Ottobre in Grecia: meglio non celebrare

I Greci dissero NO allo straniero (che eravamo noi), ma oggi è meglio non ricordarlo... troppe le similitudini

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Storie di invasioni e di invasori, esterni ma sempre con decisive complicità dall’interno. Oggi come ieri, stranieri (principalmente tedeschi) si prendono il paese, ieri con le armi oggi con l’economia. In Grecia si dismettono le produzioni di energia locale per importare corrente da fuori, con i conniventi locali che lucrano sugli aumenti di prezzo. Intanto, la popolazione accumula legna e si prepara ad un inverno di ristrettezze, mentre la nuova narrazione si fa strada, appoggiandosi senza ritegno agli eventi atmosferici di stagione, eccezionali perché aggravati ed esasperati da anni di incuria del territorio dovuta all’austerità. In un breve bilancio dei dieci anni di attività del blog greekcrisis, nato ad ottobre del 2011, Panagiotis nota come tutto sia peggiorato, 800 mila greci sono usciti dal paese, sostituiti da due o tre milioni di migranti e nessuno o quasi manifesta più, tanto meno ciò che resta dei sindacati o la Chiesta Ortodossa, del tutto appiattita sulle posizioni del potere ufficiale. I Greci hanno affinato le strategie di sopravvivenza, e il blog, come il suo autore, non hanno che le donazioni dei lettori. Il mese si conclude con il ricordo del 28 ottobre 1940, il “Giorno del NO”, in cui la Grecia rifiutò l’ultimatum di Mussolini, ora simbolo dell’orgoglio nazionale e per questo negato. Fu una vergogna per l’Italia, in parte cancellata da ciò che fecero molti italiani dopo l’8 settembre, consegnando le armi ai resistenti greci o addirittura passando a combattere tra le loro fila, andando incontro in molti casi – come quello famoso della “Divisione Acqui” – a una sorte terribile, per mano dei tedeschi. Il racconto si conclude con le storie parallele di due militari greci, uno – proveniente dalle élites – al soldo dello straniero ed uno no: come dice Panagiotis, “non è solo una questione storica. Si tratta della differenza tra il patriottismo dei greci sul terreno e il tradimento storico delle oligarchie dominanti”. Eh, già… chi meglio di noi, il paese che ha fatto del “vincolo esterno” il suo metodo di governo, può comprenderlo altrettanto bene?

 

Da “Realizzato in pura lana vergine” – pubblicato Lunedì 4 ottobre 2021

(…) Autunno, poi l’inverno greco. Così, le spiagge si svuotano… e il paese con loro, ma poi per altri motivi. Il mare è grigio, il cielo è basso. La metafisica COVIDISTA del regime intende imporre, per la terza volta consecutiva, l’annullamento o, in caso contrario, la riduzione delle feste e, soprattutto, delle sfilate previste per i giorni festivi del 28 ottobre.

All’inizio era stato annunciato che solo i soldati vaccinati sarebbero stati autorizzati a marciare, ma poi sembra che questa decisione sia stata annullata. Per coincidenza, la grande parata militare del 28 ottobre si svolge ancora a Salonicco.

Tanto più che il sentimento nazionale a Salonicco e più in generale nella Grecia del Nord, soprattutto in Macedonia e in Tracia, è molto più vivo che nel sud, che ad Atene.

Come per caso, è in questa Grecia scettica che il tasso di vaccinazione è significativamente più basso che altrove. Da qui la vendetta del regime, che ha appena imposto il coprifuoco in questa parte del paese, così come il divieto di musica nei caffè, bar e taverne. I nostri musicisti cambiano mestiere… il bouzouki poi muore. (…)

in Tessaglia, finalmente lontano da Atene, ci proteggeremo ancora come meglio possiamo, sotto i nostri letti e come tanti tappeti tradizionali Flokáti, fatti di pura lana vergine. I flokáti fanno parte della cultura e della tradizione greca da secoli. Le loro origini si possono far risalire al nord della Grecia, dove furono usati per la prima volta come copriletto o indumenti per combattere il freddo durante i mesi invernali; oltre ad essere usati come isolanti, stesi sul pavimento o appesi alle pareti per combattere il freddo e l’umidità.

