“Ogni stato sociale è uno stato nazionale.” Per lo storico tedesco Von Klaus-Rüdiger Mai , riscoprire la dimensione dello stato nazione potrebbe rappresentare l’antidoto alla globalizzazione dei mercati
Di Von Klaus-Rüdiger Mai – Deutschlandfunk Kultur
Lo stato nazione ha una brutta reputazione nel nostro paese. Le élite tedesche perseguono l’obiettivo del suo graduale superamento e della creazione degli Stati Uniti d’Europa. La ragione principale ce la forniscono coloro che si considerano razionalisti e che si sono alleati con gli economisti neo-liberisti secondo i quali solo un’Europa unita può sopravvivere alla globalizzazione e allo scontro con la Cina e gli Stati Uniti. L’Europa come una comunità di emergenza nell’era della globalizzazione, della quale presumibilmente saremmo in balia.
Per gli ideologi, d’altra parte, la storia ne è la prova: l’Europa unita è la lezione storica che arriva dalle due guerre mondiali. Un’Europa unita servirebbe ad impedire ogni guerra sanguinosa, almeno in Europa.
L’addio della sinistra alle questioni sociali
Il terzo argomento a dominare i sogni della sinistra è difficilmente riconoscibile. Deriva infatti dall’internazionalismo del movimento operaio. La sinistra nel suo motto “proletari di tutti il mondo unitevi” ha sostituito la nozione di proletariato con quella di europei, perché nel frattempo ha abbandonato la questione sociale e si è rivolta alle élite urbane; alcuni di loro addirittura si riferiscono al proprio elettorato parlando di “popolino”.
Tutti e tre gli argomenti sono infondati perché da un lato a causa di culture e sistemi sociali molto diversi non puo’ emergere uno spazio economico e sociale unitario, a meno che non si instauri uno spazio forzoso comune con un sistema di trasferimenti continui. Ma tutto ciò un giorno imploderebbe portandoci a conflitti e lotte per la redistribuzione in tutta Europa; il ritorno in termini di pace di un’Europa unificata in questo modo resterebbe quindi un sogno incompiuto.
Dall’altro lato la politica di minoranza di una élite porta ad una nazionalizzazione della maggioranza. Perché per la maggior parte dei cittadini in primo luogo è necessario uno stato funzionante in grado di far valere i propri poteri sovrani in ogni parte del paese – che inizia ai propri confini esterni – e che deve essere in grado di organizzare un sistema di sicurezza sociale solidale ed equo per i suoi cittadini. Milton Friedman diceva: puoi avere uno stato assistenziale e puoi avere i confini aperti, ma non puoi averli entrambi contemporaneamente.
Lo stato nazione come prerequisito per la giustizia sociale
Non tutti gli stati nazionali sono uno stato sociale, ma ogni stato sociale è uno stato nazionale. Se in questo paese gli esponenti di sinistra facessero davvero una politica per la maggioranza delle persone, allora dovrebbero prima di tutto sostenere lo stato nazione, che è la condizione preliminare per la giustizia sociale. In questo senso lo stato-nazione è un progetto di sinistra. Il futuro della sinistra si decide nel suo rapporto con lo stato-nazione.
Quindi, al di là degli spettri del nazionalismo e dell’isolamento e oltre il sogno della dissoluzione delle nazioni in un super-stato europeo, dobbiamo finalmente riflettere su come è possibile far funzionare una leale cooperazione europea fondata sugli stati nazionali.
L’uomo globalizzato è uno schiavo
Politicamente, socialmente, culturalmente ed economicamente, l’Europa avrà un futuro stabile solo negli stati-nazione fondati sulla democrazia, all’interno dei quali i cittadini potranno definire democraticamente il quadro all’interno del quale dovrà operare la cooperazione europea. Dopotutto è una contraddizione inestricabile il fatto che a parlare continuamente di diversità siano proprio quelli che in Europa vorrebbero imporre una omogeneizzazione per livellare ogni diversità.
La forza e la grandezza dell’Europa arrivano dalle diverse culture dalle quali sono emerse le nazioni come istituzioni sociali e democratiche. Questa diversità dell’Europa presuppone la libertà, perché solo una persona che vive nella propria regione può davvero essere libera. L’uomo globalizzato è semplicemente uno schiavo degli interessi finanziari ed economici internazionali. È arrivato il momento di ridare allo stato nazione e alla nazione una definizione positiva.