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DI CARLO BERTANI

carlobertani.blogspot.it

Ho appena terminato di leggere il programma definitivo del governo Lega/M5S: la prima cosa che salta agli occhi è che, se riescono a realizzare la metà di quanto promettono si tratta già, per l’Italia, di una rivoluzione.

I due sono il prodotto della cafoneria italiana – sia chiaro, non è un insulto! – nel senso che i loro visi tracciano la linea degli antichi villici: figli di contadini o d’artigiani, l’uno – forse – discendente di qualche mezzadro che aveva accudito vacche per tutta la vita e, da vecchio, arrostiva le fette di polenta sul fuoco del camino. E si sentiva, in quell’atto, fortunato. L’altro, progenie della cafoneria più schietta del Sud, forse un ciabattino, che passò la vita in un’umida bottega fra i “bassi” di una cittadina qualunque del regno borbonico. E, da vecchio, preferiva succhiare un limone appena colto dall’albero. E, in quell’atto, si sentiva ricco.

Entrambi sono accompagnati da due figure a loro distanti: l’uno, con un Giorgetti dal quale mi fiderei poco a comprare un’auto usata. L’altro, da un Toninelli dall’aria un po’ dandy e tanto profumo di costoso deodorante. Si sa, nessuno è perfetto.

Nella tradizione italiana – dall’Unificazione in poi – i cafoni non sono mai contati una cippa. Chiamati anche bifolchi, erano oggetto d’irrisione da parte delle classi dominanti: ne macellarono più di 600.000 giusto un secolo or sono ma, un responsabile di tanta, sanguinevole tracotanza – ossia Pietro Badoglio, divenuto poi quel che sappiamo, fu l’uomo che (a Caporetto) diede ordine che le artiglierie di grosso calibro sotto il suo comando (XXVII Corpo d’Armata) “non dovessero sparare se non dietro suo ordine”, che si dimenticò di dare (1).

Non importa se decine di migliaia di cafoni morivano a pochi chilometri di distanza gasati, scoppiati, mitragliati…e se altre decine di migliaia sarebbero morti di fame nei campi di prigionia austriaci: erano solo bifolchi, villani che, se osavano proferire un solo appunto sugli ordini ricevuti, c’era subito un tenente – cresciuto a pane ed Omero – a puntare la rivoltella.

Quando si parla di merito, è bene non scordare queste vicende, perché ciò che ci distingue dalle altre nazioni europee è proprio questo profondo disprezzo verso le classi inferiori: un fenomeno che non si trova, così radicato e spocchioso, nemmeno in Spagna, in Portogallo ed i Grecia. Non a caso gli altri PIIGS.

Eppure, furono le stesse persone che soffrirono durante la 2GM a rimboccarsi le maniche, a ricostruire il Paese, a fare in modo che – solo vent’anni dopo – una fabbrica come la FIAT avesse, nella sola Torino, circa 100.000 addetti: gente che veniva da tutte le parti, dalla Sicilia alla Val D’Aosta. Che poi un canado-abruzzese ha gettato nella monnezza.

Dopo, vista la poderosa capacità di risollevarsi degli italiani, pensarono che non era bene…no, non è bene che abbiano diritti…in fondo sono solo bifolchi, villani…meglio se assaggiano il bastone. E arrivò, tanto per fare un esempio, il “pacchetto” Treu sul Lavoro. E si finì con Monti, con la pessima abitudine della di lui servetta, tale Fornero, di ricordare che “l’abitudine italiana di vivere prevalentemente in case di proprietà è poco europea”. Già.

Il nostro caro presidente avrebbe desiderato che un epigono di tanto male (per noi) e di tante cose “serie” (a loro favore) si facesse avanti, con una solida maggioranza di nipoti e pronipoti di Giolitti, Sonnino, Rattazzi, Cairoli, Ricasoli, Gentiloni e compagnia cantante. Ma la “buona” pianta è seccata, non dà più frutti: solo un bavoso imprenditore milanese ed un burattinaio delle terre di Pinocchio. Troppo poco, non si tira avanti.

