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DI WILLIAM BLUM
Killing hope

Chi pensate che abbia detto questo il 20 giugno? a) Rudy Giuliani; b) Hillary Clinton; c) George Bush; d) Mitt Romney;
oppure e) Barack Obama?

I militari americani hanno fatto il loro lavoro. Guardate cosa hanno compiuto. Hanno tolto di mezzo Saddam Hussein. Hanno dato agli iracheni una possibilità di elezioni libere e leali. Hanno dato al governo iracheno la possibilità di cominciare a dimostrare che capisce le sue responsabilità di prendere le dure decisioni politiche necessarie per dare al popolo dell’Iraq un futuro migliore. Quindi i militari americani hanno avuto successo. È il governo iracheno che non ha preso le decisioni dure che sono importanti per il proprio popolo.“[1]

Giusto, è stata la donna che vuole essere presidente perché… perché vuole essere presidente… perché pensa che sia bello essere presidente… nessun’altra ragione, nessuna causa scottante, nessun profondo desiderio di un cambiamento fondamentale nella società americana o di creare un mondo migliore… pensa solo che sarebbe bello, perfino grandioso, essere presidente. E mantenere in attività l’Impero Americano, senza che la sua routine che genera orrore e infelicità sia un problema; non vorrebbe essere conosciuta come il presidente che ha affrettato il declino dell’impero.

E ha pronunciato le parole precedenti alla conferenza “Take Back America” [“Riprendetevi l’America”]; stava parlando a liberali, democratici liberali impegnati. Non li doveva soddisfare con un po’ di retorica bellicista sciovinista; volevano sentire della retorica contro la guerra (e naturalmente gliel’ha data un po’ con il sorriso sulle labbra), quindi possiamo supporre che sia quello che prova davvero, ammesso che questa donna provi qualcosa.

Pensate al perché vi opponete alla guerra. Non è in gran parte per via di tutte le indicibili sofferenze assestate sulle teste e le anime della povera gente irachena dai militari americani? A Hillary Clinton non potrebbe importare di meno, letteralmente. Pensa che i militari americani abbiano “avuto successo”. Ha ma inequivocabilmente definito la guerra “illegale” o “immorale”? Pensavo che Tony Blair fosse un membro dell’ala destra o conservatrice del partito laburista britannico. Alla fine un giorno mi sono reso conto che questa era una descrizione imprecisa della sua ideologia. Blair è un conservatore, un maledetto Tory. Come sia finito nel partito laburista è una materia che non ho studiato. Hillary Clinton, tuttavia, so da tempo che è una conservatrice; risalendo almeno agli anni ‘80, quando, moglie del governatore dell’Arkansas, appoggiava con forza i torturatori degli squadroni della morte noti come i Contras, che erano l’esercito delegato dell’impero in Nicaragua.[2]

Ora sentiamo dalla veneranda rivista conservatrice americana, la “National Review” di William Buckley, un editoriale di Bruce Bartlett, consigliere politico del presidente Ronald Reagan; funzionario del tesoro sotto il presidente George H.W. Bush; membro di due dei think-tank conservatori di punta, la Heritage Foundation e il Cato Institute; avete il quadro. Bartlett dice ai suoi lettori che è quasi certo che i democratici conquisteranno la Casa Bianca nel 2008. E allora che fare? Appoggiare il democratico più conservatore. Scrive: “Alle persone di destra disposte a guardare al di là di ciò che probabilmente suona loro come le stesse identiche idee dei candidati democratici, è piuttosto chiaro che Hillary Clinton è la più conservatrice.”[3]

Sentiamo anche la principale rivista americana per ricchi azionisti, “Fortune”, la cui ultima copertina ospita una foto della Clinton e l’intestazione: “Gli affari amano Hillary”.[4]

