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La Redazione

 

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STA BRUCIANDO PARIGI O WATT, O… ?

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A cura di Davide
Il 13 Novembre 2005
34 Views

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Dobbiamo dimenticare i nostri sogni, le nostre vecchie convinzioni e le amicizie del periodo prima che iniziasse la vita. Non dobbbiamo sprecare tempo in litanie sterili e disgustose imitazioni. Lasciamo questa Europa, dove non fanno che parlare dell’Uomo eppure ne massacrano di uomini ovunque essi ne trovano, in ogni angolo di ogni strada, in tutti gli angoli del mondo. Per secoli hanno represso quasi tutta l’umanità nel nome di una cosiddetta esperienza spirituale. Osservateli oggi, in bilico fra disintegrazione atomica e spirituale.
Frantz Fanon, I Dannati della Terra

DI WILLIAM BOWLES

O Soweto, o Bolton, o Brixton, o S. Pietroburgo? Nel 1976 i giovani di Soweto ne ebbero finalmente abbastanza, la gente non può che subirne così tante prima che si ribelli, costi quel che costi.
E gli esperti nei loro club, che spuntano fuori da sotto i mobili come scarafaggi e producono le loro “dotte” analisi su cosa affligge il nostro capitalismo guasto, anche, come l’Indipendent l’altro giorno avanzava la teoria che la gioventù francese usasse i telefonini e Internet per coordinare i disordini, in modo da spiegare le dimensioni reali del fenomeno, sembra che una verità di base sia sfuggita loro.[1]Le sollevazioni spontanee sono antiche quanto la divisione in classi della società , come qualsiasi osservazione storica ci insegna, dalla Peasants’ Revolt di Watt Tyler del XIII secolo fino ai senza diritti dei ghetti di Parigi o Caracas.
Ma quello che distingue l’attuale rivolta in Francia non sono le sue dimensioni, che che si estendono da un ghetto all’altro, quanto che essa conferma il fatto che l’eredità del colonialismo e dei suoi figli ottusi, l’agenda “neo-liberal” dell’FMI e la Banca Mondiale, sono alla fine tornati indietro a perseguitare il mondo occidentale.
L’importazione di manodopera coloniale a basso costo, che sia quella portoricana a New York degli anni ’40, quella caraibica a Londra degli anni ’50 o quella da Bangladesh e Pakistan negli anni ’60, tutte queste rispecchiano la dura realtà di un mondo separato, che prima o poi, data la natura fondamentalmente razzista della società capitalistica, era destino ci esplodessero in faccia.
Alcuni, a sinistra, addirittura ipotizzano che le cause principali delle attuali rivolte vadano cercate, come spiega Frank Furedi, nell’ “esaurimento politico” delle classi dirigenti , che segue la fine della Guerra Fredda:

…le elites politiche europee mancano di un disegno. Non hanno più una missione da portare a compimento e nemmeno una prospettiva chiara che possa contribuire ai loro programmi e azioni quotidiane.[2]

Mancano di un disegno? Sorprende che noi a sinistra abbiamo di fronte la nostra di crisi, quando questo tipo di analisi è tutto ciò che abbiamo da offrire come spiegazione a quello che è un fenomeno perdurante, un fenomeno che Furedi riconosce essere, come testimoniano i suoi riferimenti ai disordini di Oldham e altrove, quello di una “sottoclasse” globale, i discendenti di una politica post-coloniale che è venuta a casa, a perseguitarci nel “cuore della bestia”?

Quello che Furedi manca di menzionare è il ruolo del razzismo come aspetto fondamentale del capitalismo. Anzi , l’articolo di Furedi non menziona minimamente la parola “R” eccetto che nell’ultimo paragrafo , dove il suo fallimento intellettuale si riassume in:

…i media anglo-americani sono stati svelti nel ricordare ai francesi i modi illuminati e saggi con cui rapportarsi con le questioni razziali e hanno fatto appello a loro affinchè imparassero da America e Gran Bretagna. Forse questo insegnamento dovrebbe essere il contrario. I problemi che affliggono la Francia non sono il risultato di una politica ottusa da parte dei Galli. Sono, in definitiva, il prodotto di un esaurimento politico che non è meno pesante in Belgio e Gran Bretagna di quanto lo sia in Francia. La soluzione non sta nel sognare ingegnosi sistemi con cui governare i conflitti sociali , ma nel chiedere che la società la finisca di evitare la domanda fondamentale posta nel nostro tempo: qual è lo scopo della politica? chi siamo come società? e cosa definisce la nostra umanità?[2]

