Meine Ehre heißt Treue

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DI TONGUESSY

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Diciamocelo chiaramente: tutti noi abbiamo subito dei torti, grandi e piccoli. Un arbitraggio sbagliato che ha fatto perdere la squadra del cuore piuttosto che un parcheggio insolente che ci ha costretto a decine di manovre. La lista è davvero lunga. E dobbiamo subire, quasi sempre. Ogni tanto qualcuno però si ribella, e fa pagare col sangue l’affronto subito. [1]
D’altronde l’episodio non deve stupire: siamo stati abituati a vederci garantito tutto. Basta pagare, tanto o poco. La Bugatti Chiron costa 2,4 milioni (più tasse, s’intende) e fa 500 metri con un litro di benzina. [2]
Ma siamo in democrazia e per chi vuole apparire ci sono soluzioni ben più economiche. Un contratto telefonico all inclusive, ad esempio, per 10€ al mese dove grazie alla connessione internet ci possiamo sbizzarrire a scrivere qualsiasi cosa sui social. Praticamente a costo zero possiamo dire tutto quello che ci passa per la testa. E’ stato quindi coniato il termine post-verità proprio per definire affermazioni che non hanno bisogno di verifiche. Siamo nel virtuale puro, nell’iperrealtà dei simulacri che Debord così descrive: “Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini”. E’ la foto del gatto di casa o della torta appena sfornata su facebook la prova della nostra esistenza. E noi siamo al centro dello spettacolo.

Esistiamo perché appariamo. Ma qualcosa o qualcuno mina tale apparenza. La migliore immagine dell’Italia (a proposito di immagini) non è pizza e mandolino ma il Bar Sport abbreviato in BS che in inglese significa BullShit, ovvero le stronzate di cui ci si riempie la testa quotidianamente e che sono alla base dei torti subiti. L’idea stessa di torto prende spessore dal consenso: più gli avventori sono della stessa squadra e più l’arbitraggio (o qualsiasi altro aspetto legato alla squadra) sarà stigmatizzato e portato sull’altare sacrificale dell’iperrealtà da BS. Il torto monta fino a diventare ragione di vita.

Cominciano così ad entrare in gioco una pletora di considerazioni metafisiche degne di Meine Ehre heißt Treue (“il mio onore si chiama lealtà”, motto iscritto nelle fibbie delle SS). Nel simpatico convivio tra torti e metafisica matura inesorabilmente la necessità di fargliela pagare a qualcuno. Onore, Lealtà e torti: una triade che porta a Credere, Obbedire e Combattere. Si, l’ambiente è quello e non è dei più salubri, come la Storia ci ha ampiamente dimostrato. E se la prima volta era una tragedia, quando si ripete diventa farsa. Situazione grave, ma non seria direbbe Flaiano.
L’armata Brancaleone al grido di “armiamoci e partite” si organizza contro il nemico: via l’intelligenza prima di tutto, poi il dialogo ed ecco partire la crociata contro il torto. Da qualche parte il nostro esserci nel mondo così come ci piace, senza intermediazioni né volontà di verifiche, è stato messo in discussione da qualcun altro che oggi, diversamente da ieri, si trova in minoranza. E va punito.

Il buonismo peloso arriva anche ad ammettere “io sono contro la pena di morte, ma….” indicando la terza strada: né con la pena di morte delle dittature né con l’educazione carceraria delle democrazie, ma un qualcosa di variabile ed indefinibile che metta a tacere anni di assenso colpevole a quel Meine Ehre heißt Treue di cui sopra. Insomma serve rigore, e se è ben piazzato contro la squadra avversaria è tutto di guadagnato. L’importante è che lo spettacolo vada avanti.

“La realtà sorge nello spettacolo, e lo spettacolo è reale” scriveva Debord, dichiarazione che mette a nudo la trasformazione del cartesiano Cogito ego sum nella sua attuale forma vissuta: abbandonata la sobria sensorialità epicurea ci si affida alle elucubrazioni, alla frazione mentale del nostro vivere.
“Non è vero che solo la gioia della mente è un bene”-Epicuro

La differenza tra mente e sensi? Gli aspetti sensoriali non sono manipolabili, quelli mentali invece lo sono. Chomsky (“La Fabbrica del Consenso”) ci offre un quadro esaustivo del ruolo dei media come manipolatori delle priorità. Uno dei punti cardine è stimolare il pubblico ad essere mediocre ed emotivamente motivato a rimanere tale in modo da potergli offrire soluzioni capestro come dolorose ma necessarie. Questo processo va oliato con inni di ringraziamento (wishful thinking) in stile “CELAFAREMO”, pensiero che si proietta oltre il disastro attuale e si colloca in un futuro radioso dove i sacrifici fatti diventano un fattore di orgoglio per la buona riuscita ( Meine Ehre heißt Treue). Eccovi servita Stalingrado.

“Armi silenziose per guerre tranquille”. Ciò che serve è un concetto di “normalità” ben incistato e in linea con il pensiero mainstream. Non sono tollerate le devianze, se non come elemento di distrazione (LGTB ad es.) quindi alibi del crimine sociale perfetto: togliere a molti per garantire a pochi.

