SOPRAVVIVERANNO I PIU’ BUONI ?

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FONTE: CLUB ORLOV

Periodicamente mi trovo bombardato da un certo tipo di domanda: Quale sarà l’ora del collasso?

Quanto siamo lontani? E’ lontano 5, 50 o 500 anni? E non importa quanti avvisi pubblichi, le domande continuano a tornare.

Se si da ascolto a estremisti zoticoni come Alan Greenspan, sembriamo essere nel mezzo di un collasso finanziario. Quando avrà fatto il suo corso, la strana idea che sia possibile, o anche desiderabile, una crescita economica senza fine su un pianeta limitato, grazie a Dio verrà messa da parte, per essere sostituita dal più brutto punto di vista che l’economia sia un gioco a somma zero: se devi vincere, qualcun altro deve perdere. Nessun ammontare di “green wash” o di desideri di sostenibilità è lontano da contenere la folla di persone disoneste che sono determinate a farcela a spese vostre.

E perciò il collasso, per voi, si trasformerà probabilmente in una esperienza personale profonda. In più, se riuscite a sopravvivere a ciò, e vi sono possibilità, non sarete tanto ansiosi di far sapere i dettagli di come vi siate riusciti, perchè non sarebbe molto edificante. Il processo di sopravvivenza è godibile solo se vissuto indirettamente: a spese di qualcun altro.

Recentemente ho preso un libro sui naufragi, e fu incredibile scoprire che l’introduzione del libro spiegava questa stessa idea in modo conciso e con una buona scrittura, forse in modo migliore di come possa fare io, per questo motivo ne riporto un brano qui:

Dopo un secolo di divertimento nelle montagne russe della rivoluzione industriale, affrontiamo la dura prospettiva che tutto stia per finire così all’improvviso che non c’è tempo per infilarsi un giubbotto di salvataggio, acchiappare un paracadute, o cercare una confezione di fiammiferi. Il fatto è che la maggior parte dell’umanità è senza dubbio impreparata per l’ultima crisi che mi apparve davanti agli occhi alcuni anni orsono quando un sondaggio sugli incidenti di navigazione nella baia di Chesapeake fornì un dettaglio interessante: la maggior parte dei cadaveri maschili ripescati dalla baia nel corso degli anni avevano la cerniera dei pantaloni aperta. L’ineluttabile conclusione raggiunta dalle autorità fu che tutte queste persone incontravano la loro fine mentre spensieratamente pisciavano oltre il bordo. La loro ultima emozione, sono sicuro, fu di stupore. La più comune emozione successiva (per quelli che non muoiono immediatamente) è una profonda, e molte volte suicida, tristezza, infine esternata da rabbia, panico e – in alcuni casi – da pazzia temporanea …

Un aspetto affascinante è che… si ha la percezione iniziale, quando i sopravvissuti tornano alla civiltà, che nascondano attentamente molto più di quanto rivelino. Per avere la cruda verità, dobbiamo guardare gli indizi in mezzo alle frasi. Alcune di queste storie sono maggiormente veritiere di altre, ed è divertente vedere i modi con i quali i furfanti si dipingono in abiti nobili. Uno se ne va con il persistente sospetto che le persone buone di solito non sopravvivano ma rimangano affogate, e quando esse sopravvivono, sia spesso per uno strano caso o per un intervento divino. I veri sopravvissuti in questo mondo sono pochi e rari. E se essi sono i più idonei a sopravvivere, allora Dio ci aiuti.

Quanti di noi, inaspettatamente naufragati in una spiaggia sconosciuta, si sarebbero silenziosamente arresi ai fantasmi piuttosto che affrontare la realtà di bere urina d’iguana, masticare granchi, o mandar giù fegato di tartaruga? Il nonno di lord Byron, naufragato nello stretto di Magellano, vide il suo cane ammazzato e mangiato dai suoi compagni marinai … allora divenne così affamato egli stesso che cercò e divorò le zampe del cane. Siamo tutti così lontani da queste cose – anche dalle fattorie di campagna dei nostri antenati immediati e dalle prosaiche difficoltà che affrontarono – da sapere cos’è realmente infilare carne o poltiglia in un budello, o come tagliare un collo di un uccello. Ai nostri soldati dovevano essere impartiti mesi di addestramento di sopravvivenza nella Giungla per prepararli a pochi giorni di operazioni nelle foreste pluviali dove persone scalze felicemente crescono i loro bambini. Tutto sta nel tuo punto di osservazione.

