TERAPIE INTENSIVE: SERVE UN DECRETO D’URGENZA (SENZA PERMESSO UE!)

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DI DEBORA BILLI

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Il vero collo di bottiglia del coronavirus, quello che fa la differenza (per i casi gravi) tra guarire o trapassare, sono i posti in terapia intensiva. I due cinesi ricoverati allo Spallanzani, due casi molto seri, probabilmente la sfangheranno proprio perché hanno goduto per un mese di un reparto a loro dedicato e delle cure dei migliori specialisti in esclusiva. In un contesto non dico alla Wuhan, ma semplicemente un tantino più complesso, magari non avrebbero neppure trovato posto e sarebbero finiti nella lista dei deceduti.

Esagero? Forse. Ma guardate qui sotto la situazione dei posti letto in terapia intensiva in Italia, ce la fornisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ aggiornata -si fa per dire- al 2013 e non si hanno notizie di cosa sia accaduto nei 7 anni successivi, ma l’andazzo non fa presumere nulla di buono: se nel 1980 l’Italia vantava 922 posti letto di terapia intensiva ogni 100mila abitanti, nel 2013 erano scesi ad appena 275. Come stiamo messi nel 2020 non voglio neppure saperlo, altrimenti non ci dormo la notte.

Tutti questi posti letto, inoltre, non se ne stanno lì vuoti ad aspettare i malati di coronavirus. Sono già occupati 365 giorni l’anno da infartuati, vittime di incidenti e altri ammalati in emergenza: che facciamo, li buttiamo giù dal letto? Bastano appena pochi casi gravi di coronavirus per mandare in tilt il sistema ospedaliero di qualsiasi città.

Non mi piacerebbe vedere il mio Paese, uno dei migliori del mondo quanto a sanità (ne resto convinta), costretto ai triage per decidere chi può campare e chi si deve invece affidare alla Vergine di Lourdes. Forse siamo ancora in tempo: l’Italia è leader nella produzione di biomedicali da emergenza (fortunatamente non li importiamo), un decreto d’urgenza del governo potrebbe rimpinguare gli ospedali consentendo l’apertura di nuove terapie intensive almeno basiche, e sancire l’assunzione immediata di nuovo personale medico e infermieristico per qualche mese. Non possiamo neppure permetterci medici e infermieri in quarantena (o peggio ammalati) senza sostituzione, data la carenza già cronica.

Un governo in piena facoltà di prendere decisioni agirebbe immediatamente in questo senso. Un governo che non può fare nulla senza permessi esteri, dallo spender soldi al dichiarare le emergenze, se ne sta lì preoccupandosi solo dell’”allarmismo” mentre nell’ospedale di Lodi non hanno neanche le mascherine. Muovetevi ragazzi, è l’ora di diventare fateprestisti.🙄

(UPDATE: Al 2017, sembra che i posti in terapia intensiva del SSN siano 8,42 per 100mila abitanti, più 4,30 in unità coronarica. A meno di errori, un crollo tragico.

 

Fonte: http://www.salute.gov.it

 

Debora Billi

Fonte: www.facebook.com

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21.02.2020

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