per Trial Site News (parte 1 e parte 2), contiene prove che fanno capire come BioNTech avesse manipolato i test Western Blot, quelli che erano stati utilizzati per dimostrare alle autorità di regolamentazione la conformità del loro prodotto.

Un Western Blot viene utilizzato per identificare determinate proteine, in questo caso la proteina spike vaccinale espressa dall’mRNA modificato nelle iniezioni di Pfizer/BioNTech.

Una fonte anonima ha fornito prove che rivelano come i Western Blot automatizzati (computerizzati) di BioNTech fossero stati apparentemente “copiati e incollati” tra quattro diversi lotti di vaccino, trasfettati a sei diverse concentrazioni.

Questo esperto è stato in grado di quantificare le bande utilizzando un software di analisi delle immagini, ImageJ, sponsorizzato dal NIH e open-source, e di tracciarle nei grafici mostrati sopra.

L’asse verticale misura l’oscurità della banda, in una scala da 0 (nero) a 255 (bianco) e l’asse orizzontale traccia la posizione. Le bande sono codificate a colori e identificate da una lettera. Se si vede ripetere la stessa lettera e la stessa banda colorata, significa che queste bande sono state copiate e incollate, sia come gruppo che singolarmente.

I ricercatori di BioNTech avevano manipolato i loro risultati probabilmente per nascondere il fatto che erano state prodotte altre proteine non volute, come dimostrato dal recente articolo di Mulroney et al.

Un gruppo di importanti ricercatori e scienziati ha pubblicato [12] una risposta dettagliata all’articolo di Mulroney et al. Un estratto della loro risposta recita:

La premessa dello studio rivela un’incapacità di sviluppo e di regolamentazione nel porsi domande fondamentali che potrebbero influenzare la sicurezza e l’efficacia di questi prodotti. Questo stato di cose era stato esemplificato benissimo dal capo della ricerca e sviluppo sui vaccini della Pfizer, ormai in pensione, che era stato citato su Nature per aver detto: “Avevamo fatto volare l’aeroplano mentre lo stavamo ancora costruendo”.

Nel foglietto illustrativo di COMIRNATY si legge (3): ‘Ogni dose da 0,3 mL di COMIRNATY (Formula 2023-2024) è formulata in modo da contenere 30 mcg di un RNA messaggero modificato nucleosidico (modRNA) che codifica la glicoproteina spike (S) virale della variante Omicron del lineage XBB.1.5 del SARS-CoV-2 (Omicron XBB.1.5).

Non viene menzionato nessun altro tipo di proteina. La constatazione che, a seguito di una vaccinazione, possono essere prodotte proteine non volute è un motivo sufficiente per indurre le autorità di regolamentazione a condurre una valutazione completa del rischio per quanto riguarda i danni passati o futuri che potrebbero derivarne”.

L’ottimizzazione dei codoni è notoriamente problematica

Ciò che è così frustrante in tutto questo è che la cosa era del tutto prevedibile. Ricerche precedenti avevano dimostrato che l’ottimizzazione dei codoni può produrre proteine fuori bersaglio, nonché proteine malformate e mal ripiegate che non corrispondono alla proteina naturale emulata, e che queste proteine malformate possono innescare un’immunogenicità che in alcuni casi può diventare evidente solo dopo anni [13,14].

Anche un importante ricercatore della Food and Drug Administration statunitense, Chava Kimchi Sarfaty, Ph.D., nel 2011 aveva dichiarato [15]:

“Non crediamo che sia possibile ottimizzare i codoni e che la proteina [risultante] si comporti come nella sua forma nativa. Ad esempio, la forma modificata potrebbe causare immunogenicità, che non si vedrebbe fino alla fase avanzata degli studi clinici o addirittura dopo l’approvazione [del prodotto]”.

Se l’FDA sapeva tutto questo già nel 2011, perché non ha sollevato obiezioni contro l’ottimizzazione dei codoni nella produzione dei vaccini COVID?

Gli errori di decodifica possono avere gravi ripercussioni

Io comunque avrei dei forti dubbi sull’affermazione di Mulroney et al. secondo cui le proteine aberranti create in un quarto o un terzo di tutti i riceventi del vaccino COVID sarebbero “innocue”. Due dei ricercatori del team hanno una domanda di brevetto in corso per la tecnologia dell’mRNA [16], quindi hanno certamente motivo di minimizzare il problema e di sostenere che tutto ciò che dobbiamo fare è una piccola modifica e tutto andrà bene in futuro.

Non credo che sia così facile. L’ottimizzazione dei codoni con la pseudouridina è stata acclamata come uno dei fattori chiave che avrebbe dovuto far “funzionare” i vaccini COVID [17] (anche se ora abbiamo numerose prove che non funzionano, nemmeno con l’ottimizzazione dei codoni), e il suggerimento principale di Mulroney et al. è di identificare un sostituto migliore da inserire nel codice genetico.