Erano una parte importante della vita del villaggio nella Grecia settentrionale, perché erano una necessità per la vita quotidiana. E di questi tempi, con nuove carenze all’orizzonte, torneranno senza dubbio.

Tappeti e coperte Flokàti

Da “Come un orologio” – Pubblicato Sabato 9 ottobre 2021

In passato, le nostre città erano fortificate, le loro mura costruite per durare. Sono stati costruiti per durare, ma non per essere inespugnabili. Così a Trikala, città della Tessaglia occidentale, la sua fortezza, costruita durante il regno dell’imperatore Giustiniano, protegge oggi… un caffè la cui terrazza è piuttosto deserta, così come la torre e il suo orologio.

L’orologio, con il suo meccanismo originale del 1936, è ancora in funzione, dopo le necessarie riparazioni e i danni al vetro causati dal bombardamento tedesco del 1941. Da allora, l’orologio di Trikala è andato avanti di qualche minuto rispetto a tutti gli altri orologi del paese, fino al 1997. Si sa che la storia a volte è una questione di tempo… perso o guadagnato.

(…)

Nell’epoca attuale del mondo, le popolazioni indigene, e persino le popolazioni stesse, sono attaccate, o lo saranno a brevissimo termine, dagli avvoltoi della metapolitica, diventata ormai necropolitica. In Grecia, la classe dei politici, guidata da Mitsotàkis, è tra i mafiosi, lavorando per conto di Schwab, che è solo l’esecutore visibile, al soldo di insider ancora meno presentabili.

Guardiamo il… caso da manuale del futuro, quello della produzione di elettricità. Mitsotàkis, dopo aver ricevuto ordini, ha appena chiuso tutta la produzione greca di elettricità basata sulla lignite, per permettere immediatamente ai suoi amici, compresi alcuni membri della sua famiglia, di intraprendere… il succoso business dell’importazione di elettricità.

Questi ultimi, quindi, importano elettricità dagli altri paesi balcanici, che bruciano ancora lignite, e i prezzi sono raddoppiati per le famiglie greche. Inutile dire che i commercianti di Mitsotakis realizzano un generoso profitto sul passaggio degli elettroni liberi (…). E per garantire alla fine della catena, il pagamento di un minimo tra le bollette che stanno esplodendo, come dicono, Mitsotákis ha annunciato un aiuto eccezionale di 500 milioni di euro, destinato alle famiglie “affinché possano pagare le loro bollette elettriche”.

La pratica è profondamente mafiosa, questi 500 milioni provengono dalle tasche dei contribuenti e serviranno alla causa della banda per garantire agli amici e parenti del clan Mitsotákis un ritorno gravemente usurario. (…)

Ma non lontano dal versante della montagna, altri giovani e meno giovani si stanno preparando per l’inverno in arrivo, l’inverno di tutti i pericoli. Legna da ardere, selvaggina, caccia e lampade ad olio. Dalla Tessaglia alcune… minoranze hanno finalmente capito che l’elettricità potrebbe mancare; il Grande Reset è il meta-capitalismo… meno l’elettricità.

(…)

Venerdì sera, 8 ottobre, e il Regime ordina alla sua polizia di dare la caccia ai non vaccinati in tutti i luoghi chiusi, specialmente quelli della ristorazione. Diverse migliaia di agenti sono stati mobilitati, sia in città che in tutte le campagne del paese.


Da “Biosicurezza piovosa” – Venerdì 15 ottobre 2021

Il sole greco attraverso le nuvole. Il tempo è cambiato e questo è solo l’inizio. Sotto la pioggia… Atene è… sul mare perché è inondata, è come il paese. Per quasi vent’anni, le infrastrutture e le opere connesse, solitamente intraprese per far fronte alle inondazioni, sono state praticamente ferme.

Atene sul mare. 14 ottobre (stampa nazionale)

Il catastrofismo sostenuto e voluto dal meccanismo sociale, vuole far credere che il maltempo del momento sia eccezionale, salvo che non è il caso. (…) In un’emergenza così ben congegnata, il governo di Mitsotàkis, quel sociopatico, amico dei pedofili e compagno di speculazione… del maestro Bourla della Pfizer, ripete gli appelli alla popolazione, dove lo stato nemico ha già colpito più di una volta.

