Perché i mercati ignorano i rischi geopolitici?

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DI NOURIEL ROUBINI

MarketWatch.com

Con la vittoria di Macron sulla Le Pen, l’Unione europea e l’euro hanno schivato un proiettile (EURUSD, -0.1287% ). Ma i rischi geopolitici continuano a proliferare.

La sfida populista contro la globalizzazione in occidente non sarà fermata dalla vittoria di Macron e potrebbe ancora portare a protezionismo, guerre commerciali e forti restrizioni all’immigrazione. Se le forze di disintegrazione continueranno, il ritiro del Regno Unito dall’UE potrebbe alla fine portare ad una disintegrazione dell’Unione.

Su altri fronti, la Russia continua ad essere aggressiva nei paesi baltici, nei Balcani, in Ucraina e in Siria. In Medio Oriente ci sono molti stati quasi falliti, come l’Iraq, lo Yemen, la Libia e il Libano. E le guerre per procura sunniti-sciiti tra Arabia Saudita ed Iran sembrano non finire mai.

In Asia, l’audacia americana o nordcoreana potrebbe portare ad un conflitto militare nella penisola coreana. E la Cina continua – e in alcuni casi alimenta – le proprie controversie territoriali con i paesi vicini.

Nonostante tali rischi geopolitici, i mercati finanziari globali (GDOW, -0.05%) hanno raggiunto nuove altezze. Bisogna dunque chiedersi se gli investitori stiano sottovalutando gli effetti di questi conflitti.

Ci sono varie teorie a riguardo.

In primis, anche se mezzo Medio Oriente è in fiamme, non ci sono ancora stati shock petroliferi e lo shale gas americano ha aumentato l’offerta di energia a basso costo. Durante i conflitti precedenti in Medio Oriente – come la guerra del Kippur del 1973, la rivoluzione islamica iraniana nel 1979 e l’invasione irachena del Kuwait nel 1990 – le crisi di petrolio avevano causato una stagflazione globale e una forte correzione del mercato azionario.

Una seconda spiegazione è che gli investitori stanno facendo confronti con shock precedenti, come l’11 settembre, quando i politici salvarono la situazione bloccando i mercati con una forte politica monetaria e fiscale. Queste politiche hanno trasformato le correzioni del mercato post-shock in opportunità di acquisto, in quanto la caduta dei prezzi delle attività è stata invertita in pochi giorni o settimane.

In terzo luogo, i paesi che hanno effettivamente sperimentato locali shock sul mercato dei beni – come la Russia e l’Ucraina dopo l’annessione della Crimea e l’incursione nell’est Ucraina nel 2014 – non sono abbastanza grandi da influenzare economicamente gli U.S.A. o i mercati finanziari globali.

Allo stesso modo, anche se vuole un “hard Brexit”, il Regno Unito rappresenta solo il 2% circa del PIL mondiale.

Una quarta spiegazione è che il mondo non ha ancora sperimentato gli effetti degli attuali conflitti geopolitici. Non c’è ancora stato un conflitto militare diretto tra le grandi potenze, né l’UE è ancora crollata. Le politiche più radicali e populiste di Trump sono state parzialmente contenute. E l’economia cinese non ha ancora subito un atterraggio duro, che potrebbe creare instabilità sociopolitica.

Inoltre, i mercati hanno difficoltà a valutare tali eventi “black swan”, improbabili ma estremamente costosi. Ad esempio, non hanno potuto prevedere l’11 settembre. E anche se gli investitori ritengono che avverrà un altro grande attacco terroristico, non possono sapere quando.

Un confronto tra Stati Uniti e Corea del Nord potrebbe anche diventare un “evento cigno nero”, ma è una possibilità che i mercati hanno finora felicemente ignorato. Una delle ragioni è che, nonostante la furia di Trump, gli americani hanno poche opzioni militari realistiche: se gli U.S.A. colpissero, la Corea potrebbe usare armi convenzionali per eliminare Seul, dove vive quasi la metà della popolazione della Corea del Sud.

Gli investitori potrebbero supporre che, anche in caso di limitato scambio militare, non si arriverà ad una guerra piena e l’intervento della politica potrebbe ammorbidire il colpo sull’economia. In questo scenario, come per l’11/9, la correzione iniziale del mercato finirebbe per diventare un’opportunità di acquisto.

Ma ci sono altri scenari possibili, alcuni dei quali potrebbero rivelarsi cigni neri. Tenuto conto dei rischi connessi ad un’azione militare diretta, si dice che gli Stati Uniti stiano usando armi cibernetiche per eliminare la minaccia nucleare nordcoreana. Questo potrebbe spiegare perché tanti test missilistici della Corea sono falliti negli ultimi mesi. Ma come reagirà Pyongyang?

Una risposta è che potrebbe lanciare un proprio attacco informatico. Le capacità di cyber-guerra della Corea del Nord sono considerate solo di poco inferiori a quelle russe e cinesi e il mondo ne ha avuto prova nel 2014 quando hackerarono la Sony. Un grande attacco cibernetico nordcoreano potrebbe disattivare o distruggere parti delle infrastruttura critiche degli Stati Uniti e provocare enormi danni economici.

Questo rimane un rischio anche se l’America può sabotare le infrastrutture e l’intero sistema industriale della Corea.

Oppure, di fronte ad una distruzione del proprio programma missilistico, la Corea potrebbe scegliere la via low-tech, inviando una nave con una dirty bomb nei porti di Los Angeles o New York. Un attacco di questo genere sarebbe probabilmente molto difficile da monitorare e fermare.

Così, sebbene gli investitori potrebbero anche aver ragione a non preoccuparsi di un conflitto militare convenzionale tra Stati Uniti e Corea, forse stanno sottovalutando la minaccia di un vero evento cigno-nero, come una cyberwar tra i due paesi o una dirty bomb contro gli States.

L’escalation sulla penisola coreana sarebbe un’occasione per tuffarsi sulle azioni a prezzo scontato o sarebbe l’inizio di una forte crisi del mercato? È ben noto che i mercati possono prezzare i “rischi” associati ad eventi con distribuzione normale, statisticamente stimabili e misurabili.

Ma hanno più difficoltà ad affrontare “l’incertezza Knightiana”: il rischio non calcolabile in termini probabilistici.

Nouriel Roubini
Fonte: www.marketwatch.com
Link: http://www.marketwatch.com/story/why-are-markets-ignoring-geopolitical-risks-2017-05-08
8.05.2017

Traduzione per www.comedonchisciotte.org  a cura di HMG

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