Un Trump russo?

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DI ISRAEL SHAMIR

unz.com

Ricordate il terribile assalto dei media mainstream al candidato Trump nel 2016? Dozzine di rivelazioni sui suoi capelli finti, su moltestie, elusione fiscale e così via; decine di sondaggi pubblici che dimostravano che la nazione voleva Hillary e odiava lui, articoli che ti convincevano che solo la spazzatura bianca razzista poteva pensare di votarlo. Hanno persino stampato quella copertina di Time (o era Newsweek?) con il saluto Signora Presidente! E poi è arrivato il giorno del conteggio.

Questo sviluppo mi viene in mente mentre seguo gli incessanti attacchi dei media russi verso il candidato presidenziale Paul N. Grudinin (soprannominato Gru). La tv statale russa dovrebbe, per natura, svolgere un ruolo neutrale nella campagna elettorale. Lo hanno fatto per una settimana dopo che il suo nome è entrato in gara. In quella settimana, il gradimento di Gru è salito alle stelle ed ha quasi raggiunto quello del presidente Putin. Questa è stata una svolta inaspettata per il Cremlino, i cui stregoni politici si aspettavano che Gru facesse un’impressione modesta e migliorasse la dubbia legittimità delle prossime elezioni.

Capito l’errore, hanno dato un comando ai propri obbedienti canali, e Gru è diventato il bersaglio dei loro attacchi quotidiani. Su otto candidati, lui è l’unico ad avere copertura negativa. Di lui parlano poco o male, proprio come Trump negli Stati Uniti a suo tempo.

Un candidato veterano, il vecchio nazionalista Zhirinovsky, ha molto spazio, perché ha un solo messaggio: dagli a Gru. I suoi attacchi selvaggi vengono trasmessi in ogni programma elettorale ogni sera.

C’è un candidato di minoranza, i “Comunisti Russi”, un piccolo partito trotzkista, il cui unico scopo è quello di rubare voti al Partito Comunista mainstream (KPRF). È un partito virtuale che scompare dopo ogni elezione per ricomparire prima di ogni nuova. Alcune anime candide nell’entroterra russo votano per loro convinti che questo sia il Partito Comunista. Sono violentemente anti-Gru, e postano come pazzi su Facebook le loro denunce.

Gru, tuttavia, non è un comune candidato comunista. Un dirigente di successo di un’azienda agricola chiamata Lenin Sovkhoz, è un degno esempio di quegli industriali russi altrimenti chiamati “direttori rossi”, ovvero i dirigenti delle fabbriche e delle imprese sovietiche che si sono adattati al nuovo sistema. Sono produttori di beni per il consumo locale, ed i loro interessi non coincidono con quelli degli oligarchi di Putin (o Yeltsin). Quegli oligarchi hanno fatto fortuna importando beni di consumo ed esportando materie prime; sono la base del potere di Putin.

I produttori, sia industriali che agricoltori, vogliono misure più protezionistiche e crediti più economici, vogliono aumentare il potere d’acquisto dei russi ordinari, cioè aumentare salari e pensioni. Le loro fortune coincidono con quelle dei lavoratori russi ordinari. Non sono soddisfatti di Putin, e ancor più del suo governo guidato da Medvedev.

Gru è diventato il candidato di una pletora di organizzazioni politiche di sinistra e di destra; è sostenuto dai nazionalisti russi, anche se la sua primaria alleanza è con il KPRF (il principale partito comunista russo). È una combinazione di Sanders e Trump, per i lavoratori, contro l’immigrazione, per le barriere commerciali protettive e per crediti a basso costo per i piccoli produttori. Un self-made-man della classe medio-alta, non un miliardario, ma sicuramente un uomo facoltoso, non spaventa i borghesi russi che avrebbero paura di sostenere un vero comunista rosso.

Anche se il Centro di Rcerca per l’Opinione Pubblica Russa, VTSIOM (ВЦИОМ) sostiene che il 70% dell’elettorato voterà per Putin e solo il 7% per Grudinin, la sensazione sul campo è molto diversa. Ci sono alcuni siti che consentono di esprimere la propria preferenza “votando”; un sito abbastanza grande di questo tipo è president-rf.ru, dove su 180.000 votanti il ​​60% ha preferito Gru, e solo il 30% Putin. Su altri siti, Gru ottiene dal 30 all’80 per cento dei voti.