Così, dopo aver permesso al fuoco di inghiottire una buona parte dell’isola di Evia, e dopo aver affidato la gestione dei terreni forestali bruciati lo scorso agosto a un complice lussemburghese, specializzato peraltro nell’installazione di turbine eoliche, il governo esige che gli abitanti locali evacuino ciò che resta dei loro villaggi. Allo stesso tempo, nessuna delle strutture previste e comunque annunciate in agosto per proteggere i comuni dagli effetti delle inondazioni perfettamente prevedibili è stata realizzata. Quindi prendiamo nota.

 

Mitsotàkis nella sua stupidità. Atene, settembre 2021 (stampa nazionale)

Non molto tempo fa, Mitsotàkis, il suo ministro dell’alienazione dell’identità, il ministro ufficiale della cultura e i loro scagnozzi, farneticavano su… il cosiddetto lavoro di un artista contemporaneo ad Atene. Una sedia, semplicemente rotta. Un ciarlatano pagato dal potere tra molti altri… in questo secolo di costruttori di caos, finalmente riuniti per il bouquet finale.

E come parte dello stesso bouquet genuinamente finale, il think tank “greco” ELIAMEP spinge apertamente per il disarmo delle isole greche dell’Egeo perché Ankara lo richiede. ELIAMEP pesca dal … serbatoio salato di Sóros, alcuni dei cui membri appartengono come sappiamo alla camarilla dei ministri Mitsotákis, così come di Tsipras in passato.

(…) Un camionista che abbiamo incontrato in una stazione di servizio vicino a Meteora è abbastanza chiaro. “Quando il mio camion refrigerato viene noleggiato per trasportare merci deperibili tra, per esempio, Corinto e Salonicco, ho già duemila euro di gasolio e più di cinquecento euro di pedaggi per il viaggio di ritorno. E mi si chiede di trasportare la merce per tremila euro, cioè per cinquecento euro netti… e ancora. Quindi non è il prezzo dei trasporti che sta esplodendo, come si dice, ma piuttosto il prezzo delle nostre vite che sta precipitando. (…) Le aziende non importano più, vendono le loro scorte se possibile.

(…) Nel villaggio di Tessaglia, per esempio, molte persone stanno facendo scorta di legna, gasolio, cibo in scatola, frutta secca, candele, lampade a paraffina, bombole di gas… e persino cartucce per la caccia grossa. “Diciamo che questo inverno sarà quello di tutti i pericoli”, come dice il nostro camionista. “Tutto può fermarsi in qualsiasi momento… perché tutto sta cambiando davanti ai nostri occhi.

Mutazione quindi. La formazione COVIDISTA ha fatto il suo tempo, essendo passato anche il vaccino globale, il nostro mondo può finalmente aprirsi… alla sua nuova scarsità. Un nuovo modello, come ha sottolineato a suo modo il filosofo italiano Giorgio Agamben, parlando davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato a Roma, un discorso naturalmente censurato da Facebook.

(…) “La concentrazione esclusiva dell’attenzione sui contagi sanitari mi sembra che ci impedisca di percepire il significato di questa grande trasformazione e di renderci conto di come gli stessi governi non si stanchino di ricordarci che la sicurezza e le emergenze non sono fenomeni transitori ma costituiscono la nuova forma di governabilità.”

(…) Il sociopatico Mitsotàkis (…) ha venduto la più grande compagnia di assicurazioni mai posseduta dalla cosiddetta Banca Nazionale di Grecia a un cosiddetto fondo di investimento internazionale.

L’affare mafioso ha avuto luogo lo scorso aprile, questa compagnia di assicurazioni valeva 1,2 miliardi di euro ma è stata venduta per 230 milioni di euro. Il cosiddetto investitore ha persino preso in prestito del denaro… dal venditore per finalizzare il suo acquisto e, guarda caso, la figlia di Mitsotàkis è stata assunta… come cameriera di idee, dallo stesso fondo di investimento nell’agosto dello stesso anno. Quindi la pioggia… è solo per gli altri e il sole è solo per i delinquenti al comando.

