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La Redazione

 

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Mettere in galera Trump significa imprigionare definitivamente l’Occidente

La persecuzione contro "The Donald": la profonda crisi della democrazia americana e dell'Occidente, nel silenzio inerte e passivo dell’ Europa.
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A cura di Redazione CDC
Il 5 Agosto 2023
15057 Views

Di Belisario per ComeDonChisciotte.org

L’ex Presidente Donald Trump – nonché attuale candidato leader del Partito Repubblicano per le elezioni presidenziali dell’autunno del 2024 – è stato incriminato penalmente per quattro reati, tra i quali, secondo il Wall Street Journal, cospirazione contro gli USA, ostruzione di procedimento giudiziario e cospirazione contro i diritti dei votanti, a causa delle sue azioni post elezioni del 2020, asseritamente culminate nell’invasione del 6 gennaio 2021 dell’ US Capitol (il cd “Campidoglio” USA). Si tratta di reati puniti anche con decenni di carcere.

Siamo nuovamente d fronte ad una manovra politica del Governo degli USA, e ad un processo politico. Per quanto il Procuratore Speciale Jack Smith si sia affannato a dichiarare che il diritto politico di Trump a criticare le precedenti elezioni ed i suoi risultati non sia in questione, qualunque idiota capisce che proprio di questo si tratta. Vorrei capire, un Presidente uscente che ha perso elezioni che ritiene massicciamente alterate, secondo il Procuratore Speciale Jack Smith cosa dovrebbe fare, limitarsi a parlarne la sera dietro una birra, al pub con gli amici? O mentre gioca a biliardo o con i darts?

Ma non solo: come dettagliatamente illustrato perfino in un articolo in prima pagina del Wall Street Journal del 4 agosto 2023, il Presidente degli USA è immune da ogni responsabilità civile e penale per le azioni intraprese nell’esercizio del suo ufficio.

La linea divisoria tra esercizio di un diritto politico di un Presidente in carica e la sua immunità da una parte, ed il reato di cospirazione contro gli USA (!!!!) dall’altra, chi la traccia? Il Procuratore Speciale Jack Smith? Da queste parti, ossia in Europa, non abbiamo esattamente l’anello al naso, e di esemplari di procedimenti del genere ne abbiamo già visti tanti, sotto i diversi regimi autoritari del passato, tanto di destra (fascismo e nazismo) che di sinistra (comunismo). Per non parlare della Santa Inquisizione.. .

Il procedimento penale che mette in discussione l’immunità presidenziale si aggiunge agli altri pendenti – sui documenti riservati asseritamente nascosti, e sull’asserita violazione del finanziamento elettorale per un pagamento privato ad una pornostar – e configura una campagna elettorale, fino all’autunno 2024, scandita dall’andamento dei processi e dalle comparizioni giudiziarie di Donald Trump. Il processo per i documenti riservati si terrà nella primavera del 2024, quello per cospirazione ancora non si sa.

Se Donald Trump, oltre ad essere l’ex Presidente, fosse solo uno dei tanti candidati.. ma non lo è!

Secondo ripetuti polls, non solo è di gran lunga il candidato più popolare nel Partito Repubblicano, ossia quello che otterrà la nomination, ma è anche in un letterale testa a testa nelle preferenze nazionali rispetto a Joe Biden.

La domanda è inevitabile: se il 45% dell’elettorato statunitense, ossia circa la metà della popolazione statunitense votante, lo sostiene, com’è possibile che Donald Trump abbia contro un simile coacervo di interessi? La lobby che lo sta attaccando sta lanciando un messaggio molto sinistro: non lo vogliamo, anche a costo di mettere seriamente a rischio la democrazia americana e la pace interna.

Il gioco si sta facendo molto, ma molto serio, e finisce per mettere in dubbio la stessa adeguatezza istituzionale della democrazia americana: com’è possibile che l’opinione di circa metà dell’elettorato statunitense, che evidentemente continua a ritenere i procedimenti atti politicamente persecutori, sia priva di ogni rilevanza nella definizione di simili scelte politiche e giuridiche da parte del Governo Federale degli Stati Uniti? Dove sarebbe finita la rappresentanza democratica del popolo, o la capacità del sistema democratico degli USA di riflettere, esprimere e mediare la volontà popolare?

Domanda che resta senza risposta.

Ancora: perché si esenta Joe Biden ed il gruppo dei suoi più diretti collaboratori (Jacob Jeremiah Sullivan, Anthony Blinken, Victoria Nuland, Alejandro Mayorkas, Janet Yellen) e specialmente il Ministro della Giustizia, Merrick Garland, dalla diretta responsabilità politica di quanto sta accadendo, come se si trattasse di una questione particolare di competenza di un Procuratore Speciale? E perchè esiste un Procuratore Speciale scelto politicamente dal Ministro della Giustizia Merrick Garland, invece che dal Congresso USA? Dov’è finita la democrazia statunitense?