In fin dei conti, di cosa dobbiamo stupirci? Cosa è successo d’arcano ed incommensurabile, se non che un serio assegno di disoccupazione – chiamato RdC – arriva finalmente anche in Italia, dopo che tutti, ma proprio tutti (a parte la disastrata Grecia) ce l’hanno da decenni? Non sarà – per caso – che sostenere i consumi, soprattutto quelli più semplici, oserei affermare “primari” è un bene per l’economia, che risulta più stabile e meno precaria, come meno precari si sentono i villani? No, no…se va a favore dei bifolchi non siamo d’accordo: Europaaaaaa!!! Se ci sei batti uno spread!

Insomma, non starò a riassumere quello che potete leggere da soli su qualsiasi quotidiano, perché è inutile: è ovvio che il bilancio dello stato deve cambiare radicalmente impostazione. Non mi frega nulla se uno come Cottarelli urla: ma mancano all’appello 100 miliardi! Fa bene, Di Maio, a rispondergli sono “conti della serva”, poiché di ricchezza – vera, copiosa, intonsa – ce n’è tanta in questo Paese, basta scovarla! Sapete che gli ex parlamentari hanno pagato dallo Stato anche il futuro funerale? Che i figli dei presidenti continuano a ricevere benefit anche dopo la morte del padre?

Siccome, però, non siamo del tutto stupidi e sappiamo che “tosando” i politici, anche rivoltando loro le tasche, non esce poi così tanto, concordiamo con Berlusconi, che teme. Ed ha ragione.

Un simile programma comporta due direttrici: una verso l’interno – e, vedremo come se la sapranno cavare con i bilanci – perché qualcuno dovrà pagare. Non mi convince tanto l’appiattimento delle aliquote fiscali – la Costituzione recita “improntate alla proporzionalità” – ma non ne faccio un feticcio: vedremo.

Più interessante il secondo filone, quello internazionale.

La vulgata imperante è che dovremo fare la Terza Guerra Europea contro la Germania, il che è una fandonia grossa come una casa. Secondo me, qualcuno ha ragionato nei termini che “il nemico del mio nemico è mio amico”: può essere?

Qual è lo scenario internazionale, ossia la geopolitica dei prezzi, dei dazi, delle possibili frontiere doganali?

Non è un mistero che gli USA e la Germania sono ai ferri corti: lo capisce anche un bambino.

Dalle multe per la truffa sulle auto diesel ai minacciati dazi sull’importazione dell’acciaio tedesco, sembra quasi d’ascoltare rime e sonetti già sentiti. Meno roboanti di un tempo – la retorica cambia l’abito – ma sostanzialmente simili.

La Germania fu lasciata sopravvivere, ancorché divisa, dagli USA poiché sapevano che un’esangue Francia ed una lontana Gran Bretagna non sarebbero mai state alleati affidabili e seri: la riempirono di basi militari e… al lavoro! Si sa, quando c’è da obbedire i tedeschi trovano le loro doti d’ingegno e creatività. Nell’obbedienza, appunto.

Un brutto giorno, però, l’URSS decise di suicidarsi e la Germania d’assurgere nuovamente a grande potenza: purtroppo, “grande” è un aggettivo troppo vago. E ci furono dei malintesi.

Per i “magni” Stati Uniti d’America – potenza planetaria, che solo negli extraterrestri trova il modo d’avere un nemico – la Germania era una nazione che doveva recitare la parte della potenza regionale, magari prendendo alle sue dipendenze altre nazioni, questo va bene – ma impestare il mondo con tutte quelle macchine, quelle auto, quei pannelli solari…eh no, non avevamo detto questo.

Così iniziarono le rogne, i bisticci, che hanno recentemente portato Angelina del Merkelburgo a dichiarare la guerra diplomatica:

“I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo: questo l’ho capito negli ultimi giorni. Bisogna mantenere relazioni amichevoli con Usa, Gran Bretagna e Russia, ma è con Parigi che bisogna coltivare una relazione speciale. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani” 

Dopodiché, se n’è andata da Putin a discorrere di gasdotti, che sono una cosa seria, e che lei non ha mai mancato di garantire allo zar di tutte le Russie. Cambiano tempi e modi, ma fra Russia e Germania un accordo si deve pur trovare…d’altro canto, lo fecero sia Lenin ed il Kaiser a Brest-Litovsk e sia Ribbentrop e Molotov…in fin dei conti, siamo quasi parenti. Teniamoci stretti: l’Ucraina? Non so, dov’è?