(…) Tempo pesante, tempo apocalittico. Ancora più seriamente, gli Stati Uniti, tramite Tony Blinken, Segretario di Stato sotto il presidente Joe Biden, hanno fatto sapere che la Grecia stava ufficialmente diventando uno spazio di preparazione e di azione in una futura guerra tra la NATO e la Russia. Sulla scia di questo, il governo di Atene deve disarmare le sue isole del Dodecaneso ed eventualmente anche le isole dell’Egeo orientale più a nord, che è esattamente quello che è già successo a Cipro sotto la dittatura dei colonnelli, con un risultato ben noto e preparato. L’invasione di Cipro da parte dell’esercito di Ankara nel 1974.


Da “Dieci anni di blog…” – Domenica 24 ottobre 2021

 

Dieci anni di blog. Ho iniziato la GREEKCRISIS il 24 ottobre 2011, proprio in questo luogo, come sto facendo ora in Tessaglia. Tuttavia, è difficile dire se questo approccio autentico sia divertente o, in breve, piuttosto… spaventoso. Quasi 900 articoli dopo, i lettori sono stati in grado di decidere. La Grecia… ha fatto parte della festa negli ultimi dieci anni, ma poi è solo uno dei tanti paradigmi un po’ più all’avanguardia di altri.

(..) Già inseguendo gli eventi perduti, cioè quelli dei perdenti, siamo diventati più lucidi nella nostra analisi, così come i nostri lettori, la cui vita quotidiana non è proprio la stessa di dieci anni fa. E per quanto riguarda l’involucro politico, è solo un involucro, ed è pieno di buchi.

Esattamente dieci anni fa, ho scritto, tra le altre cose, quanto segue: “(…) Dopo aver lasciato Atene per qualche giorno, noto il silenzio opprimente della Grecia rurale. Le strade sono vuote e i caffè hanno perso la loro clientela. Anche la socievolezza qui cala le sue serrande. Prima della Troika, la gente sfilava davvero indossando la ricchezza – piccola o temporanea, non importa – tutti dovevano mostrare un nuovo acquisto. “Ora, quando la disoccupazione e i fallimenti colpiscono anche le porte della gente di campagna, queste non si aprono più per i vicini, i cugini e gli amici. I piccoli villaggi hanno comunque grandi preoccupazioni. C’è anche la vergogna. È enorme.

(…)

Nel 2021, le taverne e i caffè sono abbastanza frequentati, ma ci sono meno greci nel paese. Quasi 800.000… nativi hanno lasciato il paese sotto gli effetti della cosiddetta crisi. Sono stati immediatamente sostituiti da due o tre milioni di migranti “selezionati”, cioè provenienti da paesi musulmani, amici della Turchia e, se necessario, strumentalizzati da Ankara.

E per quanto riguarda il famoso debito greco, nel 2021 supererà i 300 miliardi di euro, solo che ora tutti pensano che sia “normale e gestibile”, almeno secondo quanto si dice a Bruxelles e Berlino. (…) anche la vergogna dell’impoverimento di dieci anni fa ha fatto il suo tempo. Praticamente tutti sono livellati verso il basso (…) Soprattutto, abbiamo affinato le nostre soluzioni coordinate per riscaldare e cucinare con la legna durante la probabile futura grande interruzione di corrente. (…)

Perché in questa Grecia ancora piuttosto rurale, è passato anche il tempo in cui alcune persone manifestavano a bordo delle loro macchine agricole; i sindacati, compresi quelli agricoli, imbottiti di soldi del sistema, non rappresentano più nulla. Si salvi chi può e Grand Reset! (…) La vendita di frutta e verdura sarà infine consentita in esclusiva alle società per azioni… quindi contro i produttori locali.

Dieci anni di blog, il processo rimane, bisogna dirlo, estenuante. Dalla sua creazione nell’ottobre 2011, il blog è stato costantemente alle prese con problemi materiali. Questi problemi, lo sappiamo, sono normali quando si tratta di un lavoro di reinformazione e di analisi, per di più messo all’indice dalla rete degli addetti ai lavori che di solito regolano, concedendo fondi, il destino delle idee ancora autentiche e soprattutto libere.

Nonostante queste difficoltà, GREEKCRISIS ha tenuto duro contro ogni aspettativa; anche contro lo scoraggiamento. E prima di tutto, è grazie al duro lavoro del mio amico Kéndavros, amico di lunga data e informatico della primissima guardia di codici e macro, che questo blog deve tutta la sua esistenza in materia tecnica. Vorrei ringraziarlo con tutto il cuore.