È difficile prevedere il risultato, e manca ancora oltre un mese al giorno delle elezioni, ma la valutazione di VTSIOM sembra troppo bassa per giustificare la feroce campagna contro Gru. Se fosse circa al 6-7%, l’amministrazione presidenziale non avrebbe preoccupazioni e non attivarebbe le sue fabbriche di troll ed i suoi falsi account social per fermarlo. Sembra che l’uomo possa vincere la battaglia, se le elezioni non verranno truccate.

Putin è stato un buon presidente, ed anche popolare, ma ha i suoi limiti. Si sente ancora obbligato a mantenere l’Accordo fatto con Yeltsin; continua a combattere la memoria sovietica, è circondato dai suoi amici che sguazzano nel denaro; non supporta la produzione locale tranne che per l’industria delle armi. Anche se è stato bravo per un bel po’ di tempo, c’è la sensazione che il paese sia pronto ad un cambio della guardia.

Una maestra può essere meravigliosa, ma ad un certo punto il ragazzino deve andare avanti, con nuovi insegnanti. Gru è il primo uomo dal ’96 che ha acceso i russi, ed è probabile che abbia un forte impatto.

La sinistra russa è diversa.

Grudinin ha il supporto di sinistra e destra; di lavoratori e dirigenti; di comunisti e nazionalisti. Come è potuto accadere? La ragione principale è che la sinistra russa è molto diversa da quella europea. I russi sono bolscevichi. La sinistra occidentale è prevalentemente menscevica.

Storicamente, i socialdemocratici russi erano divisi in bolscevichi, maggioranza, e menscevichi, minoranza. L’argomentazione che divideva i socialdemocratici in questi gruppi ora ha poca importanza ed anche meno rilevanza. Oggigiorno, i bolscevichi sono per maggioranza, i menscevichi per le minoranze.

La sinistra russa è la forza per la maggioranza, per i lavoratori, per i nativi. La sinistra occidentale è per le minoranze di genere, etniche e religiose. Se chiedeste della sinistra ad un lavoratore occidentale, probabilmente vi dirà: non fa per noi, si preoccupano solo dei gay e dei migranti che ci rubano il lavoro.

I menscevichi sono (ed erano) perfetti per gli ebrei, in quanto massima minoranza. I bolscevichi accettavano gli ebrei come individui ed uguali, non come un gruppo di minoranza separato e privilegiato. I bolscevichi combatterono contro il Bund, i socialdemocratici ebrei, mentre i menscevichi si unirono ad esso.

Stalin osservò (e Trockij lo citò nel suo libro su Stalin):

“la maggior parte del gruppo menscevico era ebraico. D’altro canto, la stragrande maggioranza del gruppo bolscevico era di russi etnici. A questo proposito, un bolscevico osservò scherzosamente che i menscevichi costituivano un gruppo ebraico mentre i bolscevichi costituivano un vero gruppo russo e, perciò, non sarebbe una cattiva idea per noi bolscevichi organizzare un pogrom nel partito”.

Pur essendo amichevole con i compagni ebrei, Stalin rese in effetti il Partito Comunista russo meno ebraico, facendo entrare molti lavoratori e contadini russi etnici. Trattò gli ebrei come una delle tante tribù che popolano l’Eurasia, non come i Prescelti. Questo è il peccato di Stalin ai loro occhi, ed è per questo che ora lo condannano.

L’influenza ebraica nella sinistra occidentale è sopravvissuta in tutti questi anni, persino più a lungo dell’effettivo coinvolgimento pratico. Dopo il ’68, gli ebrei in massa partirono per nuovi pascoli, ma la loro influenza si trattenne, consolidando la tendenza menscevica. Adattarono la sinistra occidentale per soddisfare le proprie preferenze e la resero abile alla convivenza con le élite. Lungo la strada, persero il sostegno delle classi lavoratrici, ma erano più interessati a mantenere quello dei governanti.

I menscevichi si inseriscono perfettamente nell’oligarchia. Credono che Anna e Susan Wojicki, l’ex moglie di Sergei (“Google”) Brin e sua sorella, siano infelici donne discriminate, a differenza di saldatori e meccanici, che sono uomini bianchi, signori patriarcali del mondo.

La lotta dei bolscevichi per l’eguaglianza delle donne è esemplificata negli asili infantili gratuiti, quella dei menscevichi nei posti riservati alle donne nelle direzioni di grandi compagnie.

