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Di Glauco Benigni per ComedonChisciotte.org

A causa della dinamica continua che si svolge nella rete Internet tra milioni di Utenti-Osservatori-Commentatori, che reagiscono alla pressione esercitata sulla narrazione da parte dei media mainstream, la VERITÀ NARRATA assume in progress una forma sempre più INDETERMINATA.

Nel frattempo, le tre LIBERTÀ cardine della Libertà di Espressione (produzione di contenuti, accesso garantito alle reti di diffusione e accesso alle risorse economiche) che avevano consentito a centinaia di milioni di Creatori di Contenuti di confrontare nel web le proprie interpretazioni della realtà, diventano sempre più ‘Fantasmi di libertà’ e appaiono sempre più CONTROLLATE (VIGILATE, MISURATE e ORIENTATE). Il fenomeno è dovuto alla forsennata raccolta di Big Data e alla sorveglianza delle attività digitali da parte delle Intelligence e dei pubblicitari.

Recentemente poi, a causa del Digital Service Act, il Controllo è stato formalizzato legalmente su scala Unione Europea e ciò riconduce la Libertà di Espressione, proprio nella Culla della Civiltà, ai tempi dell’Inquisizione.

Ne deriva che:

se la Verità è Indeterminata e la Libertà è Controllata, l’equazione TANTA VERITÀ = TANTA LIBERTÀ, strategicamente rilevante per la specie umana, assume a questo punto la forma di confronto continuo tra INDETERMINAZIONE e CONTROLLO e produce su grande scala sociale una sensazione generalizzata di CAOS TOTALE innervato da un mix di IMPOTENZA e DISINTERESSE.

L’astensionismo alle elezioni nelle democrazie liberali è uno degli effetti più vistosi, ma ad esso si vanno aggiungendo altre ‘devianze’ sociali moderne, tra cui la mancanza di vere aspettative di lungo respiro da parte dei giovani umani e la ‘Sindrome di Stoccolma di massa’ che nel contesto di un classico rapporto Carnefice/Vittima, conferisce alle Elites un potere seduttivo e ipnotizzante sugli strati più fragili delle popolazioni.

Facciamoci due domandine :

  1. Quanto tempo c’è voluto, dalle prime forme di convivenza civile alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti del 1948?
    Ricordiamo che l’Articolo 19 così recita: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere“.
    Risposta: ci sono voluti più di 2000 anni.
  2. Quando è stato abrogato di fatto l’Articolo 19 sulla Libertà di Espressione intesa anche quale assenza di Controllo e Ingerenza?
    Ricordiamo che l’esistenza di Echelon viene resa nota verso l’anno 2000 (la Rete Echelon indica il sistema mondiale d’intercettazione delle comunicazioni private e pubbliche gestito da USA – UK- Australia – Canada – Nuova Zelanda) e che a questa si aggiunse presto lo USA GF, una legge federale statunitense, controfirmata dal presidente George W. Bush il 26 ottobre 2001, che permette all’FBI, alla CIA e altre autorità di pubblica sicurezza di chiedere le intercettazioni e il traffico Internet ai social provider, senza un mandato della magistratura e una notifica ai diretti interessati del materiale acquisito.
    Risposta: circa 23 anni fa.

In sostanza la Comunità Pianetaria, che aveva ottenuto dopo 2000 anni una formale garanzia di Libertà per Tutti, se l’è giocata senza alcuna reazione degna di nota in 23 anni, calpestando la memoria di centinaia di milioni di persone che avevano lottato ed erano morte per ottenere quella garanzia di Libertà. Un vero capolavoro dell’evoluzionismo sociale darwinista ottenuto soltanto grazie alla digitalizzazione delle reti che trasportano segnali.

Da almeno 23 anni infatti siamo TUTTI  CONTROLLATI (coloro che accedono a Internet o a semplicemente a un telefono sia fisso che portatile), quindi agiamo in un regime di libertà vigilata. Le nostre conversazioni telefoniche, le nostre email, tutta la messagistica What’s App, i nostri accessi alla rete, i nostri commenti e like o dislike e pertanto anche ogni nostra scelta e preferenza politica, sessuale, religiosa e comunque ‘intima e privata, è nota ai gestori di diverse Intelligence nel mondo. La cosa sorprendente è che DOVUNQUE, sia in Occidente che in Oriente, tale sorveglianza e tale limitazione di libertà è ampiamente tollerata.