A chi è innamorato dell’idea di una donna presidente importano cose del genere? Hanno mai sentito parlare di Margaret Thatcher, che ha fatto del suo meglio per rendere inefficiente il meraviglioso servizio sanitario nazionale del Regno Unito, fra altre cento politiche reazionarie? Alla maggior parte dei sostenitori della Clinton piacerebbe vedere la fine dell’orrore quotidiano iracheno e così presumibilmente ignoreranno anche Ted Koppel, il giornalista dalle impeccabili credenziali dell’establishment, il quale ha riferito di recente come una persona che aveva occupato una posizione di alto livello al Pentagono e che occasionalmente informa Hillary Clinton su questioni dell’area del Golfo gli aveva detto come la Clinton si aspetta che le truppe americane staranno ancora in Iraq alla fine del suo primo mandato, e perfino alla fine del secondo.[5]

L’eterna lotta fra i buoni e i cattivi

Gli Stati Uniti e la sussidiaria di cui sono proprietari al 100%, la NATO, lanciano regolarmente sull’Afghanistan bombe che uccidono quantità variabili di terroristi (o “terroristi”, noti anche come civili, noti anche come donne e bambini). Lo fanno abbastanza spesso, contro gente totalmente indifesa contro attacchi aerei. Nella prima metà di quest’anno le forze USA/NATO hanno ucciso più gente di quanta ne abbiano uccisa i Talebani e gli altri che si oppongono all’occupazione occidentale.[6] Sono immediatamente seguite altre 133 vittime di bombardamenti segnalate nella prima settimana di luglio.[7]

I portavoce USA/NATO ci dicono che questi deplorevoli incidenti accadono perché il nemico mette deliberatamente in pericolo i civili per provocare una reazione contro le forze straniere. A volte ci viene detto che il nemico si era piazzato nello stesso edificio delle vittime, usandole come “scudi umani”.[8] Dunque sembrerebbe che il nemico in qualche modo sappia in anticipo che un particolare edifico stia per essere bombardato e mandino di corsa sul posto un mucchio di civili prima che le bombe comincino a cadere. Oppure è un posto in cui i civili normalmente vivono e, scoprendo che l’edificio sta per essere bombardato, il nemico manda di corsa un gruppo dei suoi sul posto cosicché possano morire con i civili. Oppure, cosa che sembra essere molto più probabile, il nemico non sa dei bombardamenti in anticipo, ma allora i civili dovrebbero stare sempre lì; cioè ci vivono; potrebbero perfino essere le mogli e i figli del nemico. Non c’è limite alla malvagia astuzia e all’astuta malvagità di questo avversario?

Gli ufficiali occidentali ci dicono inoltre che il nemico attacca deliberatamente da aree civili, sperando perfino di attirare il fuoco per seminare zizzania fra gli afgani medi e le truppe internazionali.[9] Presumibilmente gli insorgenti attaccano concentrazioni di truppe o installazioni militari occidentali vicine. Ciò solleva la questione: perché le forze occidentali costruiscono installazioni e/o concentrano truppe nei pressi di aree civili, mettendo deliberatamente in pericolo i civili?

I leader militari USA/NATO sostengono che ogni confronto di perdite causate da forze occidentali e da Talebani è fondamentalmente sleale perché si deve fare una chiara distinzione morale fra morti accidentali provocate da operazioni di combattimento e uccisioni deliberate di innocenti ad opera di militanti. “Nessun soldato [occidentale] si sveglia mai la mattina con l’intenzione di fare del male a qualche cittadino afgano,” ha detto il maggiore John Thomas, un portavoce della International Security Assistance Force a guida NATO. “Se ciò accade senza intenzione, ce ne rammarichiamo profondamente, profondamente.”[10]

Non è un linguaggio confortante? Può una persona giudiziosa e sensibile non capire chi sono i buoni?

Durante i suoi molti bombardamenti dal Vietnam all’Iraq, Washington ha ripetutamente detto al mondo che le morti di civili che ne risultavano erano accidentali e molto “rammaricate”. ma se andate a lanciare potenti bombe su un’area popolata, e poi venite a sapere che c’è stato un certo numero di perdite “non intenzionali”, e poi il giorno dopo lanciate altre bombe e venite a sapere di nuovo che ci sono state perdite “non intenzionali”, e poi il giorno dopo bombardate ancora… in che momento perdete il diritto di dire che le morti erano “non intenzionali”?

