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Questa è la domanda a cui ha cercato di rispondere la : Conferenza Nazionale DECRESCITA OCCUPAZIONE E LAVORO che si è tenuta a Roma lunedì scorso nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, per presentare alcune proposte alle forze politiche, sociali sindacali e imprenditoriali . Le proposte di chi vede nella crescita indiscriminata dell’economia e del PIL l’altra faccia di un eccesso ingiustificato di produzione di beni di consumo e di una inutile distruzione di risorse energetiche. Di chi interpreta la crescita incontrollata del debito-pubblico come il prezzo che si sta pagando oggi, per la distruzione di energie rubate alle generazione future.
La conferenza, introdotta da Lucia Cuffaro (pres. circolo MDF di Roma ) e da Maurizio PALLANTE ( Pres. di MDF) ha visto la partecipazione di 200 invitati, di numerosi parlamentari ed è stata seguita in diretta streaming da centinaia di persone. Obiettivo dell’incontro era trasmettere ai politici lo spirito di MDF che, come movimento apolitico, vorrebbe essere di stimolo per l’intera classe politica perché possa dare il giusto peso al nuovo rapporto che si è venuto a creare tra lavoro, ricerca di nuove occupazioni e un utilizzo consapevole delle risorse della terra.
Si è parlato degli effetti dell’austerity, delle economie classiche e del significato di “Bio-economia“, si è parlato del concetto di “occupazione utile” e di un problema economico che non potrà essere risolto se non affrontando tutti i suoi aspetti che non possono escludere né il problema ambientale né quello sociale. In sostanza MDF ha cercato di far incontrare varie realtà sociali e di raccontare con esperienze reali, e già realizzate, come trarne spunto per inserire queste iniziative in un progetto politico.
“Il fine dell’economia e il suo paradigma attuale non sono funzionali al futuro – bisogna disimparare il nostro attuale sistema di fare impresa: solo così sarà possibile trovare una nuova strada, una soluzione differente per uscire dalla crisi”.
ha detto in apertura Günther Reifer (Pres. Economia del Bene Comune in Italia – Terra Institute).
Quello che è certo è che, finita la crisi, non si tornerà indietro, non si tornerà nelle condizioni in cui eravamo prima della crisi. Non potremo tornare indietro perché l’ ambiente sarà cambiato – perché il clima sta già cambiando – la finanza sarà cambiata – perché non si potrà contrarre altro debito che nessuno potrà rimborsare – l’economia sarà cambiata – per la penuria di materie prime e per la saturazione di un mercato che vede sempre più poveri – la società sarà cambiata – per le disuguaglianze che potranno portare le masse fino all’esasperazione.
Ma essenzialmente si vivrà in un clima di emergenza, una continua ricerca di materie prime sempre più scarse, sempre più faticose da reperire e più costose: non sappiamo fino a quando potremo continuare a comprare il nostro cibo a prezzi ancora accessibili e non potremo continuare a misurare la ricchezza con i criteri monetari di oggi, continuando ad ignorare che la vera ricchezza è il benessere dell’individuo. (Giordano Mancini )
Si è parlato della riduzione dell’orario di lavoro, della qualità della vita, di come ampliare il numero dei percettori di reddito ( Marta Guindani – MDF Torino) del futuro rubato alle giovani generazioni (Luciano Monti – Università Luiss) e di come si può lavorare meno, pensando prima a quali sono le vere attività utili per l’uomo e per la società, cercando cioè delle alternative ai bisogni consolidati (spesso provocati strumentalmente) di beni che vengono prodotti con dei costi ambientali esagerati dallo spreco di energie umane e naturali necessarie al processo che serve alla loro produzione.
Si è parlato del sistema che chiede sempre più energia fossile e che, contemporaneamente, continua a non limitarne gli inutili sprechi: è questo il furto di futuro che si sta perpetrando alle giovani generazioni: un furto di qualità della vita nel prossimo futuro e un furto di disponibilità delle risorse naturali che non potranno rigenerarsi se non seguendo dei tempi terrestri, ben differenti da quelli della vita umana.