EPPURE il dibattito sul concetto di Libertà c’era stato eccome…riassumiamolo:

Da sempre gli uomini si interrogano sul concetto astratto di ‘L I B E R T À‘ e sulle sue condizioni di praticabilità e godimento nella vita di ogni giorno. ‘Libertà’ appare essere una grande evocazione intrisa di speranza: uno di quei paroloni che si rinvengono nell’Olimpo dei sogni collettivi, accanto a Giustizia, Amore, Fede, Dignità, Verità, Onore, Fratellanza Universale…tutte idee guida rispetto alle quali si è forgiata la Storia, e anche la Geografia. Alcune idee guida sono decisamente attribuibili alla Destra Storica Idealista e Retorica, altre invece sono condivise anche dalla Sinistra Classica Materialista e Retorica, e tra queste appunto l’idea di Libertà, che si configura pertanto come un concetto bipartisan, o meglio: Universale.

È ovvio pertanto che la ricerca e il mantenimento della Libertà appaiono essere pulsioni importanti: temi che sono posizionati in prima fila nelle scelte e le condizionano. L’argomento è comunque 1) molto interpretabile, al variare dei Tempi e dei punti di osservazione; 2) al dunque quasi sempre indeterminato e 3) secondo alcuni spesso pretestuoso o addirittura ‘un’illusione’, come viene anche sostenuto nel film del 1970 “Colossus: The Forbin Project” dal supercomputer protagonista che grazie alla sua Intelligenza Artificiale si è impadronito delle sorti dell’umanità.

Di certo la libertà individuale è diversa se vissuta a 20 anni o a 40 anni o alla fine del transito terrestre. Parimenti è diversa se si vive in buona salute e buone condizioni economiche oppure se si è malati e precari. Sembrano (e lo sono) affermazioni ovvie, ma troppo spesso si dimenticano nel nome di generiche rivendicazioni totalitarie, tipiche delle strutture mentali rimaste un po’ infantili.

La libertà collettiva invece è una di quelle parole che sono diventate ‘bussola’ per orientamenti macropolitici, hanno mosso i popoli e commosso le loro avanguardie, giungendo a spingerli fino alle rivolte popolari, alle rivoluzioni e al martirio. La Chiesa Cattolica Romana, per esempio, in difesa della libertà di culto ha sacrificato nei primi secoli migliaia e migliaia di martiri, però in cambio ha ottenuto una certa egemonia spirituale in Occidente e un certo potere temporale che si è incarnato in una straordinaria dinastia di 265 pontefici.

Gli autori degli anni ’70 del 1900 sono stati molto prolifici nell’affrontare l’argomento ‘Libertà’ che era evidentemente entrato nel mirino dell’emancipazione sociale e contemporaneamente diventato una merce preziosa ed eventualmente da esibire, sia durante che dopo i mortaretti del periodo 1968-1978.

Nel 1972 il cantautore milanese Giorgio Gaber cantava: “la libertà non è star sopra a un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione“. Gaber inseriva quindi il tema – giustamente – all’interno di un processo dinamico che comunque condiziona la libertà stessa e la fa mutare al variare degli eventi. Essere libero non vuol dire vivere in solitudine, ai margini o fuori dalla società civile. La libertà si realizza infatti se è condivisa costantemente in un continuo confronto tra libertà individuale e collettiva. Da cui la Libertà non esiste senza, per lo meno, la Democrazia, la Giustizia, la Libertà d’Opinione, di Espressione, di Spostamento e Azione…tutti obiettivi che devono essere conquistati e difesi con la Partecipazione sociale non episodica ma costante.

Negli stessi anni Louis Bunuel dedica alla ‘libertà’ una ampia riflessione, ce lo raccontano diversi critici cinematografici tra cui Andreina Serena: “La via lattea“, “Il fascino discreto della borghesia” e “Il fantasma della libertà“, nati da tre soggetti originali, vanno a formare una trilogia della ricerca della libertà. Così il regista spagnolo ci spinge a riflettere su due argomenti:

  1. La scelta delle proprie catene come scelta di libertà. Ricordiamo che due secoli prima il popolo spagnolo aveva realmente gridato “Viva le catene“, dichiarandosi disposto a tornare sotto i Borboni, in chiave antinapoleonica;
  2. Una questione che già 50 anni fa qualche avanguardia culturale percepiva: oggi è un intero sistema a preferire le catene e Buñuel ne fotografa il suono grave, un suono tanto stridulo quanto drammatico, grazie a cui è possibile destarsi. Destarsi sì! Ma è difficile perchè la ricerca della libertà rischia di essere una ‘caduta libera’ nel vuoto dove ogni appiglio si sgretola. La libertà come droga anche, che più ne hai più ne vuoi e che ti sfugge dalle mani mentre cerchi di trattenerla. La libertà come struggimento, così come viene anche cantata in francese da George Moustaki e Charles Aznavour.