Sicuramente aiuta essere abbandonato con qualcun altro, con cui puoi discutere, litigare, e vendicarti come sposini, e quando le cose diventano veramente difficili, puoi sempre mangiarlo, o viceversa … Quando le cose diventano dure, il duro è mangiato. Il cannibalismo così come altre usanze, è semplicemente uno stato mentale. Nei secoli la fame ripetutamente portò sia gli Europei che gli Asiatici a mangiare tutto, e anche a mangiarsi a vicenda. Il genio culinario dei Francesi o dei Cinesi, lavorando con niente di più che poche spezie e un pizzico di aglio, ha mutato cibi da fame in vere e proprie prelibatezze, come serpenti, lumache di mare, pipistrelli in umido, guarniti con larve, crisalidi e uova – tutto, come le escargot, sotto più eleganti nomi. E mentre i vecchi ragazzi nelle trincee della prima guerra mondiale andavano matti per pidocchi e altri parassiti, i prigionieri politici, prigionieri di guerra, e naufraghi li assaporavano nel loro brodo come se fossero state erbe delle Provenza. Per la cultura di qualcuno il cibo è da fame, per qualcun altro è caviale.

Nel caso del cannibalismo di sussistenza, la società condisce i suoi giudizi con qualcosa simile all’aglio applicando convenientemente alcuni criteri: La portata principale è morta per cause naturali? Se non fosse così, c’è stata una lotteria condotta appositamente prima dell’assassinio, ed erano i colpevoli abbastanza pii, riportando così analogie con la Santa Comunione? In questo modo, i sopravvissuti di un disastro aereo sulle Ande sarebbero giunti alla decisione di gruppo di mangiare alcuni tra di loro, e abbandonarono gli eroismi. C’è una breve distanza tra le Ande e Soylent Green.

Ma ciò che appartiene al costume è confortante. Il cannibalismo è una questione sociologica. La sopravvivenza no. I sopravvissuti solitari sono un’altra storia. Di fronte all’estrema solitudine, alla fame, e a poche prospettive di salvataggio, non si siedono a lungo col desiderio di autocommiserarsi, ma organizzano urgenti problemi pratici. In alcuni casi ciò rivela forza di carattere, spirito tenace, e la voglia di vivere. In altri rivela solo astuzia animale e testardaggine. La sensibilità e l’immaginazione rappresentano svantaggi terribili quando ci si trova in difficoltà. Insolita, tra queste storie, è il diario di un naufrago anonimo rinvenuto nell’isola di Ascensione. Differentemente dalle altre classiche descrizioni, nelle quali il sopravvissuto ritorna alla civiltà per allargare all’infinito i racconti della sua ingegnosità, questa vittima era troppo suscettibile per fare il suo stesso bene. Tenne un diario sincero rivelando la sua miseria, i suoi errori, la sua tristezza, la sua debolezza di carattere, e le sue allucinazioni. Il diario in modo singolare, manca di spiegazioni. Forse perché era così tanto assorbito dai suoi fallimenti, inadeguatezze da perdere la sua battaglia; e il suo diario venne rinvenuto accanto alle sue ossa.

Estratto dall’introduzione di Sterling Seagrave a Desperate Journeys, Abandoned Souls: True Stories of Castaways and Other Survivors [Viaggi disperati, anime perse: storie di naufraghi e altri sopravvissuti] di Edward E. Leslie.

Titolo originale: ” Survival of the nicest? “

Fonte: http://cluborlov.blogspot.com
Link
15.09.2008

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA RUFFINO

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