I menscevichi hanno a cuore il diritto delle persone transgender ad avere un orinatoio di propria preferenza. I bolscevichi sono preoccupati per il diritto dei lavoratori a lavorare, ad un salario dignitoso, alla loro parte di risorse naturali. Si può facilmente intuire quale tipo di sinistra sia la preferita agli occhi dei media mainstream e dei loro proprietari miliardari.

I migranti forniscono un’altra causa di distinzione. La classe operaia occidentale ottenne molto durante gli anni della Guerra Fredda, quando la classe dirigente occidentale doveva competere con i comunisti per la lealtà dei lavoratori. Ora i governanti sono desiderosi di annullare questi risultati – ed il modo più semplice è attraverso la sostituzione della popolazione con l’importazione massiccia di migranti e rifugiati. A tal fine, il Capitale sta facendo guerra in Medio Oriente e scatenando conflitti in Africa, per facilitare la fuga dei rifugiati verso Europa ed America.

I menscevichi, cioè la sinistra occidentale, sostengono i migranti contro la popolazione indigena, in nome del loro anti-razzismo ed internazionalismo. Questi ultimi però, per tutti i motivi pratici, fanno il lavoro sporco per i propri padroni, perché sono più facili da manipolare, aiutano a ridurre i salari, minano le organizzazioni dei lavoratori e distruggono la solidarietà naturale.

I bolscevichi sono contrari alle cause delle migrazioni di massa, ed all’uso di migranti e rifugiati a scapito della popolazione indigena. Questa è la posizione dei comunisti russi, la cui retorica anti-migrazione è così esplicita che persino i trumpisti la riterrebbero un po’ troppo brusca.

Grudinin ha alle spalle una storia di richieste anti-immigrazione. Chiede l’imposizione di un regime di visti con le repubbliche dell’Asia centrale, Uzbekistan, Tagikistan e Kirgizistan, poiché ora i loro lavoratori migranti non hanno bisogno di un visto russo. Insiste sul fatto che ogni lavoratore migrante debba ricevere lo stesso stipendio di un lavoratore russo nativo, con l’idea che in tali condizioni ci sarà meno richiesta di manodopera migrante. Forse è sensato assumere inesperti migranti tagiki poco costosi, ma se allo stesso prezzo si può assumere un lavoratore russo qualificato, probabilmente si assumerà quest’ultimo.

I suggerimenti di Grudinin sono un anatema per il Cremlino neoliberista. Putin tiene le porte russe spalancate all’immigrazione, a scapito dei lavoratori indigeni. Se il flusso di immigrazione è diminuito, è principalmente per il deprezzamento del rublo.

In Occidente, queste idee di limitare la migrazione appartengono pienamente al regno della Destra, o anche dell’Alt-Right. Sono descritti come “populisti”, nel senso che sono popolari ma disapprovati dalle élite al potere. La sinistra occidentale è stata manipolata e portata contro il popolo, mentre le idee popolari (“populiste”) si sono trasferite a destra.

In Russia, i comunisti non seguirono la via dei menscevichi. Fecero ogni tipi di compromesso, ma sono sempre rimasti al fianco dei lavoratori. Non combattono per gay, migranti e femministe del ceto elevato. Si alleano con i produttori e contro rentier e banchieri.

Forse i comunisti russi mostreranno la via ai loro compagni occidentali come hanno fatto cento anni fa. Questi due rami del movimento mondiale di sinistra hanno avuto una storia con luci ed ombre. Nel diciannovesimo secolo, l’appena nato movimento rivoluzionario russo era desideroso di apprendere dall’Occidente; i populisti Narodnik andavano in pellegrinaggio a Londra per visitare Marx e chiedergli consiglio. I rivoluzionari occidentali di quel tempo (Marx incluso) erano diffidenti nei confronti dei russi, come lo sono ora Mueller o McCain. Pensavano che il paese fosse così arretrato e reazionario che una sinistra progressista russa fosse impossibile.

E poi è successo qualcosa di inaspettato. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, solo la sinistra russa, guidata da Lenin, non perse la testa, e portò il loro paese alla vittoria della rivoluzione socialista. Dopo il 1917, per molti anni la sinistra russa fu la stella cometa della sinistra mondiale.

I russi pagarono pesantemente per il loro successo all’avanguardia, mentre i popoli europei divennero i principali beneficiari della rivoluzione d’ottobre. Ottennero tutto ciò per il quale i russi combatterono, e gratis. I leader temevano che i loro lavoratori si sarebbero rivolti verso i comunisti; e così è nato lo stato sociale.