Nella seconda metà del secolo scorso una parte importante della cultura di massa mondiale, l’industria discografica pop-rock anglo-americana, ha affrontato il tema grazie a decine di musicisti e cantanti tra i quali figurano (solo per citarne alcuni) Bob Marley, Bruce Springsteen, Aretha Franklin, i Beatles, Jimmi Hendrix, Sting, e i Deep Purple. Per bocca di Janis Joplin poi ha sancito che: “freedom is just another word for nothing less to lose” (La libertà è solo una parola che significa ‘nient’altro da perdere’ ). Rispolverando in tal modo una versione molto drammatica e forse tragicamente iperrealista, di antica scuola. Risulta infatti essere la visione aggiornata di quella del sommo poeta Dante, per il quale: “Libertà va cercando, ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta (Purgatorio, canto I)”

In sostanza se vuoi la libertà devi essere pronto a pagarla perfino con la vita!

Si potrebbe chiudere qui, soprattutto se ricordiamo, oltre ai Martiri della Chiesa e ai morti per sciopero della fame, la sequenza dei grandi ‘ammazzati’ recenti: Gandhi, JFK e suo fratello Robert, Martin Luther King, Yitzhaz Rabin o su scala nazionale italiana Enrico Mattei, Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino…una sequenza di cercatori/difensori della libertà che conferma purtroppo un alto rischio:

bisogna essere pronti a dare la vita per ottenere la libertà a 24 carati e mantenerla.

E qui scopriamo un fatto importante…non bisogna farsi illusioni: che si tratti di libertà individuali o collettive, c’è sempre Qualcun Altro che decide dove comincia e dove finisce la ‘tua’ Libertà. E questo Qualcun Altro è sempre vestito con gli abiti del Potere: militare, mercantile, politico, scientifico o religioso che sia. Manifesto o occulto. Ovviamente il Potere manifesto limita la libertà con delle norme condivise, quelle che chiamiamo Leggi, Costituzioni, Trattati Internazionali, etc.. (Vedi i già citati Patriot Act o Digital Service Act); il Potere Occulto invece interviene brutalmente sul diritto alla libertà e lo azzera con la violenza, oppure, negli ultimi tempi, grazie alle interpretazioni peggiori delle Leggi, la Controlla da Remoto, la pone sotto continua minuziosa osservazione in regime di sorveglianza, anch’essa occulta, riducendone a suo piacimento la qualità e la caratura al variare delle circostanze.

Ma la Libertà è definibile a parole? Interpelliamo l’Oracolo Supremo del III Millennio, sua Sapienza Wikipedia, che così recita (nella versione italiana): “Per libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla“. Al variare dell’ambito in cui si opera la libera scelta, si parla di libertà morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, libertà metafisica, religiosa, ecc.

Secondo Isahia Berlin, filosofo morto nel 1997: “L’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole, scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci prenda e ci massacri; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c’è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla“.

SCEGLIERE – RESISTERE – DIFENDERE

Scegliere“! Nonostante questo sia un verbo ‘imponente’ e non sempre alla portata di tutti, è il verbo dal quale non si dovrebbe prescindere nella ricerca della Libertà; mentre invece “Resistere” e ancor più “Difendere” sono i verbi da coniugare per il mantenimento.

Berlin è anche il pensatore che ha ripreso nel dibattito i concetti di ‘Libertà negativa‘ e ‘Libertà positiva‘ che, come vedremo erano stati immessi già dalla Teologia Cristiana. La libertà negativa coincide con “l’area entro cui una persona può agire senza essere ostacolata da altri“. Il concetto di libertà positiva invece nasce per Berlin col desiderio dell’individuo di essere padrone del proprio destino. In sostanza: divenire padroni di se stessi capaci di autodeterminarsi (grazie al libero arbitrio).

Come si può constatare l’argomento non è riducibile a slogan. Lo sapevamo e lo stiamo ampiamente confermando.