Insomma, Angelina parla di Francia tanto per non scontentare troppo i francesi – si sa, lo sciovinismo in Gallia è malattia endemica, dai tempi di Napoleone… – ma corre a Mosca dopo aver detto peste e corna di Trump. Se cerchi un amico vero, trova uno che sia in qualche modo interessato (leggi: affari) e abbastanza grosso da saper sferrare anche due pugni sul muso. All’occorrenza.

Però, non si dimentica che ha un ruolo di potenza regionale – e questo le va stretto, come un abito da ventenne longilinea – ma se ne deve rendere conto: due guerre le hanno perse e, tutto quel che sono riusciti a mettere insieme, è già grasso che cola.

Ma c’è sempre qualcuno che si lamenta, che fa il guastafeste.

Scapolato il pericolo Le Pen francese – troppo sciovinisti i galletti, per dare il potere ad una Le Pen – ecco che riappare in Italia: il cosiddetto “populismo”, ossia la révanche dei soliti cafoni, villi e bifolci (loro li chiamano untermenschen) contro (loro dicono) il potere delle banche, delle multinazionali, delle truffe della finanza internazionale che, sempre loro dicono, li affama.

Solo perché noi amiamo passare le vacanze su quegli yachtini da 40-50 metri? Va beh… e se qualcuno ha degli amici che viaggiano in elicottero vorrà pure riceverli a bordo, no?

Ecco che Di Maio, qualche mese fa, ha fatto un bel giretto negli USA – adesso c’è andato Di Battista – per parlare con le varie lobbies, i famosi think-tank d’oltreoceano…e giù tutti a dire: venduto! Maledetto traditore! Già.

Ma, se hai un nemico, devi avere anche un amico.

Se leggete con attenzione l’accordo di governo – anche fra le righe – traspare che noi italiani non romperemo le scatole agli USA per le loro basi militari in Italia – anche perché sarebbe puro sciovinismo seguire quella rotta, e chiunque pensa di poterlo fare (oggi) è destinato a rompersi le corna – ma saremo anche molto amici della Russia, al punto di voler cancellare le sanzioni economiche…in fondo, siamo noi che ci perdiamo a non commerciare con la Russia!

C’è qualche nemico? No, in diplomazia non si pronuncia mai quel termine…roba da militari…

Però, però…tutte le nostre rivendicazioni sono da portare in Europa, in un’Europa che ha tradito i valori fondanti, che non è democratica nei suoi atti…bla, bla…insomma, se volete dare una “aggiustatina” al taglio dei capelli ai tedeschi…beh, noi non ci lamentiamo…

Gli Stati Uniti ragionano da statunitensi, il che non è sempre un male. Abbiamo bisogno della Germania, poiché non vogliamo che l’Europa si ricacci nei suoi mille casini…povero presidente Wilson, cosa gli toccò sentire proprio un secolo fa…però, se la Germania sa come si governa un “Grosse Lander” va bene, ma se cominciano a scoppiare simili putiferi non in Ungheria – che ci frega degli ungheresi – ma nella terza economia dell’UE, tutto va a farsi benedire e noi non lo desideriamo affatto.

Quindi, Angelina dovrà darsi una bella limatina alle unghie, altrimenti noi sappiamo come fare…così anche gli Stati del Sud (ne sappiamo qualcosa!) non daranno più problemi e tutti vivremo più tranquilli e soddisfatti: in fondo, quello che desideriamo tutti è fare soldi in santa pace ma, quando cominciano a capitare questi guai…non si può fare una Grecia all’anno!

Vuoi vedere che, quatti quatti, i nostri due “cafoncelli” l’hanno pensata bene? “Contadino, scarpe grosse e cervello fino”: se ne dimenticano troppo presto loro, lor signori ai quali tutto è dovuto.

 

Carlo Bertani

Fonte: http://carlobertani.blogspot.it

Link: http://carlobertani.blogspot.it/2018/05/lezione-strategica.html

18.05.2018

 

(1) Badoglio, per tutta la mattinata dell’attacco di Caporetto, si rese irreperibile, così l’artiglieria di grosso calibro, tacque. Gli stessi austro-tedeschi ne rimasero (piacevolmente) stupefatti. La speciale commissione che indagò su Caporetto, dopo la guerra, si guardò bene dal tirar in ballo Badoglio il quale, nel frattempo, era diventato senatore nel 1919 e capo di Stato Maggiore dell’Esercito nel 1921.

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