Se per via giudiziaria, a Donald Trump fosse impedito di candidarsi e/o di concorrere alle prossime elezioni presidenziali, alla faccia di almeno il 45% dell’elettorato statunitense, potremmo poi ancora parlare di democrazia USA?

Non si preoccupa nessuno qui in Europa, delle sorti della democrazia USA?

O forse in realtà si gioisce, visto che nell’ UE il trasferimento dei poteri democratici e sovrani dai Governi nazionali ai burocrati-eletti-da-nessuno della Commissione UE continua – a ritmi sfrenati?

Chi non conosce la macchina infernale di Bruxelles non lo sa, ma appena qualunque Governo del globo sfiora la religione del global warming causato dall’uomo, il diritto all’aborto, i diritti degli Lgbt, o – Ungheria e Polonia – riforma la magistratura, la Commissione UE interviene immediatamente, dentro e fuori l’UE, ordinando alle Rappresentanze UE ed alle Ambasciate dei Paesi UE di intervenire presso i Governi dei Paesi coinvolti.. e le Ambasciate dei 27 Paesi Membri, sotto la vigile guida della locale Rappresentanza Permanente dell’UE, diretta dal classico apparatchik stile Unione Sovietica, obbediscono zelantemente.

Come mai l’UE non si azzarda ad esprimere nemmeno la minima “preoccupazione” per quella che almeno l’80% dei votanti repubblicani statunitensi ritiene una vera e propria persecuzione politica e giudiziaria, del tutto incompatibile con il funzionamento di una democrazia?

E se a Trump fosse impedito di candidarsi e/o di concorrere alle prossime elezioni presidenziali, per non parlare del caso in cui fosse sbattuto in prigione, sulla base di qualche interpretazione neo inquisitoriale e neo bizantina sulla sottilissima linea divisoria tra esercizio di un diritto politico ed immunità presidenziale ed il reato di cospirazione, ci si aspetta che circa il 45% dell’elettorato USA non reagisca? In un Paese, inoltre, nel quale una ampia parte della popolazione è legalmente armata? Sembra una scommessa molto, ma molto imprudente.. .

La domanda è inevitabile: chi e cosa c’è dietro la coalizione di interessi che perseguita Donald Trump, fino a mettere a rischio la democrazia statunitense?

La risposta è purtroppo semplicissima, analizzando l’ultimo decennio: la guerra in Ucraina ed il progetto politico che nasconde.

Dopo l’attivo sostegno al colpo di Stato in Ucraina del 2014 – l’inizio della guerra – la candidata Hillary Clinton, nella sua immaginaria marcia trionfale verso la vittoria nelle elezioni presidenziali del 2016, aveva più volte dichiarato la volontà di fronteggiare attivamente la Russia in Bielorussia, Ucraina e Georgia. Poi, come noto, le elezioni vennero vinte da Donald Trump, ed il confronto con la Russia finì nel freezer per 4 anni. Tornati i Dem USA, la strategia è immediatamente ripartita, con l’attivo sostegno della Commissione UE, ormai opportunamente colonizzata nell’intero gruppo dirigente (Von der Leyen, Michel, Borrell, etc). Per evitare la guerra, secondo diversi illustri osservatori anche occidentali (Mearsheimer), sarebbe bastato garantire la Russia circa il mancato ingresso dell’ Ucraina nella Nato, ma gli USA ed i Paesi Nato si rifiutarono di fornire la minima assicurazione.

Ed eccoci allo scenario attuale: l’Ucraina ha perso circa un quarto del suo territorio, popolato in maggioranza schiacciante da russofoni, e non potrà mai vincere la guerra, ma USA e Paesi Nato si rifiutano di accettare la prospettiva di una ridefinizione di nuovi confini russo-ucraini, sulla base della prioritaria appartenenza nazionale, ossia la misura che chiuse con successo la guerra civile jugoslava.

Come siamo arrivati ad un simile scenario, così sinistramente simile a quelli pre WW1 e pre WW2?

Dobbiamo ringraziare i NeoCons americani (Wolfowitz, Kagan, Nuland, Perle, etc), gli ispiratori insieme alla GB dell’aggressione e della macelleria irachena (700.000 civili morti) e, insieme alla vicina, cugina Francia, dell’aggressione alla Libia di Gheddafi, che ha inferto danni esponenziali e perduranti fino ad oggi al nostro Paese.

