DI FINIAN CUNNINGHAM Dopo lo shock della Brexit e l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, ormai tutto sembra possibile nel mondo politico. Tra sei mesi Marine Le Pen, il capo del Fronte Nazionale francese (FN), si vedrà a portata di mano la presidenza. Questa è una possibilità che non è la sola Le Pen a trumpeting – strombazzare – dopo la votazione-sorpresa in Gran Bretagna per uscire dall’Unione Europea e l’altrettanto sorprendente vittoria di Trump negli USA all’inizio di questo mese. La scorsa settimana, l’attuale Primo ministro francese Manuel Valls ha riconosciuto che la leader del FN potrebbe essere eletta Presidente della Repubblica francese, quando il paese andrà alle urne in aprile-maggio del prossimo anno. Esperto avvocato di 48 anni, la Le Pen, spera che la sua candidatura per l’Eliseo possa essere influenzata dallo spirito del tempo, da quella che lei chiama una “rivolta popolare contro i governi delle élites”. Le sue probabilità di diventare capo del secondo più grande stato, membro della UE dopo la Germania, sono appena state rafforzate dalla previsione della nomina di François Fillon come candidato presidenziale per il centro-destra, del partito dei Républicains. Fillon è in vantaggio sul suo rivale di partito, Alain Juppé, nel processo di nomina, che si concluderà questo weekend. Anche se Fillon ha aderito alla agenda della Le Pen su controlli più severi in materia di immigrazione, tra loro c’è ancora un abisso di differenza sulle questioni economiche, nonché sulle relazioni della Francia con il blocco della UE. Fillon, è stato Primo Ministro sotto l’ex Presidente Nicolas Sarkozy (2007-2012), è un falco dell’economica neoliberista, e dice con orgoglio che l’ex premier britannico Margaret Thatcher è stata per lui uno dei suoi mentori ideologici. Fillon promette di tagliare posti di lavoro e budget nei servizi pubblici e promette anche di sventrare le leggi sul lavoro francesi, per rimuovere le protezioni di legge sul numero massimo di ore di lavoro e per aumentare l’età pensionabile. E ‘difficile immaginare un candidato presidente più politicamente stonato, dopo che quest’anno la Francia ha vissuto mesi di massicce proteste pubbliche contro misure di austerità troppo intransigenti, le stesse che Fillon sta ora riproponendo. Così, mentre Fillon, con la sua dura retorica per reprimere l’immigrazione e la sua opposizione conservatrice ai matrimoni gay si rivolge agli elettori della destra politica, Marine Le Pen sembra essere più in sintonia con le preoccupazioni di tutto l’ elettorato. Preoccupazioni motivate dalla insicurezza economica e dalla perdita di responsabilità democratica in un’epoca segnata da una globalizzazione finanziaria apparentemente implacabile. L’avanzata del FN in Francia e di altri partiti politici euroscettici in Europa non è dovuta semplicemente alla xenofobia e alle tensioni razziali innescate dall’immigrazione, ma è senza dubbio molto di più un modo per contrastare gli eccessi di un’oligarchia globale, che sia la UE che partiti politici storici stanno incarnando. Mentre la Le Pen vuole seguire la Gran Bretagna e uscire dalla UE oltre che riaffermare il controllo nazionale dell’economia, Fillon non ha questo tipo di ambizioni. Lui è il candidato della globalizzazione e dell’austerità, veri punti di un programma che è diventato il simbolo di un odio totemico che sta guidando la vena populista alla rivolta. Il FN ha fatto un lungo cammino dalle sue origini, quando era considerato la bestia nera della politica francese ed europea per le sue tendenze fasciste e razziste. Il partito che fondò nel 1993 Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine, non avrebbe ottenuto nessuna copertura dei media mainstream. Ora c’è riuscito. Marine Le Pen ha fatto pulizia in casa Quando nel 2011 prese la direzione del FN, la Le Pen incominciò una “disintossicazione” del partito, ripulendo la sua immagine di movimento antisemita, razzista e di secondo piano. Fu questo che la portò ad una velenosa spaccatura con il padre, che fu bandito e relegato ad una carica di “presidente onorario” per le sue ripetute osservazioni sull’olocausto nazista, definito solo una mera “nota storica”. Sotto Marine, il FN ha inoltre adottato un programma economico più di sinistra, come ad esempio per la protezione dei diritti del lavoro, per l’aumento del salario minimo e promettendo di combattere il capitalismo delle multinazionali non appoggiando le proposte di commercio internazionale dei neo-liberisti. Questo è forse il campo in cui si ripromette di rastrellare gli elettori francesi quando andranno al primo e al secondo turno delle elezioni presidenziali il 23 