Quindi la provocazione ai parlamentari : Potremmo vivere meglio lavorando meno (quantitativamente), lavorando meglio (qualitativamente) e depauperando meno la natura (magari vivendoci in sintonia).
In pratica:
- se è chiaro a tutti che il sistema economico capitalista attuale ormai costa troppo
- che la società non può permettersi di vivere “al di sopra delle proprie possibilità”, non per la pretesa di una miglior qualità di vita dell’uomo di oggi,
- se è evidente l’ incapacità a produrre merci e servizi in modo compatibile con la disponibilità di risorse
- se tutto contribuisce a creare una sempre più iniqua distribuzione della ricchezza
Servirà una nuova fase economica, servirà cambiare il modello da seguire.
Una fase economica che però non è tutta da inventare, perché già esistono esempi positivi e concreti, come spiegato, con interventi chiari e appassionati, da imprenditori e professionisti che hanno raccontato le realtà locali dove sono state realizzate iniziative a tutto tondo, sia a carattere privato che a carattere pubblico. Esempi che chiedono solo di essere conosciuti, potenziati e moltiplicati.
Ci sono stati degli eccellenti imprenditori agricoli che hanno spiegato come nelle loro aziende siano riusciti ad eliminare gli sprechi di qualsiasi materiale, di come tutto possa essere impiegato, rigenerato, recuperato e di come siano riusciti a vendere i propri prodotti biologici a prezzi competitivi, utilizzando e partecipando alla realizzazione di una filiera sempre più corta.
Si è parlato di urbanistica e di edilizia e di come creare del “lavoro utile” ristrutturando il patrimonio abitativo pubblico e privato mettendo in moto un meccanismo che, volendo, potrebbe auto-sovvenzionarsi, capitalizzando il risparmio energetico realizzato in pochi anni, grazie agli effetti di ristrutturazioni edilizie effettuate in base a canoni di efficienza, di recupero e di non-dispersione energetica. In pratica creando edifici auto-sufficienti.
Si è parlato dei “rifiuti” come opportunità di crescita e come possano trasformarsi in risparmio di risorse naturali.
Si è voluto dare spazio a qualche “visionario”, a qualcuno di quei pochi abituati a guardare lontano, a pensare che se esistono dei valori e dei diritti umani e sociali, questi non possono essere continuamente assoggettati a delle “misere regole contabili”. Insomma mi sembra che sia stato un incontro tra persone normali, quelle persone che NON CAPISCONO COME I POLITICI POSSANO FAR FINTA DI NON CAPIRE e che, troppo spesso, sentono di non riuscire ad avere voce, un incotro tra persone che hanno potuto dare positivamente uno sfogo al forte turbamento che non esiste solo tra i “movimenti”, ma che è tangibile nell’aria e che ci fa sentire tutti impotenti ed oppressi da un sistema troppo granitico, che sembra impermeabile e impossibile da scalfire.
Quello che turba di più è sentir i governi parlare di MANCANZA di LAVORO e di una disoccupazione con percentuali a due cifre anche nei paesi più ricchi, mentre i governi continuano a non vedere i tanti lavori necessari che non vengono eseguiti: non è il denaro che manca all’economia è la fantasia (o meglio sono i troppi fattori che la condizionanano) quindi, per usare le parole di Maurizio Pallante – Un paese che non fa quello che deve fare è un paese profondamente malato.
Un messaggio raccoglie un po’ la rabbia di tutti, giovani, meno giovani e pensionati. Peccato che non sia stato raccolto né dai sindacati, né dalla Confindustria, né dai diversi partiti politici che, benché fossero stati invitati, non hanno partecipato. “Ubi maior ….. ” ?
Vedremo
Tutti gli interventi sono disponibili su: https://www.youtube.com/user/MovDecrescitaFelice/videos
Bosque Primario
Fonte: www.comedonchisciotte.org
18.06.2014