Kit Knightly
off-guardian.org
Dopo essersi visto respingere il suo ultimo appello, il campione di tennis Novak Djokovic è stato espulso dall’Australia; il giocatore più quotato della WTA non potrà difendere il suo titolo agli Australian Open.
Questa mattina abbiamo saputo che un tribunale australiano ha rifiutato il ricorso di Djokovic contro la cancellazione del suo visto e, in virtù di questa decisione, il tennista è stato fatto salire su un aereo ed espulso dal Paese.
Per essere chiari: tutto questo è dovuto al fatto che non è “vaccinato” contro la Covid-19 e che denuncia apertamente questa pratica. Il governo lo ha ammesso chiaramente e pubblicamente… ma ci arriveremo.
Il rifiuto dell’esenzione medica di Djokovic e la sua conseguente espulsione sono stati accompagnati da un’ondata di odio da parte della stampa come raramente avevamo visto.
Un presentatore sportivo australiano è stato “accidentalmente” registrato mentre lo chiamava “bugiardo, subdolo stronzo” in un video che è poi “trapelato” alla stampa.
Lo Spectator ha un pezzo che non è altro che una sfilza di insulti personali e derisione, non solo nei confronti di Djokovic, ma contro tutti gli “anti-vax” e i “teorici della cospirazione,” in cui definisce il Serbo un “super-diffusore di cospirazioni.” Ce n’è poi un altro che attribuisce alla sua “arroganza” la colpa della sua caduta.
Il Daily Mail ha pubblicato una storia dal titolo: “Benvenuti nello stravagante mondo di Novak Djokovic… e fate la conoscenza della sua altrettanto stravagante moglie!” e altri due pezzi di opinione, dove sostengono che la sua arroganza avrebbe “distrutto la sua reputazione” e lo definiscono “un perdente.”
La corrispondente politica australiana del Guardian, Sarah Martin, difende la decisione e la definisce scherzosamente una politica immigratoria “senza teste di cazzo,” attaccando il “senso di onnipotenza antiscientifico” di Djokovic e definendolo “un idiota completo.”
Le ingiurie gratuite non finiscono certo qui. Anche i suoi colleghi tennisti gli danno addosso.
Stefanos Tsitsipas ha attaccato Djokovic per aver tentato di “giocare secondo le prorie regole,” aggiungendo: “una piccola minoranza ha scelto di seguire la propria strada, questo fa sembrare tutti stupidi gli appartenenti alla maggioranza;” questo è vero, ma non nel modo in cui lo intende lui.
Il campione spagnolo Rafael Nadal ha detto che Djokovic dovrebbe semplicemente seguire le regole come tutti gli altri, forse mostrando il tipo di atteggiamento che aveva permesso ad un dittatore fascista di rimanere al potere nel suo Paese per 40 anni.
Alcuni giocatori sono però venuti in difesa di Djokovic, compreso l’australiano Nick Kyrgios, che ha detto di “vergognarsi” del modo in cui l’Australia ha gestito la situazione e ha castigato gli altri giocatori per non aver mostrato solidarietà a Djokovic.
Ma perché sta succedendo tutto questo? Perché stanno cercando di punire un personaggio pubblico e perché ora?
Beh, in primo luogo, non sono sicuro che si tratti di punire Djokovic e non solo perché, di questi tempi, l’andar via dall’Australia ben difficilmente potrebbe essere considerata una punizione.
Piuttosto, si tratta del modo in cui è stato punito. Si tratta che ne hanno fatto un esempio. Non tanto per impedirgli di giocare, quanto per negargli una piattaforma.
Il governo australiano lo ha palesemente ammesso nella propria giustificazione legale per l’annullamento del visto.
Il primo ministro Scott Morrison ha detto che a Djokovic è stato impedito l’ingresso per “aver violato le regole… è così semplice.” Ma, o si sbaglia o mente, dato che contraddice direttamente la motivazione del caso, così com’era stata presentata dal governo in corte d’appello.
Sì, il visto era stato prima annullato per un cavillo legato ad informazioni errate, ma un giudice aveva successivamente annullato quella decisione, permettendo a Djokovic di entrare nel Paese.
È stato allora che il ministro dell’immigrazione, Alex Hawke, è intervenuto per revocare personalmente il visto in base al paragrafo 133 dell’Immigration Act del 1958.
Secondo questa normativa (inquietantemente vaga), il ministro dell’immigrazione ha il potere di annullare qualsiasi visto, se:
“il Ministro ritiene che sarebbe nell’interesse pubblico cancellare il visto.”
Questa era la motivazione presentata alla corte d’appello: il ministro può espellere chiunque, per qualsiasi cosa, se lo ritiene utile per l’interesse pubblico.
Stiamo parlando di interesse pubblico, NON di salute pubblica.