Facciamo ora un salto nel passato per capire come i maggiori pensatori di migliaia di anni fa vedevano la Libertà.

La parola ‘libertà’ viene dal latino libertate(m), a sua volta derivato da liber, ‘libero’. I termini germanico o anglosassone ‘Free(dom)’ o ‘Freiheit’, secondo le ipotesi etimologiche, hanno invece il proprio significato attuale dal germanico ‘frī-halsa‘ cioè ‘qualcuno che possiede il suo collo’, che può quindi disporre di sé stesso.

Alla Dea Libertà i Romani avevano innalzato due templi, uno nel Foro e l’altro nell’Aventino. Nella civiltà greca il concetto di libertà atteneva principalmente alla politica e alla religione: per i Greci la libertà doveva essere connaturata alla potenza e all’autonomia dello Stato piuttosto che agli individui, che tuttavia godevano di diritti relativi alla libertà.

Per Cicerone, la libertà in senso religioso era implicitamente negata, in quanto subordinata al concetto di FATO come ordine causale universale e necessitato a cui tutti erano sottoposti, compresi gli Dei. La libertà dell’uomo consisteva allora nella libera accettazione del proprio destino e nell’obbedienza al principio dell’equilibrio e dell’armonia universale.

Per Aristotele, un’azione volontaria e libera è quella che nasce dall’individuo e non da condizionanti fattori esterni, a condizione però che sia predisposta dal soggetto con un’adeguata conoscenza di tutte le circostanze particolari che contornano la scelta.

Secondo Plotino la conoscenza razionale delle circostanze particolari che ispirano la libera scelta è condizione necessaria ma non sufficiente. Ci vuole anche la conoscenza universale del Bene più alto, l’Uno divino.

I Cristiani prima e i Cattolici romani contro Luterani e Calvinisti poi, modificano ampiamente la concezione classica della libertà:

  1. Esiste la schiavitù del peccato originale;
  2. Senza la grazia divina e la rinascita in Cristo non succede niente;
  3. La libertà sarà conseguibile dall’uomo solo quando lascerà questo mondo terreno per il giudizio finale nel regno dei cieli.

Come accennato, per i Teologi Cristiani inoltre l’uomo può considerarsi libero se non c’è nulla che lo ostacoli (‘libertà negativa’) nel mettere in atto ciò che ha pensato e scelto di fare (‘libertà positiva’). La ‘libertà positiva’ quindi coincide con il libero arbitrio in senso astratto.

E i pensatori moderni come la vedono?

Cartesio definisce la libertà non come un puro e semplice “libero arbitrio d’indifferenza” ma come impegnativa scelta concreta di ricerca tramite il dubbio.

Hobbes contrappone al pensiero cartesiano la concezione della libertà come “assenza di ogni impedimento al moto“, per cui ognuno “gode di una maggiore o minore libertà secondo l’ampiezza dello spazio di cui dispone per muoversi“. Lo assecondano anche John Locke e David Hume

Leibniz osserva che “quando si discute intorno alla libertà del volere o del libero arbitrio, non si domanda se l’uomo possa far ciò che vuole, bensì se nella sua volontà vi sia sufficiente indipendenza“. Leibniz cioè rilevava l’insufficienza di una definizione negativa della libertà trovando però egli stesso difficile darne una connotazione positiva dopo quanto espresso su questo tema da Spinoza che scriveva: “Tale è questa libertà umana, che tutti si vantano di possedere, che in effetti consiste soltanto in questo: che gli uomini sono coscienti delle loro passioni e appetiti e invece non conoscono le cause che li determinano“… in sostanza “la libertà è mettere da parte ogni desiderio e passionalità e accettare quella essenziale identificazione per cui la libertà dell’uomo non è altro che la capacità di accettare la legge della necessità che domina l’universo“.

Per Rousseau, invece “l’uomo è nato libero ma è ovunque in catene”. Affermazione questa molto realistica che ispira quasi tutte le riflessioni antisistema contemporanee.

Con Kant cambia completamente la concezione della libertà, che non appartiene più al mondo dei fenomeni sensibili ma a quello che fonda l’esperienza, al mondo metafisico del noumeno quanto è pensato o pensabile dal puro intelletto

Per Hegel i due termini, apparentemente inconciliabili, di libertà e necessità possono invece coesistere nel concetto di autonomia: nel senso che l’uomo obbedisce a una legge che egli stesso liberamente si è dato. Bisogna fondare la libertà nella realtà e nella storia, dove essa si realizza mediante un processo dialettico che attraversa le istituzioni politiche passando dal dispotismo sino alle (al suo tempo) moderne monarchie costituzionali.