La macchina del consenso ha ormai spianato la strada verso l’identificazione del nemico, quello che il portatore di Meine Ehre heißt Treue conosce perfettamente: è la persona che osa mettere in discussione gli ordini, colui che non ha Onore perché disonora la civiltà a cui appartiene, che non dimostra Lealtà verso chi sta facendo sacrifici immensi per il Bene dell’Umanità. No, oggi non sono i comunisti (dove sarebbero?) i sindacalisti (?) oppure altre etnie: sono podisti e ciclisti. Non persone dedite allo sconsiderato cazzeggio di gruppo, sparpagliate come galline in mezzo all’aia e con la sola preoccupazione di condividere l’ultimo post nei social e la nuova versione di smartphogn. Persone che invece pensano, desiderano fare un po’ di movimento rispettando anche i requisiti sanitari. Niente da fare, è tutto un proliferare di cartelli “State a casa” e di azioni paramilitari mirate a boicottare qualsiasi attività sia considerata portatrice di dissenso creativo. La farmacista che si becca insulti e secchiata d’acqua perché rientra in bici dal lavoro, [3] il runner che rischia il linciaggio perché “il confine tra l’insulto e l’aggressione diventa sempre più labile” [4] ed il ciclista professionista che dice: “Mi sono allenato su strade secondarie deserte, per un raggio di una quindicina di chilometri su e giù e non distante da casa mia. Eppure nonostante questo accorgimento mi sono preso diversi urli del tipo, ma dove vai, stai a casa”.[5] Questo è il clima di normalizzazione che si respira oggi. Fino a ieri il diverso aveva la pelle nera, oggi è il tuo vicino di casa che osa fare jogging.

Il comunismo aveva ragioni che il capitalismo non ha mai voluto conoscere. Così i delatori della STASI erano degli infami a denunciare chi avversava il regime mentre oggi lo zelante cittadino occidentale si sente un eroe quando insulta chiunque a suo insindacabile giudizio possa rappresentare un pericolo pubblico. Ecco la vendetta del torto subito, di quel rigore concesso, di quel parcheggio sconsiderato. Finalmente l’eterno ritorno di Nietzsche si sta avverando, dando al cittadino medio la possibilità di sfogarsi senza timore. Scimmunità di gregge: forte con i deboli e debole con i forti. Meine Ehre heißt Treue. Poi, nel sicuro del proprio salotto, eccolo inveire contro i talebani ed i fondamentalisti in genere. Oppure ad esaltarsi davanti al sacrificio di tutto il personale ospedaliero e medico, dimenticandosi di colpo anni di invettive contro chi dall’altra parte del telefono riusciva a prenotare una TAC solo a distanza di sei mesi. Eppure la sanità pubblica è sempre la stessa, con 37 miliardi di tagli in 10 anni sulle spalle. Oggi il governo ne chiede 25 per risollevare il Paese. Situazione grave ma non seria, si diceva.

L’idea di base dell’attuale stato di reclusione coatta è che il premio sarà tanto maggiore quanto più grosso è il sacrificio. E’ un’idea tutta religiosa quella di accettare un presente infame per seguire un futuro tanto radioso quanto certo solo nelle parole dell’officiante, ed è l’idea che ha regolato il capitalismo fin dalla sua nascita: d’altronde sul nesso tra economia e religione sono stati scritti fiumi di parole (Weber docet).[6] Il capitale ed il suo saggio di profitto ci rovina l’ambiente e ci fa vivere in un habitat malsano ma ogni giorno ci permette di acquistare un pezzetto di futuro che noi cittadini possiamo gustare a patto di restare fedeli al progetto di modernità. Oggi siamo in piena postmodernità, era postindustriale, ma il mantra rimane sempre lo stesso: il nostro eroico sacrificio serve a forgiare un futuro meraviglioso.
Ma non per noi.

”…”L’idea di libertà, idea nuova e recente, sta già scomparendo dai costumi e dalle coscienze, e la mondializzazione liberale sta per realizzarsi in forma esattamente inversa: quella di una mondializzazione poliziesca, di un controllo totale, di un terrore sicuritario. La deregulation finisce in un massimo di vincoli e restrizioni, equivalente a quello di una società fondamentalista.””  J. Baudrillard (1929-2007)

 

Tonguessy

Fonte: comedonchisciotte.org

24.03.2020

 

NOTE

[1]https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Uccide-tre-vicini-di-casa-screzi-per-il-parcheggio-gli-omicidi-sarebbero-stati-premeditati-a9b053ff-9f85-41a0-bff3-91fcc2e79cf7.html
[2]https://www.patentati.it/listini-auto/marca/Bugatti/chiron.html
[3]https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/21/coronavirus-dal-balcone-le-gridano-vai-a-casa-e-le-tirano-un-secchio-dacqua-ma-era-la-farmacista-che-tornava-nella-sua-abitazione/5744461/
[4]https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/coronavirus_runners_insulti_riccardo_pittis-5119155.html
[5]https://www.lanazione.it/firenze/sport/ciclismo-i-campioni-nell-era-del-coronavirus-visconti-e-gli-insulti-in-allenamento-1.5072378
[6]http://www.treccani.it/enciclopedia/religione-e-economia_(Atlante-Geopolitico)/

 

 

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