E i nostri lettori e amici non hanno smesso di darci il sostegno morale e materiale che ci ha permesso di continuare fino ad oggi. Ma, se questo sostegno è stato assiduo e fervente, non è stato abbastanza ampio e sistematico per aiutare questo blog ad affrontare le sue difficoltà e le sue crescenti richieste materiali.

Ci appelliamo quindi regolarmente a tutti i nostri lettori, a tutti i nostri amici, a tutti coloro che sono interessati al nostro approccio per aiutarci ad esistere.

(…)

Dieci anni fa, potevamo ancora andare in un locale e sederci liberamente tra le sue mura, prendendo tutta la misura del tempo sociale e a volte anche scrivendo i nostri articoli. Non più. Dappertutto in Grecia, tranne che per il momento sulla terrazza, è richiesto un cosiddetto “pass sanitario”, in realtà un pass per una buona condotta sociale e politica.


Da “Il 28 ottobre della libertà” – Venerdì 29 ottobre 2021

La Grecia sta vivendo la sua quarta festività, intenzionalmente neutralizzata o comunque minimizzata dal Regime, con il pretesto del COVIDismo. Dal 2020, le due principali giornate commemorative nella terra degli ellenici contemporanei, cioè quella del 25 marzo che celebra l’inizio della guerra d’indipendenza greca del 1821 contro l’impero ottomano, e poi, quella del 28 ottobre, “Il giorno del no” che segna il rifiuto dell’ultimatum di Mussolini del 28 ottobre 1940 da parte di Ioánnis Metaxás e subito dopo dal popolo greco, stanno entrambe subendo una forma di soppressione occulta e, per dirla tutta, subdola.

Il giorno del NO. Atene, 28 ottobre 1940

La cosa peggiore è che la sera di questo 28 ottobre 2021, Angela Merkel, che rappresenta l’ultimo nazismo europeo riconvertito all’eutanasia… il più ampiamente mascherato di sempre, è di nuovo ad Atene. Mitsotàkis, la sua cricca di parassiti e il resto del cosiddetto sistema politico la accolgono a braccia aperte (…)

Eppure, quello che sta provando il vero paese vorrà sempre celebrare il suo ricordo del “NO”, quella prima vittoria greca contro le forze dell’Asse. Una commemorazione, tuttavia, che gli attuali “leader” stanno facendo di tutto per dimenticare. Questa è una storia ben nota e tragica.

Nelle prime ore del 28 ottobre 1940, Emanuele Grazzi, ambasciatore dell’Italia di Mussolini, andò alla residenza privata del generale Ioánnis Metaxás. (…)  Grazzi è il portatore dell’ultimatum che chiede libertà di passaggio per l’esercito italiano in Grecia, oltre all’occupazione di molti luoghi e infrastrutture strategiche del paese. Metaxás, abbastanza commosso, si oppose categoricamente, avendo detto in francese: “Alors c’est la guerre”, seguito da: “Non, c’est impossible (…)” ancora prima che l’ultimatum scadesse alle 6 del mattino, l’esercito italiano entrò in territorio greco attraverso il confine albanese, dato che l’Albania era già un protettorato dell’Italia di Mussolini. “Fu il momento più doloroso e ignominioso di tutta la mia carriera diplomatica”, scrisse Grazzi nel suo diario, pubblicato nel 1945. (…)

Emanuele Grazzi aveva chiaramente avvertito i suoi superiori. Le tensioni tra il suo paese e la Grecia avevano rafforzato il sentimento patriottico della popolazione e alla fine, in caso di attacco, i greci avrebbero opposto una vera resistenza armata. Ma questo punto di vista era in netto contrasto con quello di Mussolini, e in particolare con quello di Ciano, i cui legami con gli inglesi furono in seguito piuttosto provati.

Per i greci, il 28 ottobre 1940, la sua commemorazione, le sue festività, è dunque sinonimo di NO, quello della dignità, della resistenza e della libertà. Il suo ricordo immediato è stato celebrato per la prima volta durante l’occupazione. (…)  Più precisamente, fu nell’edificio principale e nel cortile dell’Università di Atene che ebbe luogo la prima celebrazione il 28 ottobre 1941. (…) Il secondo anniversario, il 28 ottobre 1942, la celebrazione si tenne in Piazza della Costituzione(…) Infine, per la prima volta, questo giorno ormai storico fu celebrato ufficialmente il 28 ottobre 1944, con una sfilata davanti al primo ministro Yórgos Papandreou.