Durante il bombardamento USA/NATO della Serbia durato 78 giorni nel 1999, che uccise molti civili, un palazzo di uffici a Belgrado – che ospitava partiti politici, stazioni radio e TV, 100 società private e altro – venne bombardato. Ma prima che i missili venissero lanciati in questo edificio, i pianificatori della NATO misero in chiaro i rischi: “Perdite stimate 50-100 dipendenti Governo/Partito. Perdite civ. non intenzionali Sti.: 250 – app.ti in raggio esplosione atteso.”[11] I pianificatori stavano dicendo che circa 250 civili che vivevano in condomini vicini avrebbero potuto restare uccisi nel bombardamento, oltre a 50-100 dipendenti del governo e di partiti politici, analogamente innocenti di ogni crimine che richieda l’esecuzione capitale. Allora, qui che abbiamo? Abbiamo uomini adulti che si dicono: faremo A, e pensiamo che il risultato potrebbe essere benissimo B. Ma anche se in effetti ne risulta B, stiamo dicendo in anticipo – e insisteremo in seguito – che era non intenzionale.

In realtà fu ancora peggio. Come ho descritto altrove nei particolari, lo scopo principale dei bombardamenti servi – ammesso da ufficiali della NATO – era rendere la vita del pubblico tanto difficile da minare l’appoggio per il governo di Slobodan Milosevic.[12] Questa, in effetti, è la definizione classica di “terrorismo”, come usata dall’FBI e dalle Nazioni Unite: l’uso o la minaccia di violenza contro una popolazione civile per indurre il governo a cambiare determinate politiche.

Un altro esempio di come non si può contare sul fatto che il “nemico” agisca come normali americani bravi e timorati di Dio… “Funzionari della difesa hanno detto di credere che almeno 22 – e forse ben 50 – ex detenuti di Guantánamo sono tornati sul campo di battaglia per combattere contro gli Stati Uniti e i suoi alleati.”[13] Il Dipartimento della Difesa a volte ha usato la possibilità che ciò avvenga come un argomento contro il rilascio di detenuti o la chiusura di Guantánamo.

Ma è immaginabile, per non dire probabile, che dopo tre, quattro o cinque anni nell’inferno sulla terra noto come Guantánamo, anche detenuti non propensi alla violenza terroristica – e molti di loro sono stati arrestati presi per che non avevano niente a che fare con la violenza terroristica – ne escano con un radicato odio per i loro carcerieri e con un desiderio di vendetta?

Non credete a niente finché non è ufficialmente negato.

Quelli di voi che negli anni sono andati leggendo le mie meditazioni sanno che l’attentato contro il volo 103 della PanAm nel dicembre 1988 su Lockerbie, in Scozia, che fece 270 vittime, è stato uno dei miei maggiori interessi. Quando un giorno verrà scritto il Libro Nero dell’Impero Americano ci dovrà esserci menzionato Abdelbaset Ali Mohmed al-Megrahi, un libico che ha passato gli ultimi sei anni in carcere accusato dell’attentato di Lockerbie. Io e molti altri, compresi molti in posizioni legali nell’establishment, siamo andati sostenendo da anni che le prove contro Megrahi sono molto esili e poco convincenti. Ora un tribunale in Scozia si è dichiarato d’accordo e ha ordinato un nuovo appello per Megrahi. Hanno dato ragione a me e ad altri cosiddetti “teorici delle cospirazioni”, anche se Megrahi ancora non è libero.

In breve, i fatti di politica internazionale sono questi: per un anno abbondante dopo l’attentato gli USA e il Regno Unito insistettero che Iran, Siria e un gruppo palestinese erano stati dietro all’esplosione, che veniva diffusamente considerata un’azione di vendetta per l’abbattimento da parte americana di un aereo passeggeri iraniano sul golfo Persico nel luglio 1988, che provocò la morte di 290 persone. (Un’azione che gli USA chiamano un incidente, ma che si verificò per via della deliberata intrusione americana nella guerra Iran-Iraq dalla parte dell’Iraq.)