Hawke, nella sua dichiarazione scritta, ammette che Djokovic presenta un “rischio trascurabile di infezione da Covid-19” per coloro che lo circondano. Quindi [la decisione] non ha nulla a che vedere con la protezione dall’infezione o l’arresto della diffusione del virus.
Le dichiarazioni pubbliche dei funzionari fanno capire che considerano qualsiasi “anti-vax” come una minaccia all’interesse pubblico, per il semplice fatto che potrebbero interferire con il programma di vaccinazione.
Così possono giustificare il divieto di ingresso a Djokovic (o, va detto, a qualsiasi altro “anti-vax”) con la scusa del “pubblico interesse.”
Si tratta di controllo, quasi sempre.
In breve, il governo ha paura che la presenza stessa di Djokovic nel Paese sia una minaccia ai suoi lockdown neofascisti.
Se si guarda da vicino la messaggistica dei media, c’è più di un po’ di paura dietro il muro di abuso e derisione.
Articolo dopo articolo, i media si preoccupano di sottolineare che “la maggioranza degli Australiani normali vuole che il pagliaccio se ne vada” o altre variazioni sul tema. Con un po’ di disperazione cercano poi di far passare la narrativa che nessuno è d’accordo, o sostiene, la posizione di Djokovic.
Un’affermazione che è smentita dalle regolari ed enormi proteste che hanno luogo in tutte le principali città dell’Australia (come questa, nello scorso fine settimana, a Sydney).
Il governo australiano è preoccupato di aver trasformato il proprio Paese in una polveriera di risentimento pubblico e teme che la minima scintilla sociale possa farla esplodere, ingigantendo le proteste (già enormi) contro i lockdown e l’obbligo di vaccinazione e facendo precipitare il Paese nel caos totale.
Uno degli articoli dello Spectator ricorda che gli Australiani, negli ultimi due anni, hanno vissuto in uno “stato di polizia,” facendo un vago riferimento alla conseguente rabbia del pubblico, anche se cerca di sminuirla, di travisarne la causa e di ritorcerla contro i non vaccinati.
L’Australia è persa. La pace, la prosperità e la libertà sono state sacrificate sull’altare della “sicurezza” e, nel Paese, la “vaccinazione” Covid è diventata un rito quasi religioso, ancor più che nel resto del mondo.
Come tale, i non vaccinati sono continuamente calunniati, puniti, minacciati e infastiditi. Bloccati, rinchiusi ed esclusi.
Potete solo immaginare cosa potrebbe succedere se la gente scoprisse che è stato tutto inutile? O che i vaccini inviati dal cielo non sono la soluzione magica a tutto ciò che ci affligge?
In questo clima politico non possono di certo permettersi di avere sui canali televisi nazionali un “anti-vax” sano e atletico e che vince il torneo contro una pletora di rivali vaccinati.
Soprattutto quando tre giocatori vaccinati si sono già ritirati per “difficoltà respiratorie.”
Prima che qualcuno mi accusi di eccesso di cinismo, rivediamo ciò che ha veramente detto Alex Hawke nel processo di appello:
“Ritengo che la continua presenza del signor Djokovic in Australia possa portare ad un aumento delle istanze anti-vaccinatorie all’interno della comunità australiana, con la possibilità di un aumento dei disordini civili del tipo precedentemente sperimentato in Australia.”
Altrove Djokovic viene descritto come il “talismano della comunità dei negazionisti del vaccino.”
Questo tipo di trattamento brutale nei confronti di personalità pubbliche non vaccinate è probabilmente destinato ad intensificarsi. Si sta già diffondendo da un Paese all’altro, con la Francia che ha annunciato che Djokovic, se non si vaccina, non potrà difendere il suo titolo agli Open di Francia.
È abbastanza evidente che la gogna mediatica a cui è stato sottposto Djokovic è un gioco di potere, in modo che i governanti possano continuare ad esercitare quello che percepiscono come un controllo della narrativa sempre più tenue, [la cui perdita] potrebbe avere conseguenze di vasta portata in futuro.
Considerate che a Djokovic non è stato impedito di entrare solo perché non vaccinato, ma anche perché si è pubblicamente espresso contro la vaccinazione.
L’Australia non solo richiede di essere “completamente vaccinati” per entrare nel Paese, ma ora vieta l’ingresso anche solo per aver espresso un’opinione anti-vaccino.
Non basta più conformarsi con le azioni, ora bisogna conformarsi anche con la parola.
Il prossimo sarà il pensiero, ma non cercherebbero mai di legiferare contro il pensiero… giusto?
Kit Knightly
Fonte: off-guardian.org
Link: https://off-guardian.org/2022/01/17/they-are-making-an-example-of-novak-djokovic-heres-why/
17.01.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org