Ma per quale motivo questo [nuovo sostituto] non dovrebbe a sua volta causare un ingarbugliamento della decodifica? Inoltre, QUALSIASI sostituzione a livello di codice può innescare anomalie nel ripiegamento delle proteine e nello splicing, anomalie che sono state collegate ad una serie di patologie gravi, tra cui l’insufficienza cardiaca e la neurodegenerazione osservata nel morbo di Alzheimer e nel Parkinson [18]. Come si legge in un documento del marzo 2021 [19]:

“Il vaccino BNT162b2 contro la COVID-19 è composto da un RNA di 4284 nucleotidi, diviso in sei sezioni, che porta le informazioni per la produzione di proteine S spike, quelle utilizzate dal SARS-CoV-2 … per infettare l’ospite. Successivamente, queste proteine sono dirette all’esterno della cellula, innescando la reazione immunitaria e la produzione di anticorpi.

Il problema è la pesante alterazione [della sequenza nucleotidica] dell’mRNA: L’uracile viene sostituito con la pseudouridina per ingannare il sistema immunitario; le lettere di tutte le triplette di codoni vengono sostituite da una C o da una G, per aumentare in modo estremo la velocità della sintesi proteica; la sostituzione di alcuni amminoacidi con la prolina; l’aggiunta di una sequenza (3′-UTR) con alterazione sconosciuta…

Un’eventuale errata traduzione ha conseguenze sulla fisiopatologia di diverse malattie. Inoltre, l’mRNA iniettato è un pre-mRNA, che può portare a più mRNA maturi; si tratta di anomalie di splicing alternativo, fonte diretta di gravi danni a lungo termine per la salute umana.

In sostanza, ciò che verrà creato potrebbe non essere identico alla proteina S spike; si tratta di un errore nella decodifica traslazionale, una lettura errata dei codoni che porta alla produzione di aminoacidi diversi, e quindi di proteine, che possono causare gravi danni a lungo termine alla salute umana, nonostante il fatto che il DNA non venga modificato, visto che si trova nel nucleo della cellula e non nel citoplasma, dove arriva l’mRNA modificato”.

Se a questo si aggiunge che l’mRNA sintetico potrebbe essere in grado di integrarsi nel genoma umano [20], potremmo trovarci di fronte a seri problemi intergenerazionali. Tutta la spinta alla produzione di farmaci a base di mRNA è sconsiderata oltre ogni limite.

Risorse per chi è stato danneggiato dai vaccini COVID

I dati provenienti da tutto il mondo testimoniano un fatto singolare: i vaccini COVID sono i farmaci più pericolosi mai utilizzati. Se avete già fatto uno o più vaccini COVID e ora ci state ripensando, fareste bene a evitare tutti i vaccini d’ora in poi, perché dovete porre fine all’assalto al vostro corpo. Anche se non avete riscontrato effetti collaterali evidenti, la vostra salute potrebbe comunque risentirne a lungo termine, quindi non fatevi più vaccinare.

Se soffrite di effetti collaterali, la prima cosa da fare è eliminare la proteina spike e/o qualsiasi proteina aberrante fuori bersaglio che il vostro corpo sta producendo. Due farmaci che hanno dimostrato di legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2 e di facilitarne la rimozione sono l’idrossiclorochina e l’ivermectina. Non so se questi farmaci funzionino anche sulle proteine fuori bersaglio, ma probabilmente non sarebbe male provare.

La Front Line COVID-19 Critical Care Alliance (FLCCC) ha sviluppato un protocollo di trattamento post-vaccino chiamato I-RECOVER. Poiché il protocollo viene continuamente aggiornato man mano che si rendono disponibili ulteriori dati, la cosa migliore è scaricare l’ultima versione direttamente dal sito web della FLCCC all’indirizzo covid19criticalcare.com [21].

Per ulteriori suggerimenti, consultate la guida alla disintossicazione dalle proteine spike del Consiglio Mondiale della Sanità [22], che si concentra su sostanze naturali come erbe, integratori e tè. Anche la sauna può aiutare a eliminare le proteine tossiche e mal ripiegate stimolando l’autofagia.

Dr. Joseph Mercola

Riferimenti:

1 WikiDiff, Uracil vs Uridine

2 International Journal of Vaccine Theory, Practice and Research May 10, 2021; 2(1): 402-444

3, 17 Front. Cell Dev. Biol. November 4, 2021; 9

4 Nobel Prize Press Release October 2, 2023

5, 8 Nature December 6, 2023

6, 9, 11, 16 Trial Site News December 7, 2023

7 The Telegraph December 6, 2023

10 Twitter Sonia Elijah December 8, 2023

12 OSF Preprints December 12, 2023

13, 15 Ehden Substack August 20, 2021

14 Nature Medicine December 6, 2011; 17: 1536-1538

18 Autophagy August 2008; 4(6): 821-823

19 Authorea March 25, 2021 DOI: 10.22541/au.161668243.35142344/v1

20 Medical Hypotheses February 2023; 171: 111015

21 Covid19criticalcare.com

22 World Council for Health Spike Protein Detox Guide November 30, 2021

Fonte: takecontrol.substack.com
Link: https://takecontrol.substack.com/p/covid-vaccine-glitch
18.12.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.com

Il Dr. Joseph Mercola è un medico osteopata americano convinto sostenitore delle medicine alternative, ha scritto due libri elencati nel New York Times Bestseller List. Nel suo “La grande bufala dell’aviaria,” del 2006,  sosteneva con forza la tesi che tale malattia serviva in realtà soltanto al governo per accumulare denaro e potere. Vive in Florida con la moglie Elizabeth e dirige un’azienda di prodotti per la salute e integratori vitaminici.

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