Poi nel 1990 arrivò la preparazione dell’invasione americana dell’Iraq (con che rapidità le nazioni cambiano da alleati a nemici sullo scacchiere dell’impero) e per l’operazione era desiderato l’appoggio di Iran e Siria. Improvvisamente nell’ottobre 1990 gli USA dichiararono che era la Libia – lo stato arabo che appoggiava di meno la preparazione americana alla guerra del Golfo e le sanzioni imposte contro l’Iraq – che dopo tutto era stata dietro all’attentato. Il dito venne puntato contro Megrahi e un altro libico.[14]

La recente decisione del tribunale scozzese, per quanto logico e giustificato sia, è pure una grande sorpresa. Quando si tratta di qualcosa associato alla Guerra al Terrorismo il Regno Unito e gli USA non sono particolarmente rinomati per logica e giustizia. Quindi quale potrebbe essere la ragione perché tanto per cambiare facciano, o permettano, “la cosa giusta”? Potrebbe essere che ora l’Iran verrà accusato di essere l’istigatore e finanziatore del crimine e che ciò sarà usato per imporgli la sottomissione quanto alle armi e all’energia nucleare? O per giustificare un attacco americano? Ma naturalmente allora gli Stati Uniti dovrebbero spiegare perché hanno falsamente accusato la Libia e hanno permesso e promosso la condanna all’ergastolo di un uomo innocente. Un dilemma molto interessante. Sarebbe un grande divertimento sentire George W. Bush cercare di spiegare questa. (Cheney semplicemente si rifiuterebbe di discutere la questione, dicendo che è “riservata”. Oppure direbbe a chi ha fatto la domanda di andare affanculo.) Il dilemma è ulteriormente accresciuto dal fatto che fu l’amministrazione di George Bush Senior a fare le accuse contro la Libia. Il suo ministro della difesa all’epoca era un signore chiamato Richard B. Cheney.

Una combinazione perfetta

L’ex avvocato della Casa Bianca Harriet Miers una volta ha chiamato George W. Bush l’uomo più brillante che abbia mai conosciuto.[15] Non è più sola nella sua piccola, bizzarra cella imbottita. Il 10 giugno, durante la visita del presidente in Albania – probabilmente il paese più arretrato in tutta l’Europa, oggi così come quando era un satellite sovietico – i gioiosi cittadini di Fushe Kruje hanno gridato “Bushie! Bushie!” e il primo ministro albanese è andato in brodo di giuggiole per il “più grande e più eminente ospite che abbiamo mai avuto in tutti i tempi.”

Questo è stato riferito dall’editorialista del Washington Post Eugene Robinson, e ha suscitato una risposta da un lettore, che diceva fra l’altro: “Riguardo all’editoriale di Eugene Robinsondel 12 giugno […] Era inevitabile che qualcuno avrebbe irriso all’accoglienza albanese del presidente Bush […] [Robinson] ha scritto con condiscendenza di ‘un meraviglioso momento di Borat-al-contrario’. […] L’appoggio dato dagli USA all’Albania in seguito al crollo del comunismo spiega la gratitudine albanese verso gli Stati Uniti.”[16]

Ah sì, il meraviglioso crollo del comunismo e l’ancora più meravigliosa nascita della democrazia , della libertà, del capitalismo, e della povertà e della miseria diffuse nell’ex dominio sovietico. Quel che accadde in realtà è che le prime elezioni nella “Albania Libera”, nel marzo 1991, rislutarono in un appoggio schiacciante per i comunisti. E cosa fecero allora gli Stati Uniti? Naturalmente procedettero a intraprendere una campagna per rovesciare questo stesso governo eletto. L’anno precedente anche nella vicina Bulgaria, un altro ex-satellite sovietico, i comunisti vinsero le elezioni. E gli Stati Uniti rovesciarono anche loro.[17] Questi furono i primi dei rovesciamenti non-violenti di governi dell’ex-Unione Sovietica e di suoi satelliti diretti e finanziati dagli Stati Uniti.[18]