L’apparente paradosso della Grecia contemporanea è che non celebra la fine della guerra l’8 maggio 1945, ma il suo inizio il 28 ottobre 1940. Questo non è un atteggiamento sorprendente, tuttavia, se si considera la storia degli anni ’40 nei Balcani. La Grecia, liberata tra il settembre e l’ottobre 1944, sentì subito il sapore amaro della terribile battaglia di Atene tra il dicembre 1944 e il gennaio 1945, cioè la fase II della guerra civile, che contrappose la sinistra alla destra, in un clima di lunga guerra civile dal 1944 al 1949. E fu così che in un paese martoriato che aveva già perso quasi il 10% della sua popolazione tra il 1940 e il 1944, non si poteva celebrare altro evento che il NO, né si voleva farlo, col rischio di sprofondare nel terribile abisso della divisione e persino dell’odio.

Nel 2021, l’autunno generale è ormai europeo, per non dire occidentale, e in senso globale. (…)  Dal Peloponneso, il capo della Chiesa locale di Messinia dichiara addirittura “che l’equivalente del soffio di Libertà del 1940 è oggi il vaccino”. Il meglio di tutti i mondi della cultura della cancellazione.

E per quanto riguarda le parate, sia scolastiche che militari, sono state vietate in Tessaglia con il pretesto COVIDIANO, mentre tutte le manifestazioni alla moda del totalitarismo minoritario sono ampiamente ammesse, comprese proprio questa settimana e come per caso, quelle di pakistani e zingari.

(…) i caffè e i bistrot avevano già installato i loro riscaldatori a gas negli spazi aperti per i non vaccinati. Quanto ai soggetti vaccinati, sono stati stipati senza maschere né distanze all’interno, e ci viene detto che la COVID galoppa di nuovo e che gli ospedali della Tessaglia sono strapieni, sapendo che ci sono meno letti disponibili… dopo aver espulso gli ospedalieri non vaccinati. Allo stesso tempo, tra gennaio e settembre 2021, il paese sta vivendo un reale eccesso di mortalità di più di 10.000 morti, rispetto al periodo equivalente del 2020, che rimane da interpretare, o addirittura spiegare. Ma alla fine, in questo 28 ottobre, non è questo l’argomento del giorno.

(…) C’è anche il caso degli amici italiani, nonostante gli eventi del 1940. Alcuni si sono stabiliti a Trikala dagli anni della guerra, e altri, per esempio, sono venuti ad aprire un negozio negli ultimi anni. Bisogna dire che la memoria collettiva greca non conserverà molto… sulla figura del nemico dell’italiano del 1940, a differenza, bisogna dirlo, dell’analoga figura dell’occupante tedesco (…)  all’epoca della svolta italiana del 1943, dopo (…) l’8 settembre 1943, alcune unità dell’esercito italiano consegnarono le loro armi ai partigiani comunisti greci; in particolare, la divisione Pinerolo in Tessaglia.

Il racconto di Romolo Galimberti “Scarpe rotte” (…) dà un resoconto dettagliato del suo passaggio tra le due parti, così come il suo coinvolgimento con la Resistenza in Grecia, e il suo libro è stato tradotto in greco. (…) Bisogna dire che il destino degli italiani in Grecia tra il 1943 e il 1944 fu terribile. Molti combattenti italiani si schierarono con la Resistenza, ma le perdite italiane furono enormi, il tragico episodio più noto è quello della divisione Acqui a Cefalonia. Dopo aver combattuto valorosamente contro le forze tedesche, fu annientata, i suoi uomini furono giustiziati dai tedeschi, diverse migliaia di morti… tutti uguali.

(…)

Disarmati e abbandonati al loro destino dopo il ritiro dell’ELAS, l’esercito dei resistenti filocomunisti, in posizioni più sicure, furono decimati dalla fame e dalle malattie. Più di duemila italiani perirono tragicamente e furono sepolti nella zona. I loro resti furono finalmente rimpatriati dalle autorità italiane nel 1956. Tuttavia, non sono dimenticati; oltre al loro monumento vicino al lago di Plastíra, ogni anno i comuni della regione e l’ambasciata italiana organizzano le loro commoventi e necessarie giornate della memoria.