aprile e il 7 maggio. L’attuale Presidente socialista Francois Hollande e il suo Primo Ministro Manuel Valls sono diventati una iattura sia per i lavoratori francesi che per gli elettori della sinistra tradizionale. Dalla sua elezione nel 2012, la popolarità di Hollande è precipitata a minimi storici. La direzione del partito socialista viene vista come “traditrice” dei cittadini comuni e come serva del capitale finanziario, per aver abbracciato l’austerità neoliberista. Il partito socialista è diventato tanto abietto agli occhi dell’elettorato che è inconcepibile pensare che potrà mettere in campo un valido candidato per le elezioni presidenziali. Cosa che in effetti trasformerà il voto in un faccia a faccia tra Marine Le Pen e Francois Fillon, i cui sostenitori stanno scommettendo che la sua retorica contro-gli-immigrati servirà a catturare in modo decisivo il voto di destra. Anche questo candidato di 62-anni, con più di tre decenni di esperienza parlamentare, potrebbe essere visto come una garanzia per gli elettori di centro. Ma questi calcoli sono fortemente sbagliati nel valutare l’umore popolare che aleggia sia in Francia, che altrove. Il malcontento popolare contro la politica convenzionale va ben oltre le preoccupazioni per la destra, per gli eccessi dell’immigrazione e per il “multiculturalismo”. Si tratta di sfidare lo status quo che è rappresentato dall’oppressione economica percepita da politici del tipo di François Fillon. In questa valutazione, la Le Pen si trova a poter raccogliere voti da un bacino molto più ampio di cittadini francesi, quelli che si trovano a cavallo tra la tradizione di destra e di sinistra, ma che sono tutti uniti sotto la stessa bandiera che chiede un controllo democratico sui principi alla base delle questioni economiche. Se il FN andrà al potere a maggio dell’anno prossimo, il panorama politico europeo salterà completamente. Una presidenza francese anti-UE può preannunciare il crollo del blocco dei 28 membri, così come lo conosciamo oggi. E questo avrà delle implicazioni radicali per le relazioni con gli Stati Uniti, con l’Europa e con la Russia. Ormai non più incatenate da un atlantismo Pro-Washington, la Francia e l’Europa potrebbero cominciare a riallinearsi intrecciando relazioni più equilibrate e reciproche verso Mosca. Quindi date le più pragmatiche ed amichevoli intenzioni di Donald Trump verso il presidente russo Vladimir Putin, l’intera visione geopolitica del prossimo anno potrebbe essere rovesciata – e rovesciata per il bene globale. Una volta abbandonata l’attuale ostilità, guidata dagli Stati Uniti, verso la Russia i punti di maggior vulnerabilità, Ucraina e Siria, verrebbero disinnescati. Il candidato di centro-destra alla presidenza Francois Fillon ha una visione più ragionevole sulla Russia, rispetto alla direzione che ha preso il viscido partito socialista sotto Hollande e Valls. La scorsa settimana, ha convocato una coalizione internazionale che coinvolge anche la Russia, come partner nella lotta globale contro il terrorismo. Ma la Le Pen, su questo punto, è di nuovo vista molto più in sintonia con l’elettorato. Ha rimproverato sia Washington che i leader europei di demonizzare la Russia, vuole cancellare le autolesioniste sanzioni punitive contro Mosca, e si allinea apertamente con Vladimir Putin su obiettivi di politica estera, tra cui il suo sostegno alla Siria contro gli insorti, illegalmente armati, che si presentano come minacce anche per la sicurezza della Francia e del resto d’Europa. Se la Le Pen riuscirà a fare qualcosa, in politica, che potrà migliorare la società e l’economia francese è un punto controverso. Ma il miglioramento che potrà dare una forte scossa alle relazioni estere di Francia e Europa con gli Stati Uniti e con la Russia è qualcosa che si sente nell’aria e per questo motivo, molti elettori francesi saranno disposti a prendersi qualche rischio. La Brexit, Trump, la Le Pen potrebbero rivelarsi tre momenti di grandi sconvolgimenti nel corso di un solo anno e come per tutti i cambiamenti, si devono prevedere sempre dei rischi e degli aspetti negativi. Ma dato il marciume della politica convenzionale occidentale, una possibilità di cambiamento è la benvenuta. E un terremoto politico provocato dalla Le Pen potrebbe essere la scossa finale per far crollare un edificio marcio.
Finian Cunningham Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/ Link : http://www.informationclearinghouse.info/article45901.htm 22.11.2016 Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario |
Madame le President Marine Le Pen – Prossimo Terremoto politico in Europa?
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