“L’unico dovere che abbiamo verso la storia è riscriverla.” Oscar Wilde

Alcune storie internazionali non hanno mai una fine, relegate ai libri di storia con il timbro finis. Continuano a saltare fuori nelle notizie del giorno, innescando ogni volta daccapo controversia e confusione. Il lancio delle bombe atomiche sul Giappone durante la seconda guerra mondiale è un classico esempio. Il 30 giugno il ministro della difesa giapponese, Fumio Kyuma, ha dichiarato in un discorso: “Comprendo che il bombardamento pose termine alla guerra, e penso che non poteva essere evitato.“[19] L’osservazione di Kyuma ha offeso i sopravvissuti dei bombardamenti in Giappone che credono che l’uso di armi atomiche fosse eccessivo, e si è dovuto presto dimettere. Allo stesso tempo indubbiamente ha fatto molto piacere a molti nazionalisti americani che insistono su come gli Stati Uniti non avessero altra scelta che usare la bomba, e che sono infastiditi dal marchio che il mondo a lungo ha legato agli americani per essere stati i primi a impiegare un’arma di distruzione di massa così spaventosa.

Kyuma su un punto aveva ragione. I bombardamenti posero termine alla guerra. Ma solo perché gli Stati Uniti volevano che la guerra finisse in quel modo, in parte per poter vedere come funzionava la bomba, ma principalmente per avvisare l’Unione Sovietica che dopo la guerra, se i russi opponevano troppa resistenza alle ambizioni imperialistiche americane, questo era un saggio di cosa potevano aspettarsi. Kyuma avrebbe potuto dire altrettanto correttamente: “Comprendo che se gli Stati Uniti avessero accettato le proposte di pace del Giappone la guerra sarebbe potuta finire senza l’uso della bomba atomica.” Al contrario di quella dei nazionalisti americani, questa versione della storia è ben documentata e accertata.[20]

Correzione

Il primo argomento dell’ultima edizione di questo rapporto includeva un paio di esempi di pensiero anticomunista stereotipato da guerra fredda. Non me ne ero reso conto al momento ma gli esempi sono derivati in larga parte da un eccellente libro di Michael Parenti, “The Anti-Communist Impulse”, pubblicato nel 1969, che avrebbe dovuto essere citato.

William Blum (The Anti-Empire Report n° 47)
Fonte: http://www.killinghope.org
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer47.htm
09.07.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI

NOTE

[1] Parlando alla conferenza “Take Back America”, organizzata dalla Campaign for America’s Future [Campagna per il futuro dell’America], 20 giugno 2007, Washington, DC; questo brano può essere ascoltato su democracynow.org/ – 21 giugno.

[2] Roger Morris, ex membro del the National Security Council, “Partners in Power” (1996), p. 415

[3] National Review Online, 1 maggio 2007

[4] Fortune, 9 luglio 2007

[5] National Public Radio, “All Things Considered”, 11 giugno 2007

[6] Los Angeles Times, 6 luglio 2007

[7] Washington Post, 8 luglio 2007, p. 16

[8] Los Angeles Times, 6 luglio 2007

[9] Chicago Tribune, 8 luglio 2007, articolo di Kim Barker

[10] Los Angeles Times, 6 luglio 2007

[11] Washington Post, 22 aprile 1999, p. 18

[12] William Blum, “Rogue State” [ed. italiana “Con la scusa della libertà”, Fazi editore] pp. 103-4

[13] Washington Post, 22 giugno 2007, p. 3

[14] Per una descrizione del caso scritta nel 2001, vedi: http://members.aol.com/bblum6/panam.htm. Per una descrizione leggermente aggiornata scritta nel 2004, vedi: William Blum, “Freeing the World to Death” [ed. italiana “Rapporti dall’impero”, Fazi editore], capitolo 10.

[15] Copley News Service, 10 ottobre 2005

[16] Washington Post, 16 giugno, 2007, lettera da Andrew Apostolou

[17] http://members.aol.com/bblum6/bulgaria.htm

[18] Per un’ulteriore discussione di questo punto, vedi “Freeing the World to Death”, p. 166-71

[19] Associated Press, 2 luglio 2007

[20] http://members.aol.com/essays6/abomb.htm

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