Hegeliani di sinistra sono due pensatori radicali della libertà, fondatori, con Pierre-Joseph Proudhon, dell’anarchismo: Michail Bakunin e Max Stirner.

Per Karl Marx la libertà non ha senso se la si identifica, come faceva Hegel, con un astratto procedere dialettico dello Spirito universale: essa vive invece storicamente, come uno strumento di liberazione economica, sociale e politica. Il suo fine è emancipare l’uomo dalla miseria, dalla guerra e dalla lotta di classe. La libertà sarà realizzata quando finalmente ognuno sarà libero materialmente e spiritualmente (Giorgio Gaber sarebbe d’accordo!)

Karl Jaspers vede nel sempre illusorio e deluso tentativo dell’uomo di conquistarsi la libertà quello che egli chiama “lo scacco dell’esistenza“. Per Sartre la libertà è il segno dell’assurdità della vita dell’uomo “condannato a essere libero“.

La libertà è posta al centro della filosofia del libertarianismo, i cui massimo esponenti sono Murray Rothbard, Ludwig von Mises, Friedrich von HayekLa libertà è essenziale per far posto all’imprevedibile e all’impredicibile; ne abbiamo bisogno perché abbiamo imparato ad aspettarci da essa le occasioni per raggiungere molti dei nostri obiettivi“.

La libertà Atea, come si legge in un articolo del nº 1/2006 della rivista L’Ateo (pag. 21): “L’ateismo autentico, in quanto assertore di libertà metafisica (che sta a base di ogni altra libertà umana) ha un senso soltanto ed esclusivamente se è in grado di condurre sul piano sociale all’affermazione e alla diffusione della libertà in ogni suo aspetto e ad ogni livello“.

La libertà secondo Buddha…consiste nell’ottenere il controllo su se stessi; ottenere controllo su corpo e parola, inizialmente, ma soprattutto sulla nostra mente…quindi conoscere la reale radice dei nostri problemi e dei nostri ostacoli. Questo in sostanza implica affrontare l’idea stessa del sé – perché in effetti è proprio da lì che partono tutti i tipi di sfida.

La libertà Taoista echeggia sia la visione di Cicerone che quella di Spinoza: essere in equilibrio con l’armonia universale e ‘abbandonarsi attivamente’ alla danza del cosmo .

La libertà per l’Islam: il Corano, oltre a versetti favorevoli alla scuola Qadariyya, sostenitrice del libero arbitrio, contiene anche diversi passi che insegnano l’ineluttabilità del decreto divino favorevoli alla scuola della Jabriyya, predestinazionista.

In conclusione, scusandomi per il fatto di aver trascurato alcuni filosofi e alcune Scuole di pensiero, va ricordato che la Libertà è declinabile anche quale ‘libertà da‘ e ‘libertà di‘. Nonostante Erich Fromm le abbia rispolverate e rilanciate nei suoi libri, sono in realtà citate addirittura nella Torah (la dottrina centrale dell’Ebraismo) e definite (la prima) ‘chofesh’ e (la seconda) ‘cheruth’.

La “libertà da” indica (tra le altre cose) l’affrancamento e l’emancipazione dalle costrizioni e dai limiti nella realizzazione delle nostre potenzialità.

La “libertà di” è quella, più comunemente nota e alla quale in genere ci riferiamo istintivamente, di realizzare i propri progetti.

Questo breve riassunto ci dimostra come nel giardino della conoscenza le molte varianti della Libertà siano fiorite nei secoli. Purtroppo il passaggio alle reti Digitali, gli algoritmi e l’aumento della potenza di calcolo hanno determinato una estrema facilità di controllo dei flussi di informazione e comunicazione. È bastato pertanto un quarto di secolo per prendere in ostaggio ogni forma di Libertà e utilizzarla per scopi polizieschi o commerciali. Invertire questa tendenza non sarà facile ma cominciamo per lo meno ad averne consapevolezza.

Di Glauco Benigni per ComedonChisciotte.org

30.08.2023

Glauco Benigni, laureato in Sociologia delle Comunicazioni di Massa, giornalista professionista, scrittore.

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