UN GRUZZOLO DA 13-MILA-MILIARDI-DI-STERLINE NASCOSTE AL FISCO

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DI HEATHER STEWART
www.guardian.co.uk

Uno studio stima che le dimensioni dell’economia offshore siano sbalorditive

• Le banche private aiutano i più ricchi a spostare il denaro nei paradisi fiscali

Stando a una ricerca commissionata da Tax Justice Network (“Rete per la Giustizia Fiscale”- ndt), una élite globale super ricca, sfruttando tutti i buchi dei regolamenti sulle tasse trans-nazionali ha nascosto “offshore” ,13 mila miliardi di sterline (21 mila miliardi di dollari) di ricchezza tanto quanto i PIL di Stati Uniti e Giappone messi insieme.

Nella foto: Le isole Cayman: Un Paradiso per l’élite degli evasori fiscali di tutto il mondo. Foto di David Doubilet/National Geographic/Getty Image

James Henry, ex capo economista della società di consulenza McKinsey ed esperto di paradisi fiscali, ha stilato una nuova relazione con le più dettagliate stime sulla dimensione dell’economia offshore fino ad oggi “Il prezzo dell’offshore rivisto”, pubblicato in esclusiva dall’ Observer.

Dimostra che almeno 13 mila mld di sterline, forse fino a 20 mila mld, sono fuoriuscite dai conti di alcuni Paesi con giurisdizioni segrete come la Svizzera e le Isole Cayman con l’aiuto di banche private che gareggiano per attrarre i patrimoni dei cosiddetti individui ad alto patrimonio netto. La loro ricchezza è, come indica Henry, “protetta da gruppi di agenti industriosi, altamente pagati del settore delle banche private, di quello legale, della contabilità e degli investimenti che si beneficiano di una economia globale sempre più fluida e con sempre meno barriere”.

Secondo la ricerca di Henry, le dieci maggiori banche private, incluse UBS e Credit Suisse in Svizzera, come anche la banca d’investimenti USA Goldman Sachs, hanno gestito più 4.000 mld di sterline nel 2010, in netta crescita rispetto a £1.500 mld di cinque anni prima.

L’analisi dettagliata nella relazione, stilata usando i dati di svariate fonti, incluse Bank of International Settlements (Banca dei Regolamenti Internazionali) e il Fondo Monetario Internazionale, indica che per molti Paesi in via di sviluppo il valore cumulativo del capitale che è fuoriuscito dalle loro economie dagli anni ’70 sarebbe più che sufficiente per saldare i loro debiti con il resto del mondo.

La ricerca indica inoltre che gli Stati petroliferi insieme a una élite che si muove all’estero sono stati particolarmente abili nel fare scomparire la loro ricchezza  in conti bancari offshore invece di investirla nei propri paesi. Se si sommassero le rendite ed i patrimoni nascosti, si scoprirebbe che dai primi anni ’90, quando la sua economia è stata aperta. quasi 500 miliardi di sterline hanno lasciato la Russia. L’Arabia Saudita dalla metà degli anni ’70 ha visto svanire 197 miliardi di sterline e la Nigeria 196 miliardi.

“Qui il problema è che i patrimoni di questi Paesi sono in mano a un piccolo numero di facoltosi individui mentre i debiti vengono addossati alle persone normali dai loro governi” dice il report.

La sola dimensione del cumulo di soldi che giace fuori dal controllo delle autorità fiscali è così grande che indica che le consuete valutazioni sulla disuguaglianza sottostimano radicalmente il vero divario tra ricchi e poveri.

Secondo i calcoli di Henry, beni per 6.300 miliardi di Sterline U.K. sono posseduti da sole 92.000 persone, ossia lo 0,001% della popolazione mondiale, una piccola classe di mega ricchi che hanno più cose in comune tra di loro che con chi vive alla base della scala dei redditi.

“Queste stime rivelano uno sconvolgente fallimento: la disuguaglianza è molto, molto peggio di quello che mostrano le statistiche ufficiali, ma i politici contano ancora su un effetto a cascata per trasferire ricchezza alle persone più povere” ha detto John Christensen del Tax Justice Network. “La gente per strada non ha illusioni riguardo a quanto ingiusta sia diventata la situazione”.

Il segretario generale del TUC (Trade UnionCongress, confederazione sindacale del Regno Unito. ndt) ha detto: “I Paesi del mondo sono sotto una intensa pressione per ridurre i loro deficit e i governi non posso permettersi di lasciare che così tanta ricchezza sfugga verso paradisi fiscali.“ Si devono chiudere tutte le scappatoie fiscali sfruttate dalle multinazionali e dai super ricchi per evitare di pagare la loro giusta quota ridurrà il deficit.

In questa maniera il governo si potrà focalizzare a stimolare l’economia, piuttosto che devitalizzarla con tagli e aumenti di tasse per il 99% delle persone che non sono abbastanza ricche per eludere le tasse.”

Supponendo che la montagna di capitali di 13 mila miliardi di sterline frutti una media del 3% annua ai possessori, e i governi fossero in grado di tassare quell’entrata al 30%, questa produrrebbe un’eccezionale cifra di 121 miliardi di entrate, più di quanto i tutti i paesi ricchi spendono ogni anno in aiuti ai paesi in via di sviluppo.

Gruppi come Uk Uncut (un Mov. di attivisti che propone alternative ai tagli di spesa governativi, ndt) hanno pubblicato le irrisorie Dichiarazioni dei Redditi di alcuni individui molto facoltosi, come il proprietario di Topshop Sir Philip Green. Gli attivisti in una recente protesta gridavano: “Tutti quei soldi dove sono andati? A Monaco se li è portati!”.  Gran parte dell’impero di vendita al dettaglio di Green è in mano alla moglie, Tina, che vive nel Principato dove si pagano le tasse che tutti sanno.

Un portavoce di UK Uncut ha dichiarato: “Gente come Philip Green usa i servizi pubblici, ha bisogno che le strade vengano pulite : questa gente usa i trasporti pubblici per andare nei loro negozi, ma non vuole pagarli.”

I leader dei Paesi del G20 hanno ripetutamente promesso di chiudere i paradisi fiscali fin dalla crisi del 2008, quando il segreto bancario che copriva parte del sistema bancario fu ampiamente riconosciuto come motivo di una esasperante instabilità. Ma molti Paesi ancora si rifiutano di rendere disponibili d’ufficio, alle autorità finanziarie, i dettagli dei patrimoni finanziari provenienti da individui residenti in altri Paesi. Il Tax Justice Network vorrebbe che questo scambio di informazioni diventasse una pratica normale, per evitare che i ricchi continuino a mettere le giurisdizioni in conflitto tra di loro.

“La stessa esistenza di una industria offshore globale, e lo stato di esenzione fiscale di enormi somme investite dai loro ricchi clienti è fondata sul segreto bancario ” ha detto Henry.

Heather Stewart, business editor
Fonte: http://www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/business/2012/jul/21/global-elite-tax-offshore-economy
21.07.2012

Tradotto per ComeDonChisciotte.org da DAVIDE BODHIDARMA

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