Per finire, è il fallimento nel riconoscere che la basilare contraddizione del capitalismo, che abbiamo visto prima, l’importazione di manodopera a basso costo per fare quei lavori considerati troppo umilianti dalle classi lavoratrici bianche del mondo capitalistico e secondariamente, l’esportazione del capitalismo industriale alla classe lavoratrice non sindacalizzata delle nostre ex-colonie. In aggiunta a questo, l’assalto dell’FMI e della Banca Mondiale ai poveri del pianeta, trasferiti in milioni, che hanno a turno “invaso”, le aree metropolitane del capitale in cerca di un vivere decente.

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Mancanza d’immaginazione? “Esaurimento politico” da parte delle elites dirigenti? Mi viene da disperare se questa è quella che passa per un’analisi di “sinistra” quando per decenni abbiamo visto i risultati del modo di fare imperialista che affligge ogni settore della società capitalistica. Fino a che non affronteremo la realtà, che siamo i privilegiati del mondo, che stiamo sopravvivendo oltre il tempo consentito e che viviamo sul lavoro rubato, non ci potrà essere soluzione.

Entrano in USA più africani oggi che nei giorni della schiavitù”
New York Times, Febbraio 21, 2005

Sebbene Frantz Fanon si sia concentrato sugli effetti del colonialismo sui “nativi” , la descrizione successiva può valere in egual misura per le banlieu francesi o quelle algerine:

Il territorio abitato dai nativi non è complementare a quello abitato dai colonizzatori. Le due zone sono opposte ma non a favore di una più alta unità.
Fedeli alla logica aristotelica seguono entrambe il principio di esclusione reciproca. Nessuna conciliazione è possibile, perchè dei due termini uno è superfluo. La città dei colonizzatori è una città costruita solidamente , fatta tutta di pietre e acciaio. E’ una città scintillante , le strade sono pavimentate in asfalto, e i cassonetti dell’immondizia ingoiano tutti i vissuti, non visti, non conosciuti e a cui a stento si pensa.

I Dannati della Terra p. 38

Una miopia soffocante è scesa sull’Occidente, una miopia che ignora la realtà di un mondo che, fuori dalle aree metropolitane, è basato sulla concreta forza bruta delle armi e della repressione, se in Colombia, Iraq o Palestina, dove il fattore unificante è un imperialismo sempre più disperato nei suoi tentativi non solo di conservare ciò che è stato rubato ma anche di afferrare il concetto che le politiche di secoli sono arrivate alla fine.
Che esploda in faccia ad un’intellighenzia comoda e soddisfatta di sè, non dovrebbe sorprenderci se di destra o “sinistra”, non è che il giusto dessert per i secoli di oppressione che abbiamo inflitto sui Dannati della Terra di Fanon, e per aver ignorato la realtà della vita nel nostro stesso retro- giardino, anche se scorrazziamo in autostrada verso qualche cattedrale del consumo per ottenere la nostra dose di beni.

Sveglia Frank Furedi e dicci come stanno le cose, non hai niente da perdere se non le tue illusioni.

Willliam Bowles
Fonte:www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=
viewArticle&code=20051110&articleId=1229

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTO-R

Note:

[1] “è ragionevole presumere che i rivoltosi abbiano usato i loro cellulari e Internet per ottenere un più grande impatto dalle loro dimostrazioni? The Independent, 7 November, 2005.

[2] Lezioni francesi per tutti noi. I disordini rivelano l’esaurimento politico dell’Europa-Frank Furedi, 8 November 2005
http://www.spiked-online.com/printable/0000000CAE34.htm

VEDI ANCHE: CLICHY-ITALIA: I BARBARI SIETE VOI
GI

E’ DIFFICILE NON INCORAGGIARE CHI PROTESTA

LA RIVOLTA A PARIGI

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