I NeoCons americani, di fatto espulsi dal Partito Repubblicano da Donald Trump e rifluiti quasi integralmente nel Partito Democratico, hanno da tempo deciso – la nuova dottrina, nascosta – che l’unico modo per gli USA di mantenere la traballante leadership mondiale messa a rischio dalla prodigiosa, eccezionale crescita trentennale della Cina, è:

a) sul breve termine, separare radicalmente a livello politico ed economico l’Europa dalla Russia, anche a costo di impoverire drammaticamente il continente europeo;

b) sul medio-lungo termine, cercare di sfasciare la Russia in una serie di staterelli, possibilmente deboli, litigiosi ed instabili, proprio come il nostro Paese.. .

Dalla loro parte i NeoCons USA hanno – ormai al 100% – la Commissione UE, un vero e proprio mostro politico, istituzionale e giuridico dotato di poteri legislativi, regolamentari ed esecutivi da sempre costantemente in crescita, che non potendo procedere all’auspicata, ulteriore integrazione verticale – il passaggio all’unanimità in politica estera e di difesa richiede l’inesistente ed impossibile consenso unanime di 27 Paesi Membri – è ormai focalizzato, in linea con i Dem USA, sull’espansione territoriale orizzontale: Bielorussia, Ucraina e Georgia, nella speranza di medio-lungo periodo di un crollo della Russia. Esattamente quello che farfugliava Hillary Clinton nella campagna elettorale poi miseramente fallita del 2016.

Il progetto dei NeoCons USA, fatto proprio dalla lobby NeoGlobal di USA ed UE, come il chiaro consenso all’invasione migratoria dell’Occidente, non risponde minimamente agli interessi ed al benessere nè del popolo statunitense e nè dei popoli europei. Ed infatti non è condiviso, neanche un po’ : almeno il 45% dell’elettorato statunitense sostiene Donald Trump, mentre una ampia quota dell’’opinione pubblica europea – secondo ripetuti polls puntualmente nascosti dai mass media – non condivide nè il sostegno militare incondizionato all’ Ucraina nè, meno che mai, l’invasione migratoria, specie alla luce della difficoltà d’integrare utilmente perfino le terze e quarte generazioni d’immigrati, ampiamente visibile ovunque, e specialmente in Francia, Belgio e Svezia. Il nostro Paese, nel frattempo, è scaduto nell’infimo rango di colonia di ripopolamento dall’ Africa: nell’anno in corso siamo al record di 75.000 nuovi immigrati, tutti da mantenere con le nostre imposte (Grazie, Giorgia e Guido!).

L’apparato propagandistico e mediatico NeoGlobal, uscito enormemente rafforzato dalla rivoluzione di Internet e dei cellulari – il peso dei mass media nella definizione delle strategie politiche oggi è infinitamente superiore a quello degli anni 80 e 90, per chi ancora non se ne fosse accorto – è riuscito a far dimenticare all’opinione pubblica europea che il miliardario newyorkese Donald Trump, già odiato per mere ragioni di classe dalla sinistra europea, si era presentato nel 2015 non solo contro il Partito Democratico di Obama/Clinton, ma anche aggressivamente contro la maggioranza del Partito Repubblicano di George Bush, sotto lo slogan del NO alle endless and stupid wars.

Donald Trump si era presentato praticamente contro l’80% dell’establishment politico, economico e mediatico USA, ed era riuscito a vincere, grazie in particolare al voto di milioni di ex Democratici, nauseati dalla politica guerrafondaia del duo Obama/Clinton! E soprattutto – salva l’isolata uccisione del Generale iraniano Soleimani – ha poi mantenuto la parola per 4 annI: è il primo Presidente USA nell’ultimo intero secolo a non aver iniziato una nuova guerra durante il suo mandato.

Donald Trump ha ripetutamente dichiarato che nell’ipotesi in cui vincesse le elezioni, oltre a chiudere la frontiera USA all’immigrazione illegale, farebbe terminare la guerra in Ucraina nel giro di qualche settimana: ovvio, basterebbe sospendere gli armamenti ed assistere, ma anche obbligare l’Ucraina ad un negoziato per nuove frontiere ritagliate sull’appartenza nazionale, ossia il processo che sancì la fine della guerra civile jugoslava.

Sarebbe una liberazione per tutti, a cominciare dal popolo ucraino.

Ma non deve accadere, perché lo smacco, il fiasco evidente della lobby NeoGlobal e dei suoi pupazzi sarebbe troppo evidente, da Washington a Bruxelles.

Meglio allora provare a sbattere in galera Donald Trump, e tanti saluti alla democrazia americana: una manovra molto rischiosa, ma tanto in Europa dormono.. .

Di Belisario per ComeDonChisciotte.org

05.08.2023

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