Alla fine, entrambi i rami della sinistra si sono dimenticati della propria storia. La sinistra occidentale si è dimenticata che le sue vittorie erano dovute alla forza dell’Armata Rossa, ed hanno predicato con orgoglio le nuove teorie sull’Euro-Comunismo. I russi, sempre impazienti di apprendere un nuovo trucco, se la sono bevuta, ed hanno smantellato lo stato socialista, aspettandosi sinceramente che avrebbero vissuto bene come gli svedesi. La fine fu raccapricciante: i russi precipitarono in lunghi anni di spopolamento e deindustrializzazione, mentre il fiore all’occhiello della sinistra occidentale, gli enormi partiti euro-comunisti di Francia ed Italia, scomparvero. Il socialismo svedese è quasi morto.

Nel corso degli anni, la sinistra occidentale è praticamente scomparsa, sostituita dalla pseudo-sinistra, che si è appropriata del nome dei partiti della sinistra storica. Il capitale ha coltivato nei propri laboratori segreti questa pseudo-sinistra velenosa, con un solo obiettivo supremo in mente: rendere il nome stesso del comunismo antipatico e repellente.

Per i bolscevichi, i buoni erano gli operai, erano il sale della terra. Tutti potevano entrare in questa classe identificandosi con i lavoratori. La pseudo-sinistra menscevica ha offerto una scorciatoia per unirsi ai buoni: l’Identity Politics. Sei buono se sei discriminato. Se sei nero, sei discriminato, anche se sei un Obama. Se sei donna, sei discriminata. Se ti piace il BDSM, sei discriminato. Se sei un migrante, sei discriminato. Se sei ebreo, ancorché un Soros o un Rothschild, sei lo stesso discriminato, perché solo mezzo secolo fa a tuo nonno non era permesso entrare in un country club.

Per i bolscevichi, la discriminazione non è il problema più urgente. Sono sicuramente contro la discriminazione; ma prende un secondo posto dopo la questione veramente importante: il rapporto capitale/lavoro. Quando i lavoratori vincono, la discriminazione svanisce, dicono. Tenendo d’occhio questa importante conclusione, i bolscevichi sono i più grandi nemici naturali dell’1%.

La causa del socialismo fu senza dubbio sconfitta nel 1991, ma quella non fu la prima sconfitta. Anche nel novembre del ’41, quando le truppe tedesche raggiunsero la periferia di Mosca, sembrava che il socialismo fosse stato sconfitto. Nel 1945 tuttavia il socialismo si riprese. Dal 1991, il vincitore, il capitale, afferma che la sua vittoria è irrevocabile ed irreversibile. È, dicono, la fine della storia.

Ma vittorie e sconfitte possono essere ribaltate. I sovietici non lo sapevano. Credevano che “la vittoria del socialismo è inevitabile perché è progressista”. Forse alla lunga è inevitabile, ma potrebbe avvenire tra mille anni, e nel frattempo una guerra nucleare o esperimenti biologici potrebbero aver già sterminato la razza umana.

Gli ideali di base della Repubblica francese – democrazia, libertà, uguaglianza – vennero sconfitti da Napoleone, dai Borboni, dagli Orleans, ma si ripresero.

Nulla è inevitabile. I bolscevichi sovietici credevano nell’inevitabilità – e persero; mentre i loro avversari hanno semplicemente combattuto duramente, non mollando mai – ed hanno vinto. Il loro atteggiamento dovrebbe essere emulato. Le genti occidentali sono pronte per la vera svolta a sinistra. Lo dimostrano i recenti successi di Corbyn in Inghilterra, di Sanders negli USA e di Mélenchon in Francia. Sono morbidi, ma arriveranno anche quelli più tosti.

Non è l’inizio della fine del crudele neoliberismo e dei suoi alleati menscevichi; ma questa è la fine dell’inizio della battaglia universale per il socialismo, come diceva Churchill della vittoria britannica sui tedeschi ad El Alamein. La luce alla fine del tunnel è già visibile. E poi i comunisti russi diverranno di nuovo il faro per i lavoratori del mondo.

Il successo di Gru può cambiare molte cose. La sua visione del mondo ha molti punti in comune con quella di Trump. Fra un mese, sapremo quanto in là Trump russo è riuscito ad arrivare.

 

Israel Shamir

Fonte: www.unz.com

Link: https://www.unz.com/ishamir/a-russian-trump/

14.02.2018

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org  a cura di HMG

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