(…) il Palazzo e il suo capo di stato maggiore Aléxandros Papágos avevano preparato un piano di ripiego, offrendo fin dall’inizio la regione dell’Epiro all’esercito di Mussolini. (…) Pertanto, quando Papágos ordinò alle unità greche sul campo di arretrare, stava servendo i piani italiani… o meglio inglesi.

Solo che sul campo c’era anche il generale Charálambos Katsimítros, comandante dell’ottava divisione di fanteria dell’Epiro, con sede a Ioannina. E questo generale, che veniva dalle “classi inferiori”, aveva preso la decisione di organizzare la difesa avanzata e, soprattutto, di tenere Elaia o Kalpáki nonostante le istruzioni contrarie dello stato maggiore, e così riuscì a difenderla dai ripetuti attacchi fino al 9 novembre. In questo modo, riuscì a contenere l’offensiva italiana nel settore dell’Epiro e guadagnò tempo prezioso fino all’arrivo dei rinforzi greci.

Il confronto tra Katsimítros e Papágos non è solo una questione storica. Si tratta della differenza tra il patriottismo dei greci sul terreno e il tradimento storico delle oligarchie dominanti.

Perché prima di tutto, Papágos era un figlio della plutocrazia e della xenocrazia. Nato ad Atene nel 1883, è cresciuto in una famiglia ricca con stretti legami con la famiglia reale. (…) Papágos studiò per due anni, dal 1902 al 1904, alla scuola militare di Bruxelles e tra il 1904 e il 1906, alla Scuola di Cavalleria del Ministero della Difesa a Ypres. Fu nominato da Giorgio II capo dello stato maggiore dell’esercito il 1° agosto 1936.

Charálambos Katsimítros, al centro della foto. 1940

Al contrario, Charálambos Katsimítros nacque in un villaggio di montagna dell’Euritania nella Grecia centrale, a Klítsos vicino a Fourná nel 1886, e come figlio di una famiglia povera entrò nell’esercito come volontario. Poi, dopo essere passato per la Scuola Sottufficiali nel 1911, dato che Katsimítros non frequentava le scuole straniere e non era stato promosso dagli iniziati… “È diventato un generale sul campo di battaglia, sempre in prima linea tra il 1912 e il 1940. Promosso colonnello nel 1930 e tenente generale nel 1937 da Metaxás, quest’ultimo lo nominò infine comandante dell’ottava divisione di fanteria in Epiro nel 1938. (…) Così, il soldato di campo Katsimítros sapeva che, come aveva sempre fatto in questo paese, doveva difendersi sullo stretto. Lo capì perfettamente anche il tenente di riserva dell’Albania, Odysséas Alepoudélis, il poeta che vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1979, Odysséas Elýtis per il suo pseudonimo, che scrisse: “È a queste strettezze che ho aperto le mie mani – È a queste strettezze che ho svuotato le mie mani”.

Odysséas Elýtis, futuro Nobel per la letteratura, al centro dell’immagine. 1940

(…) Sotto il fuoco delle batterie di artiglieria italiane che martellavano le posizioni greche, Elýtis fu inizialmente bloccato, ferito alla schiena da schegge. Poi, in condizioni igieniche spaventose, cadde vittima di un grave caso di tifo. Evacuato all’ospedale di Ioannina il 26 febbraio 1941, lottò per più di un mese contro la morte(…) Dopo una fase di incoscienza e allucinazione, quando i medici pensavano che fosse perduto, Elýtis si riprese miracolosamente.

Nel suo discorso a Stoccolma nel dicembre 1979, il poeta disse “Ed eccomi qui, oggi, (…) con solo poche parole elleniche nelle mie mani. Sono modeste, ma vive, poiché sono sulle labbra di tutto un popolo. Hanno tremila anni, ma sono fresche come se fossero appena usciti dal mare. Tra i ciottoli e le alghe delle coste dell’Egeo. Nel blu brillante e nella trasparenza assoluta dell’etere. È la parola cielo, è la parola mare, è la parola sole, è la parola libertà.

TRADUZIONE A CURA DI FRANZ-CVM

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